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Autore: wislava    25/11/2016    3 recensioni
Derek è il Principe erede al trono appassionato di lettura. Il suo sogno più grande è incontrare un cavaliere senza paura che possa salvarlo, come succede nei suoi romanzi preferiti.
Stiles, invece, è solo il figlio del giardiniere, nonostante abbia catturato il cuore di Derek.
Ma un torneo cambierà tutto.
Storia scritta dopo aver letto un Prompt sulla pagina Sterek Prompt.
STEREK [3595 parole]
Genere: Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Derek Hale, Stiles Stilinski
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Better than any fairy tale

 

Nota da leggere prima della lettura: Universo alternativo preso dalla pagina Sterek Prompt. Qui il link, consiglio di leggerlo prima di iniziare.
Ho dato per scontato che non ci fossero pregiudizi di sorta per omosessuali quindi il Re non batterà ciglio e sarà perfettamente normale un unione gay.

 

 

Derek alzò la testa da suo libro spaventato quando sentì un rumore di foglie calpestate.

Sperava tanto che non fosse Mr. Deaton, il suo precettore, dal quale era scappato prima perché l'uomo si ostinava a volergli insegnare la giusta dizione e lui non voleva. Tutto quello che il Principe Derek della casata Hale, della contea di Beacon Hills voleva fare era leggere il suo bel libricino nuovo.

Nonostante avesse appena sei anni, Derek adorava leggere e passava le ore seduto sotto al salice, con la schiena appoggiata al tronco, a divorare pagina dopo pagina perdendosi in battaglie e duelli, non vedendo l'ora di leggere come il principe avesse vinto l'ennesimo scontro prima di salvare la principessa. Solo che quel giorno era solo e il bosco sembrava molto più grande quando non c'era Mr. Deaton o Miss McCall con lui.

“Chi è?” chiese imperioso, pur avendo paura, ma lui era un Principe e doveva farsi valere, soprattutto nel giardino del Palazzo.

Un ciuffo disordinato di capelli spuntò da un cespuglio poco distante, seguito da un viso di un bambino all'incirca della sua età che indossava un sorriso sdentato.

“Ciao!” urlò il bambino facendo un balzo verso Derek. “Chi sei?”

Derek rabbuiandosi e stringendo al petto il suo prezioso libro sbuffò sdegnoso, alzando il mento. “Chi sei tu, piuttosto!” ribatté piccato.

L'altro bambino – che ora Derek notava portava dei vestiti vecchi, anche se puliti, ridacchiò. “Sono Stiles!” disse allungando la mano. “E tu?”

Derek non abbassò il mento, ma rispose comunque. “Sono il Principe Derek di Hale e tu sei nel mio giardino!” Lo informò.

“Ah scusa...” disse l'altro. “Mio padre è il custode del castello e quando non mi vede sgattaiolo via per venire qui! Ci sono un sacco di piante e di fiori e mi piace tanto annusarli. Ma se ti do fastidio me ne vado.”

Derek, intuendo la bontà d'animo dell'intruso, mosse una mano in un cenno accondiscendente. “Puoi restare.”

Stiles rise ancora, divertito e, sfidando tutte le regole di bon-ton che Derek aveva già da tempo imparato, gli si sedette accanto senza neanche chiedere il permesso, sporgendosi per sfilare il libro dalle mani di Derek.

“Hey!” urlò Derek. “E' mio!” Ma Stiles non lo ascoltò e iniziò a leggere abbastanza velocemente.

“Ma ti piacciono queste robacce stupide?” chiese dopo un po'.

Derek furioso, gli strappò il libro dalle mani e si alzò. “Non sono stupide, tu lo sei!” urlò prima di correre via. Era stato lontano troppo a lungo e se non voleva beccarsi una sgridata da Mr. Deaton doveva tornare a Palazzo subito.

“Ci vediamo Principe!” sentì Stiles urlargli, ma Derek non lo degnò di una risposta. Anzi, sperò proprio di non doverlo rivedere mai più.


 

 

Le cose però non andarono come Derek aveva sperato.

Il giorno dopo ritrovò Stiles e quello dopo ancora, e quello dopo, e quello dopo di nuovo fino a che a Derek non sembrò più strano trovare quel ragazzetto indisponente, ma tanto sincero nei suoi atteggiamenti e parole sotto il proprio albero.

Presto divennero amici e Derek conobbe molte cose di Stiles, come Stiles conobbe molte cose di Derek.

Avevano solo un paio di anni di differenza, Claudia, la madre di Stiles, aveva insegnato a quest'ultimo a leggere e scrivere dato che era la maestra del paese. Il padre, il Signor Stilinski, come già precedentemente annunciato da Stiles, era il custode del palazzo. Un uomo buono, secondo il Maggiordomo Argent, che Derek adorava perché gli regalava sempre del cioccolato di nascosto, che rubava dalla cucina.

E in un attimo passarono le settimane, poi i mesi, che divennero anni.

L'amicizia tra Derek e Stiles crebbe sempre di più, come anche la passione di Derek per la favole.

Era un giorno di primavera e mancavano solo una manciata di mesi prima del diciottesimo compleanno del Principe.

Derek era, come al solito, seduto sotto il suo salice. C'era un bel venticello che faceva muovere i fragili rami e che donava a Derek una pace totale. Per quel giorno aveva finito i suoi compiti, tra cui anche imparare l'arte della scherma, e si stava godendo il suo nuovo libro.

Raccontava le vicende di un Principe che, innamoratosi a prima vista della bella Principessa del Paese vicino doveva affrontare lo stregone e le creature che esso aveva come alleati per poter salvare la dolce fanciulla, oggetto del desiderio dello stregone.

Era arrivato alla parte più interessante, quella dove il Principe, arrivato ormai alla dimora tra le montagne dello stregone, sfidava quest'ultimo a duello per la mano della bella dama.

Derek si era immedesimato nella Principessa e nella sua mente il Principe aveva mano a mano che leggeva assunto le sembianze di Stiles quando il giovane Stilinski ruzzolò fuori dalla solita siepe, per sederglisi affianco urtandolo un po'.

“Stiles! Per la miseria!” urlò Derek imbarazzato e scocciato per essere stato interrotto.

Stiles rise di gusto, ma si interruppe per sbuffare quando vide cosa stesse leggendo l'amico.

“Ancora con questi stupidi libricini per femminucce?” disse.

Derek alzò gli occhi al cielo, ma annuì. “Mi piacciono, va bene? Quante volte devo ripetertelo.”

Stiles fece spallucce. “Penso ancora una volta. Non capisco davvero cosa ci trovi. Sono storie banali e scontate. Il finale è sempre lo stesso e, magie delle magie, il bene trionfa. Una volta che ne hai letto uno, li hai letti tutti.”

Derek fece una smorfia. “Non è così...” disse. “E' più di come dici tu” continuò deciso alzando il mento in segno di superiorità.

“Continuo a non capire” ribatté Stiles iniziando a giocherellare con un po' di fiori di ciliegio volati fino a lì.

Derek spostò lo sguardo verso il giardino, perso nei suoi pensieri. Gli tornò in mente la figura del Principe del libro che stava leggendo poco prima. Le braccia forti, gli occhi luminosi e determinati – come quelli di Stiles quando si intestardiva nell'arrampicarsi su una quercia – color del miele, il sorriso sfrontato, simile a quello dell'amico, la determinazione nel salvare la sua amata. Derek amava tanto quelle storie perché anche lui voleva il suo personale principe, disposto a tutto pur di stare con lui, sfidando draghi, maghi oscuri, e Re infuriati.

“Dovrebbe essere bello avere qualcuno pronto a combattere e a morire per te” sussurrò alla fine guardandosi le mani che reggevano il libro, rifiutandosi di incrociare gli occhi di Stiles, che sentiva puntati sul suo viso. “Qualcuno che sfiderebbe chiunque pur di rivendicarti come... suo” continuò Derek, sussurrando l'ultima parola, arrossendo. Sapeva che Stiles aveva uno sguardo divertito, mentre ascoltava le sue parole. L'amico non credeva in quelle cose, come poteva? Era un tipo realista e non concepiva il mondo delle favole che Derek tanto ammirava.

Lo sbuffo di Stiles riportò Derek con i piedi per terra. “Certo, aspetta e spera!” disse Stiles ridacchiando. “Aspettare il principe che viene a salvarti, questo vuoi” continuò il più grande. “Ma sai cosa?” sussurrò avvicinandosi a Derek. Il Principe si perde negli occhi di Stiles. Erano così vicini che sarebbe bastato un piccolo movimento del capo in avanti per poter poggiare la bocca l'uno sull'altro. “Se voglio qualcosa io me lo prendo” sussurrò alla fine Stiles guardando prima gli occhi di Derek e poi le labbra, per ritornare ancora agli occhi.

Derek lo sentiva. Si sarebbero baciati quel giorno. Sentiva il cuore scalpitante, battere frenetico nella gabbia toracica. Si era accorto da tempo di provare più che semplice amicizia per Stiles, ma questo lo spaventava. Non avrebbe mai voluto rovinare la loro bellissima amicizia, che era tutto ciò che aveva in quella vita da recluso a palazzo. In più non avrebbe mai potuto stare con Stiles, il Re suo padre non lo avrebbe mai permesso.

Derek però non riusciva a muoversi. Avrebbe aspettato lì fermo in eterno anche con solo la sensazione di star per essere baciato da Stiles.

Purtroppo, Mr Deaton usò quel momento per richiamarlo al proprio dovere e quando l'attimo passò, Derek si ritrovò a vergognarsi di se stesso. Aveva voluto baciare Stiles. Aveva voluto che Stiles lo baciasse.

Aveva rischiato di rovinare la bella amicizia che li legava.

“Io... io devo andare” sussurrò alla fine Derek alzandosi, lasciando cadere il suo prezioso libro.

“Va bene...” disse stranito Stiles dal suo comportamento. “Ci vediamo domani allora.”

Ma Derek non rispose. Non si sarebbe più presentato ai loro incontri, si ripromise correndo verso il palazzo. Non si sarebbe mai più messo in ridicolo, avrebbe nascosto i suoi sentimenti. Tanto, Stiles non lo avrebbe comunque mai voluto.

 


 

Derek tenne fede alla sua promessa. Non andò più nei giardini, per paura anche solo di scorgere Stiles e ormai erano passati un paio di mesi e, di lì a una settimana avrebbe compiuto diciotto anni, l'età giusta per essere considerato in tutto e per tutto un adulto.

Ormai passava le sue ore libere girovagando per il palazzo, in cerca di un posto perfetto dove sedersi e leggere, ma fin'ora non aveva avuto successo. Nulla era risultato perfetto come il salice e Stiles.

Dell'amico aveva origliato solo un leggero vociferare dalla servitù. Derek aveva sentito che Stiles si era presentato per settimane al giardino, spesso venendo cacciato via, dato che si era addentrato ancora di più avvicinandosi troppo a Palazzo, cosa che gli era assolutamente vietata.

Ma era da un mese quasi che Derek non sentiva più nulla a riguardo. I servi avevano smesso di spettegolare su quel giovane magrolino che, nonostante le legnate prese seguitava nel tornare, ancora e ancora. Derek ne rimase rattristato in un primo momento, e preoccupato per l'amico, ma alla fine si disse che Stiles dovesse essersi arreso. Derek non doveva essere poi così importante per il figlio del custode.

“Mi scusi principe” disse una voce. Derek si girò interrompendo i pensieri che gli affollavano la testa, come il cuore, e si ritrovò di fronte Miss Erika. “Il Re desidera parlare con lei” lo informò la giovane con un lieve inchino.

Derek le fece un cenno di ringraziamento e si avviò verso lo studio privato del padre, che si trovava dietro la Sala del Trono.

Bussò un paio di volte prima che gli fosse concesso il permesso di entrare.

“Padre” salutò chinando il capo. “Mi avete fatto chiamare?”

Il Re, che stava trafficando con delle pergamene, alzò brevemente gli occhi, prima di annuire. “Si, siediti, Derek” ordinò indicando con la piuma la seggiola sulla destra.

Derek prese posto, aspettando pazientemente che il Re finisse i suoi affari.

Non che non avesse un buon rapporto con il proprio padre. Era figlio unico e di conseguenza unico erede al trono, ma il Re non era mai stato troppo propenso a mostrare segni di affetto. Derek però sapeva che Re Robert teneva a lui, doveva per forza.

“Ho deciso che dovrai sposarti al più presto” disse alla fine il monarca.

Derek per poco non si strozzò con la saliva. “Come?” chiese confuso.

“Organizzeremo un torneo di duelli. Chi vincerà diverrà il tuo sposo” disse il Re. Derek sapeva che non avrebbe avuto modo di ribellarsi e quindi piegò il capo, ubbidiente. “Come volete, padre” rispose in un sussurro.

Almeno, si consolò, quella sera al caldo sotto le coltri del suo letto, potrò sposare il vincitore dei duelli, come nei miei libri.

Peccato però che, addormentandosi immaginando i volti dei duellanti, solo uno spiccava fra tutti: Stiles. Ma Derek sapeva che il suo sogno non si sarebbe mai avverato.



 

Il giorno del suo compleanno, Derek si alzò con un tremendo mal di stomaco.

Era felice di essere diventato a tutti gli effetti un giovane uomo, pronto per affrontare il mondo e assumersi le proprie responsabilità di futuro Re, ma si sentiva ancora un ragazzo. Un ragazzo che da lì a un paio di giorno sarebbe stato costretto a sposare chiunque avesse vinto il torneo di quel giorno.

Derek si guardò allo specchio, forzandosi di respirare e di non farsi prendere dall'ansia. Sentiva delle fitte allo stomaco, ma sapeva che si trattava soltanto di nervosismo.

“Bene Derek” disse al suo stesso riflesso. “Respira. Va tutto bene. Andrà tutto bene.”

Non sarebbe riuscito a convincere nessuno, men che meno se stesso, ma tanto valeva provarci.



 

Il trono su cui dovette sedersi non era altro che una sedia dallo schienale alto – tanto da superare la testa – di legno. Aveva anche dei braccioli, sui quali Derek appoggiò i gomiti in attesa della parata iniziale; avrebbero suonato con le trombe e i tamburi, facendo svolazzare le bandiere con disegnato sopra lo stemma di Casa Hale: era il momento preferito di Derek.

Al suo fianco, su un trono con lo schienale un poco più alto del proprio, era comodamente seduto il Re, annoiato. Al contrario del figlio, Re Robert, non sopportava la banda.

Dopo la parata era di consueto far sfilare i Principi e il resto dei nobiluomini che avevano deciso di partecipare ai duelli per la mano di Derek.

Derek si fece vincere dalla noia e lasciò che la sua guancia sinistra si appoggiasse al suo pugno chiuso, cercando sia di non far cadere la fine corona che stava indossando, che di tenere gli occhi aperti.

Ogni sfidante avrebbe dovuto fare un passo avanti, inchinarsi rispettosamente di fronte al Re e al Principe e urlare a gran voce il proprio nome, titolo e qualche baggianata riguardo al cuore, alla mano o qualsiasi altra parte del corpo di Derek che avrebbe desiderato conquistare.

Derek già non ne poteva più. Non riusciva neanche a contarli, gli sfidanti, dato il numero fin troppo elevato. Re Robert aveva invitato mezzo mondo.

Erano arrivato al ventesimo sfidante, dopo aver ascoltato per una mezz'ora buona il soliloquio del Duca Ferdinald di Nottinghamshire che non aveva fatto altro che vantarsi della ricchezza della sua casata.

Derek aveva chiuso gli occhi, nonostante restasse comunque ad ascoltare.

Fu per questo che non si accorse subito della figura che aveva fatto un passo avanti.

Si alzò di soprassalto quando sentì la voce del Re tuonare furiosa.

“Vattene da qui! Non sei un Principe, ne tanto meno un nobile. Non puoi partecipare al duello!”

Derek, quando aprì gli occhi, vide nientepopodimeno che Stiles.

Il ragazzo brandiva una spada che, alla sola vista, sembrava letale e costosa – Derek si chiese come diavolo avesse fatto a procurarsela – l'armatura era leggera, troppo, e non aveva con sé l'elmetto.

“Stiles...” sussurrò talmente piano che nessuno lo sentì.

Derek strinse i braccioli della sedia, preoccupato. Cosa voleva fare lì Stiles?

“Veramente sul volantino stava scritto che solo chi vincerà il duello potrà sposare suo figlio, non era specificata nessuna classe sociale” rispose Stiles, ammiccando in direzione di Derek mentre roteava agilmente la spada. La voce di Stiles era sicura, beffarda, mentre fronteggiava il Re, ma gli occhi non si spostarono di un millimetro dal volto di Derek.

“Ed io vincerò!” esordì determinato. “Vincerò e potrò finalmente sposare vostro figlio.”

Derek arrossì e sentì il proprio cuore battere all'impazzata, sentendosi per la prima volta come una delle dame dei suoi libri preferiti: incredibilmente amato dal proprio cavaliere andante.

Derek non sapeva che dire o che fare. Era terribilmente lusingato e felice. Se Stiles era lì, significava che provava qualcosa per Derek. Eppure il Principe non poté far altro che confrontare l'armatura di Stiles con quella dei nobiluomini lì presenti. Quella di Stiles troppo fine, troppo leggera, troppo vulnerabile.

Anche Re Robert giunse evidentemente a quella soluzione perché autorizzò Stiles a procedere con un cenno della mano e un sorriso beffardo.

Derek guardò il sorriso sicuro di Stiles e sentì nuovamente il cuore battere veloce nel petto. Voleva che Stiles vincesse il duello perché aveva già vinto il suo cuore.



 

La cosa buffa che Derek trovava dei tornei di duelli era che erano infiniti. Ogni coppia di duellanti avrebbe combattuto di fronte al Re e al Principe. Il vincitore sarebbe passato alla manche consecutiva, mentre il perdente sarebbe tornato a casa. Alla fine, sarebbero restati i due migliori che avevano vinto tutti i duelli fino a quel momento.

Derek osservò con stupore Stiles combattere. Era agile, molto. L'armatura, che prima Derek aveva giudicato leggera e debole, in realtà permetteva dei movimenti a Stiles che gli altri combattenti potevano solo sognare.

Stiles poteva piegarsi, rotolare, saltare e affondare senza sforzo, mentre gli sfidanti, con le classiche armature grosse, tozze e pesanti, erano lenti.

Stiles aveva vinto con l'agilità e la velocità, contro uomini grossi e fiacchi.

Derek non poteva essere più orgoglioso del suo amico.

Alla fine, l'ultima sfida arrivò. Ormai era quasi sera e il sole sarebbe calato presto. I due sfidanti, Stiles e il Principe Albert di Suffolk, dovevano essere veloci nell'ultima disputa, altrimenti la sfida sarebbe stata rimandata al giorno seguente.

Stiles sembrava affaticato, cosa normale dopo aver sconfitto più di dieci avversari, ma anche il nemico non era da meno.

Re Robert diede il via e i due sfidanti iniziarono a muoversi in cerchio, studiandosi.

Derek trattenne il fiato, spaventato ma anche fremente, quasi non riusciva a restare seduto.

Il primo a tentare un attacco fu il Principe Albert, che caricò un affondo con la spada. Stiles però fu veloce ad evitarla, scartando di lato e girando su se stesso, prima di cercare di colpire al fianco il rivale.

Albert bloccò il colpo con il piatto della spada, allontanando, con un secco movimento del colpo, Stiles dal suo fianco.

I due tornarono a studiarsi.

Stiles fece mulinare la spada sopra la testa, prima di attaccare svariate volte, attacchi sempre parati dal Principe che, però, era in seria difficoltà, costretto ad indietreggiare, contrastato dall'avanzare di Stiles che compiva lunghi e aggressivi passi.

Albert cadde di lato e rotolò rialzandosi a fatica, mentre Stiles interruppe il suo attacco cercando di calpestare il Principe sotto la suola dei suoi stivali.

La sabbia nell'arena si alzò nella flebile luce arancione del tramonto.

Avevano ancora pochi minuti prima che l'oscurità li inghiottisse e impedisse loro di continuare a combattere.

Albert nel rialzarsi afferrò nel pugno un po' di sabbia e la soffiò negli occhi a Stiles.

Il figlio del custode fu obbligato ad abbassare il viso, strofinandoselo con la manica della mano libera. La spada giaceva dimenticata nella mano destra.

Derek cacciò un urlo terrorizzato quando vide la spada di Albert dirigersi velocemente contro il petto di Stiles, ma per fortuna il garzone era dotato di un qualche sesto senso e riuscì ad evitarla facendo un'altra piroetta prima di puntare la propria spada contro il petto dell'avversario.

Non lo uccise. Stiles, che aveva ancora gli occhi irritati, riuscì soltanto a infilzare la spalla del Principe Albert, ma così facendo, vinse comunque – e con più onore – il duello.

Derek quasi non ci credette. Quando vide Re Robert, con un sospiro, decretare per certa la vittoria di Stiles, Derek non poté fermare il sorriso felice sul proprio volto. Come non poté impedire al suo cuore di battere orgoglioso nel petto.

“Il vincitore del duello e della mano del Principe Derek di Hale è Stiles err...”

“di Stilinski!” sussurrò Derek al padre.

“Di Stilinski!”

La folla, che aveva resistito per tutta la giornata a quella fiera di duellanti, esultò felice.

Stiles aveva dato prova anche a loro che anche un comunque garzone, un popolano, potesse vincere e meritarsi quello che più desiderava, bastava un pizzico di impegno e di determinazione.

Stiles alzò felice le braccia al cielo, urlando la sua felicità, prima di gettare la spada per terra per dirigersi a grandi falcate verso il palco dove vi era Derek.

“Sei pazzo, lo sai?” sussurrò Derek a Stiles quando furono finalmente vicini.

“Pazzo di te” rispose Stiles sicuro prendendo tra la sua, la mano priva di imperfezioni di Derek.

“Quindi...” iniziò Derek.

“Si, Derek” sbuffò Stiles ridacchiando. “Sono innamorato di te dal primo momento che ti ho visto, ma tu sembravi troppo preso dai tuoi libri per accorgerti di me.”

“Non è vero!” negò veloce Derek. “Io...”

Stiles però interruppe il Principe tappandogli la bocca con la propria, in un primo bacio.

“Ora lo so” soffiò Stiles sulle labbra di Derek prima di ribaciarle.

“Ho capito che provavi lo stesso l'ultima volta che ci siamo visti, quando stavamo per baciarci. Poi sei sparito...”

“Mi dispiace” sussurrò Derek abbassando di poco la testa, ma Stiles fu veloce ad afferrargli il mento e a riportare i loro occhi ad incatenarsi nuovamente insieme.

“No, non devi. Hai avuto paura e lo capisco. Per questo quando ho sentito del torneo ho fatto di tutto per partecipare. Non me ne frega niente del titolo, del regno o di tuo padre. A me importa di te. Ti amo, Derek e dovevo provare a fare l'impossibile per averti.”

Derek sorrise. “L'hai fatto. Ti amo anche io Stiles.”



 

Il matrimonio fu come Derek lo aveva sempre desiderato.

Re Robert, che dopo aver conosciuto meglio Stiles, aveva riconosciuto nel giovane una persona buona, intelligente e soprattutto innamorata.

Non vi era voluto molto perché i due stringessero una pacata – se non amicizia – conoscenza e profondo rispetto.

Si sposarono dopo due giorni dalla fine del torneo e partecipò un sacco di gente, compresi alcuni popolani amici e vicini di Stiles.

Derek aveva sempre amato i propri libri, dove si parlava di principesse e cavalieri, principi che combattevano draghi e spostavano monti, prosciugavano laghi per le loro amate. Aveva letto di baci, matrimoni, strette di mano e abbracci.

Ma nulla, nulla, di quello che aveva letto poteva essere comparato alla realtà.

Nulla, era migliore di Stiles.

La vita, quella vera, insieme a Stiles, era meglio di qualsiasi favola.

 

 

 

Note:
Salve, sono Wislava.
Forse vi ricorderete di me per storie come We Belong to You, You Belong to us o Hurricane Stiles in New York City.
Oggi sono qui per questa ennesima storia che ho preso dalla bellissima pagina Sterek Prompt, come ho detto sopra.

Il primo ringraziamento quindi va ovviamente a EdSheeran che mi ha permesso di usare il suo prompt e che l'ha creato inizialmente. Poi alla mia beta, GirlWithChakram che ha corretto questa storia in tempo lampo nonostante gli impegni e il nuovo gioco pokèmon.
Terzo, grazia a chiunque leggerà, recensirà e inserirà questa storia nelle seguite, preferite o ricordate.

Ho avuto un periodo pieno senza attimi di tregua ma per fortuna sto tornando alla scrittura, che non voglio mai più abbandonare. Chi ha già letto qualche mia storia e mi segue sulla mia Pagina di facebook sa che ho altre, tante, idee. Piano piano le svilupperò.

A presto,
Wislava <3

   
 
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