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Autore: Darktweet    28/11/2016    1 recensioni
Un non proprio breve racconto di avventure di fate volte a scoprire il mondo attorno a loro e anche alla ricerca di se stesse.
Inizia tutto con una magica pietra misteriosa e una guerra...
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era un nuovo giorno e come sempre, in una casa come quella non poteva mancare la melodiosa voce di Mara.
“E quindi, ora che tuuu… Impossibile, ma veeeeeroo”
Splash!
“Ehi, Vera, smettila!” esclamò Mara. La ragazza l’aveva appena colpita con un getto d’acqua gelata, proprio sui capelli. E lei odiava essere interrotta mentre cantava, proprio non lo tollerava. Da bambina, una “tipa” della sua classe le cucì la bocca (letteralmente, con una magia!) e lei le fracassò i timpani, minacciandola di portarla in tribunale, per “interruzione illecita”.
“Smettila di fare la cantante provetta! Sto lavorando, non vedi?” ribatté Vera.
“Certo, stai giocando con l’acqua da tre orette, vedo!”  disse Mara, ridacchiando.
“Sto preparando le decorazioni per la cerimonia di vestitura di Ray, mentre tu stai canticchiando!” concluse Vera.
La ragazza fece spallucce.
L’indomani mattina sarebbe stato un giorno importante. Ray, il fratello di Mara, sarebbe diventato ufficialmente un mago.
“Dicono che la cerimonia di vestitura sia veramente magica! Ah, tra qualche anno toccherà anche a noi… diventare fate provette, che ne pensi Vera?” disse Mara, sorridendo.
“Uhm…” Vera illuminò d’azzurro il salone. Uno splash, e al centro del salone l’acqua di una fontana si congelò. Degli sprizzi d’acqua rimasero sospesi congelati, creando un effetto fantastico.
“Wow” commentò Mara.
“Credo che sia fantastico. Potrò vantarmi con Lara di essere una fata laureata. Sai, Lara, la figlia dei Rossefford…” disse Vera.
“Santo cielo, la odio! Secondo lei, quando canto sembro un’anatra!” esclamò Mara.
“Meglio anatra, che gallina come Lara… Coccodè!”  fece Vera.
Mara scoppiò a ridere.
“Mamma voleva chiamare Danah per le sculture acquatiche che voleva fare… ma tu hai insistito…” iniziò Mara.
“Le devo fare io! Io sono la fata d’acqua qui! E poi, me lo sento, è come un fratello per me!” disse Vera “ E lo è a tutti gli effetti.”
Mara sorrise.
Vera, fata dell’acqua, ha vissuto fino a tre anni a Bollarei, la città d’acqua, finché nella terza guerra magica la città non fu devastata. Lì i genitori persero la vita, e Vera fortunatamente trovò i genitori di Mara, disposti ad accudirla.
Vera e Mara non erano soltanto migliori amiche, ma erano anche sorelle, legate in modo speciale. Quando i litigi da sorelle ti opprimono, lì si attiva la parte da migliore amica.
“La festa sarà meravigliosa, me lo sento! Ray è l’orgoglio della famiglia.” Fece Mara, entusiasta.
Fantasticava sul giorno dopo: il fratello in passerella che ritirava il suo bastone magico, potenziato con un cristallo affine al proprio potere.
Ok, tolta la passerella (troppa fantasia), era ciò che sarebbe accaduto.
Ray era affine ai poteri elettrici, ma si è dimostrato capace anche con altri poteri, eccetto i poteri acquatici. Anche sotto il controllo di Vera, al massimo riusciva ad evocare qualche spruzzo d’acqua. In confronto, gli spruzzi d’acqua di Vera erano temporali.
La cosa che le preoccupava era la tanta sicurezza del fratello, che poi molta non era. Certo, normalmente sarebbe stato sicuro, ma in una cerimonia così importante?
Soprattutto di questi tempi. I maghi diplomati erano diventati pochi. Tutti avevano paura di essere mandati in qualche posto perduto a fare chissà cosa.
Le fate in tutto questo non si muovevano dalle città. Warrenia, città delle stagioni, era sempre stata strapiena di fate, ma proprio durante le guerre… niente, facevano le solite cose abitudinarie che avrebbero compiuto anche in situazioni “normali”.
Anche se c’era anche chi voleva provare l’ebbrezza di combattere per difendere la patria e bla bla… come Vera, che voleva vendicare chi uccise i suoi genitori.
“Vera, vado a prendere gli ornamenti floreali da Lilla!”
Mara aprì la porta di legno. Una leggera folata di vento le fece scompigliare un po’ i capelli.
Chiuse la porta, sbatté le ali e iniziò a farsi un giro per il quartiere.
Il quartiere dove vivevano era il Vintro, inverno. La città di Warrenia era detta appunto città delle stagioni per la suddivisione dei quartieri: Vintro, Printemps, Sumarj e Fallen.
Nella piazza principale di ogni quartiere, vi si trovava una pietra luminescente. Secondo le vecchie sagge, erano quelle pietre che davano l’energia magica alla città.
In effetti, dall’alto facevano un bell’effetto. Quattro colori, blu, giallo, rosso e verde formavano un unico cerchio luminescente.
Le fate che riuscivano a guardare questo magico effetto restavano sempre estasiate. Mara era una di queste. Le ali delle fate del dolce canto erano infatti molto grandi, adatte per le grandi altezze e ottime anche durante le tempeste. (Di solito, a placare le tempeste erano proprio le fate del sole o le fate del dolce canto).
Al contrario, le ali di Vera erano molto piccole, adatte solamente per fluttuare, pratiche per stare sott’acqua.
Mara si sollevò velocemente, volando nel cielo. Arrivò al livello Luminoso. Chiamavano così il livello del cielo dove si poteva vedere quell’effetto magico.
Si avviò verso la luce verde. Lì c’erano le migliori fate fioraie di tutta la città.
Lilla era la migliore, secondo la madre di Mara. Ai tempi del liceo, erano migliori amiche. Beh, non è che adesso non lo siano.
“Soffierà, soffierà, il vento caro a noi fateee”
Mara iniziava a canticchiare.
“Mara! Gioia! La mamma mi ha avvisato del tuo arrivo!”
Una vocina allegra arrivò dal basso, in una delle stradine profumate del quartiere di Spring.
Lilla era una delle fate fioraie, un po’ robusta, tarchiata, dalle guanciotte rosee e dai rossi capelli intrecciati in due treccioline che le scendevano sulle spalle.
“Lilla! Ciao!” Mara fluttuando leggermente, abbracciò la fata.
“Entra pure!” disse la fata.
Mara entrò. Il negozietto di fiori era molto carino. All’esterno, un’insegna recitava “Il mio fiore è Lilla”. Una insegna carina, costruita dal marito, George, un folletto. Delle edere erano attorcigliate a delle piccole colonne di stile dorico. All’interno, il soffitto era molto alto, e dei ripiani ricoprivano le pareti fino al soffitto. I ripiani erano stracolmi di vasi e vasetti pieni di fiori. Un’etichetta sulla base del ripiano indicava il tipo di fiori che erano riposti nei vasi.
“Uhm, per la festa di Ray ho tenuto da parte delle vere chicche! Uh uh. Aspettami qui!”
Lilla sparì nel retrobottega. Dopo un attimo arrivò con fiori, bouquet e addobbi fluttuanti.
“Sono bellissimi, Lilla!” esclamò Mara. I fiori emanavano un profumo splendido. Viole, violette, primule, begonie, gigli, orchidee e rose erano i fiori che Mara conosceva, poi ce ne erano altri, con colori variopinti, crema, arancio.
“Il segreto è anche nell’acqua!” disse Lilla. “Mi raccomando eh! Uh, a proposito… e Vera come sta?” Disse Lilla.
“Uh, bene. “ fece Mara. “Quanto ti devo?”
“Niente cara!” esclamò Lilla.
“E dai, Lilla!” esclamò Mara.
“Per Ray questo e altro!” disse Lilla. “Oh cielo… a che ora domani? Ho perso di nuovo l’invito!”
“Alle 10 la cerimonia, e se non ce la fai la festa è alle 13.” Disse ridendo Mara. Lilla era così buffa: pasticciona, dalla memoria corta e bucata, ma aveva un gran cuore.
“Ok, porterò i fazzolettini!” fece Lilla.
“Fazzolettini?”
“Beh mi emozionerò! Il piccolo Ray della zia!” Lilla tirò su col naso. Si stava già emozionando.
“Uh, mi sono dimenticata… Piccino!”Battè le mani e pronunciò la formula.
I fiori divennero piccolissimi, tanto da poter essere messi tutti quanti in una borsetta.
“Quando torni a casa, gira l’indice verso i fiori e pronuncia Adatto!” continuò Lilla.
“Ok, grazie mille… Ci vediamo domani!” Mara uscì dal negozietto, salutando Lilla.
Dopo una mezzoretta, Mara ritornò a casa.
“Sono a casa!” esclamò.
“Mara, hai portato i fiori?” disse Vera, che al momento era seduta attorno al tavolo. Si stava mettendo lo smalto azzurro.
“Certo. Adatto!” girò l’indice, e i fiori ritornarono nella dimensione normale.
Con delle scintille viola, Mara li fece fluttuare per iniziare a sistemarli.
“Che ne pensi, così stanno bene?” chiese Mara.
“Seh.”
“Uhm, e se li spostassi lì?”
“Seh.”
Vera non la stava nemmeno guardando. Era applicata sulle sue unghie.
“Vera! Ascoltami!” Mara si innervosiva sempre quando nessuno la ascoltava.
“Uhm… Dovresti mettere le orchidee agli angoli.” Disse Vera, sollevando lo sguardo.
Mara spostò le orchidee.
“Perfetto!”
 
   
 
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