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Autore: kuutamo    27/11/2016    0 recensioni
A volte non sappiamo chi siamo finchè non incontriamo la persona che ci farà conoscere noi stessi.
Dimitri è un giovane scettico, Elva è una chiromante, o almeno è quello che dice di essere.
Tra la città di Helsinki e altre mete nordiche si svolge il loro cammino, una strada tortuosa ed imprevedibile. E forse nemmeno la sapienza antica riuscirà a preparare i due protagonisti per quello che li attende.
Questa storia è un esperimento personale, basato effettivamente su studi quindi aspettatevi d'incontrare alcuni temi in libri prima o poi, soprattutto se siete appassionati di miti e leggende.
Genere: Horror, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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4. Where The Past Survives

 

Quando dopo quattordici ore filate di viaggio i due giunsero finalmente ad Inari, ormai era già mattino e i due erano esausti. La luce però si attardava a fare il suo ingresso ed Elva fece un po' di fatica all'inizio a ricordare la strada: il paesaggio era un po' cambiato, ormai erano anni che non tornava in quella casa e la mancanza dei vecchi punti di riferimento le fece momentaneamente perdere la bussola.

 

" Pensavo stessi esagerando quando dicevi che la casa di tua nonna mi avrebbe sorpreso " disse il ragazzo rimanendo a bocca aperta. Non era attratto particolarmente dal fattore estetico degli edifici ne tantomeno ne capiva molto in fatto di stili, ma questo gli andava particolarmente a genio. 

La proprietà si trovava appena fuori il piccolo centro abitato della cittadina, lontano dal villaggio di igloo che tanto aveva spopolato come meta turistica anni prima. Era completamente diverso dalle baite e le comuni case di legno che si potevano trovare non solo lì ma in tutti i villaggi del paese immersi in una foresta e quindi lontani dalle città più importanti. La casa si ergeva su un terreno abbastanza grande, spiegò Elva, che comprendeva anche una parte di bosco fino ad un piccolo ruscello. Forse quella era l'unica dimora da quelle parti e di sicuro in Lapponia, che non era fatta di legno: era in stile liberty, una perfetta armonia di linee che richiamavano le forme della natura, un tipico edificio degli anni '20. Helsinki è disseminata di costruzioni nello stesso stile ma vedere una cosa del genere in un posto tanto isolato era a dir poco insolito.

" La mia bisnonna abitava dove adesso c'è quella sorta di fienile - scesero dall'auto e fece segno verso la sua sinistra, verso un grande capanno con una tettoia ormai dismessa - tutta la sua famiglia abitava lì. Sposò un uomo molto ricco che aveva viaggiato per anni e aveva deciso di fermarsi proprio in questa cittadina dimenticata da Dio, vai a capire perché.. Comunque in viaggio di nozze la portò in Europa, visitarono Parigi, Vienna e anche Helsinki dove lei non era mai stata. L' Art Noveau le piacque così tanto che convinse il marito ad assumere un architetto austriaco per far costruire questa casa. Fu una cosa molto strana, quasi uno scandalo. Venne visto come un capriccio dagli occhi del paese e come puoi capire, se facevi una cosa così radicale a quei tempi persino qui ti avrebbero preso per svitata. Per questo la mia famiglia è da sempre vista come la pecora nera del quartiere, ma alla fine quando avevano bisogno di qualcosa, tutti venivano sempre a bussare alla nostra porta. Tipico"

"La tua bisnonna aveva fegato, per la miseria!"

"Puoi dirlo forte"

"Girl power" scherzò.

"Sì, nella nostra famiglia sono le donne a portare i pantaloni. Guai se fosse altrimenti. Ce l'abbiamo nel dna"

" Lo vedo " disse. I due si scambiarono un'occhiata, intendendosi perfettamente. 

" Entriamo " lo invitò Elva.

Avvicinandosi alla porta d'ingresso, lei notò tutti i vasi  che ormai erano in rovina, alcuni spaccati, altri coperti dall'erbaccia come tutto il vialetto. Quando aprì la porta in legno massiccio un'odore di chiuso e di mobilia antica le bruciò nelle narici: notò subito che la maggior parte di essi erano stati coperti da teli bianchi irrimediabilmente intrisi di umidità e polvere, sulle scale appena di fronte l'ingresso se ne poteva vedere uno spesso strato. Gran parte dell'interno era in legno, come pure i pavimenti e le finestre che però erano state recentemente rinforzate e meglio isolate con dei doppi infissi in alluminio esteriormente. La ragazza guidò Dimitri per un breve tour anche al piano superiore dove c'erano le camere da letto per farsi un'idea di che cosa potevano avere bisogno oltre ovviamente a dei viveri. Erano quasi alla fine del mese di Settembre, l'estate era finita da un pezzo e a breve la temperatura sarebbe calata rapidamente; in aggiunta ora si trovavano più a nord della quasi mite Helsinki e si sarebbero dovuti abituare al cambiamento climatico. 

" Dovrò pulire tutto al più presto.. Fa troppo schifo. Sei per caso allergico alla polvere? "

" Ehm.. non che io sappia "

" Meglio così, tanto non la toglieresti tutta neanche se verrebbe un'intera squadra " 

" Sono sicuro che farai del tuo meglio "

" Un aiuto non si rifiuta mai, in ogni caso - disse punzecchiandolo - non ti ho portato qui solo per farti da balia "

" Sei sempre più simpatica "

" Dono di famiglia " sorrise con un ghigno. 

Dimitri si fermò sullo stipite della porta e la osservò mentre continuava ad aggirarsi per le stanze vuote e buie. Per un attimo, come pure mentre raccontava i vari aneddoti dei suoi parenti, aveva provato una fitta di gelosia nel sapere che forse, anzi probabilmente, lui non aveva avuto una famiglia così unita e speciale. Si sentiva solo. Poi la guardò ancora e si accorse di quanto lei si fosse aperta raccontandogli eventi e cose personali, che sicuramente non raccontava spesso a molte persone. Insomma, sembrava non avere troppi amici, e se ne aveva non ne aveva fatto ancora parola. Come del resto anche della sua vita al di fuori del lavoro: finora si era limitata solo a ricordare, a riportare in vita il passato. In qualche modo le fu grato di avergli mostrato quella parte di sé e di averla condivisa. 

La sua voce lo riportò alla realtà:

" Allora, serviranno delle coperte, quelle che ci sono sono troppo vecchie o troppo bucate per servire allo scopo; poi che altro? Una torcia, un coltello e un sacco a pelo. Ah, e ovviamente del cibo. Credo che così dovrebbe andare" si guardò intorno ancora in cerca di qualcosa che le sfuggiva.

" Un sacco a pelo? Non c'è un letto? Mi arrangio anche su un divano "

" Ma certo che c'è. Non è per dormire dentro casa " disse lei con tono canzonatorio. 

" La situazione si evolve sempre meglio, devo dire - pensò ad alta voce ricordandosi che di lì a poco la temperatura si sarebbe abbassata e che non aveva abbastanza rudimenti per sopravvivere a nottate di campeggio all'aperto - Ehi, una tenda non servirà? Dico per il sacco a pelo e il resto.."

" Quella ce l'ho - assicurò lei - sono abbastanza attrezzata, è proprio in macchina "

" Quando si dice l'efficienza "

" Già. Bene, ora vado a prendere tutto l'occorrente, sempre che riesca a trovare il supermercato "

" Avete anche un supermercato? Pensavo che ognuno avesse il proprio orticello "

" Se vuoi nel magazzino ci sono pale e picconi, potresti cominciare a scavare, ma ti avverto non crescerà un bel niente. Non conosci le parole segrete "

" Quindi diventerò una sorta di mago anche con il pollice verde? "

" Basta, per oggi ho finito di rispondere alle tue domande. Ora vado, qualche preferenza particolare, qualcosa che desideri mangiare? "

" No, mi fido "

" Chi l'avrebbe mai detto "

" Già.. Potrei venire ad aiutarti - si offrì il ragazzo - mi sembri piuttosto gracilina per portare tutta quella roba "

" Scusami? Hai per caso dimenticato che stavo per metterti k.o. nel vicolo? Cosa devo sentire " sbuffò. 

" Ok " disse abbozzando un sorriso. La ragazza notò che i suoi lineamenti si erano distesi rispetto alla sera prima, forse anche merito del seppur breve riposo tra un cambio di guida e l'altro. 

" Bene. Fa come se fossi a casa tua, anzi, se fossi così gentile da far arieggiare la casa, te ne sarei infinitamente grata. Non sopporto quest'odore di vecchiume - disse voltandosi e prendendo la sacca nera lasciata ai piedi dell'ingresso - Conto di sbrigarmi in meno di un paio d'ore. Se ti annoi puoi sempre schiacciare un sonnellino, devi essere in forze "

" Va bene " disse rassegnato. 

" Ok, allora a dopo "

" A dopo "

Elva richiuse la porta dietro di sé e dopo qualche secondo Dimitri sentì il rumore dell'auto che si allontanava imboccando la strada sterrata infondo al viale. 

 

Si guardò intorno e poi in alto verso il soffitto arioso: non aveva ancora deciso se quella grande mansione gli inspirasse qualcosa di buono o lo spaventasse. Isolata e con quelle strane fattezze sembrava uscita da un racconto fantastico, restava da capire se poteva essere un rifugio sicuro o la casa della strega mangia bambini. 

Fece un secondo giro della casa iniziando ad aprire i vecchi infissi di legno e metallo decorati; quando spalancò quelli della facciata frontale notò meglio i dettagli del vetro colorato che dispiegavano sagome di fiori ai bordi. Una volta che la luce, seppur fioca, entrò ed illuminò meglio la stanza notò un tavolo nell'angolo: quello doveva essere un soggiorno poiché dotato anche di due divani. Decise di spostare il tavolo dall'angolo fino alle finestre, cosicché fosse esposto a un'illuminazione maggiore; poi scoprì tutti i mobili ed ebbe finalmente una visione d'insieme dell'arredamento. Era piuttosto variegato, sicuramente i vari pezzi provenivano da  varie case e avevano perciò stili diversi, nel complesso però pensò che ognuno si completava con l'altro. Fece prendere aria a tutte le stanze del pian terreno inclusa la cucina dove ancora c'erano dei bicchieri lasciati a sgocciolare di fianco al lavandino. In quel momento si chiese se Elva fosse stata lì quando sua nonna morì, se poi fosse stata lei a coprire tutto in quel modo religioso e se avesse dimenticato quelle poche stoviglie insignificanti sul ripiano inclinato. Passò poi al piano superiore e man mano che saliva gli stretti scalini scricchiolanti notò le foto appese al muro che prima gli erano sfuggite. Come per i mobili, c'erano foto di diverse epoche: alcune erano davvero vecchie, risalenti probabilmente ai tempi in cui era vissuta quella pazza donna che si era fatta costruire un palazzo di città in aperta campagna, o addirittura più vecchie. Le più recenti erano vicine al primo piano, alla fine della scala, e dei bambini felici venivano rappresentati mentre erano intenti a giocare nel cortile davanti la casa. Quel piano era adibito quasi esclusivamente a zona notte, infatti c'erano tre camere da letto ma solo in due di esse c'erano dei letti, nell'altra c'erano solo numerosi scatoloni pieni di argenterie e porcellane, come recitavano le etichette. La quarta stanza era una camera triangolare che dava su un balcone dalle forme arrotondate: pensò che quello dovesse essere stato uno studio o una libreria dato che c'erano almeno tre scaffalature piene di volumi, alcuni sembravano anche abbastanza antichi e logori. Da un' ampia porta-balcone, anch'essa scricchiolante con tutto il peso dei suoi anni, si accedeva al terrazzo: non era molto grande, aveva un parapetto piuttosto basso, considerato che quella casa in passato doveva aver pullulato di bambini, era strano notare una dimenticanza simile. Da quell'altezza si vedeva in lontananza la piccola comunità con le sue case con giardino annesso che sembravano tutte diverse ma che d'inverno si sarebbero assomigliate l'una con l'altra a causa della neve che le avrebbe ricoperte; di fronte a lui si espandeva una distesa di soli alberi, una foresta che arrivava quasi fino alla linea d'orizzonte visibile. Era lì che erano diretti, lì che sarebbe successo. Già, ma cosa precisamente? Elva non si era ancora espressa in merito alla questione, né tantomeno aveva citato  seppur sommariamente in cosa consisteva ciò che erano andati a fare in quel luogo sperduto. 

Il giovane prese un lungo respiro, tanto profondo da sentire i propri polmoni pieni d'aria fino all'orlo: non sapeva cosa lo aspettava, né se ce l'avrebbe fatta. Era abbastanza forte? 

' Puoi fare qualunque cosa, koshechka '

Dimitri sentì come una voce farsi strada all'improvviso nella sua mente, era come se l'avesse udita proprio in quel momento: si voltò indietro per accertarsi se ci fosse qualcuno ma era solo. Eppure quella voce sembrava così vivida, vicina.. Pensò che fosse suggestione, una sorta di auto-convincimento che il suo organismo aveva messo in moto per sostenere quell'assurda situazione con cui era alle prese. Doveva calmarsi, respirare ancora e ancora finché il suo battito non avesse decelerato e le guance avessero smesso di pungere. Infondo sperava ancora che fosse solo tutto un grande, enorme scherzo, un errore, ma non lo era. Non lo era affatto, e questa consapevolezza forse era più preoccupante della faccenda stessa. 

Dimitri decise che era giunto il momento di chiamare la persona che più di tutti poteva far luce su tutta quella storia.

 

“Ciao mamma,”
“Dimitri, ma dove sei finito?”
“Devo parlarti"
"Sono sicura che qualunque cosa tu abbia da dire posso aspettare. Dove sei stato? Ti sto cercando da due giorni, non sei più tornato a casa. Stavo per chiamare la polizia”
"Non devi chiamare nessuno. Sto bene, sano con un pesce. Mamma, devi dirmi delle cose, vero? Delle cose che riguardano i sogni che ho fatto. Quando te ne ho provato a parlare hai cambiato argomento, E all'inizio non capivo perché, ma adesso sto cominciando a farmi un'idea e prego che non sia quella sbagliata”
“I sogni? Stai facendo degli incubi e te ne sei andato? Ma cosa sei un bambino?“
"Io non ti ho detto che me ne sono andato, come fai a saperlo?”
“Lo immagino. ”
“Certo, hai il dono della veggenza. Dimmi ciò che mi nascondi, perché lo so che c'è qualcosa che non mi hai detto ”
Allora la donna dall'altra parte del telefono sospirò, ormai messa alle strette, non aveva più il tempo di inventare una scusa e si disse che forse quello era il momento giusto. Forse.
“Dimitri, non c'è nulla che tu debba sapere. Nulla che ti riguardi”“
"Nulla che mi riguardi? Sono in un bosco e sto per fare chissà che cosa, non so cosa mi aspetta e tu hai ancora la capacità di mentire in questo modo? Se mia madre!"
"Appunto perché sono tua madre, non devi sapere niente”
“Allora c'è qualcosa…”
“È qualcosa che non ci riguarda più amore, non devi più preoccuparti. E chiunque sia la persona che ti abbia detto certe cose, non devi crederle. Sta solo cercando di manipolarti e forse c'è già riuscita. Devi subito tornare a casa dovunque tu ti trovi, torna qui e non dirlo a nessuno”
“Io non vado proprio da nessuna parte, ho trovato una persona che sembra avere a cuore la mia vita e ciò che mi aspetta. Perché non mi hai detto niente? Voglio solo sapere il motivo, voglio solo questo“
"Perché volevo proteggerti…” 

Disse la madre in tono sommesso, sconfitto:era come togliersi un enorme peso dalle spalle, una maschera, una maschera di cera che si stava sciogliendo lentamente.
“Io non sono come gli altri ragazzi della mia età, avrei perlomeno voluto sentirmelo dire da te che se mia madre. Se avessi davvero voluto proteggermi non mi avresti lasciato da solo, ignorante. Ti rendi conto che sono venuto a saperlo quasi per caso? E per cosa poi, per proteggere quale segreto? Era una cosa inevitabile, l'avrei scoperto comunque. Ma tu hai deciso di farmi affrontare tutto questo da solo. Per il mio bene.”
“Ti sbagli. Ho cercato di proteggerti dal momento in cui sei nato, non ho mai smesso di farlo ed è per questo che ti sto implorando di tornare a casa. Questa cosa si può sconfiggere non è irreversibile.”
“Non posso sfuggire da questo.. Lo dovresti sapere bene. In ogni caso, non è per incolparti che ti ho chiamata, o almeno non del tutto. Devi dirmi a proposito della Russia, della nostra famiglia lì. Le cose che non ricordo minimamente e il posto dove non mi hai mai portato. Devo saperne di più, devo sapere da dove vengo.”
“Ascoltami bene, tieniti più lontano possibile dalla Russia, non è mai stato il tuo posto e mai lo sarà." 

La voce della donna era astiosa, carica di rabbia condita di un qualche sentimento represso negli anni e tenuto nell'ombra.
"Mamma devi dirmelo! Devo sapere tutto ciò che sai, te lo sto chiedendo da figlio. Se potessi sfuggire a questa cosa lo farei, ma non posso ed è inutile che tu continui a dire il contrario”
“Tu non sei stato esposto. Dentro di te non ci può essere questa forza, non c'è alcun dovere, sei all'oscuro di tutto ciò che la nostra gente rappresenta e tramanda da generazioni. Non puoi conoscere cose che non hai mai visto, non è possibile.”

Allora, spazientito, il ragazzo strinse il telefono nella sua mano e digrignò leggermente i denti.

"Senti, ho appena sentito una voce presumibilmente nella mia testa, che mi diceva qualcosa d'incomprensibile in russo. Io neanche conosco il russo. Tu non hai mai voluto insegnarmelo. - fece un respiro profondo - Non so ancora bene come funzioni questa roba, ma ciò che ho visto è abbastanza convincente per farmi credere. Ci sarà stato qualche modo, qualche occasione in cui magari qualcosa mi ha fatto tornare alla mente qualcos'altro.. ”
“Non è possibile che ci sia tornato alla mente qualcosa se non hai mai visto nulla. Non sei mai stato a contatto con il villaggio” la donna si lasciò sfuggire questa piccola informazione, subito si morse il labbro.
“Villaggio? Dove si trova?”
“Non ha importanza. Il punto è che è semplicemente impossibile. Tu sei puro, non sei stato plasmato dalle credenze”

"Tu sì però." 

Per un attimo la comunicazione s'interruppe. Dimitri non aveva tutti i torti.
“Vorrei che avessi ragione mamma, ma non è così. Quindi se non vorrai aiutarmi, come sto notando, non aspettarti che io torni a casa o che senta la tua voce di nuovo.”
“Ti faranno del male”
“Farmi del male!! Al momento, quella che più può nuocermi, sei tu. Non posso semplicemente sfuggire. Mi hai lasciato da solo e questo per me equivale quasi ad essere stato abbandonato. Ma tranquilla, scoprirò da me tutto ciò che mi serve, e non ci sarà più bisogno di interpellarti.”


Dimitri terminò bruscamente la telefonata. Sapeva che probabilmente l'aveva ferita, forse più del necessario, ma da parte sua in questo momento non provava che rabbia verso di lei. Chiuderle in faccia il telefono era stato anche un modo per assistere ad una sua reazione, semmai ce ne fosse stata una. Non era stata d'aiuto, ma forse da quell'aria pesante che tirava sul loro rapporto, se ne poteva ricavare qualcosa di buono. Forse. 

 

Elva arrivò con tutto ciò che aveva promesso e molto altro: era passata in una piccola boutique e aveva preso alcuni vestiti per avere almeno qualche cambio da indossare. Erano tutti indumenti comodi, felpe e maglioni e dei jeans pesanti adatti alla temperatura. Era convinta che nello scantinato dovevano ancora esserci degli scarponi di varie misure e stivali di gomma, nel caso fossero serviti. Dimitri aiutò a sistemare nella dispensa i vari articoli alimentari mentre la ragazza liberava gli altri oggetti dai rispettivi involucri. Quando finirono di sistemare e dare una ripulita di sfuggita al salotto, camera dove sicuramente avrebbero passato la maggior parte del tempo, era oramai pomeriggio inoltrato e si prepararono dei sandwich veloci prima di trovare un po' di riposo sui vecchi divani. Data la stanchezza il sonno non tardò ad arrivare: Elva fu la prima a svegliarsi, in qualche modo riusciva a reggere abbastanza bene anche se con poche ore di sonno alle spalle. Si alzò dal divano e si strinse subito nelle braccia per scaldarsi un po'; si voltò verso il ragazzo che stava ancora dormendo alla sua sinistra e si avvicinò per rimboccargli la coperta. Odorava di nuovo, e come tutte le cose nuove era soffice e liscio, non c'erano pallini: spostò l'attenzione sul respiro regolare di Dimitri, lo sterno che alternava movimenti verso l'alto e il basso, l'espressione tranquilla, i tratti rilassati e morbidi. Pensò che forse non stesse sognando cose raccapriccianti stavolta, forse i mostri gli avevano concesso una tregua. 

Era strano il modo in cui si fossero incrociati, quasi per sbaglio. Si rese conto che nonostante si definisse alquanto introversa, durante il lungo viaggio era stata quasi esclusivamente lei a parlare di sé, lui non aveva detto molto. Si ripromise di fare qualche passo avanti e non lasciare a lui il monopolio delle domande. 



Note:

La parola in russo è un nomignolo affettivo ed equivale al nostro "tesoro". 
Non credo che a Inari, e in generale in Finlandia, ci siano abitazioni del genere, non sarebbero funzionali. L'idea della casa immaginata comunque, è molto vicina a quella che si può vedere nell'immagine di copertina. 

Non aggiorno da un'eternità, ma spero che il capitolo piaccia. 

Ho pubblicato la storia qui inizialmente perchè volevo capire se il soggetto potesse interessare e coinvolgere. Spero che qualcuno lasci le sue impressioni.
Ringrazio ad ogni modo tutti quelli che perdono il loro tempo.

  
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