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Autore: _Alexis J Frost_    27/11/2016    2 recensioni
{HijiGin}
Due baragaki che sorprendentemente possono comprendersi tra sfuriate e minacce. Uniti in un diverso talmente identico da far risultare una casualità, un bizzarro evento programmato dal destino
I rovi inaspettatamente vengono attorcigliati tra loro, il due viene trasformato in un singolo. Lo scenario si fonde.
Gli opposti tra loro si attraggono; i simili tra loro si cercano.
La loro altro non è che un'unione perfetta.
Così opposti da attrarsi. Così simili da cercarsi.
Persino il filo rosso aveva deciso di non stringerli. Un legame composto da spine è più forte per le anime graffiate dal dolore. Quel filo avrebbe solo causato la risata dei rovi.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Gintoki Sakata, Toushiro Hijikata
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Vi sono anime aggrovigliate da rovi pungenti. Bisogna prestare attenzione con loro, camminare in punta di piedi e avvicinarsi cautamente se non si vuole essere punti.
Oggetti delicati da trattare con cura ma di cui non va dimenticata la furia, la forza d'animo che trascende il dolore passato.
Baragaki.
Questo è il nome delle anime ferite protette da spine. Il nome di coloro che hanno imparato a trarre forza dalle debolezze, a camminare a testa alta senza versar più neanche una singola lacrima.
Baragaki.
Ricercano la solitudine, convinti di non meritare altro se non guerre, ferite sanguinanti che presto diverranno cicatrici. Le spine che mostrano i vividi marchi sul corpo di cui essenza proteggono.
Ciononostante, persino i rovi più fitti possono allentarsi e mostrare quel che al mondo viene celato. Se maneggiate con attenzione, le spine non procureranno ferita alcuna e aperta sarà la porta che all'animo conduce.
C'è chi è riuscito a farlo.
C'è chi non ha avuto bisogno di accortezza ma questo...questo può reputarsi diverso.
E' l'esempio di due baragaki incontratosi per caso. Due baragaki che sorprendentemente possono comprendersi tra sfuriate e minacce. Uniti in un diverso talmente identico da far risultare una casualità, un bizzarro evento programmato dal destino
I rovi inaspettatamente vengono attorcigliati tra loro, il due viene trasformato in un singolo. Lo scenario si fonde.
Gli opposti tra loro si attraggono; i simili tra loro si cercano.
La loro altro non è che un'unione perfetta.
Così opposti da attrarsi. Così simili da cercarsi.
Persino il filo rosso aveva deciso di non stringerli. Un legame composto da spine è più forte per le anime graffiate dal dolore. Quel filo avrebbe solo causato la risata dei rovi.
Con la schiena l'uno contro l'altro, i respiri affannati scandivano un tempo impreciso. Gocce rosse abbandonavano le lame tinte di cremisi, infrangendosi sul terreno.
Corpi riversati l'uno sull'altro si stagliavano in un raccapricciante scenario dinnanzi i loro occhi. Del terreno sottostante non si era salvato che un delicato fiore, improprio vicino a delle labbra che già avevano esalato l'ultimo respiro.
Loro, però, non sembravano farvi caso. Gli occhi dei demoni svegliati dai loro temporanei riposi, non erano in grado di scorgere qualcosa di tanto piccolo.
Il bianco era abituato alla vista della morte.
Il nero aveva persino smesso di farvi caso.
Quando i fendenti si ripetevano seguendo il tempo di un tragico requiem, non vi era spazio per altro se non la battaglia. L'ultima nota veniva suonata quando non vi erano più uomini da abbattere, riecheggiante nella desolazione di una tomba fatta di terra, in cui le spade si fondono con il sangue fino a perder le loro tonalità argentate.
«E' finita.» Hijikata pronunciò quelle parole quasi come una liberazione.
«E' finita.» Ripetè Gintoki.
Insieme si abbandonarono sul terreno, seduti ancora con le proprie schiene aderite l'una all'altra. Gli occhi di entrambi si socchiusero, sia per la stanchezza che per i tentativi di riordinare le idee confuse, come sempre erano quando Il demoniaco vicecomandante e lo Shiroyasha eliminavano quel che di umano restava nei loro cuori.
«Cosa ci facevi tu qui?»
Gintoki accennò un sorriso. Sapeva sarebbe giunta quella domanda. «Da quando devo darti conto di dove sono o non sono?»
Hijikata prese il proprio pacchetto di sigarette. Solo due ne erano rimaste e si affrettò ad estrarne una ed accenderla.
 Parlò solo dopo averne aspirato il primo tiro.
«Solo tre persone avrebbero potuto immaginare dove io fossi. Tu non eri tra queste.»
L'accendino venne riposto all'interno del pacchetto e silenziosamente porto all'altro uomo. Un gesto inusuale per il vicecomandante dai capelli corvini che non condivideva con nessuno le sigarette rimaste e non tendeva a fumare in compagnia di qualcun altro, come se fossero amici e non due semplici conoscenti, diventati compagni di battaglia per mera casualità.
Un tale pensiero lo avrebbe fatto ridere di gusto non molto tempo addietro. Da sempre aveva affermato di non sopportare neanche la vista del tuttofare dalla permanente naturale, di star aspettando con fremito il momento in cui lo avrebbe arrestato. Tutt'ora le medesime parole uscivano dalla sua bocca ed il loro modo di litigare ad ogni incontro non era mutato; continuavano, come per abitudine, ad urlarsi contro, la routine non veniva in alcun modo fermata.
Eppure entrambi sapevano che qualcosa fosse inaspettatamente mutato. Avvenne a loro insaputa, di soppiatto alle loro stesse intenzioni.
Dopo aver combattuto insieme una volta, l'evento poteva esser messo da parte come una trascurabile eccezione. Ma, quando le battaglie tra loro si susseguivano e le spade, insieme, combattevano come se da sempre fossero destinate a coordinarsi e spalleggiarsi, il dubbio cominciava a nascere. Bussava ripetutamente, ricercava una risposta che nessuno dei due avrebbe voluto dare.
Cos'erano, loro due, in realtà?
«Ho le mie fonti.» Rispose prontamente Gintoki. Afferrò quel pacchetto e null'altro disse. Il gesto era stato tacito e così il suo ringraziamento, mostrato a modo suo, con la semplice accensione di quell'ultima sigaretta.
Hijikata immaginava sarebbe stata quella la risposta. Tanto bene aveva imparato a conoscerlo da sapere cosa avrebbe potuto dire.
Ironico pensare che, a ruoli invertiti, lui avrebbe risposto allo stesso, identico modo.
«Cambierò domanda: perchè sei qui?»
«Non ho richiesto un interrogatorio, poliziotto.» Ribattè Gintoki.
«Non significa che io non possa fartelo.»
Le folate di vento improvvisamente aumentarono, le foglie sembrarono danzare in quel malinconico cielo grigio. Chissà dove sarebbero andate, per quanto ancora quella danza sarebbe durata.
Nel silenzio, solo la natura generava rumori. Lo fece per il tempo necessario affinché gli uomini tornassero a parlare e allora, solo allora, tornò ad essere una semplice colonna sonora umile abbastanza da accettare un ruolo di sfondo.
«Per rinfacciarti quanto tu sia stupido.» Disse Gintoki. «Venire qui a combattere da solo per non mettere in pericolo chi ti sta vicino. Il tuo cervello è messo molto peggio di quanto potessi immaginare.»
Hijikata nascose un sorriso divertito. «Parli proprio tu che avresti fatto lo stesso. Sei peggiore di me nel rimproverarmi per qualcosa che tu fai di continuo.»
«Siamo ancor peggiori nell'aver comunque combattuto da soli.»
«Forse questo potrei concedertelo ma ciò non toglie che tu sia più idiota di me.»
Gintoki alzò lo sguardo verso la nuvola di fumo. Si soffermò a osservarla svanire piano piano, dissipare via con l'aria stessa. «Ora non diciamo cazzate. Lo sanno tutti che hai la maionese nel cervello.»
«Meglio del non avere nulla se non una permanente messa lì a caso!»
Gintoki sbuffò. Non seppe neanche lui come fosse riuscito a trattenersi dal dare a quell'uomo un pugno in faccia. Probabilmente si trattava solo delle forze perdute durante il combattimento.
Se qualcuno avesse mai chiesto, avrebbe detto di esser così pigro da non voler neanche sprecare tempo con qualcuno di così impossibile ed ottuso. Sarebbe stata plausibile.
«Finiamola qui. Non ho voglia di sprecar voce proprio con te. Ti basti sapere che dopo questa hai una favore da rendermi. Anzi, sai che ti dico? Basta che non incroci la mia stessa strada e possiamo chiudere qui il discorso. » Con un po' di fatica si alzò; la cicca di sigaretta venne gettata e spenta. L'accendino e il pacchetto vuoto vennero invece restituiti.
«Come se non sapessi che accadrà ancora.» Hijikata sospirò. «Devo aver fatto qualcosa di così sbagliato da avere te come punizione, non vi è altra spiegazione. Forse non ci vedremo per un po' ma arriverà un'altra battaglia e chissà che non sarò io a salvare a te il culo e a darti dell'idiota quando avrei fatto lo stesso.»
Facendo leva sulla spada, si alzò anche lui. La ferita alla gamba destra bruciava ma era sicuro di poterla sopportare fino all'arrivo in base.
«Baragaki: le anime avvolte dai rovi. Le anime dei randagi, dei solitari e i rinnegati. Per qualche strano scherzo del destino, sembra che i miei rovi siano ormai legati ai tuoi.»
I loro sguardi s'incrociarono e sembrò quasi che stessero avendo una conversazione silenziosa.
Parole che solo loro avrebbero compreso, forse in un futuro ormai prossimo.
Gintoki nascose un sorriso quando diede all'altro le spalle. Alzò una mano in gesto di saluto e cominciò ad avanzare, un po' zoppicando, un po' trascinandosi. Rinnegare parole in cui anche lui credeva, di cui non ne metteva in discussione la veridicità, sarebbe apparso ridicolo.
«Vorrà dire che a quel punto non solo mi permetterò di sprecare il fiato ma ti ritroverai anche con un occhio nero quando mi darai dell'idiota. Sarà divertente rovinare la faccia al bel tenebroso della Shinsengumi.»
Persino Hijikata si permise di accennare un sorriso ora che sapeva di non essere guardato. Le labbra si erano curvate spontaneamente e non ebbe neanche il tempo di sorprendersene da solo. «Non ci contare, yorozuya. Potrebbe essere la volta buona che strapperò ogni singolo capello da quella testa vuota.»
La domanda riecheggiò ancora una volta. Nessuno dei due volle risponderle.
Cos'erano, loro due?
Baragaki.
Non vi era altro da dire. Niente da aggiungere.
Non erano altro che due uomini sempre pronti a scontrarsi.
Non erano altro che due uomini che insieme sapevano essere la più letale delle armi.
Non erano che rovi tra loro aggrovigliati in una tacita promessa di cui fingevano di non conoscerne l'esistenza.

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Angolo dell'autrice.
La mia prima HijiGin <3 
Grazie ad una persona ( <3 ) sono passata al alto oscuro di Gintama e devo dire di non pentirmene minimamente. Che dire, dovevo assolutamente scriverci qualcosa soprattutto sui miei preferiti che, ovviamente, sono anche la mia otp. 
Alla prossima e ringrazio chiunque leggerà questa fic ** 
  
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