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Autore: belle_delamb    27/11/2016    4 recensioni
Ecco una raccolta di storie su quanto possa essere oscuro l’amore, soprattutto se interviene la magia. Fate innamorate di mortali, ragazze tanto gelose da uccidere, scienziati desiderosi di creare la moglie perfetta, antiche maledizioni, uomini dei sogni oppure usciti da un qualche libro e tanto altro.
Partecipa al Challenge: Mal d’amore challenge
Genere: Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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La musica mi rimbombava nelle orecchie assordante. Avevo la nausea e una gran voglia di provare le mosse di karatè che avevo imparato da bambina, in una calda e noiosa estate. James ballava tranquillamente con l’altra tenendola un po’ troppo stretta, quasi per timore che gli sfuggisse. E pensare che fino a un settimana prima quella che veniva tenuta in quel modo ero io. La nuova fiamma, una biondina alta appena un metro e un tappo, mi lanciò uno sguardo sprezzante e potei quasi giurare che mi avesse fatto anche la linguaccia, la mocciosa. Mi voltai e andai al bar, desiderosa di prendere qualcosa da bere. Quel triangolo amoroso mi rendeva tremendamente nervosa. Mi accasciai su uno sgabello e ordinai, quindi pensai a quello che potevo fare. Lei si chiamava Stephanie Orange e aveva iniziato a prestare interesse per James quando aveva saputo che si era fidanzato. Bassa e decisamente poco seria, ma questo a quale uomo importa? Sospirai. Beh, era stato bello stare con James, anche se per poco, essere il suo raggio di sole, ricevere i suoi messaggi pieni di parole dolci, quasi troppo per una come me. Ora era tutto per quell’altra.
-Il posto è libero?-
Voltai la testa e vidi un’anziana signora avvolta in un pesante scialle nonostante il caldo del locale. Strano che si trovasse in un posto del genere con tutto quel fracasso. –Certo, si sieda pure-
-Grazie, cara, sei proprio una dolce fanciulla- si arrampicò sullo sgabello con un’agilità incredibile per una donna di quell’età.
-Grazie- mormorai.
-Ma hai una faccia così infelice, perché una ragazza così bella non dovrebbe essere felice?-
Mi sforzai di sorridere. –Non ho nulla-
-Non puoi mentirmi, ho visto troppe cose in questa vita perché mi si possa mentire … un problema di cuore, giusto?-
Annuii. Non era così difficile da capire dopotutto.
-Una terza incomoda, forse?-
-Proprio così-
-Mi spiace molto- disse con voce che mi parve davvero triste.
-Non ha importanza- mentii, ma sentivo gli occhi che mi bruciavano, ben presto sarebbero scese le lacrime, lo sapevo.
-Io posso aiutarti-
-Come?- chiesi sorpresa e un po’ curiosa.
L’anziana sorrise e frugò un attimo in borsa per tirare fuori un medaglione a forma di piramide. –Prendi questo, è un amuleto che potrà realizzare qualsiasi tuo desiderio-
Sorrisi e, scettica, lo presi in mano. Subito fui scossa da un brivido. Seppur all’apparenza metallico l’oggetto in realtà era caldo.
-Devi stringerlo forte, appoggiartelo sul cuore e pensare a ciò che vuoi, ma attenta, lo puoi usare solamente nella notte di Valpurga [1], altrimenti le conseguenze saranno molto gravi-
-Notte di cosa?-
-Valpurga- sorrise, mostrando dei denti rovinati e distanziati tra loro –è il 30 aprile, questa notte-
-Quindi devo usarlo ora?-
-Esatto- scese dallo sgabello –e sii prudente, formula bene il desiderio, basta una parola sbagliata perché tutto finisca molto male-
Quella frase m’inquietò. Osservai la vecchietta allontanarsi, passo dopo passo, per poi sparire oltre la porta del locale. Ancora una volta mi chiesi cosa ci facesse lì. Una risata però mi riportò subito alla realtà. Girai la testa appena in tempo per vedere James che prendeva in braccio la terza incomoda. Fissai l’amuleto e lo strinsi a me con rabbia. Perché non provare? Espressi il desiderio in un sussurro.
-Voglio che Stephanie Orange sparisca dalla mia vita per sempre- più chiaro di così cosa dovevo dire? Improvvisamente la piramide s’illuminò di rosso. Sobbalzai, sorpresa e spaventata. L’amuleto tremò alcuni secondi poi si fermò. Restai immobile aspettando chissà cosa. Non successe nulla. Scossi la testa, ma cos’avevo in mente per credere a una cosa simile? Infilai l’amuleto in borsa e mi godetti il resto di quell’orrenda serata.

La mattina successiva mi svegliai tardi e con una forte emicrania. Scesi dal letto e m’infilai sotto la doccia sperando di riprendermi dalla serata precedente. James aveva avuto il buon gusto di riaccompagnarmi a casa, ma non speravo che ci sarebbe stato un proseguo della nostra storia. Uscii dalla doccia senza che sostanzialmente fosse cambiato nulla da prima. Feci colazione, quindi accesi il cellulare. Subito mi salutò un tintinnio. Era arrivato un messaggio? Lo presi e vidi che era di James. Mi diceva che Stephanie aveva avuto un grave incidente tornando a casa la sera precedente e che era morta sul colpo. Lasciai cadere il cellulare sul tavolo e fissai il vuoto. La vecchietta aveva ragione, il mio desiderio era stato esaudito anche se non esattamente nel modo in cui lo avevo espresso. Mi sedetti e iniziai a pensare alle possibili conseguenze. Essere arrestata? Perché mai? Non l’avevo certo uccisa io, non fisicamente almeno, né le avevo adulterato la bevanda o altro. Ma ero veramente priva di colpe? Ispirai a fondo e cercai di calmarmi, quindi risposi a James con le dita che mi tremavano. Nel messaggio esprimevo tutto il mio dispiacere per quella morte anche se non ne provavo nessuno. Dopodiché andai in camera mia, presi l’amuleto dalla borsa e lo nascosi in fondo al mio armadio, decisa a sbarazzarmene il prima possibile, come se si trattasse davvero della prova di un omicidio.

Il funerale di Stephanie fu decisamente ipocrita. Nessuno l’aveva sopportata in vita, ma in morte tutti diventano bravi e così io fui la prima a dolermi per quella scomparsa precoce. James, al mio fianco, sembrava il meno dispiaciuto, come se di quella ragazza gli fosse importato poco fin da principio. Questo, non posso negarlo, mi fece piacere, anche se non potei fare a meno di chiedermi come avrebbe reagito se ci fossi stata io al posto di Stephanie. Ma con me era stato vero amore, l’avevano detto tutti. Mi attaccai al suo braccio e lui mi sorrise.
-Non mi piacciono i funerali- commentò –che ne dici di andare a prendere qualcosa al bar?-
Annuii, persa nei miei pensieri. Non potevo infatti fare a meno di pensare all’amuleto. Forse era stata tutta una coincidenza. Sì, doveva essere andata proprio così.

I giorni successivi proseguirono rapidamente e riuscii anche a dimenticarmi per qualche ora dell’amuleto e di quello che era successo. James, dal canto suo, si comportò come un fidanzato modello, dedicandomi interi pomeriggi di passeggiate, risate e chiacchiere. Proprio in quelle occasioni ricordai cosa mi era piaciuto di lui e ciò che mi aveva spinta ad accettare la sua proposta di fidanzamento, nonostante sapessi bene che era stato più volte coinvolto in triangoli amorosi.
-Ti ho trascurata in questo ultimo periodo, ti prometto che non succederà più- disse una di quelle volte, tenendomi stretta sulle sue ginocchia –ho anche in mente una cosa per farmi perdonare- aggiunse, dandomi una carezza sulla guancia.
-Niente pattinaggio sul ghiaccio, lo scorso anno sono caduta-
Lui rise. –No, pensavo a un weekend in montagna, solo noi due, i miei dovrebbero andare a Londra per affari la prossima settimana, che ne diresti se ne approfittassimo per recarci alla baita?- Sorrisi. Con baita James intendeva la sua casa in montagna. Non mi aveva mai invitata là.
-Allora? Ti piacerebbe venire?-
-Non so- mormorai –forse è un po’ presto, stiamo insieme solo da un mese-
-Su, ci conosciamo da due mesi-
Mi mordicchiai le labbra. –Ho solo bisogno di un altro po’ di tempo- mormorai.
-Ho capito, non ne parliamo più allora-

Due giorni dopo James mi annunciò che non avrebbe rinunciato al weekend sulla neve e che non ci sarebbe neppure andato da solo.
-Combinazione vuole che anche Margaret si trovi sola nella sua casa- mi disse durante la nostra ultima uscita.
Venne così fuori che Margaret era figlia di amici dei suoi genitori. Una ragazza d’oro, la definiva la madre del mio fidanzato. Neanche a dirlo che a me già non piaceva.
-Non mi sembra il caso- iniziai, ma lui m’interruppe subito.
-Non iniziare con la tua gelosia, io e Margaret siamo stati più che amici, ma adesso siamo appena conoscenti-
E come poteva rassicurarmi con quelle parole? Tutt’oggi penso che lui volesse provocare la mia gelosia e che la colpa di ciò che successe dopo non fu del tutto mia.
-Promettimi almeno che ti farai sentire- dissi.
-Certo- e mi baciò.

Partì il giorno seguente e non rispose né alle mie chiamate né ai miei messaggi. Inutile dire che la rabbia prese il sopravvento. Mi tormentai tutto il sabato e chiamai tutte le persone di cui avevo il numero per organizzare un’uscita nel tentativo di dimenticare ciò che stava succedendo. Alla fine l’unica ad accettare fu la mia compagna di università, Julie. C’incontrammo in un bar in centro verso il tardo pomeriggio per un aperitivo.
-Mi dispiace che tra te e James le cose non funzionino- mi disse quando mi fui sfogata, bisognosa di confidarmi con qualcuno.
Tutto qua? Nessun consiglio? Tornai a casa più infuriata che mai e presi immediatamente l’amuleto. Ci avevo pensato a fondo, ma non vedevo nessun’altra soluzione attuabile in breve tempo. Ricordavo bene l’avvertimento che mi aveva dato l’anziana signora, ma in fondo la prima volta aveva funzionato benissimo, perché la cosa non doveva ripetersi? Strinsi a me la piramide ed espressi il desiderio.
-Voglio che James sia solo mio-
Di nuovo la luce nell’amuleto. Più rilassata mi rifugiai nel letto e mi addormentai subito, certa che il giorno seguente mi avrebbe portato delle buone notizie.

Fui svegliata da una strana sensazione, come se ci fosse qualcuno fermo nella mia stanza intento a fissarmi. Sbattei le palpebre ma la mia camera era vuota e fuori era ancora buio. Mi rigirai di lato e richiusi gli occhi, certa che fosse una conseguenza della tensione accumulata il giorno prima. Effettivamente la sensazione parve momentaneamente sparire, per cui mi concentrai sul sonno e mi riaddormentai. Sognai qualcosa di confuso, bianco e gelido al tatto. Mi ritrovai in un luogo buio e senza nessuna speranza di uscirne.

Quando finalmente mi svegliai era tarda mattina. Mi alzai, stiracchiandomi e m’infilai sotto la doccia. L’acqua tiepida allontanò il freddo del sogno. E poi ebbi di nuovo la sensazione che ci fosse qualcuno oltre la tenda della doccia, qualcuno intento a fissarmi. Non riuscii a resistere alla tentazione di tirarla di lato e guardare oltre. Nulla, solamente il lavandino e la lavatrice. Ero troppo nervosa, dovevo darmi una calmata altrimenti mi sarebbe venuto un infarto. Andai in cucina ma non riuscii quasi a toccare cibo nonostante mia madre mi avesse preparato delle crepes ripiene di cioccolato, il mio piatto preferito. Infine accesi il cellulare e restai in attesa che James mi chiamasse per annunciarmi una disgrazia. Non successe niente. Forse se non veniva usato nella notte di Valpurga l’amuleto non aveva nessun problema. Fu solo poco prima di pranzo che mio padre mi chiamò con voce preoccupata.
- Mary, vieni qua-
Lo raggiunsi chiedendomi cosa potesse volere. E quando giunsi in soggiorno vidi la televisione accesa e la foto di James al centro dello schermo. La voce di una giovane giornalista diceva che James Kirk era morto quella mattina presto, travolto da una valanga. Barcollai e mi appoggiai allo stipite della porta, incapace di fare qualsiasi cosa. Era solo, continuava la giornalista. Nessuna amica di famiglia gli stava facendo compagnia quando era morto. Mi aveva mentito, forse voleva solo provocarmi.
- Mary – mi chiamò mio padre –tesoro, siediti- e mi aiutò ad accomodarmi su una sedia.
-Io non volevo- mormorai –non volevo-
-Non è colpa tua- disse mio padre.
Mia madre entrò rapida nella stanza e non appena vide la foto di James al telegiornale spense la televisione. Io scoppiai in lacrime.

Mi calmai solo dopo parecchio tempo e mia madre decise che la cosa migliore da fare era uscire a fare una passeggiata, magari andare a prendere qualcosa di carino al centro commerciale. Io acconsentii, non sapendo cos’altro fare. Uscii dal portone a braccetto con mia madre. Proprio di fronte a casa mia, dall’altro lato della strada, mi parve di vedere qualcosa. Sbattei le palpebre, incredula. Riconobbi subito quel viso rotondo, quei capelli neri, quel corpo snello. James. No, non poteva essere lui, James era morto. Una macchina passò tra me e la visione coprendola. Quando potei di nuovo vedere non c’era nessuno. Forse mi ero sbagliata. Seguii i miei genitori ed entrai in macchina. E proprio mentre l’auto stava partendo lo rividi, pallido che mi fissava con sguardo da far ghiacciare il sangue nelle vene. In quegli occhi non c’era la minima traccia d’amore.

Nei giorni seguenti rividi più volte il mio defunto fidanzato. In fondo all’aula dell’università, nelle strade che percorrevo, in palestra, ovunque. Avevo inoltre la perenne sensazione che i suoi occhi fossero fissi su di me anche quando non lo vedevo. E poi lo sognavo ogni notte.
-Sarò per sempre tuo, nulla potrà dividerci- mi sussurrava e io piangevo, stretta nell’angoscia e non sapendo che soluzione trovare.
-Perché piangi, piccola? Dicevi sempre di amarmi, ora non provi più nulla?- chiedeva e mi stringeva a sé in una morsa priva di vie d’uscita che mi toglieva il respiro.
E a volte nei sogni c’era anche Stephanie. Se ne stava stretta a James, come se il triangolo amoroso che aveva dato inizio a quella storia non fosse mai finito. Io, lui e l’altra.
Una volta Stephanie mi colpì con violenza graffiandomi la guancia. Quando la mattina seguente mi svegliai vidi quattro righe rosse percorrermi la pelle. Fu in quel momento che compresi che dovevo fare qualcosa.

La prima cosa che tentai fu cercare la donna che mi aveva dato l’amuleto. Mi recai così al locale dove l’avevo incontrata e chiesi al barista.
-Mi ricordo di quella donna- mi disse –non l’avevo mai vista prima, non mi sembrava proprio il tipo che frequenta posti come questi-
Aveva ragione. –Sai qualcosa che possa aiutarmi a trovarla? Ho una cosa che le appartiene e voglio restituirgliela-
-Non l’ho più vista, ma se vuoi le riferirò il messaggio qualora dovessi rivederla-
-Grazie- mormorai. Uscii di lì e me ne tornai in casa. In seguito feci altre ricerche, nulla che mi portasse a una qualche soluzione.

Avevo perso completamente le speranze quando ieri mattina mentre andavo all’università ho rivisto la donna che mi ha dato l’amuleto. Sembrava proprio che mi stesse aspettando, ferma dinnanzi al cancello della mia facoltà. Guardandola alla luce del sole sembrava meno vecchia, con solo qualche piccola ruga sotto gli occhi.
-L’ho cercata molto- esordii fermandomi di fronte a lei.
Lei scosse la testa. –Mi hai delusa molto, piccola, io ti ho consegnato quell’amuleto perché tu mi ricordavi una persona a me molto cara che si ritrovò coinvolta in un amore a tre e che da ciò fu uccisa-
-Io ho sbagliato, ma ora non so cosa fare, la prego, mi aiuti- sentivo le lacrime spingere per uscire.
-Non si può più fare nulla, bambina, ti ho detto di usare l’amuleto nella notte di Valpurga perché è l’unico momento in cui la magia può essere attuata senza che l’anima del defunto resti impigliato al suo assassino-
-Io ho paura- sussurrai.
-Lo so, ma ora non puoi far altro che soddisfare la sua voglia, altrimenti lui ti perseguiterà per sempre- detto ciò se n’è andata, lasciandomi sola sotto il cielo plumbeo.

Ho scritto queste parole nel vano tentativo di lasciare una mia testimonianza. So che lui presto verrà a prendermi, so che non ci sarà possibilità di salvezza. Ieri notte me l’ha detto chiaramente.
-Ti porterò via con me, Mary, non temere, staremo insieme per il resto dell’eternità e non dovrai mai più temere che qualcosa ci divida, mai più-
E io ho paura, molta paura.

Morte misteriosa
Questa mattina la ventunenne Mary Stuart è stata trovata priva di vita nel proprio letto. La causa del decesso è al momento sconosciuta. Pochi giorni prima era morto il suo ragazzo in un incidente sugli scii. Vi terremo informati sull’evolversi di questa storia.

Note:
Questo racconto partecipa al challenge Mal d’amore challenge!, il tipo d’amore è il triangolo amoroso
[1] Notte di Valpurga: notte tra il 30 aprile e il primo maggio era festeggiata dai Celti ed era considerata come il momento d’arrivo della primavera.
   
 
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