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Autore: iQuit    27/11/2016    0 recensioni
Queen Cobra, luogotenente dei Black Saints, flagello dell'umanità, sta per scoprire qualcosa di sconvolgente su sè stessa e sulla propria natura, qualcosa che cambierà il destino suo e dell'organizzazione a cui appartiene.
Parodia affezionata del genere tokusatsu/super sentai.
N.B. la storia è completa e in fase di rilettura/correzione, se vi interessa aiutare si cercano beta readers.
Genere: Drammatico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Non poteva andare tutto bene, per una volta? Il piano era semplice e non violento: modificare gli altoparlanti del centro commerciale per emanare un'onda ultrasonica in grado di assoggettare lentamente le persone al suo interno e farli sottoscrivere ad un servizio inesistente tramite il quale avrebbero donato loro tutto ciò che possedevano – niente di sospetto, nessun morto, nessun ferito, nessuna violenza, solo centinaia di milioni di yen che sarebbero fluiti nelle tasche dei Black Saints. Bruscolini, certo, ma era pur sempre il compito che le aveva affidato il Consiglio, e lo avrebbe portato a termine.
Ma se la situazione era questa, perché lei e la sua squadra di Corallo stavano, per l'ennesima volta, combattendo contro i membri della Excaforce?
Queen Cobra sospirò, o almeno le sarebbe piaciuto averne tempo, impegnata com'era a schivare i colpi di lancia di ExcaBlue. La lama le passò ad un centimetro dalla testa, sfiorandole il capo ma strappandole via l'hoodie che stava usando per nascondere il proprio volto. L'elmetto che la proteggeva venne così allo scoperto, quel casco color verde smeraldo rassomigliante al serpente che le dava il nome, che le permetteva di vedersi attorno nonostante i suoi occhi ne fossero incapaci e che copriva interamente la sua testa, lasciando scoperte soltanto il mento ed un paio di labbra scarlatte.
-Questa volta sei nostra, Queen Snake!- le intimò il suo avversario dalla tuta blu, la voce attutita dall'elmetto, scattando all'indietro e portandosi a distanza ideale per la sua naginata.
-Queen Cobra.- replicò, strappandosi di dosso il resto dei vestiti rivelando un body dello stesso colore del suo elmo coperto da una leggera armatura in cuoio, guanti artigliati, leggings squamati, stivali sopra il ginocchio -Continui a chiamarmi così solo per farmi arrabbiare, vero Blue?-
-Dopotutto siamo tra vecchi nemici, no? E poi sinceramente non credo che si ricordi il tuo nome, sai com'è, è un po' distratto. - ribatté un'altra figura maschile dalla tuta rossa, entrando nel suo campo visivo impugnando una spada in posizione di guardia.
ExcaRed ed ExcaBlue... davvero, da quanto li conosceva? Erano nemici da anni, conosceva a memoria le loro strategie, le loro tattiche e le loro armi, ma nonostante avesse cercato con tutti i suoi mezzi di scoprire le loro vere identità si era sempre trovata davanti ad un muro.
Fece per rispondere, ma fu aggredita dalla sensazione che mancasse qualcosa. Alzò istintivamente la mano sinistra e afferrò l'avambraccio di ExcaYellow, che come al solito la attaccava alle spalle cercando di infilarle un sai nel collo, e con un movimento deciso la sbatté contro lo scaffale dei latticini.
Mentre la vedeva alzarsi in preda al panico e disporsi tra i suoi due compagni in una formazione a triangolo, se lo confermò: conosceva davvero i suoi avversari a memoria.
Ma la sensazione di incompletezza continuò... fino a che non sentì qualcosa strisciarle addosso su per la gamba e disporsi sulle sue spalle.
Non dovette neanche girarsi a controllare che fosse Agni, il suo fedele cobra da compagnia - quel serpente era per lei come un altro paio di occhi. Letteralmente, a dire la verità - ma preferiva che nessuno dei suoi nemici sapesse di questa sua capacità, per evitare di giocarsi un vantaggio in combattimento.
Il suo alleato era seguito dalla sua squadra di supporto, un gruppo di quattro persone, due giovani uomini e due ragazze, anch'essi dal volto coperto, vestiti con una tuta monopezzo di colore rosso e da un'armatura simile alla sua, anche loro pronti al combattimento impugnando dei fucili d'assalto. I suoi Serpenti Corallo, l'esercito personale che la seguiva in ogni sua sortita.
Queen Cobra accarezzò la testa del suo serpente, e finalmente parlò, con una voce più onesta del solito.
-Dobbiamo proprio farlo? Tanto finirà come sempre, Blue e Yellow riempiranno di botte i miei sottoposti mentre Red mi tiene impegnata, e...-
-I tuoi Serpenti Corallo?- la aggredì la ragazza dietro l'elmo di ExcaYellow, anche lei con una voce attutita.-Lo sai quanto noi che sono persone prive di volontà a cui hai lavato il cervello!-
-E preferirei che la cosa rimanesse tale.- replicò, con voce seccata.-Avete idea di quanto ci voglia a trovare qualcuno da ipnotizzare? Tu nei sai qualcosa, vero, Aika?
Il ghigno di Queen Cobra era talmente affilato che, nel centro commerciale ormai deserto, era quasi possibile sentirlo tagliare l'aria. I suoi avversari, per niente intimiditi, mantenevano la postura di combattimento, mentre i Corallo si disponevano in formazione attorno alla loro leader.
-Sapete che vi dico? Me ne vado e basta, tanto mi avete impedito di mettere in atto il mio piano nefasto e, se devo dire la verità, mi avete fatto passare la voglia. Grazie mille, davvero. Gradirei se per una volta mi permetteste di risparmiare le perdite. Ma se proprio devo...-
Come ogni singola volta che si incontravano, Yellow, sentendosi presa in causa, si lanciò all'assalto prima degli altri. Ah, Aika. Era l'unico membro della Excaforce di cui sapesse qualcosa - non se la ricordava solo per nome e cognome, ma principalmente perché aveva militato tra i suoi Corallo. Una ragazza debole e priva di un minimo di forza di volontà, ma che per qualche motivo combatteva con l'impeto di un leone. Non si era nemmeno liberata per conto suo, la pusillanime - era stata salvata dai suoi ora compagni e si era unita a loro per vendetta contro la sua organizzazione, i Black Saints- e, di conseguenza, contro di lei. O almeno così riteneva – dopotutto, perché avrebbe dovuto continuare a battersi?
Blue fu secondo a ingaggiare, proteggendosi in modo abbastanza scenico dai proiettili dei Corallo usando la naginata, e Red, per ultimo, si lanciò proprio contro di lei brandendo la spada.
Queen Cobra stavolta trovò il tempo di lanciarsi in un sospiro, prima di deviare il fendente con l'armatura sul dorso della mano destra e di controbattere con un axe kick dal basso. Non ci mise alcuna forza, sembrava quasi un movimento di danza, eppure era perfettamente conscia della sua letalità: d'altronde, seppure gli R-Suit indossati dai suoi avversari gli permettessero di affrontarla ad armi pari, il loro misero cervello da umano non riusciva a seguire i movimenti di chi come lei era chiaramente superiore dal punto di vista evolutivo. Infatti, come da previsione, il colpo trovò il suo obiettivo: Red subì il colpo al mento, e sebbene il casco lo avesse protetto dall'impatto impedendo alcun tipo di concussione, si ritrovò scagliato in aria. Ma non si fece trovare impreparato: eseguì una perfetta giravolta e atterrò a poca distanza da lei.
-Il solito esibizionista.- ebbe il tempo di rivolgergli, prima che lui chiudesse di nuovo la distanza con una breve carica.
Si, sembrava davvero una coreografia pianificata in anticipo: lei ed il suo avversario conoscevano le mosse l'uno dell'altra, caricandosi e respingendosi con fare quasi ipnotico. Quanto avrebbe voluto che per una volta le cose andassero in modo diverso, sul serio.

Forse l'universo quella volta ascoltò la sua preghiera silenziosa, ma molto più probabilmente era solo un caso che in quell'istante si scatenasse quello che sembrava il terremoto più violento che il Giappone avesse visto negli ultimo 50 anni. Già, solo una coincidenza, come il fatto che il pavimento del centro commerciale crollasse portando nel sottosuolo metà supermercato, insieme a lei e ad ExcaRed, tagliandoli completamente da alleati e nemici.
Nel mezzo del polverone avrebbe voluto urlargli contro un bel grido di sfida, come un "finalmente soli!", ma quando la polvere si diradò e si voltò a guardarlo nella penombra, tramite il visore notturno, lui era già sepolto dai detriti, lasciando in vista soltanto la testa, semi coperta da un elmo spaccato, ed il braccio che impugnava la spada.

Fu colta alla sprovvista da diverse emozioni contrastanti che la bloccarono lì a guardare il suo avversario inerme per lunghissimi momenti. Si, da un lato era contenta che qualcosa avesse rotto la monotonia del combattimento e che il suo avversario fosse in difficoltà e completamente alla sua mercé. Anni e anni di umiliazioni e di pazienza avevano finalmente dato i suoi frutti, mettendola in una posizione dove poteva prendersela comoda e torturare il suo nemico più fastidioso a suo piacimento, al punto che la morte sarebbe sembrata solo un piacevole contrattempo. Era il suo momento.
D'altro canto, lasciare che fosse il caso a decidere l'esito di un duello durato cinque anni sarebbe stato decisamente deludente, e non ne avrebbe tratto alcun elogio.
Ma l'ultimo pensiero che ebbe prima di cedere al panico fu che, seppure provasse un piacere quasi sessuale nel torturare avversari inermi, l'idea di fare lo stesso con Red, dopo tutto ciò che avevano passato insieme, non l'avrebbe soddisfatta. Durò solo un attimo, ma non riconobbe che era un tentativo di razionalizzare qualcosa di irrazionale.
Si avvicinò rapidamente e lo afferrò per la mano ormai disarmata, cercando di tirarlo via da sotto le macerie. Il membro di Excalibur, confuso ed in preda al dolore ma ancora cosciente, accolse la presunta gentilezza nell'unico modo plausibile.
-Ma che... diavolo?-
-Che diavolo un corno!- replicò Queen Cobra, con tono disperato, mentre addirittura il suo serpente si stringeva attorno al braccio di lui nel tentativo di aiutarlo -Ho promesso di catturarti e di portarti davanti al Consiglio, e lo farò, costi quel che costi!-
Il silenzio che cadde, interrotto soltanto da frammenti che toccavano il suolo e dal crepitio delle luci del supermercato che si accendevano e spegnevano ad intermittenza, era così denso da tagliarsi con un coltello. Né i suoi occhi ciechi, né quelli del suo elmetto, né tantomeno quelli di Agni colsero il sorrisetto soddisfatto del suo avversario.

Vecchi amici, non proprio. Vecchi nemici, quello si.

-Non ti sforzare- le disse, infine, con una voce flebile.-Sembra proprio che alla fine sia il destino ad aver deciso per noi. Non ci uccideremo a vicenda.-
L'unico risultato fu quello che la donna cominciò a tirare più forte, afferrandolo con impeto tale da quasi strappare l'R-Suit, lanciando un urlo di frustrazione, per poi lasciarlo andare e sbattere i pugni sul terreno provocando dei segni visibili.
-Mi rifiuto!- urlò, colpendo il mucchio di macerie e facendo volar via qualche detrito -tutti questi sforzi, tutte queste battaglie non sono servite a niente se ad ucciderti è uno stupido sasso!-
-Hey, Cobra. Queen Cobra.- le si rivolse di nuovo, ormai solo un sussurro.-Dicono... Che sei brava con le visioni e le illusioni. Io...mi dovevo sposare, a breve, ma sembra proprio che non ci arriverò. Potresti...-
Lei lo guardò, interessata, e percepì le sue intenzioni. Si avvicinò a lui e gli alzò la testa, permettendogli di scambiare lo sguardo con lei. La visiera dell'elmo di Queen Cobra scattò, rivelando un volto su cui troneggiavano due occhi contornati di lacrime che già emanavano una debole luminescenza rossa.
-.... va bene. Esaudirò il tuo ultimo desiderio, ExcaRed.- disse -In onore della nostra rivalità. Ma solo perché sei tu a chiederlo.-
Sarebbe stata l'occasione perfetta per riempire la sua mente di illusioni orribili, ma anche se era un mostro, provava verso quell'umano un senso di familiarità che glielo avrebbe reso difficile. Lo ipnotizzò, prese il controllo della sua psiche, e cercò di fargli vivere le migliori nozze che avrebbe mai potuto desiderare, il tutto nell'arco di pochi secondi. Ma dopo nemmeno un attimo, il suo mondo si spense, e si ritrovò a terra priva di conoscenza.



"Il processo di trasformazione sta per avere inizio. Attivazione unità Agni avviata, Iniezione del fluido di modifica cellulare in 10...9..."


Queen Cobra riaprì gli occhi, trovandosi incapace di vedere. Cercò di alzarsi, scoprendosi impacciata e bloccata: era chiaro che qualcosa le stesse trattenendo il braccio destro. Che fosse rimasta anche lei vittima di una frana? Fu colta dal panico per qualche attimo, ma subito dopo le immagini dagli occhi di Agni le inondarono la mente, chiarendo la situazione. Era distesa per terra, qualcuno le stava immobilizzando il braccio con una fasciatura... e l'elmo le era stato tolto di testa e appoggiato al suo fianco.
L'insicurezza e l'esitazione svanirono, sostituiti da un flusso di adrenalina che la fece scattare a sedere e raccogliere il proprio casco in un unico, fluido movimento.
-Eh?- osservò una voce maschile al suo fianco, chiaramente sorpresa, mentre lei indossava l'elmetto, trovando la cosa stranamente difficile. Le immagini proiettate dai sensori ottici le fluirono nel cervello, permettendole di nuovo di guardarsi attorno, e, rassicurata, si girò verso il suo interlocutore, cercando di afferrarlo con la mano destra.
-Non ti permettere più di mettermi le mani addosso, miserabile umano!-
La sua voce minacciosa e lo sguardo arrabbiato coperto dalla visiera erano accompagnati dal suo avambraccio, non più coperto dai guanti in armatura, che si piegava come non doveva piegarsi, penzolando privo di alcun sostegno a metà tra il gomito e il polso.
Non fece nemmeno in tempo a scrutare il volto presumibilmente terrorizzato del giovanotto davanti a sé, presa com'era da quel dettaglio medico fuori posto.
-...oh.-
-Ti stavo steccando il braccio.- chiarì la voce che non conosceva. -L'armatura che avevi sul braccio era spaccata, quindi ti ho tolto il guanto per vedere se era tutto a posto...-
Lasciò penzolare la sua mano ancora qualche istante, più per lo stupore che per altro. Non provava alcun dolore, segno che il sistema di supporto vitale della sua tuta aveva fatto in tempo ad iniettarle gli antidolorifici. Anche se la frattura era scomposta, le nanomacchine all'interno del suo corpo l'avrebbero comunque sistemata, rimettendola in sesto nel giro di qualche giorno, a patto che tenesse il braccio fermo. Afferrò il polso destro con la mano sinistra e raddrizzò l'arto, approfittandone per passare qualche istante a guardarsi attorno. Era ancora all'interno del supermercato, ma il suo senso dell'equilibrio, complice delle dozzine di articoli caduti dagli scaffali, le faceva capire che il terreno era inclinato. I muri ed il soffitto erano molto danneggiati, ma nel locale c'era ancora corrente. Tornò ad osservarsi: le erano stati tolti stivali e parastinchi dalla gamba destra, che ora era grossolanamente immobilizzata con un paio di stecche da tenda e della garza molto stretta. Volse infine lo sguardo al ragazzo al suo fianco: sembrava essere alle porte dei trent'anni ed era vestito nel modo più generico possibile, così come il più generico possibile era il suo volto - o forse, un blocco mentale non le faceva dare alcuna importanza alla faccia di un patetico umano - quindi decise di cercare altri dettagli: indossava un cappello con la visiera a coprirgli i capelli e aveva gli occhi scuri e gli zigomi pronunciati, come il 90% degli abitanti del Giappone. Riusciva ad intravedere sulle sue spalle le cinghie di uno zaino.
No, non era un qualche tipo di blocco mentale - era la persona più generica che avesse mai visto. Due labbra generiche si aprirono, mentre due mani generiche si avvicinarono al suo gomito.
-Posso? Mi fa male il braccio solo a guardarti.-
Queen Cobra sbuffò, avvicinò l'arto rotto al suo interlocutore, e ringhiò:
-Hai fatto un grosso errore a togliermi l'elmo. Ti direi di non farlo mai più, ma stai sicuro che quando mi sarò ripresa ti ucciderò comunque, elmo o non elmo.-
Calò il silenzio mentre lui, calmo come il mare di Agosto, proseguiva nella fasciatura. Quel suo sangue freddo la lasciò perplessa.
-Non dovresti... Che ne so, implorare pietà, chiedere che ti risparmi la vita, qualcosa del genere?-
Il giovane ridacchiò sommessamente. Queen Cobra non lo trovò divertente.
-Mettiamo che tu mi uccida: rimarresti isolata qui sotto senza alcun tipo di compagnia per non so quanto tempo. Non ho idea di chi tu sia, ma credo che la solitudine dia fastidio anche a te.-
-Stai zitto e stringi quella fasciatura.- gli ordinò imbronciata, prima di rendersi conto dell'assurdità della situazione.
Rimase qualche istante ferma a pensare cosa dire, mentre il giovane continuava ad assicurare la benda attorno al suo braccio. Non era mai stata da sola con un essere umano così a lungo, tantomeno con uno che era lì di sua volontà: il suo primo istinto era quello di saltargli addosso e strappargli la gola con la mano sana, ma in fondo quello che aveva detto aveva senso, e starsene da sola sarebbe stata una noia mortale. Il suo secondo istinto era quello di dominare la sua mente e farlo suo schiavo, ma poi si sarebbe trovata comunque senza nessuno con cui fare conversazione.
-Ecco fatto. E' stata una fortuna che sia crollato anche il reparto pronto soccorso, o non avrei avuto niente con cui medicarti- ruppe lui il silenzio.
Le bende tenevano strette altri pali da tenda, che di rimando bloccavano il suo avambraccio fino al polso. Aggiunse mentalmente che era stata una fortuna che, oltre al reparto farmacia, fosse anche crollato quello per il campeggio.
Finalmente trovò qualcosa da dire.
-Io sono un membro di alto rango dei Black Saints, un'organizzazione che mira al controllo globale. Tu sei un essere umano, la mia preda naturale... e mi stai aiutando. Perché?-
-Perché no?- ribatté lui, alzandosi. -Siamo tutti e due bloccati qui sotto, non vedo perché dovrei lasciarti per terra a rantolare.-
L'assurdità dell'affermazione la colpì. Lo fissò attraverso la visiera con uno sguardo incredulo ed espresse il suo disappunto.
-Ma sei un cretino? Hai idea di chi hai davanti!? Io sono Queen Cobra, luogotenente dei Black Saints, flagello dell'umanità, e di conseguenza tua nemica!-
Adorava presentarsi in quel modo: la faceva sentire importante. Di conseguenza, si trovò abbastanza avvilita quando il giovanotto ridacchiò e ribatté:
-Mia nemica? Di sicuro non personalmente, non mi hai fatto niente. E poi non avrei mai potuto lasciare una così bella ragazza senza alcuna cura..-
Occhiolino. Ringhio di rimando. La donna serpente guardò di nuovo le sue ferite: le sarebbe bastato stare a riposo per qualche ora e sarebbe guarita completamente, quindi avrebbe potuto liberarsi di questo sciocco prima che Red venisse a...
Le balenò un'idea in mente: era chiaro! Si alzò in piedi a fatica, tra le obiezioni del suo infermiere, e gli inveì contro.
-Era tutto un tuo piano, vero, ExcaRed? Avete sacrificato un intero edificio e rischiato le vostre vite per intrappolarmi qui? -
Gli si gettò contro (per quanto una donna di media statura con due arti rotti possa farlo) e lo afferrò per la collottola con il braccio buono, spingendolo contro uno scaffale ormai vuoto, scalfendogli la pelle con le affilate unghie color carminio della mano sinistra. Il cobra le scivolò addosso fino a raggiungere le sue spalle e ad affiancarsi alla sua testa in uno sguardo colmo d'odio, il tutto mentre aggrediva verbalmente il ragazzo:
-Siamo vecchi nemici, no? Beh, allora dovresti saperlo: io odio essere presa in giro!-
Ci fu un attimo di esitazione negli occhi del giovane, poi un lampo di insicurezza mentre si rendeva conto delle circostanze. Una domanda strozzata pose fine all'alterco:
-R-Red? Vuoi dire quel tipo col casco? Quando ti ho trovata era già m-morto...-
L'impeto di rabbia che la invadeva fece arrivare quelle parole alle sue orecchie in ritardo, ma quando lo fecero Queen Cobra si trattenne dallo sventrargli la gola e mosse le labbra in modo quasi impercettibile, mentre chiedeva chiarimenti:
-...cosa stai dicendo?.-
-Ti..ho...- lei allentò la presa, permettendogli di parlare normalmente- ti ho trovato davanti a lui che gli tenevi la testa, ti sono caduti dei pezzi di intonaco addosso e hai perso conoscenza... Ti ho messa al sicuro ma quando sono tornato per provare a liberarlo, lui...-
Rabbia. Shock. Tristezza. Qualsiasi cosa fosse, le intimò di lasciare il ragazzo e di mettersi a zoppicare per il supermercato ormai diagonale, alla ricerca del suo acerrimo rivale, raggiungendo dopo pochi secondi un corpo privo di vita con ancora indosso un casco spaccato di colore rosso.
No. Non così.
Avrebbe voluto inginocchiarsi, forse per disperazione, forse per prendergli il polso, ma la gamba steccata glielo impediva. Si limitò a fissare il corpo con tutti i suoi occhi, quel poco di volto visibile contratto in una smorfia di impotenza.
-Razza di bastardo...- iniziò a mormorare, raggiunta a metà monologo dal suo nuovo accompagnatore -Anche da morto mi schernisci, eh!? Non ti bastava ridicolizzarmi davanti a tutti i miei compagni e i miei fratelli, adesso...-
Cercò qualcosa da tirare contro al corpo di Red, ma non trovò niente. Addirittura cercò di afferrare la frusta che teneva alla cintola, arma che non usava mai, senza trovarla: probabilmente era andata persa nel crollo.
Priva di qualcosa per sfogare la rabbia, strinse talmente tanto le proprie dita che le nocche della mano scoperta iniziarono a farsi bianche. Ormai al limite, inveì rivolta al soldato che giaceva privo di vita davanti a lei.
-Persino questo mi hai tolto!? Possibile che non lo hai capito!? Io ti ritenevo alla pari, morire contro di te sarebbe stata l'unica morte che io avrei accettato!! E questo... questo mi dimostra che a te non importava!-
Ansimò per qualche istante, poi si lasciò andare in un urlo terrificante, afferrò l'unica cosa a sua disposizione e la lanciò verso Red, aspettandosi chissà che reazione. Qualche attimo dopo, ritrovatasi quasi completamente cieca, si rese conto che lanciargli il proprio elmo forse non era stata un'idea azzeccata ed intimò all'unica persona ancora in vita con lei in quella stanza di aiutarla:
-Raccoglimi l'elmetto. Senza non ci vedo.-
Poi aggiunse a denti stretti, intuendo l'esitazione del ragazzo:
-Per favore.-
Il giovane dai tratti comuni, dopo un attimo di insicurezza, si fece avanti, prese da terra l'elmo a forma di cobra che era stato scagliato sul cadavere di Red e lo porse alla donna. Attratto forse dai lunghi capelli castano e dai lineamenti dolci, forse lasciò cadere lo sguardo sul volto di lei per troppo tempo.
-Dammi quell'elmo!- ordinò di nuovo lei a voce alta, porgendo la mano sinistra in avanti.
Sebbene fosse cieca riusciva chiaramente a vedere attraverso gli occhi di Agni, e quello che vedeva era un ragazzo orientale dal volto esterrefatto che teneva in mano il suo casco, sul quale era visibile una crepa - era chiaro che non le avesse mentito, qualcosa l'aveva colpita per davvero.
-I tuoi occhi...- mormorò lui.
Queen Cobra, stufa di tutta questa indecisione, gli strappò di mano il casco e se lo infilò. Il mondo assunse di nuovo una forma. Il giovane continuava ad esitare.
-Hai gli occhi di un...-
-Dimmi- lo interruppe, quasi mormorando -pensavi davvero che fossi un essere umano?-
Silenzio.
-Beh, il tuo volto é quello di una ragazza come tante, ma...-
In un'altra situazione, avrebbe approfittato della cosa. Lo avrebbe provocato, avrebbe flirtato con lui, forse lo avrebbe addirittura baciato, qualsiasi cosa pur di creare ribrezzo in quel giovane che fino a quel momento non si era accorto di avere davanti a sé qualcosa che sedeva su un gradino più alto della scala evolutiva. Ma era in piedi a malapena, zoppicava, aveva la sua mano preferita inutilizzabile e aveva appena perso l'occasione di realizzare la sua più grande aspirazione, quindi tagliò corto.
-Ho gli occhi da rettile. E allora? Non sono un essere umano, che ti aspettavi?-
Un attimo di esitazione da entrambe le parti le permise di approfittare di una delle poche cose che sapeva fare bene: dare ordini.
-Seppellisci questo poveraccio. Con tutti i grattacapi che mi ha causato in passato, è ingiusto lasciarlo lì senza neanche una tomba.-
Detto ciò, si allontanò zoppicando all'interno del complesso, non aspettandosi alcun tipo di risposta.

Passò più di un'ora prima che il ragazzo dal volto generico la raggiungesse davanti al banco della frutta su cui si era seduta. Il giovane esitò visibilmente per qualche secondo - era chiaro che avesse tante cose da chiedere e che stesse dando peso a ogni frase che formulava. Forse fattosi coraggio, iniziò a parlare, scandendo ogni parola in modo chiaro e rallentando la frase.
-Visto che probabilmente hai intenzione di uccidermi comunque e mi rimane poco da vivere...-
-Ancora la storia degli occhi, vero?- lo intercettò bruscamente.-
Altro attimo di esitazione.
-...quello, e molte altre cose. -
Il serpente sulle sue spalle ciondolò a sinistra e a destra, squadrando il ragazzo. L'istinto predatore del rettile era ben chiaro, ma l'attacco avvenne sotto forma verbale invece che fisica.
-Lascia che te la faccia io una domanda. Si può sapere cosa ti ha fatto pensare che startene nel mezzo di un supermercato durante un attacco dei Black Saints fosse la cosa migliore da fare?-
Il giovane fu chiaramente colto in castagna. Si portò la mano al mento e inserì l'indice tra i denti, mordicchiandoselo in segno di frustrazione.
-...sono il tuo capo supremo e stavo controllando il tuo operato di persona?-
Lo guardò con tutti i suoi occhi, compresi quelli che non funzionavano. Un attimo dopo, una risata fragorosa quanto frustrata si sparse in tutto il complesso.
-Bel tentativo!- si sarebbe strofinata via una lacrima, se il suo volto non fosse stato coperto dalla maschera-Ma l'ultima volta che ho visto il Santo non ti somigliava per niente!-
Il ragazzo iniziò a ridacchiare per simpatia, poi si ritrovò a pochi centimetri dal volto un paio di occhi coperti che lo fissavano. Queen Cobra, anche con una gamba rotta, era comunque molto rapida, se voleva esserlo.
-Ti ho già detto, non mi piace essere presa in giro. Lavori per qualcuno? Per Phantasm, magari? Gli ORCA? O sei un'altra spia della Excalibur?-
La tensione era così alta che qualche mosca cadde a terra fulminata. Il ragazzo strinse i denti e si mordicchiò il labbro, avvertendo l'istinto omicida che proveniva dalla donna contrariata.
-E-ero lì a rubacchiare!- cedette, alla fine- Ho visto che se ne andavano tutti e mi sono detto "ehi, nessuno si accorge che manca qualcosa se non c'è nessuno ad accorgersene"! P-poi vi ho visti combattere e mi sono nascosto...-
Silenzio. Sia gli occhi della maschera che quelli del serpente lo scrutarono con insistenza, alla ricerca di un punto debole che non trovarono.
-Un ladruncolo, eh? Ti chiamerò Kaito.- pronunciò con sufficienza.
Il ragazzo sbatté le palpebre, perplesso.
-Veramente mi chiamo...-
-Non ha senso che impari il tuo nome.- ribatté Queen Cobra impassibile, allontanandosi da lui e appoggiandosi di nuovo sul bancone -Tanto da qui in poi si possono verificare due cose: o ci trova prima la Excalibur e ti salvano da me, o arriva prima la mia squadriglia e ti catturano. Potrei anche stufarmi e ucciderti per conto mio, se mi fai arrabbiare: ringrazia che avevi ragione per quanto riguarda la compagnia. In ogni caso, non finisce bene per uno di noi e non ci incontreremo mai più, quindi non mi interessa sapere il tuo nome.-
Il ragazzo ribattezzato Kaito lasciò andare un sospiro, poi parlò:
-Va bene, va bene. E quando dovrebbero arrivare, i membri della tua squadriglia? Secondo te hanno idea che tu sia ancora viva, qui sotto?-
Queen Cobra non batté ciglio. Non dovette neanche effettuare un gesto: Agni scivolò sinuosamente giù dal suo corpo e si fece strada tra gli scaffali.
-La mia dolce metà andrà in esplorazione.- annunciò -Se esiste un modo di portarci fuori da qui lo troverà, altrimenti raggiungerà uno dei nostri contatti e farà rapporto sulla mia posizione. Se fai il bravo ti farò dare un passaggio fuori, sempre se non ti dia fastidio servirmi per tutto il resto della tua patetica vita umana.-
Kaito fece per dire qualcosa ma si trattenne: era chiaro che Queen Cobra avesse il coltello dalla parte del manico. Scosse la testa e iniziò a darsi da fare, mentre la donna serpente lo fissava con sguardo divertito.

Vedere Kaito muoversi con attenzione nel supermercato isolato da una posizione privilegiata (per quanto potesse essere privilegiato un posto a sedere risicato tra le verdure fresche) era una gioia per i due occhi che le erano rimasti: nei Black Saints qualcuno con uno spirito di iniziativa del genere mancava proprio, specialmente perché tutti i loro sottoposti erano quasi letteralmente automi senza cervello. Nel giro di qualche minuto lo vide montare nel reparto ortofrutta una cucina da campo abbastanza solida e accennare l'inizio di una cena a base di verdure sciacquate con acqua in bottiglia.
-Mangi qualcosa?- le domandò.
-Non le verdure.- rispose lei, specificando indirettamente la sua dieta carnivora.
-La verdura fa bene.- replicò lui, affettando delle carote usando sia un tagliere che un coltello nuovi di zecca, presumibilmente presi in prestito al reparto casalinghi - Non so da che pianeta provieni, ma se sei comunque una forma di vita basata sul carbonio dovresti essere in grado di mangiarle.-
Il ragazzo ridacchiò da solo, aspettandosi una risposta. La donna rimase in silenzio.
-”Forma di vita basata sul carbonio”. Parli in modo un po strano per un ladruncolo, Kaito.- replicò lei sorniona come un gatto che gioca col topo.
-Non hai idea di come io sia finito a fare il ladruncolo.- ribatté lui, ridacchiando in modo nervoso.
Forse vederlo trafficare lo aveva reso più simpatico ai suoi occhi, forse l'idea di poter uscire da li l'aveva solo calmata: in ogni caso, il pensiero di provare a tollerarlo aveva iniziato a sfiorarla. A conti fatti, nel giro di qualche giorno si sarebbe liberata di lui o lo avrebbe reso suo schiavo, quindi tanto valeva raccontargli con chi aveva a che fare: non sarebbe mai stato testimone delle sue parole.
Decise di rispondere alla domanda che non aveva fatto.
-Beh, tanto perché tu ti faccia un'idea su di me... -
-Vuoi parlarmi dei tuoi occhi?-
Avrebbe voluto avere ancora con sé la frusta e punirlo per l'interruzione, ma lasciò correre.
-Si, i miei occhi. Non sono nata cieca, ho scambiato la mia vista per un potenziamento alle capacità innate della mia specie quando mi sono unita ai Black Saints.-
-Ti sei resa cieca per poter ipnotizzare meglio la gente?- azzardò lui. Gli arrivò una rapa sulla camicia.
-Non sai proprio cosa vuol dire stare zitto e ascoltare, vedo. Maleducato, mi auguro che tu impari prima di finire sotto il mio comando, o sarà peggio per te.- lo minacciò -Comunque no, le mie capacità ipnotiche non hanno subito alcuna modifica. L'operazione ha migliorato il mio senso del tatto e della percezione dei movimenti. Fai a pezzi un cuscino e io ti dirò esattamente quante piume stai lanciando in aria.-
-Quindi se sto fermo, tu non mi vedi?- chiese. Queen Cobra portò la mano buona all'altezza della propria tempia, indicandola.
-E' per quello che l'operazione ha anche sincronizzato la mia vista e i miei pensieri con quelli di Agni.- chiarì.
-Ecco... il serpente. -riprese lui, continuando ad affettare le verdure.-E' per una questione tematica o serve davvero a qualcosa?-
-A parte due occhi extra, mi permette di assoggettare gli umani a distanza, e mi copre le spalle quando uso l'ipnosi diretta, visto che devo usare i miei veri occhi e rimango scoperta.-
Il silenzio si fece sentire per qualche attimo, interrotto soltanto dallo sbattere del coltello sul tagliere. Poi anche quel suono si fermò. Il ragazzo iniziò a balbettare qualcosa, Queen Cobra lo invogliò.
-Allora, vuoi sapere qualche altra cosa sui miei poteri di cui cercherai di abusare durante un tentativo di fuga che si rivelerà comunque inutile?- lo provocò, un ghigno propriamente da rettile dipinto sul suo volto- Chiedi tutto quello che vuoi, avanti.-
-Perché...- iniziò Kaito con insicurezza - Perché ti sei sottoposta ad una cosa del genere? Perché sei nei Black Saints? Una ragazza giovane come te...-
Queen Cobra si spinse in avanti, cercando di cambiare posizione di seduta ma non riuscendovi a causa delle fratture, e lo neutralizzò con una semplice frase:
-Non cominciare. Non mi considerare una "ragazza" solo perché ho un viso che ritieni carino. Non siamo neanche della stessa specie.-
-...va bene.-
-In ogni caso, è una questione di famiglia.- chiarì- Mia madre, e sua madre prima di lei, hanno giurato di servire il Santo in onore di un vecchio debito. E questo è tutto quello che so, la mia memoria è stata rimossa insieme alla mia vista cinque anni fa per sincronizzarmi con Agni-
Kaito ebbe un sussulto.
-Ma è orribile!-
-Mah.- ribatté la donna in verde, scrollando le spalle -Quando non hai ricordi, non hai niente a cui legarti. E se fai un lavoro come il mio, avere qualcosa a cui sei legata può essere una debolezza.-
Lo sguardo inquisitore di Kaito si era tramutato in due occhi pieni di orrore e pietà, ma a Queen Cobra non importava: in fondo, quel ragazzo era solo un passatempo temporaneo, puntava a sconvolgerlo il più possibile e a vedere quanto durava.
Il silenzio durò ancora per qualche istante, poi lui abbassò lo sguardo e affermò:
-... Quindi, anche tu sei una vittima. Non sei diversa dalle persone che ipnotizzi.-
-Vittima?- ripeté lei con genuina curiosità, inclinando il capo da un lato e indicandosi con la mano buona -Io sono stata scelta per servire direttamente sotto il Santo, e tu credi che io sia una vittima?-
-Forse non tu...- esitò lui, per poi procedere con chiarezza- ma la ragazza che é morta il giorno che hai fatto l'operazione si. Possibile che non ti interessi sapere niente di chi fossi prima di...-
Per mancanza di parole esaurienti, la indicò con tutta la mano.
-Di essere questo?-
Lei, per tutta risposta, ridacchiò con fare sinistro. Più lui provava disagio, più soddisfazione le dava.
-Per niente.- scosse la testa con fare dolce in segno di negazione, come per far capire ad un bambino quanto sia sciocco il suo punto di vista-Un guerriero legato al passato è utile come un secchio bucato. E' lo stesso motivo per cui la prima cosa che faccio ai miei Corallo quando li ipnotizzo è dar loro una nuova identità. Neanche loro si ricordano chi sono, e infatti mi servono con una fedeltà cieca. E poi, francamente... la mia precedente personalità non doveva essere poi così importante, se hanno deciso di cancellarmela.-
Kaito cercò di rispondere per più di una volta, esitando sempre di più, ma alla fine cedette. Dopo qualche istante di indecisione, spense il fornello e si avviò fra gli scaffali.
-Dove vai?- gli domandò, delusa dall'idea che il gioco finisse lì. Lui le rispose con tono spento, ormai svanito dietro uno degli scaffali.
-A vedere se è sopravvissuta una bottiglia di liquore o qualcosa di simile. Si accompagna meglio delle verdure a quello che mi stai dicendo.-
-Prendi qualcosa pure per me!- lo provocò con aria divertita.
Infastidire la gente con la verità era la sua specialità. Il ragazzo voleva sapere? E avrebbe saputo...




"-Aaaah! Cosa é quel--ghh! Il mio.. Il mio corpo... Mi sento strana...no! Non avvicinarti! Nooooo!"

-Ugh....-
Si risvegliò ancora seduta a fianco del banco delle rape, con la testa che le girava e lo stomaco sottosopra. Davanti a lei, sul banchetto che Kaito aveva allestito per cucinare, troneggiavano due bottiglie vuote di rum.
Si ricordò che, nonostante non mangiasse come una persona normale, sostanze come l'alcol o la nicotina avevano comunque un effetto inebriante sul suo corpo, sebbene ridotto rispetto a quello di quegli stupidi, inferiori umani. Improvvisamente si rese conto di dove fosse finito quel rum.
-Quanto ho...-
-Quasi due bottiglie intere.- replicò una voce maschile dietro di lei. -Ed ero io, quello che voleva ubriacarsi.-
Le parole di lui rimbombarono nella sua cavità auricolare come una batteria da cucina che cade giù per le scale. Si portò la mano sinistra alla fronte, incontrando la crepa sul casco.
-Ugh, stai zitto Kaito. -Gli intimò. -Mi gira la testa...-
Il ragazzo spuntò da dietro il bancone, le si sedette vicino, sospirò e la guardò con due occhi pieni di pietà.
-Immagino tu non voglia sapere cosa mi hai detto, vero?-
No, non voleva saperlo, visto che ricordava più o meno ogni cosa. Lo aveva preso in giro per la sua debolezza di essere umano per qualche ora mentre lui ribatteva dicendo che i ricordi e le memorie erano importanti. Non era stata carina, ma in fondo che le importava? Lui era soltanto un essere umano e presto sarebbe stato o un cadavere o un suo schiavo, la sua opinione valeva meno di zero.
-Quanto ho dormito?- domandò.
-Credo... Otto ore.- disse lui, guardando l'orologio del cellulare. Per un attimo pensò di riprenderlo per aver avuto un telefono per tutto quel tempo senza chiedere aiuto, ma non ci voleva una vista telescopica per capire che non c'era campo. In ogni caso, era una buona notizia.
Scattò in piedi, e si strappò di dosso le bende che le coprivano la gamba, togliendosi l'imbragatura. Con qualche rapido movimento dimostrò la propria guarigione dalle ferite.
-Oh...- azzardò Kaito, chiaramente sorpreso. -guarisci in fretta.-
-Il braccio ci metterà un pò di più. La ferita è scomposta, quindi il mio corpo deve prima capire come riallineare il tutto.- replicò lei, puntando il polso destro con l'indice sinistro. -Puoi provare a scappare se vuoi, posso inseguirti ma non posso afferrarti.-
Kaito sospirò, e parlò con pura disperazione:
-Scappare dove? Parlare con te mi ha tolto la voglia di farlo. Se proprio vuoi uccidermi fallo pure. E pensare che quando ero piccolo e guardavo i tokusatsu facevo il tifo per i cattivi.-
-Mondo vero, cattivi veri. La TV umana è solo una parodia, in fondo- si limitò a rispondere lei, mentre recuperava lo stivale da terra e chiudeva la zip con qualche difficoltà, per poi tirare un paio di calci all'aria per testare la gamba. Il suo piede destro colpì uno scaffale vuoto, provocando un'ammaccatura visibile e spedendolo a terra in un accartocciarsi di metallo e plastica. Guardò il disastro con aria soddisfatta finché l'immagine secondaria che vedeva nel cervello si fece interessante, dandole finalmente la speranza di uscire da li.
-Agni ha trovato un'uscita abbastanza grande per lui. Lo manderò in avanscoperta.-
Percepì Kaito, alle sue spalle gettare una mano dietro la schiena per indicare la noncuranza del messaggio nel più completo silenzio.
Si voltò verso di lui con un ghigno dipinto sul volto e lo provocò:
-Che c'è, chiacchierone? Stanco di parlare?-
Era di umore decisamente migliore, perciò decise di dar fondo al suo carattere nel modo peggiore possibile e di divertirsi un po'.
Si avvicinò a Kaito ondeggiando i fianchi e gli si sedette in grembo, spogliandosi durante il percorso del resto dell'armatura leggera che la copriva e mettendo in mostra spalle femminili coperte appena da un sottile strato di tessuto verde iridescente, un seno piuttosto formoso pur non essendo esagerato, braccia affusolate che terminavano in unghie colorate di rosso vivido affilate come rasoi su lunghe dita da pianista. Il ragazzo era illeggibile - rassegnato, spaventato, seccato? - ma lei non dava peso alla cosa, averlo in suo potere era già da solo una ricompensa, e non lo aveva nemmeno dovuto ipnotizzare!
Gli gettò le braccia sulle spalle e iniziò a muovere i fianchi in modo sensuale, strofinandosi sul suo inguine nel tentativo di causargli un erezione.
-Tutto a posto, Kaito?- si rivolse a lui con un tono a metà tra lo scherno e l'interesse. -La cosa che questo bel faccino non sia una povera ragazza confusa ma sia genuinamente un'egoista scaltra e individualista non ti mette a tuo agio?-
Per dare enfasi alle sue parole decise di aprire la maschera che le copriva gli occhi con un semplice controllo mentale. Kaito si trovò davanti un giovane volto dal naso un po' largo e gli zigomi a malapena pronunciati, ma da un aspetto unico e una bellezza quasi occidentale, con labbra rosso carminio ben delineate e una mascella un po' a punta. Due occhi ciechi da rettile sovrastati da sopracciglia curve e adornati da ombretto multicolore lo guardavano e si facevano sempre più vicini, sempre più vicini...
-Sai, potresti diventare il mio giocattolo, se decidi di servirmi di tua spontanea volontà - gli propose lei, ad una distanza così ravvicinata da sfiorarlo con le labbra. -Verresti a vivere con me all'avamposto. Saremmo tutti e due contenti: tu te la caveresti, io avrei qualcuno a farmi compagnia in quelle lunghe e noiose notti.-
Il ragazzo scosse la testa.
-...p...per favore...- esitò, cercando di ricordare il nome con cui si era presentata -...Q-Queen Cobra...?-
-Puoi chiamarmi Reginetta se vuoi, in fondo sarò sempre la tua regina, se vuoi essere il mio schiavo.- gli sussurrò, prima di dargli un bacio a stampo sulle labbra. Ghignò, e si allontanò quasi di scatto, producendosi in una risata gelida e agghiacciante.

Pensava di averlo scosso, eccitato, o qualsiasi tipo di reazione, ma l'essere temporaneamente cieca non le fece vedere l'espressione impassibile sul volto del giovane, il che rese il commento che ne seguì ancora più fastidioso.
-Sei proprio una cattiva da operetta.-
-Eh?- replicò lei quasi immediatamente, colta alla sprovvista. Pensava di stare guidando il gioco, e invece...
Chiuse la visiera e colse finalmente il volto seccato di Kaito. Per la prima volta da quando era iniziata quella strana storia, rimase perplessa.
-Chi diavolo è cattivo solo per il gusto di esserlo?- cominciò quindi lui, seccato di trovarsi in quella situazione -Mi hai detto così tanto di te, ma non ti sei fatta qualche domanda su di me, vero? Se sapessi le persone che ho incontrato, “Reginetta”. - lo sdegno nella sua voce era quasi palpabile -Anche i peggiori sociopatici hanno una ragione per esserlo, per quanto distorta. Tu, invece... sembra che qualcuno ti abbia scritto un ruolo e tu ti sia calata nel personaggio!-
Il visino gentile da orientale perplessa si tramutò prima in una smorfia di sorpresa, poi in un'espressione di rabbia che passò subito all'attacco.
-Cattiva da operetta lo dici a tua...-
Ma i postumi della sbornia finalmente raggiunsero di nuovo Queen Cobra, che tutto d'un tratto sentì il bisogno di vomitare. Farlo a getto sul suo interlocutore sarebbe stata una bella rivincita, ma nonostante tutta la sua cattiveria "da operetta" si riteneva comunque una persona con una certa classe, e non gli avrebbe dato la soddisfazione di vederla in quello stato: si limitò a coprirsi la bocca, allontanarsi velocemente e scaricare un misto di alcol, succhi gastrici e resti di cibi vari sui vicini resti dello scaffale.
-...patate fritte... Perché diavolo ho mangiato patate fritte?- la sentì commentare Kaito.
Per spirito di galanteria il ragazzo si alzò e la raggiunse, ma a metà tragitto la donna dagli occhi da rettile sembrò accorgersi di qualcosa, e si alzò di scatto.
-Agni....-
Gli occhi finti di Queen Cobra si voltarono e incontrarono lo sguardo confuso di Kaito. Poggiò la mano sana sull'elmo, cercando di concentrarsi, ma...
-Non... Non riesco più a sentire Agni. Non vedo tramite i suoi occhi. Non-non percepisco la sua posizione.- constatò lei, confusa quanto lui, cedendo al panico.
Kaito sbatté le palpebre e tirò indietro la testa, stupito ma ancora non interamente conscio di cosa stava accadendo.
-Forse ha... Un raggio d'azione, o...-
-Si, di dieci chilometri!- rispose bruscamente la donna, dirigendosi verso il loro accampamento improvvisato e sedendosi per l'ennesima volta sul bancone che era diventato il suo giaciglio -no, qualcosa ha interrotto il contatto, e c'è solo un...-
Gli ingranaggi nel suo cervello finalmente arrivarono ad una conclusione. Queen Cobra si buttò in modo poco aggraziato tra le rape, una smorfia di disperazione visibile su quel poco che aveva scoperto di volto.
-Beh, sembra proprio che mi tocchi morire qui.-
Kaito cercò di dire qualcosa, con genuina preoccupazione, ma lei lo bloccò sul nascere.
-Se non riesco più a percepirlo, Agni p sicuramente morto. A questo punto gli unici che possono salvarci è la Excalibur, in tale caso finirei probabilmente sezionata nei loro laboratori o nel migliore dei casi sbattuta in una cella a prova dei miei poteri. Potremmo anche restare chiusi qui e morire di fame e sete dopo esserci mangiati tutto il supermercato, ma in ogni caso, sono finita.-
Lanciò un lungo sospiro e si voltò verso il ragazzo dal volto generico. Lo vide esitare, quindi decise che forse era meglio puntualizzare:
-Prima che tu te lo chieda no, non ho intenzione di chiederti di fare sesso un'ultima volta, frena i bollenti spiriti.-
-No, stavo pensando...- replicò lui noncurante delle parole di lei, grattandosi la testa -Magari potremmo allargare il passaggio di Agni. Tu sei più forte di un essere umano normale, no? Hai un braccio rotto, ma posso aiutarti io. Forse potremo..-
-Forse potremo bla bla bla bla.- gli fece il verso con la mano-Credi che io mi abbassi a chiedere aiuto ad un misero umano come te? Sei proprio fuori strada. Preferirei davvero che arrivasse l'Excalibur, almeno me ne andrei tranquilla in un bel laboratorio sapendo di non essere scesa a compromessi col nemico.-
Kaito la guardò strabuzzando gli occhi, ed esplose.
-Piantala con questa storia del misero umano!- urlò, la voce che rimbombava nel locale.-Ma si può sapere che hai nella testa!? Un giorno sembri sicura di te e mi deridi tutta la notte, il giorno dopo sei disfattista e decidi di lasciarti morire tra le rape! Mi correggo, non sei una cattiva da operetta, sei soltanto una codarda che fa la forte quando si trova in vantaggio!-
Le parole di Kaito, forse, arrivarono da qualche parte. Queen Cobra rimase nell'apatia più totale per qualche secondo, poi si mise a sedere lentamente.
-Come osi.- ruggì con calma la donna, la sua voce ridotta quasi ad un sibilo gelido. -Ho accettato di buttar via il mio passato per rispettare un patto stipulato prima che io nascessi. Ho combattuto i miei nemici senza tirarmi indietro per cinque lunghi anni. Mi sono sacrificata per riportare a casa dei semplici soldati sotto il mio controllo. Sono stata fedele al Santo e al Consiglio, senza mai disobbedire... E tu mi dai della codarda?-
Scattò in piedi, e coprì la distanza che li separava in meno di un istante. Afferrò Kaito per il bavero della camicia e lo sollevò, rivolgendogli un'espressione di rabbia che lui poteva leggere solo tramite quelle labbra rosse digrignanti.
-Facciamo così.- cominciò lei, tremando dal nervoso.-Andiamo a liberare quello stupido passaggio. Una volta in superficie, ti darò un minuto di vantaggio, e dopo averti raggiunto ti staccherò un braccio, lo userò per romperti il resto del corpo e poi te lo farò ingoiare. Ora seguimi, e non discutere.-
Il giovanotto si ritrovò improvvisamente di nuovo con i piedi per terra, seguito da un suono di tacchi che si allontanavano. Kaito osservò i fianchi di lei ondeggiare verso una zona più buia del supermercato, e commentò a bassa voce, ormai sicuro di non essere sentito.
-Proprio una cattiva da operetta...-


Il passaggio era effettivamente troppo stretto per permettere a qualcosa più grande di un gatto di scivolarci dentro, ma dopo diverse ore di lavoro congiunto, Kaito e Queen Cobra riuscirono a intravedere, oltre alla parete rocciosa, qualcosa di più grande.
-Io lo conosco questo posto.- commentò la donna rettile, dopo aver sfondato con un calcio gli ultimi centimetri di roccia. -E' una delle vecchie basi di Phantasm.-
-di... cosa?-
-Un'altra organizzazione che condivideva il nostro obiettivo.- rispose lei, facendosi strada tra i detriti e raggiungendo un corridoio più grande -Si sono divisi dai Black Saints una decina di anni fa e hanno cominciato ad agire per conto proprio. Vorrei sapere se hanno costruito questa base sotto il centro commerciale, o viceversa.-
Kaito fece capolino dal buco con un pò più di fatica della sua improvvisata compagna.
-Quindi c'e un modo di uscire?- domandò retoricamente.
Lei si guardò attorno dubbiosa. Da un lato c'era una lunga scalinata in discesa che portava chissà dove... L'altro lato, in salita, prometteva bene.
-Credo di si.- affermò.-Al limite avranno sigillato l'uscita, ma non dovremmo aver problemi a... problemi a...-
Queen Cobra esitò per un istante, poi iniziò a vacillare. Il suo mondo si fece sottosopra, prima che le ginocchia cedessero e si trovasse a cadere in avanti.
-Ehi, reginetta!- esclamò Kaito, lanciandosi a raccogliere al volo la giovane donna, risparmiandole l'impatto col terreno.
-Mi sento un po' stanca.- constatò, le sue parole sempre più scoordinate.- Forse dovrei mangiare qualcosa.?-
Ma la natura del suo malessere era tutt'altro che alimentare. Kaito ebbe modo di rendersene conto poggiandole la mano sul collo, cosa che lo spinse subito dopo a toglierle il casco e a metterle la mano sulla fronte.
-Ehi! Ti ho detto di non...- lo apostrofò, ma lui la interruppe.
-Stai bruciando. Hai la febbre altissima.- le spiegò.
-Non è vero, sono a sangue freddo....-
Ma le parole le mancarono, come se il suo cervello si rifiutasse di terminare la frase. Subito dopo qualcosa le rimise il casco e la sollevò da terra.
-Dobbiamo tornare nel supermercato.- spiegò Kaito, caricandosela sulle spalle a mo' di cavalluccio -Hai bisogno di... qualcosa. Riposo, medicine, qualsiasi cosa.-
-Ma ormai siamo all'uscita....- mugugnò lei.
I sobbalzi nel tunnel le provocarono ulteriore malessere. Kaito la sentì tossire e vomitare per tutto il tragitto, intervallato da tentativi di comunicazione che finivano in discorsi trascinati e privi di senso. Solo una volta tornati all'accampamento la lasciò a terra, poggiandole la testa sopra lo zaino.
-Vado a prendere degli antifebbrili, tu resisti.- le disse rialzandosi, dopo essersi assicurato di averla messa al sicuro.
-Ehi... ehi...- iniziò a dire lei, senza accorgersi di essere rimasta sola.
Non riusciva più ad interfacciarsi con i visori sul casco, e le sue percezioni potenziate si attivavano e disattivavano a casaccio come una torcia dalla batteria scarica. Ma ormai aveva trovato le parole da dire, e non sapeva se sarebbe riuscita a dirle a Kaito, quindi le rivolse nel vuoto, con il fiato che le rimaneva.
-Perché.... ti preoccupi per me...? In fondo, io sono... tua... nemica...-
Il mondo si fece più scuro, e chiuse gli occhi per l'ultima volta.
  
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