Storie originali > Nonsense
Segui la storia  |       
Autore: tyger    25/11/2016    0 recensioni
Raccolta di brevi esperimenti nonsense. Perché a volte le storie sono semplicemente storie.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Nonsense, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 

 

 

Autunno
(out of tune)

 

 

 

Mentre raggiungeva la piazza si sentiva scavare dentro.

Lo stanco turbinìo delle foglie morte sotto i suoi passi frustrati dall'incertezza, appena s'alzava un po' di vento, le pareva una sciocca e malriuscita imitazione della vita. I grandi alberi erano stati sul punto di scoppiare di colori, fino a pochi giorni prima, ridondanti di giallo vivido da abbagliare e spruzzati di arancione, di verde fuori contesto, un'arroganza autunnale e bellissima; adesso i lunghi rami spogli, sgraziati, tagliati di netto in più punti, lasciavano pendere qualche foglia incolore, mentre sul cemento un po' sconnesso s'era formato uno sbilenco ma compatto tappeto molliccio e dall'odore troppo intenso.

Quella mattina gelida e piena di sole s'inseriva in una lunga serie di attese in cui s'era intrappolata, e non sapeva uscirne. Gli alberi con la loro esuberanza mancata accerchiavano la sua vita che giaceva adagiata su consuetudini scomode ma fisse, condannate a sbattere la testa contro un orizzonte troppo basso. I piccoli margini di libertà che si ritagliava, tra gli orari delle lezioni, dei mezzi pubblici, dei suoi familiari, degli impegni incastrati in bilico sui propri nervi, pure se li sentiva troppo stretti addosso, come se si stesse piegando a qualcosa che in realtà le era di peso.

Si trattava pur sempre di attese. Il tempo libero, così prezioso, si risolveva nell'attesa di qualcuno - o no?

Ma non è questo il punto, si diceva. Non è qui che volevo arrivare. Non è questo che volevo dire.

Era forse il tappeto marcio di foglie, l'odore di sfioritura, il fatto che le panchine fossero umide di ricordi, o che il tempo scorresse appiccicandosi addosso a lei, che si chiudeva nella giacca (nuova, un regalo a cui ancora non aveva fatto l'abitudine; se la sentiva strana addosso, troppo lunga e troppo pesante, con una cerniera capricciosa e bottoni troppo distanti) e il vento, comunque, si insinuava in ogni spiraglio che non riusciva a proteggere - senza cattiveria, solo con pacata irrisione.

Andò a sedersi. Guardò l'orologio, di nuovo; sapeva che ora fosse, avendone controllato il quadrante una decina di volte negli ultimi cinque minuti, ma lo fece come se fosse un tic inconscio, come se con quell'azione occupasse produttivamene una frazione di quel tempo in bilico, di troppo.

Quindici minuti, si disse, e vado a prendere il treno. Non posso aspettare un'ora in questo stato. Ogni minuto esala spossatezza, marciume, una specie di dolore. Qui, qui è tutto pesante. Ma perché? Perché fuggire, se voglio restare?

Perché se poi l'attesa fosse vana, avrei gridato al mondo l'inutilità del mio tempo. Ed è così che si muore.

Certo, certo che sono tragica. Sto facendo la scema, nient'altro. Se fossi una persona seria, non sarei neanche venuta fin qua, sarei andata alla stazione senza nessuna deviazione, senza neanche valutare un'altra possibilità. Lo so, lo so.

E si chiedeva, quasi per abitudine, per quel po' d'insofferenza che le faceva dolere il respiro, quale lama di coltello le stesse scavando nel petto, anche mentre le appariva ovvio che il suo problema stava nel non voler vedere le risposte.

Ancora, in fondo non è questo l'importante, si diceva poi, sorridendo di quella piega delle labbra che agli altri pareva a volte una smorfia e a volte un insulto, a seconda forse della luce - o più probabilmente della profondità della loro incomprensione per un'autoironia tanto consapevole da affilarsi su se stessa, e sfociare con calma nell'amarezza senza perdere una scheggia della propria irrisione sfacciata. Sorridendo sommessamente, senza forzatura e senza gentilezza.

Bisogna guardare più a fondo. Dietro. Allora, a volte, appare.

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Nonsense / Vai alla pagina dell'autore: tyger