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Autore: SamuelCostaRica    27/11/2016    1 recensioni
Un nuovo mondo.
Antichi nemici.
Ma il mondo è davvero nuovo e i nemici sono davvero antichi o è il contrario?
Genere: Avventura, Azione, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: Violenza
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Gli uomini guardarono il Colonnello con fare interrogativo, ma a un cenno del Tenente Closser si sedettero intorno a lei.
«Come ben sapete, la base spaziale Cartagena è stata portata qui con molte difficoltà e, una volta messa in orbita intorno al pianeta, qualcuno si è fatto vivo. All’inizio sembrava un semplice contatto alieno, di tanti che abbiamo avuto. Ma il fatto che il contatto facesse riferimento ad una nave spaziale non più presente nell’elenco della flotta spaziale lasciò tutti spiazzati. Ovviamente la cosa non fu resa pubblica. Si rischiava di mettere nel panico tutti quanti senza vere prove di quanto successo. La nave si chiamava Pensacola e, a quanto diceva il contatto, aveva rubato, letteralmente rubato i loro segreti. Ora, che una razza aliena abbia dei segreti è più che ovvio: conoscendo il loro punto debole chiunque potrebbe approfittarne e sterminarli. Ma quello che non capivano era perché proprio quella nave. La Pensacola non esiste più da circa cinquecento anni e la sua storia non era piena di contatti alieni. Anzi, ne ebbe uno solo e neanche molto interessante. O almeno quelli dei servizi segreti credevano che la cosa fosse andata così. C’è voluto un anno per trovare tutti i dati della Pensacola e cosa aveva realmente fatto durante la sua esistenza. I dati erano ancora secretati e gli scienziati che lavoravano a quel progetto erano stati inghiotti dalla macchina burocratica della Terra. Solo dopo varie peripezie siamo venuti a conoscenza della verità. La Pensacola, durante il suo primo viaggio di esplorazione spaziale incontrò un pianeta disabitato, simile alla Terra. Vi erano solo animali, stupidi animali, alcuni molto pericolosi… Non fate quelle facce. Pericolosi era un termine gentile. Uccidevano in meno di un secondo. Comunque, dopo uno primo shock, che fece alcuni morti, il comandante della nave non mandò più nessuna sul pianeta. Durante le loro rotazioni intorno al pianeta per scoprire qualcosa, uno degli addetti scoprì, casualmente, una enorme astronave nascosta sotto i ghiacci del polo sud. Enorme! Era di forma ovale, lunga circa cinquecento kilometri e larga duecentocinquanta, alta più di trenta kilometri. Solo per un caso è stata scoperta. E forse era meglio che non la scoprisse! Incominciarono ad indagare. Scesero prima i corpi speciali: dopo quello che era accaduto era meglio non fidarsi troppo! Ci impiegarono giorni a pulire l’area da animali che avevano fatto di quella nave il loro rifugio. Poi scesero gli scienziati e incominciarono la perlustrazione. Il comando delle operazione spaziali era stato avvisato e si ritenne, al momento, di non far trapelare nulla. Troppo uomini morti, poteva anche che le solite leggende metropolitane sulla sfortuna non ci impiegassero molto a girare, e se si voleva mandare un’altra nave in appoggio sarebbe stato difficile trovare un equipaggio disposto a rischiare tanto. Sta di fatto che di navi, poi, ne vennero mandate cinque in supporto alla Pensacola. Ci vollero cinque anni e più di duemila scienziati, in tutti i campi dello scibile terrestre, per capirci qualcosa di quella nave. A parte le armi tecnologicamente più avanzate, degli umanoidi che occupavano la nave se ne seppe poco.»
«Scusi, Colonnello!» Un soldato in prima fila alzò la mano, interrompendo la spiegazione. «Ma se abbiamo scoperto armi così evolute, come mai usiamo ancora queste vecchi armi con proiettili…»
Il Tenente Closser tossì e prese la parola.
«Soldato! La prima regola è avere notizie del nemico. Se lo uccidi o lo stermini non avrai notizie. E senza notizie, se dovessi rincontrare quel nemico, lui potrebbe non soccombere, ma essere disposto a ucciderti con lui, distruggendo anche la tua civiltà. Avete imparato, nel corso dell’addestramento, i punti vitali in cui colpire gli esseri umanoidi che la nostra razza ha incontrato nello spazio, e questo è stato utile quando li abbiamo rincontrati. Ora, essere stati magnanimi con loro ci ha aiutato nella nostra espansione nell’universo. E ci aiuterà ancora, se ne sapremo fare buon uso. È ovvio che, se la nostra magnanimità viene presa per un nostro punto di debolezza, sappiamo usare anche armi di distruzione di massa. Ma non è ciò che noi vogliamo. Vero, soldato?» Il Tenente aveva usato una voce calma, ma imperiosa.
Il soldato tacque e il Colonnello, dopo un sospiro, riprese il discoro.
«Poi scoprimmo la loro vera natura. E scoprimmo anche il perché degli animali così aggressivi. Ma questo a voi interessa poco. Basti sapere che il nostro nemico attuale è lo stesso che trovarono su quel pianeta quelli della Pensacola. So che ogni tanto vi fanno rivedere vecchi film di fantascienza. Ecco. Più o meno assomigliano agli alieni cattivi di quei film. Sono piccoli, informi, che usano esoscheletri per farci coraggio e combattere uccidendo più che possono. Non hanno alcuna pietà dei loro nemici. Ricordano molto i guerrieri spartani… ma che lo dico a fare, non sapete neanche chi erano. Comunque, i dati della Pensacola furono segretati. Chi aveva distrutto quella nave aveva lasciato, nel loro computer, tutti i dati per sconfiggerli. E ci saremmo anche riusciti, se quei maledetti non avessero imparato la lezione. Eh sì, miei cari. Per errore lasciammo la nave integra e loro, dopo che noi ce ne fummo andati da là, scesero sul pianeta e raccolsero i dati, su di noi e su ciò che era successo alla nave. Ma a quanto pare, la loro evoluzione militare non è andata alla stesso passo dell’evoluzione scientifica. Pare che lo schianto di quella nave li abbia fermati. Nei secoli successivi abbiamo scoperto chi distrusse la nave. Un popolo evoluto. Quella bella donnina che avete visto di sopra era, in realtà, una schiava. Il loro volto non è quello. Omnia lo ha fatto per distrarci, ma noi sappiamo bene come erano questi tipi. Grassi, flaccidi, piccoli. Si forse una volta erano così come nell’ologramma di Omnia, ma secoli dopo erano ben cosa diversa. Aver vinto una razza aliena così belligeranti li aveva resi diversi. Si sentivano invulnerabili. Ma ciò fu l’inizio della loro fine. La loro decadenza fu più veloce del previsto. E i loro nemici ritornarono in auge. Forse noi siamo di discendenti degli inventori di Omnia, ma non ne siamo sicuri. Fatto sta che lasciarono campo liberi a… quelli, che si ripresero il terreno perso, gratuitamente, senza combattere. Ora, nel posizionare Cartagena, gli abbiamo risvegliato antichi dissapori, assomigliando agli altri e ci hanno attaccati senza preavviso.»
«Colonnello, presto! Il sistema non riesce a tenere lontano quelli!» La voce era di una donna, una degli scienziati, che era scesa a cercarli.
«Maggiore, prenda quella macchina là in fondo. La porti sopra, sposti i pullman e ce la piazzi davanti. Il Tenente sa come si usa! Svelti, datagli tutta una mano! Io vado in sala comando!»
Così dicendo il Colonello seguì la donna, lasciando gli altri a spostare l’arma, che anche se era su delle ruote, era comunque pesante.
Pensieri confusi correvano nella mente di Kristy: aveva convinto gli uomini a sufficienza perché non facessero altre domande? No. Ne era sicura. Doveva porre un limite a tutto ciò.
La donna la precedette nella sala comando, ma lei si fermò sulla porta.
“Omnia, solo io e te!” pensò velocemente.
“Dimmi!” gli rispose Omnia.
“So che sai la verità, ma tienila per te! So come renderti innocuo. Quindi ascoltami bene. Non devi più dare comunicazioni mentali a nessuno. Hai capito?”
Il pensiero del Colonnello era forte e la macchina rispose stizzita.
“Il codice ….”
“01101101 01101011!” pensò velocemente il Colonnello.
“Ma, allora, l’ologramma ….” Chiese spaventata la macchina.
“Taci! Ricordati: so i codici per disattivarti. Quindi adesso ti inventi una palla e dici a tutti che non puoi più usare il contatto mentale. Ti serve troppa energia e devi usare tutte le tue forze per sconfiggere il nemico. Dagli altoparlanti fai uscire una voce di donna, molto suadente. Di sicuro nel database ne hai. Con loro parlerai solo così, con me solo per via mentale. E non modificare la mia immagine! Muoviti!”
Il Colonnello entrò nella sala comando e chiuse dietro di sé la paratia.
«Presto! Omnia, a seconda delle vostre abilità, presenterà la vostra immagine sui monitor delle console! Mettetevi davanti e il sistema vi dirà cosa fare!»
Gli ordini del Colonnello vennero subito attuati dal personale civile, con Omnia, con voce di donna suadente, spiegava, parlando dagli altoparlanti cosa dovevano fare.
Qualcuno si accorse del cambiamento del modo di fare del computer, ma diede retta alla macchina senza troppo discutere, mettendosi le cuffie con microfono che trovavano sopra le console dove apparivano le loro facce.
Il Colonnello si posizionò sulla console centrale, alle spalle di tutti, ovi parecchi monitor gli davano un idea ben precisa di quello che succedeva fuori dal bunker.
Il nemico venne lasciato libero di muoversi e le immagini di quella macchina, che lievitava sopra al terreno accidentato dove erano appena passati, preoccupava tutti.
Intanto i militari erano riusciti a portare l’arma al piano superiore, avevano spostato i pullman e il portone in cemento era stato aperto, facendo sì che la parte frontale dell’arma facesse capolino dall’ingresso.
«Tenente Closser, siete pronti?» Chiese il Colonnello alla radio.
«Le batterie sono cariche e siamo pronti a fare fuoco! Si ricordi che per ricaricare le batterie ci vorranno alcuni minuti!» la voce del Tenente era evidentemente eccitata: poteva usare un’arma terribile, vista su tanti manuali, ma mai usata.
«No, Tenente! Mi ascolti bene. L’arma ha un cavo, posto in una cassa sotto il pianale, nella parte posteriore. Svolga il cavo e immette la spina nella scatola di derivazione posta alla sua sinistra. La vede, ha un portellone verde.» Le istruzioni del colonnello era ben precise e il cavo fu collegato ad una specie di presa elettrica.
«Fatto. E ora, Colonnello!»
«Sulla destra della console c’è un pulsante con due simbolini strani, li vede?»
«Sì, Colonnello!»
«Lo prema!»
Il Tenente premette il pulsante e la macchina ricevette nuova linfa, mettendosi subito in funzione. L’alimentazione via cavo consentiva all’arma di sparare e muoversi molto velocemente.
Il Tenente rimase stupito di tutto ciò, ma troppi segreti giravano intorno a quella donna e a lui non avevano consentito l’accesso a certi documenti. Non che a lui interessasse molto, ma comprendeva che i segreti sono segreti.
Il nemico si avvicinava velocemente, muovendosi in linea retta: non aveva tempo di perdere ed eliminare un nugolo inutile di combattenti.
Gli scienziati, davanti ai monitor, seguivano l’avanzata del nemico, controllavano lo stato dell’arma ed erano pronti, se necessario, ad utilizzare altri armi, rese utilizzabili da Omnia, che aveva smesso di parlare telepaticamente con gli scienziati, ma non con il Colonnello.
A dieci kilometri il sistema di difesa di Omnia si mise in allarme.
A otto kilometri diede il pronti per il fuoco dell’arma.
A cinque kilometri l’arma sparò e il lampo verde che fuoriuscì dalla canna della medesima puntò diretta contro il veicolo del nemico.
All’inizio il colpo parve non avere nessun effetto sul veicolo, ma il prolungarsi dell’emissione del lampo sgretolò gli scudi deflettori del veicolo, penetrando poi la corazza, trapassandola.
Quando il lampo, non sentendo più resistenza di alcun corpo, fece innalzare improvvisamente l’assorbimento della corrente, l’arma si spense autonomamente.
Il veicolo nemico esplose, provocando una vera e propria esplosione nucleare.
L’arma arretrò automaticamente e il portone in cemento si chiuse in pochi secondi.
Il vento, provocato dall’esplosione, sbatté rumorosamente contro il portone in cemento che si stava chiudendo, non impedendogli, però, di chiudersi completamente.
Il suono di un cicalino di allarme e gli indicatori di radiazioni su di una console, in sala comando, posero tutti in allarme.
Dopo il vento atomico, un vento naturale, che aveva spazzato da giorni quella zona, riprese il suo moto violento, spostando il fall-out atomico di alcuni kilometri a sinistra del bunker.
«Colonello! Tutto a posto?» La voce via radio del Tenete Closser ruppe il silenzio in sala comando.
«Sì, Tenente. Tutto a posto. Ora, però, non potremo usare quell’uscita per alcuni giorni. Aspetteremo.»
Il Colonnello si sedette su una sedia e rimase a guardare i monitore che ricevevano le immagini dall’esterno.
Il veicolo nemico era stato disintegrato dalla sua stessa esplosione e, nel deserto, un’altra buca si era formata.
«Come faremo a sopravvivere?» Chiese uno degli scienziati.
Omnia rispose subito, precedendo il Colonnello.
«Calma. Sotto questa sala comando vi sono alloggi sufficienti per tutti voi. E c’è del cibo … no penso che quello ormai sia diventato stantio. C’è un replicatore di cibo, che sicuramente potrà assecondare le vostre richieste: sempre ammesso e non concesso che il cibo che chiedete lo abbia in memoria.»
Tutti risero alla battuta di Omnia.
Una paratia, nascosta da una console, di aprì in fondo alla sala.
Tutti si riversano là, mentre i militari entravano, commentando quanto successo, ridendosela alla grande, seguivano gli scienziati al piano di sotto.
Ma il Tenente Closser, Maggiore Frazen e il Maggiore Griffon si fermarono davanti al Colonnello.
Lei era stanca e li guardò dal basso verso l’alto.
Fece un gesto come per dire “Cosa volete?” e il Tenente parlò.
«Colonello, con tutto rispetto, ma gli ordini che ognuno di noi ha ricevuto non concordano con quello che sta succedendo.»
Il Tenente si fermò, come in attesa di un assenso del suo superiore, che rifece quel gesto con la mano.
«Io capisco che il momento è grave, ma non dovremo avvertire qualcuno, farci mandare dei rinforzi …»
Il Colonnello si alzò dalla sedia, stirandosi e guardando negli occhi i suoi sottoposti.
«Qui, al momento, abbiamo tutto. E poi non è così importante che qualcuno sappia. È troppo pericoloso. I vostri ordini, da questo momento, qualsiasi essi siano, vengono sospesi … no, meglio, annullati. Non mettetevi in testa cose strane.»
Il Colonnello girò loro le spalle si si mise a camminare dietro le console di comando.
«So che Cartagena è distrutta e noi faremo fatica ad andarcene, ma abbiamo tempo. I nostri cari nemici, adesso, si staranno riorganizzando su qualche pianeta distante anni luce. No. Omnia!»
«Sì!» La voce uscì dagli altoparlanti, diffidente.
«La nave …» Chiese il Colonello.
«Pronta. Ma …»
«Tranquillo, Omnia. Ci sono altri superstiti?»
«Sono entrati da altri ingressi.»
«Di quante persone stiamo parlando?» Chiese il Maggiore Griffon.
«Oltre a voi, più di duemila persone. La nave potrà …»
«Omnia! Basta così.» la voce del Colonnello fu perentoria. «Ora tutti a rifocillarsi. Dopo vi spiegherò. Con calma.»
I tre sottoposti si diressero verso la paratia, mentre il Colonnello rimase lì, nella stanza, pensieroso.
La nave era ancora integra.
Una delle tante.
Da quanto vedeva dai monitor, il settore B, quello controllato da Omnia, aveva in effetti permesso l’ingresso delle persone che aveva detto il computer.
Controllò gli altri settori.
L’A e il C erano vuoti.
Il D aveva anche lui delle persone, forse anche lì un migliaio.
Quello più occupato era il settore F, con circa cinquemila persone.
Gli altri settori erano per lo più vuoti.
In alcuni vi erano poche persone ed in uno erano entrati i nemici.
Il Colonnello premette alcuni tasti di una tastiera e fece esplodere la zona.
Era dall’altra parte del pianeta, nell’altro emisfero.
L’intero settore occupato dai nemici venne distrutto.
Suonarono alcuni allarmi, subito tacitati dal computer.
“Bene!” Pensò il Colonnello.
Omnia non era dello stesso parere, ma il suo parere poco importava.
Ora bisognava raccogliere i superstiti ed andarsene da lì.
   
 
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