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Autore: Arya Tata Montrose    25/11/2016    1 recensioni
La RinShi Week, la mia prima. I prompt li ho trovati su Tumblr (come sempre) e ognuno da vita ad una storia a sé, slegata dalle altre.
Spero possa piacervi :3
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Day One – Precious Treasure: Shiemi sorrideva quando, per caso, lo incontravano per i viali dell’Accademia, Rin se n’era accorto.
Day Two – Cooking: La prese per le spalle con occhi sognanti, cogliendo quella frase come una velata proposta
Day Three – Au: L’espressione scioccata della ragazza si fece in un attimo più calda e le sue labbra, contratte in una “o” che sapeva d’incredulità si distesero in largo sorriso.
Day Four –
Day Five –
Day Six –
Day Seven –
Genere: Fluff, Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Rin Okumura, Shiemi Moriyama
Note: AU, Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Day Two –Cooking



 
Rin si riteneva una persona molto alla mano, non troppo esigente e a cui bene o male garbava qualsiasi cosa. Si lamentava il tanto che riteneva adeguato. Il cibo, però, rientrava decisamente nel “male” e su quello non transigeva: gli ingredienti dovevano essere i migliori possibili e, vista la poca disponibilità economica, il Vecchio e gli altri preti li coltivavano personalmente nel giardino dietro la chiesa. La Vera Croce, per Rin, era più un calvario che non il paradiso che si era aspettato: l’accademia vantava l’eccellenza in tutto e gli ingredienti che acquistava per i suoi studenti erano di una qualità che Rin poteva solo sognare e, purtroppo per lui, nonostante li avesse lì, a portata di mano, il sogno si era trasformato da notturno ad occhi aperti. 
Per questo, Rin si sforzava di evitare in ogni modo possibile di guardare quei pregiati ingredienti o anche solo di passare dai mercati o dalla teca dove esponevano i piatti nella mensa, troppo costosi per le sue tasche. 
«No!» esclamò, inchiodando nel bel mezzo della strada e spaventando i suoi compagni della Cram School.
«Cosa cazzo ti prende, Okumura?» ringhiò Bon, dopo aver sbattuto contro la sua schiena: era dietro di lui, parlando con Konekomaru e questo idiota, di punto in bianco, si era fermato in mezzo alla strada urlando come un ossesso.
«Di lì c’è il mercato, col cavolo che ci passo senza poter mettere le mani su quel ben di dio!» spiegò Rin, deciso.
Bon, ancora non capiva: mettere le mani su cosa?
«I prezzi del mercato sono molto proibitivi» concordò seria Izumo e Shima, che ridacchiava dietro di lei, aggiunse: «È una scuola per ricconi, questa» disse, facendo il “Capitan Ovvio” della situazione. 
«Di certo non è stata pensata per aspiranti esorcisti entrati con borse di studio» gli fece eco sempre Izumo. Erano una strana coppia, quei due.
«E io mi ritrovo sempre senza soldi e ad accontentarmi di quello che Yukio riesce a comprare» concluse Rin, sconsolato. Quelle verdure così belle e fragranti sarebbero rimaste per sempre semplici fantasie.
Fu solo a quel punto, quando Rin si era ingobbito sotto il peso di quella consapevolezza, che Shiemi si azzardò a parlare, con voce flebile ed insicura: «La nonna coltivava anche piante medicinali e verdura, nel nostro giardino.» Poteva sembrare una semplice affermazione, priva di qualsiasi scopo, ma Rin, appena udì quelle parole, sembrò rianimarsi.
La prese per le spalle con occhi sognanti, cogliendo quella frase come una velata proposta: se erano Shiemi e sua nonna a coltivare quelle piante, era certo che sarebbero state addirittura migliori di quelle che vendevano al mercato dell’Accademia. Per un momento, il pensiero di poterci mettere le mani gli aveva fatto luccicare gli occhi. «Davvero?» le chiese, un po’ retorico e un po’ con il timore che fosse tutta una balla e non essersi mai alzato dal letto, che quello fosse tutto un sogno.
Shiemi, però, scacciò il suo timore con un semplice gesto: annuì convinta e aggiunse, un po’ rossa in viso, che sarebbe stato un piacere regalarli a lui. Rin sorrise, contento come un bambino a Natale, coprendo la ragazza di sentiti ringraziamenti.
«Mi hai salvato, Shiemi, mi hai salvato!» ripeteva. 
Sembrava che se nessuno li stesse guardando, come se quelli fermi da venti minuti su quella strada fossero loro e loro soli. Non potevano essere più contenti: era la scusa perfetta per passare del tempo insieme senza situazioni imbarazzanti.
Shima, però, non era esattamente dello stesso avviso e, sornione, non si fece problema alcuno ad interrompere quel momento idilliaco con le sue personali  – ma, diciamocelo, perfettamente comprensibili – brame: «Poi però ci invitate a mangiare, vero?» Le pacche che diede alla schiena di Rin avevano del comico. 
«S-sì» balbettò il ragazzo, completamente svuotato dell’entusiasmo che lo animava giusto qualche secondo prima.
Shima parve non accorgersene – anche se Izumo notò che aveva semplicemente ignorato la cosa – e ringraziò, tutto sorridente e con il suo fare da stupido, innocente babbeo. 
Bon, intanto, stufo di quel ridicolo teatrino, prese Shima per la collottola della camicia e ordinò a Konekomaru di seguirlo. Vennero poi Izumo e Yukio, che aveva assistito alla scenetta in silenzio qualche passo più indietro, passando oltre i due sistemandosi gli occhiali. «Allora facciamo alle sette» si limitò a dire.
 
Così, Rin si era trovato nella cucina della signora Moriyama a preparare il necessario, mentre attendeva il ritorno di Shiemi dal giardino con gli ingredienti per la cena di quella sera. Quando entrambi ebbero grembiuli, fermacapelli e le mani pulite, poterono iniziare. 
Ron era completamente diverso quando cucinava: era concentrato come se stesse combattendo, rapido e preciso; aveva un metodo e tutto sotto controllo.
Shiemi eseguiva le sue direttive tentando di imitarlo – con scarsi risultati perchè, anche se era migliorata, ancora rimaneva molto goffa – impegnandosi al massimo e facendo del suo meglio.
Ogni tanto Rin, buttando un occhio al suo operato, le faceva i complimenti e si congratulava con lei per l’ottimo lavoro. 
«Ma io non sono veloce quanto te, Rin» aveva tentato di ribattere lei la prima volta, ma il ragazzo aveva stroncato sul nascere quella sua auto-screditazione: «Però sei brava e precisa, non me ne frega niente se ancora non sei veloce.»
Lei aveva sorriso e accettato di buon grado, con un sentito «Grazie», e si erano rimessi al lavoro.
 
Alle sei e quarantacinque, la signora Moriyama entrò, pronta ad assitere al pietoso spettacolo della sua cucina a soqquadro. Con suo enorme stupore – e pure con quello di Shiemi, a voler dire tutta la verità – trovò il locale pressoché immacolato, con solo due o tre pentole sporche sul tavolo e una sul fornello, acceso a fiamma bassa per tenere il cibo in caldo.
«Avete finito, ragazzi?» chiese la donna, osservando la cucina ed i due in piedi davanti al fornello, con Shiemi che teneva una pila di piatti e intanto saggiava la salsa dal cucchiaio che teneva Rin.
«Sì, mamma!»
La donna, quindi, sorrise gaia: «Sono arrivati i vostri amici, di là. Tutto pronto?» chiese, condendo la frase con un risolino: possibile che quei due non si accorgessero di quanto fossero adorabili?
«Certo!» rispose Rin «Cominciate pure a sedervi, è già apparecchiato.»
Mentre portavano in tavola i piatti, Rin e Shiemi sorridevano, pimpanti e felici per il pomeriggio passato insieme. 
 
«Tutto squisito!» esalò Shima, pieno di tutte le delizie messe in tavola. «Dovremmo farlo più spesso!»
«Tu non hai fatto altro che abbuffarti, maiale.» Zumo ebbe un contegno invidiabile nel pronunciare quelle parole, taglienti come il filo di una spada, pulendosi educatamente la bocca con un tovagliolo.
«Ma io sono d’accordo con lui!» Shura, ubriaca, gli dava corda e rideva sguaiata alla faccia -contrariata- di Yukio, che la guardava come ad intimarle di essere più rispettosa, per lo meno di fronte alla signora Moriyama – che intanto se la rideva a sua volta.
«Sono contenta che vi sia piaciuto tutto!» s’intromise Shiemi, felice come una pasqua, seguita a ruota da Rin: «È sicuramente da rifare!»
«Giusto, giusto!» Shima e Shura gli andarono dietro, riempiendo i due cuochi d’orgoglio.
Izumo si guardò un attimo intorno, notando che, a parte Yukio che si vergognava per Shura, nessuno aveva niente da obbiettare.
«Allora settimana prossima, alla stessa ora?» domandò Bon, in un secondo in cui era calato il silenzio.
Shiemi e Rin si guardarono, come ad accordarsi, poi entrambi annuirono con un largo sorriso sul volto: «Certo!»


 
Angolo autrice
*compare timida* Salve! 
Spero che questo secondo giorno vi sia piaciuto, nonostante il maledetto ritardo con cui l'ho postato. Scusatemi, questa settimana e pure quella precedente sono state qualcosa di impossibil e l'ultima cosa a cui pensavo era di copiare le storie sul pc e postarle, quindi vi chiedo perdono.
Grazie a chi ha letto, a chi ha apprezzato.
Ci vediamo presto con il Day Three.

Tata

 
 
   
 
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