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Autore: TalesOfAFairy    27/11/2016    1 recensioni
Fortuneshipping [LucasLucinda] con accenni di
Hoennshipping [BrendanVera] e Chessshipping [AlcideAnita]
Una sedicenne noiosa e presuntousa, due giovani innamorati e tanto fluff!
Buona lettura
Genere: Comico, Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lucas, Lucinda, Mei, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
- Questa storia fa parte della serie 'Hikari no Feelings'
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«Allora? Che te ne pare?»
Lucinda fece una piroetta su se stessa, entusiasta del proprio lavoro. Aveva creato un abito davvero raffinato e complesso, con l’aiuto di Brendan. Scoperto che il ragazzo della sua migliore amica era molto bravo nel cucito, non aveva perso tempo a chiedergli di darle una mano col vestito. L’abito aveva un aderente corpetto azzurro dallo scollo quadrato, ricoperto di scintillanti brillantini blu, e si apriva poi in una gonna semi-trasparente verso il basso e più saturata e coperta verso l’alto, che pareva una cascata, visto il colore oltremare che la caratterizzava. Aveva uno spacco molto alto a destra, che lasciava scoperta metà della gamba nivea della ragazza. Attorno alla vita, si stringeva una fascia di morbido chiffon celestino, annodata dietro a formare un piccolo fiocco. Ai piedi portava dei semplici decolleté azzurri, con un piccolo tacco di 4-5 centimetri.
«Sei fantastica Lù.»
Vera la osservava incantata, l’amica era perfetta in quel mare d’azzurro. Si sarebbe aspettata un qualche abito nero, o rosa, invece quel colore le si addiceva proprio. Un ghigno le si dipinse in volto.
«Sono sicura che Lucas darà di matto quando ti vedrà vestita così.»
A quell’affermazione, la blu arrossì violentemente.
«M-Ma cosa ti s-salta in mente, Vera?!»
In parte però era vero, ci teneva che il ragazzo la notasse. Anche se non voleva darlo a vedere, aveva una grossa cotta per lui da quando avevano dieci anni, durante il loro primo viaggio. L’aveva colpita quel bambino gentile, così educato, con i suoi modi di fare, la dolcezza che le riservava. Aveva sempre sperato che anche lui la pensasse così, però poi l’aveva visto, aveva visto che non staccava gli occhi di dosso a Rina. Forse perché era più piccola? E poi la ragazzina sembrava avere un rapporto speciale con Sanzo, quindi perché le dedicava così tanta attenzione? Scosse la testa, scacciando quei pensieri. Al Gran Festival di fine anno si sarebbe fatta avanti.
«Andiamo Lù, so benissimo che Lucas ti piace. E anche lui non sembra indifferente. Avete diciotto anni, vogliamo concludere qualcosa sì o no? Dai, che andrà tutto bene.»
La blu annuì, iniziando a spogliarsi per rimettersi gli abiti normali.
«Hai ragione, però non hai mai visto come guarda Rina? E se le piacessero quelle più piccole? O le castane? Aaaah, sono così confusa!»
La maggiore scosse la testa, Lucinda era sempre la solita .
«Se qualcosa andrà storto, prima lo picchio e lo faccio ragionare a suon di pugni, poi ci struggeremo per una settimana intera, rimpinzandoci di dolci e guardando film strappalacrime. Ti alletta l’idea?»
La ragazza ci pensò su, poi con finto fare altezzoso si rivolse a Vera.
«Ebbene, solo perché lei è la mia migliore amica, signorina.»
E scoppiarono in una grossa risata.
«Piuttosto...» aggiunse Lucinda, finito di cambiarsi.
«Che ne dici se facciamo un altro bell’abito anche per te, eh Ve’?»
«Davvero? Lo faresti?»
Quasi le brillavano gli occhi.
«Questo ed altro per te, amica mia.»
E l’abbracciò. Loro erano come sorelle, non c’erano segreti, non c’era rancore, invidia o quant’altro. Si sarebbero sempre sostenute l’un l’altra.
«E comunque credo che a Brendan non dispiacerà prenderti le misure.»
«L-Lucinda!»
 
Ecco. Il grande giorno. Il Gran Festival Annuale era arrivato. Si sentiva così emozionata che non riusciva nemmeno a parlare. La castana accanto a lei le diede una leggera gomitata sul fianco, come a riportarla alla realtà.
«Ci siamo Lù, il Festival aspetta solo noi, non sei felice?»
La blu si girò verso l’amica. Vera indossava un bellissimo vestito, degno d’una principessa. Anche questo era costituito da un corpetto aderente, solo che a lei era di un rosso acceso, carminio. La gonna si apriva a campana, ma non troppo pomposa, ed era di pregiato taffettà. Ad ornare la vita, c’erano delle minuscole perline rosa chiaro, che sembravano quasi una piccola cintura. Aveva optato per delle scarpe rosse con un tacco alto, ma non troppo da farle venire le vertigini o spezzarsi una gamba. La ragazza non portava la solita capigliatura, i capelli erano anzi acconciati in modo da ricadere più lunghi davanti e corti dietro, che sfioravano a malapena il collo niveo.
Anche Lucinda aveva cambiato taglio, in occasione di quel giorno per lei così importante. Aveva evitato le solite mollette, lasciando quindi le ciocche davanti libere, e intrecciando i capelli in un complesso chignon adornato di swarovski , che faceva cadere morbidi sulle spalle altri ciuffi blu oltremare.
«S-sono pronta!»
«Sono contenta per te. Ah! Ma quelli non sono Lucas e Alcide? E ci sono anche Anita e Rina! Dai, andiamo da loro.»
La blu si bloccò. Tremava e aveva la vista appannata, lo sguardo adombrato dalla frangia.
«N-non credo di voler venire, guarda Lucas e Rina…»
«Eh?»
La castana si girò, appena in tempo per vedere come la più piccola si sporgesse tutta contenta verso il ragazzo per salutarlo. In quel momento, Vera non ci vedette più. Ma come si permetteva quella mocciosetta di fare tutte quelle moine? Lucas sembrava anche infastidito, quindi perché Rina non andava un po’ da quel poverino di Sanzo che le stava dietro da anni? Partì, risoluta, con una Lucinda sull’orlo delle lacrime dietro.
«Luuucas! Da quanto tempo, vecchio mio!»
Una vena le pulsava potente sulla fronte.
Il ragazzo ringraziò il cielo che Lucy e Vera l’avessero salvato da quella sedicenne impertinente, lui aveva occhi solo per la ragazza dai capelli oltremare, ma Lucinda sembrava non accorgersene proprio.
«Oh! Vera, Lucy, che piacere vedervi.»
«Ma guarda, il piacere è tutto mio.»
Forse stava forzando un po’ troppo quel sorrisino, pareva quasi un demone.
«Oh, Rina? Guarda! Lì c’è Sanzo che t’aspetta, perché non vai a salutarlo?» *Tradotto: perché non ti levi dalle scatole?!*
La ragazzina si girò scocciata. Aveva lasciato la solita pettinatura alla “paladina marinaretta giapponese”*, e si era appuntata un cerchietto rosa con due fiocchetti rosa e bianchi  fra i capelli. Indossava un abito mono-spalla bianco, pieno di paillettes del medesimo colore, che sfumava poi in una rosa dapprima chiaro, poi sempre più saturato verso il basso. In vita, una cinturina rosa pallido piena di brillantini. Ai piedi portava degli eleganti stivaletti bianchi, con un accenno di tacco.
«Ah, certo, Sanzo…»
“Finalmente liberi…” pensarono assieme i tre. La castana si voltò verso Lucinda, notando che le sorrideva sommessamente, quindi si inventò una scusa (che tanto falsa non era) per lasciare i due soli, dato che Alcide e Anita sembravano troppo presi dalle proprie effusioni per dare peso a ciò che succedeva loro intorno.
«Brendan prima mi ha chiamata, dice che ha portato i suoi cugini più piccoli al Festival, ha detto che i ragazzi sono qui in vacanza, mi pare che vengano da una regione chiamata...com’è che si chiamava? Ah, sì, Alola…»
La blu balbettò qualcosa.
«Ah...ehm...i-io...c-certo, non preoccuparti per n-noi!»
Ad aiutarla ci pensò Lucas.
«Tranquilla Vera, baderemo a noi stessi.»
Detto questo, la maggiore se ne trotterellò via, tutta contenta per come le cose stavano svolgendosi.
Lucas si grattò la nuca, imbarazzato, sorridendole mestamente.
«Allora...andiamo a farci un giro?»
Lucinda quasi scattò sull’attenti.
«Certo! Se per te non è un problema...»
«Figurati» “Non vedevo l’ora di togliermi quella cozza di dosso” ma reputò opportuno non formulare quell’ultima frase.
 
Così passarono per la casa stregata, dove Lucinda aveva rimediato abbracci e rassicurazioni da parte del ragazzo, troppo contento di tenere così vicina la diciottenne. Avevano poi mangiato un gelato assieme, gustandosi anche il dolce altrui, causa di un improvviso rossore sulle guance della blu. Ed ora, deciso di fare una pausa, si stavano dirigendo verso alcune panchine, più appartate rispetto alle altre zone, vicino ad un  parchetto. La ragazza pensò che quello era il momento giusto per dichiararsi, e ricordò l’incoraggiamento di Vera. “Ci siamo, o la va o la spacca!” si disse decisa.
«L-lucas…»
Il ragazzo, che nel frattempo era andato a prendere della soda, le si sedette accanto e le porse la lattina.
«Dimmi pure, Lucy.»
«Per caso, tu e Rina...come posso dirtelo...insomma, tu e lei, state...ecco, state insieme?»
Sbottò la frase finale tutta d’un fiato. Si poteva vedere benissimo il rossore delle guance e gli occhi pronti al pianto, la mano che stringeva convulsivamente la lattina di soda. Lucas però la pensava diversamente. Insomma, lui e Rina, insieme? Ma scherziamo?!
«Certo che no! Ehm, volevo dire...no, non stiamo insieme.
La blu alzò lo sguardo, triste ma sollevato. Poi però lo riabbassò, rabbuiando il volto.
«Allora perché?»
«Cosa?»
«Perché le riservi tutte quelle attenzioni? Perché guardi solo ed esclusivamente lei? Perché siete così vicini e intimi?! Spiegamelo, perché io non ce la faccio più a non capire! Dannazione, Lucas, io ti a-»
Si bloccò di colpo. Aveva corso troppo. Dopo tanto tempo, il vaso era traboccato e aveva lasciato che le sue emozioni prendessero il sopravvento. Si maledì mentalmente, gli occhi già lucidi per il pianto imminente e il volto arrossato. “Bellissima e pericolosa”, pensò Lucas. La ragazza si alzò di scatto, non voleva rendersi ridicola più di quanto aveva fatto, quindi meglio girare i tacchi e andarsene prima di essere presa in giro. Ma Lucas fu più veloce e le bloccò il polso, tirandola verso di sé. Come poteva anche solo pensare che lui e quella sedicenne impertinente stessero assieme? Doveva essere proprio pazza. Già, pazza di lui.
«Certo che quando ti ci metti sei proprio matta,sai? Comunque, sì, anche io ti amo, Lucy. Alla follia. Da quando, quella calda mattinata di Agosto, ci siamo conosciuti. Ti ammiro, perché sei forte e determinata, ma anche dolce come un pokebignè. E guarda che io Rina non la guardo in quel modo, ho solo paura di vedermela spuntare da dietro all’improvviso.»
La ragazza tirò su con il naso, guardandolo negli occhi.
«D-davvero?»
«Non sono mai stato tanto sicuro, Lucinda.»
E detto ciò, si scambiarono il loro primo, vero, bacio.

*Praticamente i capelli alla Sailor Moon.
Eccoci qui con una nuova fic maledettamente clichè. Che dire? Sono soddisfatta, ma non troppo. Ebbene, signori questa è la mia fic più lunga, di ben 1630 parole! Ma a chi importa? Boh, a me? Detto questo, vi saluto, vi mando un bacino affettuoso e arrivederci!
Alla prossima
Hikari
   
 
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