Ormai
aveva deciso: sarebbe andato a Roma, indizio o no, e avrebbe cercato di
scoprire qualcosa su suo padre e il resto della famiglia. Un modo
l’avrebbe
trovato. Non sapeva come ma l’avrebbe trovato.
-Ehi,
Mello! Ce li hai gli appunti di fisica?-
-Sì,
ma non ho voglia di passarteli- rispose Mello al suo compagno senza
lasciargli
modo di rispondere. Aveva altro per la testa.
Purtroppo
niente giocava a suo favore per andare in Italia: minorenne, senza
documento,
senza adulti che potessero accompagnarlo… Inoltre non gli
andava
particolarmente a genio l’idea di dover mostrare di nuovo il
suo vero nome. Oltretutto
di italiano non sapeva una parola.
Sbuffò
–Chiunque tu sia capiti nel posto sbagliato al momento
sbagliato. Sono occupato-
-Ah,
capisco. Va bene- disse Near, quel bambino che odiava dal profondo.
Sembrava un
robot, ecco, estraneo da qualunque sentimento. Meno male che Mello era
di
spalle e non lo aveva visto in faccia, altrimenti gli veniva la voglia
di
gonfiarlo di botte.
Dopo
circa un’ora che si scervellava su un modo per andare a Roma
sbuffò ancora –Ancora
tu? Sono occupato!-
-Lo
so, ma Roger ti vuole lo stesso presente. L è di
là che ci aspetta dal
computer-
-Non
ha nulla di meglio da fare, pure questo qui… E va bene,
arrivo!-
Tutti
in silenzio ad aspettare un cenno di L. Quel giorno L avrebbe anche
messo alla
prova i loro cervelli.
-Bene-
disse una voce metallica e sicuramente contraffatta –Se vi
trovaste in mezzo a
una sparatoria e avete il vostro indiziato numero uno davanti agli
occhi, cosa
fareste?-
Restarono
tutti zitti a pensarci, forse era un trabocchetto. Invece il ragazzino
chiamato
Matt alzò la mano, seppur esitante, e disse
–Ehm… Cerco di portarlo via da lì e
arrestarlo una volta al sicuro…-
L
restò in silenzio un secondo, riprendendo poi con
un’altra domanda –E se il
terreno fosse tempestato di mine anti-uomo?-
A
quel punto anche Matt decise di non proferir parola. Mello,
all’angolo, in
fondo, con gli occhi di Roger addosso e una barretta di cioccolata in
mano,
ridacchiò e bisbigliò –Butterei
l’indiziato in mezzo alle mine-
-Tu,
in fondo…- cominciò a dire la voce metallica
–Col cioccolato in mano-
Mello
guardò stranito lo schermo del computer, e a quel punto L
disse una cosa che
gli diede parecchio fastidio –Quelli come te sono i primi a
morire nel corso di
un indagine rischiosa- fece una pausa –L’idea ha un
che di efficace, ma durante
un’operazione pericolosa, che sia la CIA, l’FBI, o
qualsiasi corpo di polizia a
eseguirla, non può permettersi di perdere un potenziale
indiziato. Mai agire
impulsivamente-
Mello
aspettò di uscire dalla sala per sfogarsi col primo che
capitava, in quel caso
Matt.
-Ma
che bella scoperta che ha fatto questo L! Come se non lo sapessi la mia
infatti
era solo una battuta!-
-Non
te la prendere… Watari dice che L è fatto
così…-
-Sai
che me ne frega dei suoi modi di fare! Come se non avessi abbastanza
problemi
per la testa!- enfatizzò la parola problemi e si chiuse in
camera, ritornando
ai suoi crucci. Doveva andarsene, in primis perché ormai il
bisogno di sapere
si era fatto impellente in lui, e poi perché non sopportava
più stare lì
dentro: tra Near, Roger e quell’L, non si sapeva chi era il
più noioso.
Doveva
fare qualcosa. Qualsiasi cosa.
Silenziosamente
e con zaino in spalla, Mello scese le scale e si diresse verso la
porta. Venne fermato
da una voce e per un attimo trasalì.
-Dove
vai, Mello?-
Non
si voltò –Devo sbrigare una commissione urgente,
Matt. Non dire niente a Watari
e Roger, fai finta di non avermi visto, okay? Te ne sarei enormemente
grato-
-Mmh…
D’accordo. Tanto io non ci rimetto nulla se parlo o no-
Mello
fece per andarsene, ma si accorse di qualcosa
–Near… Anche tu. Se ti azzardi a
uscirtene con questa cosa con qualcuno, giuro che quel pigiama te lo
faccio
colorare col sangue-
Near
uscì dall’angolo delle scale, arricciandosi una
ciocca di capelli –Tanto ti
troveranno lo stesso-
-Che
differenza fa a te? Visto che cerchiamo di esserci indifferenti, vedi
di
esserlo anche in questa occasione. Inoltre non sperare che chieda il
tuo aiuto-
-Questo
lo so, Mello-
Mello
fece dei passi veloci per uscire, sentendo il saluto di Near.
-Viel
Glück, Mello*-
Mello
sorrise. Insopportabile come sempre.
E sorrise
anche fuori dall’orfanotrofio, anzi, rideva di gusto.
-Pensano
davvero che me ne vada in giro per l’Europa senza un
passaggio?- prese un
qualcosa di simile a un cercapersone, e digitò un numero.
Era rischioso, ma
qualcosa la doveva pur fare.
Arrivò
una macchina, poco dopo.
-Mello?-
disse l’uomo alla guida, occhiali scuri. Mello
annuì, e si accomodò dietro.
-Grazie
del passaggio-
-Figurati,
sono sempre pronto ad aiutare un mio compatriota. Piuttosto, hai
portato il compenso?-
-Certo.
26.480 sterline*, come d’accordo-
-Però…
Un moccioso come te che riesce a raggranellare così tanti
soldi…-
-Di
questo non se ne deve preoccupare- posò davanti la busta coi
soldi –Dentro c’è
anche l’indirizzo che le serve-
-Si
vede che hai fiuto per gli affari-
Il
viaggio continuò fino a Vienna, passato tra strade deserte,
traghetti e
soprattutto tranquillo. Chissà se a quest’ora si
erano accorti della “fuga” di
Mello.
-Grazie
ancora del passaggio, e si ricordi: quell’indirizzo
gliel’ha dato un potente
boss della mafia, come d’accordo-
-Non
me lo faccio certo ripetere da un bambino. In gamba, ragazzo-
Mello
aspettò che la macchina sparisse dalla sua visuale, per fare
una chiamata –Signor
Gordon, sono Mello. Sì, tutto okay, ho restituito i soldi al
suo assistente. No,
non sa nulla. Mio padre non sa come ringraziarla, e vi garantisce che
la droga
arriverà entro due settimane a Norimberga come promesso-
buttò per terra il
cercapersone e lo schiacciò, facendo in modo di non essere
più rintracciato. Giocare
coi malviventi era pericoloso, ma bastava dire che si era figli di
chissà quale
boss per avere tutti i favori del mondo. Era stato facile, basta avere
le
informazioni più convenienti e gli agganci giusti. E Mello
c’aveva pensato fino
alla sua partenza. Non era mica uno sprovveduto come credeva L.
Si diresse
verso una stazione ferroviaria, dove lo attendeva un treno per Roma,
finalmente. prese dalla tasca un biglietto, ma si accorse che non era
più
valido, risaliva a qualche settimana prima. Il punto era che se si
accorgevano
che le date distavano troppo tra loro, sarebbero stati guai per lui.
Senza farsi
vedere tirò fuori lo scontrino per una barretta di
cioccolato, e lo piegò in
modo da coprire la parte superiore del biglietto. Timbrò.
Ecco fatto: il timbro
risultava, grazie alla parte scoperta che stava sotto, mentre la data
era
timbrata sullo scontrino. Un gioco da ragazzi.
-Biglietto,
prego- disse il controllore. Guardò un attimo il biglietto
–La data non è
segnata-
-Non
è colpa mia se la macchinetta non timbrava bene- rispose
Mello con un sorriso.
- Buona
fortuna, Mello. È tedesco. Con questo non voglio insinuare
che Near sia tedesco, ma credo che per dei geni come loro sia facile
imparare questa parolina.
- 26.480
sterline equivalgono a circa 30.000€
- Nota:
Non sono sicura che il trucco del biglietto funzioni davvero, ne ho
solo
sentito parlare e non c’ho mai provato. Dipende ovviamente
dalla macchinetta
che timbra xD