Anime & Manga > Pretty Cure
Segui la storia  |      
Autore: kissenlove    26/11/2016    1 recensioni
Sono passati un bel po' di anni e le "eterne quattordicenni" sono ancora impegnate in un'aspra lotta contro il male per proteggere i loro cari. Oltre a Nagisa, Honoka e l'inutile Hikari, anche le altre cures si uniranno al conflitto. Ed ecco come una "una semplicissima e noiosa luna di miele" si trasforma in un incubo, dove ai momenti imbarazzanti e dolci si alternano battaglie a suon di calci, pugni in una vecchia pensione.
Capitolo 2.
La cure nera fissò, dai vetri dell'auto, la pensione. Che figata, pensò. Guardò il marito e vi si accostò.
«Ma non era la nostra luna di miele?»
Il castano guardò a sua volta la consorte. «Sì».
Nagisa si sentì pervadere di entusiasmo. Era tutto così macabro e al tempo stesso interessante. Mepple se n'era stato buono per tutto il viaggio nella sua tasca, senza strillare "ho un brutto presentimento, mepo" merito anche della card, era una fortuna che ci fosse! E poi, a detta sua, la vita da leggendaria guerriera cominciava a mancarle. Cure Black era comunque una parte di sé che non aveva intenzione di perdere.
Genere: Avventura, Comico, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kiriya Irisawa, Shogo Fujimura, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
                                                          ~Di momenti dolci e un po’ imbarazzanti

                                                                                                                       — Qualcuno dovrebbe spiegare a Nagisa cos’è una luna di miele

 
 

«Gelato al cioccolato, dolce e un po’ salato, tu gelato al cioccolato!» continuò a canticchiare la mora. 
Ormai quel motivetto era diventato il suo cavallo di battaglia. L’aveva persino impostato come sveglia, perché punto uno le piaceva il cioccolato e punto due, quella canzone era orecchiabile. 
«-un bacio al cioccolato io te l’ho rubato tu, gelato al cioccolato» e nel frattempo infilzò un altro takoyaki, inghiottendolo. 
«Mh, davvero buonissimi!» commentò infine, dopo aver svuotato l’intera confezione. «Non lo pensi anche tu?» incontrò il volto perplesso del giovane, seduto accanto a lei. «A che proposito, Nagisa-san?» 
«A proposito.. dei takoyaki della signorina Akane» palesò la donna con sicurezza; in altre occasioni, la vicinanza con Shogo Fujimura, — principale protagonista dei suoi sogni erotici, del suo idillio amoroso — le avrebbe impedito di spiccicare parola in modo così “prolisso” ma da circa tre giorni quella strana timidezza era come svanita nel nulla. Shiho, di sicuro, si sarebbe congratulata molto con il suo capitano, dato che a distanza di cinque anni era riuscito a fare più di un passo avanti in quella relazione, corrisposta o no, infantile e giocosa che aveva messo in piedi. 
«Sono molto buoni, Nagisa-san».
Nagisa sorrise. «Non nè stai mangiando neanche uno però». 
Il calciatore alzò gli occhi, sorridendo. Li voleva mangiare lei, era un peccato che venisse sprecato il lavoro di Akane-san e Hikari-san. Il carattere infantile di Nagisa non gli dispiaceva, tutt’altro era questa semplicità ad averlo fatto innamorare.
«Si freddano se non li mangi-» riprese. «Allora, mangiali tu, tesoro». 
Scostò la confezione integra dinanzi agli occhi della giovane, che non se le fece ripetere una volta di più, e l’afferrò. 
«Ti ho detto... che ti amo, Fuji-P?» sorrise con la bocca piena di takoyaki. «Sì».
«Nagisa-san!» un urlo la fece sobbalzare. La cure nera rischiò di cadere dalla sedia, ma per fortuna riuscì ad evitarlo in tempo grazie al salvifico intervento di Shogo Fujimura. «Che diamine!» protestò e si voltò di scatto, trovandosi a contemplare perplessa l’elegante figura di Honoka. Il suo animo di leggendaria guerriera si acquietò velocemente, e una forte debolezza, dovuta allo spavento, la fece tornare a sedere. La corvina increspò un sorriso. 
«Ciao, Nagisa-san,» spostò lo sguardo. «Ciao Fuji-P».
«Ciao Honoka», risposero in coro. 
«Come mai da queste parti, scienziata?» le chiese Nagisa, ripresasi dallo spavento.
Un lieve rossore colorò le guance nivee dell’interpellata. Sicuramente dovuto a...
«Sono venuta con Kiriya», e con dolcezza si sistemò una ciocca dietro l’orecchio.
«E lui dov’è?» intervenne Shogo, chiudendo i fascicoli dinanzi a sé per riporli in una cartellina.
«Sta ordinando».
Un ragazzo dai capelli verdi e gli occhi cherubini li raggiunse. Tra le mani una confezione per sé e l’altra per Honoka.
«Ciao capitano», salutò l’ormai ufficiale fidanzato di Honoka, battendo un cinque al suo capitano. Si sedette affianco a lui, ignorando Honoka, che intanto stava intavolando una piacevole e imbarazzante conversazione con la cure nera.
«Tutto bene, Nagisa-san?».
«Sì, sì», confermò lanciando uno sguardo al castano. «e tu?».
«Sì, sì», concordò la cure bianca. «Senti, Nagisa» si fece più seria, avvicinandosi all’orecchio della amica. 
Nell’ultimo periodo avevano abbandonato la loro missione di proteggere il giardino dell’arcobaleno, sia per concentrarsi sulle loro vite normali, che dovevano andare avanti e sia, perché nessuno più dei nemici aveva minacciato le loro città. Era stata sancita una specie di tregua. Neanche dalle altre avevano avuto più notizie. E un po’ i rapporti si erano raffreddati, dopo l’ultima cruenta battaglia di qualche mese prima, in cui avevano avuto l’opportunità di incrementare il gruppo delle — ormai, conosciute — pretty cure, le leggendarie guerriere. Ma, pensò Nagisa, qualcosa stava preoccupando Honoka. 
«Dimmi». 
«Hai parlato con le altre?».
Nagisa corrugò la fronte, poggiandosi allo schienale della sedia. «Non più, dall’ultima volta».
«Non ti sembra strano?» 
I nemici già avevano sfruttato la tecnica del “rapimento” con deludenti risultati, non si sarebbero azzardati a rifarlo. 
«Non abbiamo più dovuto lottare, quindi penso sia normale che nessuna di noi pensi alla missione, non credi?»
«Eppure questo lungo silenzio non mi convince», esalò Honoka, facendo irrigidire Nagisa. 
«Stai forse pensando a», abbassò gli occhi. «è assurdo!».
«Probabilmente sì», commentò anche Cure White, sospirando. «Ma non bisogna dare nulla per scontato».
La fantasia iniziò a correre veloce nelle menti delle due guerriere, tanto che troppo prese dai loro problemi, non si accorsero del richiamo di Shogo, che intanto aveva smesso di confabulare allegramente con il “principe di ghiaccio”. Nagisa, dopo le ultime rivelazioni, preferì lasciare le polpette di polpo dov’erano e scostò la confezione. 
«non possono essere state rapite, di nuovo».
Honoka, pietrificata, mugugnò un «dobbiamo indagare» e lanciò uno sguardo complice alla compagna. 
«Nagi-san», il dolce e soave richiamo del ragazzo la ridestò da pensieri funerei. Fissò il giovane estrarre dalla tasca uno strano volantino dai colori sgargianti e, in un ampio sorriso, dirle che sarebbero partiti per una “mini-vacanza”. Ma Nagisa non voleva partire, insomma non poteva divertirsi se c’era il rischio che le altre... accidenti, e se era davvero così?
Si preparò a rigettare la proposta del suo Shogo. Honoka colse al volo il tormento della giovane, appoggiandole una mano sulla gamba. «Coraggio» — la guardò, poi trasportò i suoi occhi lucidi sul volto dell’amato. «Okay».
«E dove andate piccioncini?», si intromise Irisawa. 
«Una pensione», rispose l’altro, passando il volantino alla sua ragazza. 
«Una pensione?», ripetè Nagisa un po’ confusa.
Honoka osservò il volantino. «Questa pensione è di tuo zio, vero Shogo?».
Nagisa, sentito ciò, avvertì un pugno nello stomaco.
Un’altra volta Honoka dimostrava di sapere più cose di lei dalla vita di suo marito. Beh, che ti aspettavi stupida? Sono stati amici d’infanzia, si conoscono fin da piccoli, invece tu e Shogo da molto meno tempo. Togliendo il periodo di transazione della dichiarazione, sì e no.... glielo dico, non glielo dico, si poteva affermare che si conoscevano da ormai nove anni. 
«Davvero? Uno zio?», scrollò il volto per scacciare via la gelosia. 
Shogo si morse il labbro. «Scusa, se non te l’ho detto prima».
«Infatti» proseguì la corvina, «I genitori di Shogo non amavano questo “zio” dalla parte paterna, e quindi decisero di escluderlo dal resto della famiglia. É una vicenda un po’ intricata..».
Nagisa strinse i denti. «Ho capito!»
«Nagisa, è stato lui a invitarci nella sua pensione. Appena gli ho parlato di te, mi ha riferito che voleva lo andassimo a trovare. Io credo sia un’ottima occasione per noi due e goderci la nostra luna di miele». 
Era passata più o meno una settimana da quando si erano sposati, e l’attacco dell’esercito delle tenebre era caduto a fagiolo per imperdire quel viaggio di neo sposini. Nagisa aveva dovuto vestire nuovamente i panni di “Cure Black” e assieme alle altre provare a sconfiggere l’ennesimo mostro, per difendere il giardino dell’arcobaleno e i suoi abitanti. E, nonostante ci fosse rimasta male del fatto che il viaggio fosse stato rimandato, la vittoria sulle forze del male l’aveva ripagata. 
«Fantastico!» esultò Honoka, sorridente. 
Ma che cosa? E le pretty cure? Se erano in pericolo, non poteva andare a divertirsi se il nemico tramava alle loro spalle
«No, io non me la sento di fare questo viaggio» odiava spezzare i sogni idilliaci del marito, ma in questo momento non poteva abbandonare le leader, Nozomi, Saki, Love e ovviamente tutte le altre. Lei era una di loro.
«Ma non eri contenta di fare questo viaggio, prima che i nemici attaccassero l’altra volta?» 
Appunto, ero felice. Ma la vita di eroina della luce non poteva essere “normale” e una luna di miele ancora meno. 
Shogo sospirò. «Ti rispetto, Nagi-san».
Il sorriso di Nagisa gli bastava. «Sei la mia benedizione, ti amo», si sporse e avvicinò le labbra alle sue, lasciandogli un frettoloso bacio, prima che quella suoneria al sapore di cioccolato echeggiasse nell’umida aria invernale. 
Nagisa estrasse dalla tasca il cellulare, e inebetita, vide il nome di “Nozomi” lampeggiare sullo schermo.
Honoka le si accostò furtiva. «Almeno, una è viva».
«Gia», e dopo aver ridacchiato, accettò la chiamata. 




                                                                        * 

«Pronto! Nagisa! Sei tu, vero?», rispose facendo sbuffare la compagna dall’altro capo del cellulare. 
«Nozomi, ci sei o ci fai? Mi hai chiamata tu!» 
«Oh... che stupida!», ridacchiò la giovane dai capelli rosa. 
«Comunque, state bene vero?» chiese la cure nera. 
Nozomi tacque un minuto, forse troppo confusa per capire quel ragionamento, e si scostò dal cellulare per interrogare le altre sue amiche, che stavano assorte nel pieno di un pic nic a base di dolci e torte nella Nats House. 
«Chi stai chiamando?», disse la riflessiva Komachi, distogliendo gli occhi dal libro. 
«Ha risposto Nagisa-san». 
«Nozomi! Ma parlo col muro!» strillò la prima cure nella speranza che Nozomi le desse un po’ d’attenzione. 
«Oh, scusa», tentò ancora, ma fu interrotta bruscamente. «MENO MALE CHE STATE BENE! HONOKA MI HA DETTO ADESSO CHE NON AVEVA AVUTO PIÚ VOSTRE NOTIZIE... E QUINDI CI SIAMO PREOCCUPATE CHE..».
«Nagisa, calmati» replicò Honoka. 
«Qui, tutto bene, Nagisa! Sta’ tranquilla, non sarai mica incinta?».
«Non sono incinta! Che ti salta in testa?!», grugnì l’altra. 
«Oh..» dischiuse le labbra, ma non uscì altro commento. 
«Senti, parlando di altro. Perché non mi avete più contattato?» 
«Beh, perché ora che i malvagi hanno smesso di infastidire, credevamo di doverci prendere una bella pausa».
«E se dovessero riprendere i loro attacchi?», replicò la giocatrice di lacrosse. 
«Ci inventeremo qualcosa», rispose cure Dream, mentre litigava ferocemente con Kurumi per aggiudicarsi il pezzo più grande di torta al mirtillo. 
«Dobbiamo essere pronte!» palesò Nagisa. «Mi ascolti, Nozomi?»
La battaglia aveva decretato Nozomi vincitrice, mentre Kurumi era corsa a frignare tra le braccia di Kokoda.
«Sì! Ho capito, non sono tonta», esclamò urtata dal fatto che il fidanzato stesse consolando un’altra. «Nagisa, tu non preoccuparti. Ce ne occuperemo noi, siamo le pretty cure. É deciso sì!» 
Nagisa provò a rilassarsi, ma era preoccupata del fatto che tutte stessero dormendo sogni tranquilli.
«Okay. Tienimi aggiornata,» 
«Anche tu!» 
Nagisa stava per riagganciare, quando nela sua mente balenò un dubbio. «Su che?»
«Su quando restarai incinta di Shogo»
Il rossore sulla faccia di Nagisa esplose in un colpo. «COSA!» si rese conto che il marito la stesse guardando e abbassò la voce. «NOZOMI, SH. ZITTA», poi chiuse la chiamata. 

                                                                                         *

Perlomeno una delle leader era viva, pensò la cure nera, lasciando scivolare il telefono nella tasca della giacca. Ma il fatto di non aver ancora notizie delle altre eroine, gettavano ombre nella sua mente, ed orribili visioni cominciarono a popolarla.
Sospirò, cercando di mantenere la calma dinanzi ai tre ragazzi, che avevano ascoltato l’intera conversazione, reagendo ognuno diversamente. Shogo — da umano qual era — non potè che sentirsi confuso da quella storia, anzi per intenderci, era anche spaventato che Nagisa rischiasse la vita per proteggerli. Kiriya — che a suo tempo era stato un nemico — se ne stava in silenzio, affianco al calciatore, anche se la paura dei due ragazzi era tangibile dai loro volti esterrefatti. Honoka — che in quella storia, ci era immersa fin dentro — esalò un sospiro, rassegnata. 
«Allora?»
«Nozomi è viva»
«Meno male» aggiunse, passandosi una mano dietro la nuca sempre con fine eleganza. «Suppongo che le altre stiano tutte bene, vero Nagisa?»
«Supponi bene. Ma Nozomi ha preso la questione troppo sottogamba, e ciò non mi piace neanche un po’» e subito il suo volto cercò quello del marito, Shogo, che non ci aveva capito praticamente nulla dalla prima all’ultima sillaba. Infatti, preferiva non immischiarsi in queste questioni. E poi era assurdo per lui poter dire al suo amico Kimata “ehi, sai una cosa? Mia moglie è una leggendaria guerriera. Lotta da anni contro dei mostri mutanti, che si smaterializzano come stelline al grido di “gomenna” e tuttora è impegnata in una nuova battaglia, poichè questi tizi vogliono conquistare il nostro mondo” come minimo lui gli avrebbe riso in faccia, dicendosi che si era ubriacato, quando poi era perfettamente lucido e coerente con ciò che gli stava dicendo. Quando scoprì che la sua —a quel tempo— ragazza combatteva nelle vesti di eroina della luce per distruggere quei tizi, credette di essere uscito fuori di testa, ma infondo... amare significava scendere a compromessi, no? E lui aveva accettato di conservare quel segreto, aveva accettato Nagisa, la sua doppia personalità e quello strano pupazzetto giallo, parlante, che gridava mepo e la innervosiva. Sì, la sua vita era bella movimentata!
«Shogo, ho deciso»
Honoka accennò un sorriso. 
«Verrò con te in quella pensione», realizzò la cure nera. 
Shogo sentì il cuore alleggerirsi. «Sul serio?»
«Sì e mi spiace di averti detto di no prima» intervenne ancora, mentre lui faceva scivolare la mano nella sua.
«Non ti preoccupare».
«Però...» proseguì, specchiandosi nei suoi occhi. «Ho da chiederti un favore».
Shogo le fece cenno di continuare a parlare.
«Lo so. Ti chiederò troppo, ma ti prego, fammi stare tranquilla».
«Okay» il suo sorriso caldo e piacevole la invitò a terminare la frase. 
«Bene. Nella nostra luna di miele voglio portare anche le altre!»
Il sorriso di prima svanì dalle labbra del calciatore, e quella richiesta pose fine al meraviglioso idillio romantico, che avrebbe voluto preparare per sua moglie. «Come?» chiese, per chiedere la funerea conferma, che Nagisa gli diede. 
«Sei d’accordo anche tu? Tuo zio ci ospiterà? Saremo molte ragazze» precisò l’ex capitano della squadra di lacrosse.
«Quante?» chiese il calciatore, una gocciolina di sudore colò giù dalle tempie.
«Molte, Fuji-P» intervenne Honoka. 
«Più di otto?»
«Io direi più di trenta»
Shogo per poco non svenne. 
«Trenta? Così tante!»
«Eh, sì. Siamo un bel gruppo», ridacchiò Nagisa. «Affare fatto, quindi?» 
Il volto di Shogo finì contro la superficie del tavolino. 
“Qualcuno dovrebbe spiegare a Nagisa cos’è una luna di miele!”







/Angolino/

In questa storia ci saranno tutte le nostre leggendarie guerriere! Aiutatemi, perché saranno tantissime, e come Shogo anch’io c’ho la faccia sul computer. Hikari, l’inutile, ci sarà e mi dispiace tanto per Bea alias _Alcor che avrebbe voluto liberarsene una volta per tutte, come me e come gli altri in questo fandom. Grande spazio anche alle Max, visto che le conosco, sono uscite in Italia, mentre delle altre so poco o niente, ma cercherò di informarmi. Or dunque, Nagisa ha invitato tutte le cure nella pensione dello zio di Shogo, e ovviamente non sono otto, ma più di trenta ragazze *ride* povero il mio caro calciatore, ma per fortuna arriveranno in suo soccorso Kimata e Kiriya - presente, ovviamente - e ci sarà anche Nozomi e compagnia, insomma... non vi annoierete. Mi scuso per essermi fatta viva solo ora, ma questo fandom è praticamente deserto, e poi sono anche impegnata con lo studio ecc... vabbè, non voglio dilungarmi oltre. Ultimo appunto, per favore, lasciatemi qualche piccolo parere. Eclisso via, bye! *scappa via a divorarare la barretta di milka* 

~Love-chan

 

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Pretty Cure / Vai alla pagina dell'autore: kissenlove