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Autore: Lunatica_ro_564    26/11/2016    0 recensioni
"E poi c'è la notte. C'è chi fa l'amore, chi legge un libro e chi resta sveglio a pensare"
È una raccolta di storie scritte o pubblicate alle 4 a.m. perché alle 4 di mattina il mondo ancora dorme ma chi é sveglio oscilla tra 'già' e 'ancora'. Alle 4 di mattina si fanno le migliori conversazioni, si ascoltano le più sincere confessioni e ci si ferma a pensare.
1. sconosciuti
2. vodka alla pesca
3. drug
4. body
5. old life
Genere: Angst, Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi
Note: Missing Moments, Raccolta, What if? | Avvertimenti: PWP, Tematiche delicate
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1/08/2015 h 1:28 a.m. 
you can't be fixed 
by the same person who broke you



 

Era seduta sul davanzale della finestra, a vedere le rare macchine spezzare il silenzio che regnava sovrano in quel quartiere di periferia.
Era lì da un tempo indeterminato. Si girò verso l'interno della stanza e guardò la sveglia: erano le quattro di mattina.
Il cielo era chiaro, non ancora limpido come in pieno giorno, ma nemmeno scuro come di notte. Era semplicemente neutro. E piatto. Come lei.
Si portò la sigaretta alla bocca e prese un altro tiro. Cacciò via il fumo quasi con rabbia. Come se fosse infastidita dal fatto di non poter buttare fuori anche tutti i suoi problemi.
Era quasi finita, la sigaretta. E presto lo sarebbe stata anche lei.
Sotto la sua finestra passò un ragazzo. Da quell'altezza non si riusciva ben a capire se fosse alto o meno, ma la sua determinazione la si vedeva persino nel modo di camminare. Era sicuro di sé. Sapeva cosa voleva, sapeva dove andare e sapeva cosa fare. L'opposto di lei.
E si ritrovò a pensare a qualche giorno prima, in quel piccolo appartamentino che di li a poco sarebbe stato affittato a dei nuovi inquilini. Quando tutti avrebbero dimenticato la tragedia.
Si ricordò della felicità che l'aveva investita quando lui l'aveva portata in un'antica libreria, con il profumo di carta stampata nell'aria. Un profumo che ancora nessuno aveva mai pensato di imbottigliare.
Lei era stata felice come una bambina, persa tra i tanti scaffali polverosi che nascondevano mille misteri.
E avevano passato ore in silenzio a sfogliare quelle pagine. E avevano incrociato gli sguardi più di una volta, sorridendo per quello. 
Poi erano usciti e, mano nella mano, si erano incamminati verso il parco senza mai smettere di parlare. Avevano molto da dirsi. Avevano riso come non mai per battute stupide e infantili, ma che facevano di loro una coppia perfetta. Se qualcuno avesse chiesto ad uno sconosciuto se quei due ragazzi si amassero veramente la risposta sarebbe stata affermativa. Era inevitabile. Per come lui la guardava. Per come lei non si accorgeva di essere guardata. Per come si sfioravano senza poterne fare a meno.
Seduta su quel davanzale, con il venticello fresco che le accarezzava il viso e le asciugava le lacrime, sentì ancora una volta il calore che aveva provato quando erano andati nell'appartamento di lui.

Baci rubati. Vestiti strappati e una voglia irrefrenabile di appartenersi.
Appena la porta era stata aperta le labbra si incontrarono e le lingue si rincorsero fameliche. 
Il momento perfetto era arrivato e loro non avevano paura. E anche se l'avessero avuta non avrebbero avuto il tempo di fermarsi a pensare.
Fu tutto così travolgente che colse entrambi di sorpresa, togliendo loro il fiato anche solo per formulare una frase di senso compiuto. Raggiunsero la camera sbattendo contro il muro, ma non se ne preoccuparono. Anzi, i loro corpi si fecero ancora più vicini e bramavano quel momento in cui sarebbero diventati un'unica cosa. Un'unico cure che batte forte per uscire dal petto.
Entrarono nella stanza con la luce spenta, tanto che non fecero in tempo ad accenderla. Con la penombra che custodiva i loro segreti scivolarono sotto le lenzuola e finalmente si guardarono.
Uno scontro tra il celeste cristallino di lui con il nero profondo di lei. Una collisione che creò fiamme incapaci di essere spente. Un urto che sprigionò scintille inarrestabili. E si amarono. E come si amarono!
Senza pensieri, erano solo loro due. Non esisteva nient'altro al mondo se non quella stanza male illuminata nella quale si stava consumando il loro peccato.

Un rumore di freni la riportò alla realtà. Tutto ciò era passato. E non sarebbe più tornato.
Tutto per colpa di un ubriaco che gli tagliò la strada quella stessa sera.
Il giorno prima, all'alba, ricevetta una telefonata. Lei non voleva rispondere, in fondo chi chiamava alle 5 di mattina?!
Ma quando gli squilli si fecero insistenti si decise ad alzarsi e a prendere la cornetta in mano. Dall'altro capo del telefono una voce spezzata dai singhiozzi la informò della tragedia.

Erano stremati. Si erano amati talmente tanto che non avevano più la forza nemmeno di alzarsi dal letto. Si guardarono a lungo negli occhi, senza dire una parola che avrebbe rovinato il momento.
Quando si addormentarono si abbracciarono. Lui la teneva stretta per paura che scappasse, senza sapere che sarebbe stato lui quello che se ne sarebbe andato per primo.
La sveglia suonò come sempre alle 4 di mattina, per avvisarlo di un'altra dura giornata di lavoro.
Quando lui si svegliò, lei ancora dormiva beata. Era in pace con sé stessa e con il mondo: una cosa che accadeva raramente quando era sveglia. Così lui decise di non destarla dai suoi sogni. Quindi si alzò, si preparò, ed uscì di casa, non prima però di aver lasciato un bigliettino sul tavolo con il suo amore scritto in corsivo.

Lei non ci credeva. Poco prima era con lei nel letto e un momento dopo lui era in un'altra dimensione da cui non sarebbe riuscito a sentire le urla di disperazione della ragazza. 
Il destino, crudele come non mai, gli aveveva separati prima che si fossero veramente uniti.

Ma loro lo erano stati sempre. Erano stati sempre uniti da un filo invisibile che collega due anime così uguali.
Quindi anche la durata della vita nel mondo mortale sarebbe dovuta essere uguale.
E quella ragazza con gli occhi del nero più opprimente, a distanza di un giorno dalla morte dell'uomo che aveva sempre amato, aveva deciso di raggiungerlo.

Gettò la sigaretta fuori dal davanzale e sporse entrambe le gambe fuori. Chiuse gli occhi e inspirò. L'aria le entrò nei polmoni e la dissetò. Si stava godendo gli ultimi attimi di una vita giunta al capolinea.
Era arrivato il momento.

Qualcuno suonò alla sua porta e lei aprì gli occhi di scatto. Chi mai poteva essere alle quattro di mattina?! 
Si fece forza e scese dal davanzale rimandando la sua fuga dal mondo a qualche minuto più tardi.
Arrivò alla porta e si fermò, indecisa se guardare dallo spioncino o meno. Poi aprì la porta senza pensarci oltre. Un ragazzo sulla ventina era girato di spalle e si girò verso di lei quando sentí il rumore dello scatto della serratura.
Gli occhi verde smeraldo fecero sentire subito la ragazza protetta. Era una sesazione strana che non sapeva spiegare, ma le piaceva.
Il ragazzo si grattò il collo imbarazzato e sorride timidamente.
"Ciao, mi dispiace tanto che io sia venuto a bussare qui a quest'ora, ma non ho potuto farne a meno. Ti ho vista prima... Là" e indicò la finestra ancora aperta "e...beh, ho avuto paura. Quindi mi non dispiace che abbia interrotto il tuo tentato suicidio, ma non posso permettertelo." 
Il suo sguardo aveva acquistato sicurezza. E determinazione. Era il ragazzo che aveva visto poco prima dal davanzale. 
"Cosa ne sai tu?! Cosa vuoi da me?!" iniziò quasi a gridare la ragazza.
"Non so niente, ma non penso esistano motivazioni valide per compiere quel gesto. E io te lo impedirò" 
La ragazza lasciò la porta aperta come un invito implicito e iniziò a camminare verso il salotto con le lacrime agli occhi e la voce tremante di dolore e collera.
"Non sai che cosa provo io in questo momento! Lo vuoi sapere?! Non provo assolutamente niente perché proprio ieri mattina alle quattro un ubriaco pirata della strada ha ucciso l'unica persona che mi teneva ancorata a questo posto. Ieri sera un perfetto sconosciuto é entrato nella mia vita con la forza e se ne é andato portandosi con sé la metà del mio cuore. Si può vivere con metà cuore?!"
A quel punto le lacrime scendevano copiose, ma lei non faceva niente nemmeno per asciugarsele. Non le importava più di niente. Perché avrebbe dovuto?! La sua ragione di vita era lontana ormai anni luce da lei. E lei non poteva fare niente. Inutile.
"Lo so come ti senti. L'anno scorso é morta mia madre. Non sapevo più come andare avanti. Ero tornato alla concezione della realtà di un bambino. Non sapevo cosa fare. 
Queste sono ferite che passeranno con il tempo. E tu ne hai bisogno di tanto."
Mentre parlava il ragazzo si era avvicinato e le aveva posato una mano sulla spalla. Forse aveva ragione. Forse, in un ipotetico futuro lei ce l'avrebbe potuta fare.
"A proposito, io sono Andrea" disse con un sorrise amichevole il ragazzo.
"Brenda" disse lei senza neanche privare a fare un sorriso: sapeva che era un tentativo fallimentare.
Forse con il tempo... Le cose si sarebbero messe a posto.
Forse con l'aiuto di qualcuno come Andrea, o proprio Andrea, sarebbe ritornata a sorridere.
Forse, un giorno. Ma ora il desiderio ardente delle sue labbra sul suo corpo era un ricordo ancora troppo vivido nella sua mente.
Poi i suoi occhi si posarono su un foglio di carta piegato sul tavolo. Lei si avvicinò e lo prese tra le mani. Lo spiegò e quando lo lesse, una lacrima solitaria sfuggì e si posò, come goccia di rugiada, sul prezioso foglio che recitava:

Ben svegliata dirmigliona,
Se torno presto sta sera ti porto a cena fuoriSo già che sarai splendida.
A dopo,
Il tuo amante

P.sti amo e non voglio smettere di farlo

Forse, un giorno, ci sarebbe riuscita ancora, a sorridere.

 
  
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