Storie originali > Storico
Segui la storia  |       
Autore: Ormhaxan    29/11/2016    3 recensioni
Scandinavia, IX secolo. Nella società norrena, molti sono quelli che desiderano il potere, ma pochi sono quelli che lo detengono: Ragnar Loðbrók è il sovrano più rispettato e temuto di tutti e i suoi figli, vichinghi forgiati da numerose battaglie, sono pronti a prendere il suo posto, disposti a tutto pur di salvaguardare il loro onore e il proprio nome.
In una storia che narra di vendetta, di morte, ma anche di amore, si intrecceranno le vite di Sigurd Ragnarsson, Occhio di Serpente, e di Heluna, principessa di Northumbria, figlia dell'uomo che, più di ogni altro, ha osato sfidare l'ira dei giovani vichinghi.
Dal Prologo: "Vedo il serpente strisciare nella tana del cinghiale e la sua prole dilaniarlo, vendicando il proprio nome; vedo un’aquila ricoperta di sangue sorvolare i cieli oltre il mare, un giovane serpente venire addomesticato da una principessa dagli occhi tristi e i Figli del Nord prosperare per mille anni."
Genere: Avventura, Sentimentale, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza | Contesto: Medioevo
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A





Licenza Creative Commons
Figli del Nord è distribuito con Licenza Creative Commons Attribuzione 4.0 Internazionale




 



“Mi è giunta voce che hai inviato messaggeri oltre il mare, per richiamare sotto il tuo vessillo ogni sovrano danese degno di nota. Mossa astuta, Ragnarsson.”
Gorm era entrato con passo felpato nella sala grande, trovando, senza troppa sorpresa, il maggiore dei figli di Ragnar comodamente adagiato sullo scranno di legno un tempo appartenuto ad Ælle e ai sovrani della Northumbria.
Era giunto a York con il resto dell’esercito nelle ore tarde della sera prima, un giorno dopo rispetto a Bjorn e Sigurd, quest’ultimo ancora costretto a letto dalle febbri che pian piano stavano iniziando a scemare; con lui, Ivar aveva portato l’ormai sconfitto e umiliato Ælle, prontamente rinchiuso nelle segrete più profonde della fortezza di York, dove avrebbe atteso la morte oramai certa.
Finalmente, con grande sollievo di Gorm, quella battaglia era giunta al termine, così come presto sarebbe stato portato a termine il giuramento di vendetta che, insieme al suo fratello non di sangue, aveva pronunciato mesi prima; giustiziato il deposto sovrano di Northumbria, il principe dello Jutland avrebbe potuto far ritorno a casa, dalla fanciulla che amava e che, presto, avrebbe fatto sua sposa con la benedizione di suo padre, davanti ai suoi sudditi che tanto lo amavano.

“Noto che ai corvi di Odino non sfugge mai nulla. – disse con sarcasmo Ivar, increspando le labbra in un sorriso compiaciuto – Ebbene sì, ho mandato messaggeri a Est, a Guthrum il Danese, al Nero e persino al nostro fratello bastardo, Ubbe1.”
“Devi essere davvero bisognoso di uomini per mandare messaggeri anche a Ubbe, al fratello di madre diversa che non ha neanche risposto nel momento del bisogno, quando suo padre chiedeva vendetta. – asserì amaro il principe dello Jutland, che solo una volta aveva incontrato Ubbe, il figlio che Ragnar aveva concepito da una donna figlia di uno jarl minore poco prima del matrimonio con l’eterea Aslaug – Inoltre, ho sempre pensato che provassi ribrezzo per lui.”
“Ripugnanza è la parola giusta. – corresse piccato – Certo, ha preso possesso delle sue terre combattendo e sconfiggendo a duello il precedente jarl, e questo gli fa onore, ma non dimentico le sue origini, tantomeno il modo in cui mi ha sempre guardato. Nonostante questo, ho bisogno di lui, di più uomini possibili per creare una grande armata inarrestabile, un esercito che piegherà ogni regno di questa debole e divisa isola.”
Lo sguardo di Ivar provocò in Gorm un brivido di terrore: era lo sguardo di un folle, lasciava trasparire tutta la sua sete di sangue, non solo nobile ma anche innocente, e il principe si ritrovò a compatire i poveri malcapitati che, molto presto, si sarebbero trovati sul suo cammino fatto di distruzione e morte.
“Se hai bisogno di uomini, allora permetterò a chi vorrà dei miei di unirsi alle tue fila. – annunciò inaspettatamente il rosso – Conosco bene i miei uomini, so che molti di loro anelano la battaglia, una vita e, perché no, anche una morte degna del Valhalla. Il loro posto è con te, Ivar, con uno scudo in un braccio e un’ascia in una mano, non accanto a me, ad un principe che desidera solo la sua casa e la fanciulla che ama.”
Ivar poggiò le spalle contro lo schienale ligneo dello scranno, assumendo un atteggiamento più rilassato, quasi stanco e poi disse: “E lei ama te, Gorm. Credo ti abbia sempre amato nel profondo, nel modo puro in cui può amare una bambina.”

Ricordare sua sorella bambina, il modo in cui seguiva tutti loro con curiosità, affamata di conoscenza, lo fece sorridere in un modo in cui poche volte aveva sorriso: Ivar aveva un debole per Þyri, la dolce e forte sorellina che, a differenza dei suoi fratelli, da piccola cercava la sua compagnia, si appassionava nell’udire le sue storie, imparare da lui come si intagliava il legno e molte altre arti che, nella sua condizione di storpio, per lui erano un modo di passare il tempo e calmare la rabbia.
Aveva provato gelosia quando si era accorto di quanto Þyri fosse legata a Gorm, al principino dalla fluente chioma che suo padre aveva accolto come figlioccio sotto il suo tetto; aveva provato rabbia quando aveva sentito che, un giorno, lei lo avrebbe sposato, si sarebbe unita a quel ragazzino che neanche la considerava, troppo impegnato a giocare con una spada di legno, a sembrare grande.
Si era sentito sollevato quando il ragazzo, oramai pronto a riprendere il posto accanto a suo padre, nello Jutland, aveva lasciato le sponde del freddo anfratto di Kattegat e nessuno aveva più parlato della cosa. O, almeno, fino a quando lui non si era ripresentato molti anni più tardi, desideroso prima di vendicare i figli maggiori di Ragnar e poi Ragnar stesso, caduto nel tranello di Ælle.
Durante il tempo trascorso separati, Þyri era sbocciata come un fiore, il più bello dei fiori, attirando l’attenzione di moltissimi uomini, tutti partiti ideali secondo la loro madre, nessuno abbastanza degno secondo suo padre e secondo lui, il suo fratello storpio che sempre più stava dimostrando un atteggiamento morboso nei suoi confronti.

“La ami davvero? – si ritrovò a chiedergli Ivar, guardandolo sottecchi e con un cipiglio minaccioso – Oppure la tua è solo un’infatuazione causata dalla sua accecante bellezza, un vano sentimento che si affievolirà quando lei diventerà tua, un fiore oramai appassito?”
“Con tutto il mio essere, io la amo. – rispose sicuro – Non ho mai provato nulla di simile per nessun’altra, Ivar, e morirei piuttosto che renderla infelice.”
“Infelice… - si sfiorò con una mano le labbra secche, ponderando su quella singola parola – Se dovessi renderla infelice, io verrò a saperlo; se la renderai infelice, sarò io stesso a porre fine alla tua vita, esaudendo il tuo desiderio.”
Un gelido silenzio riempì la sala grande: Ivar guardò negli occhi Gorm, occhi pallidi come la nebbia al mattino contro occhi azzurri come il cielo a metà mattina; nessuno dei due disse nulla, entrambi consapevoli che quella appena pronunciata da Ivar non era una semplice minaccia, ma una promessa dalle sfumature di profezia. Il Senz’Ossa avrebbe reclamato la testa dell’altro, lo avrebbe sottoposto alle peggiori torture conosciute da uomo, poiché nessuno, neanche il principe e futuro sovrano dello Jutland avrebbe potuto disonorare la stirpe del valoroso Ragnar Sigurðsson2 senza incappare nelle ire del suo sangue.

“Come sta oggi Sigurd? Mi hanno riferito che la febbre sta lentamente cessando.”
“E’ forte, ha superato il momento più difficile e pare che la ferita non sia più infetta. – rispose il rosso – Sono convinto che avere la Principessa al suo fianco abbia aiutato.”
“Ancora non riesco a credere che sposerà quella fanciulla, la figlia dell’uomo che ha ucciso nostro padre, nelle cui vene scorre sangue marcio. – Ivar apparve disgustato – Non nego che sia bella, che abbia un carattere forte, ma non abbastanza da diventare la consorte di un Ragnarsson. Odino lo perdoni, poiché non ha idea dell’ira che scaturirà tra gli Æsir e tra il suo stesso popolo sposando una cristiana, un’adoratrice del falso dio che da anni combattiamo.”
“Credi che sia facile per lui, che non lo sappia? In questi mesi trascorsi a York ho osservato attentamente Sigurd, ho visto con questi miei occhi il tormento interiore, come ha tentato invano di reprimere i suoi sentimenti. Eppure, che tu ci creda oppure no, sono stati proprio gli Æsir a mettere Heluna sul suo cammino, ad annunciarla attraverso sogni e profezie che lo stesso Veggente ha profetizzato ancor prima della notizia della morte di Ragnar. – con un leggero balzò si sedette su di un lungo tavolo di legno, afferrò una mela da un cesto in paglia poco distante e le diede un morso, trovandola croccante e succosa sotto i denti – Che ci piaccia oppure no, quei due sono destinati a stare insieme: sono gli Æsir e i Vanir a volerlo.”


 


**




La mano di Sigurd era calda, stringeva la sua con forza e la faceva sentire al sicuro e tranquilla.
Dopo tanto pregare e tanta apprensione, finalmente la ferita alla spalla sembrava essere guarita grazie alle sapienti cure del popolo norreno e anche la febbre era quasi del tutto scomparsa, benché il corpo del giovane fosse ancora debole e incapace di stare in piedi per più di qualche minuto.
Heluna l’osservò assopito con la coda dell’occhio, seduta sul bordo del letto ricolmo di pellicce, ora più tranquilla e con animo più sereno rispetto ai giorni passati: aveva seriamente temuto di perderlo per sempre, lui che, dopo tanti tormenti interiori, aveva accettato nella sua vita, come l’uomo che sarebbe stato al suo fianco come marito e signore.
Per lui, la principessa di Northumbria era disposta persino a rinnegare Dio, il Padre che sin da piccola le avevano insegnato a venerare e pregare, che aveva nelle sue mani la vita di tutti i mortali – e che non ha mai fatto nulla per me, niente se non guardare impassibile la mia vita andare in pezzi, mio padre umiliarmi e picchiarmi ogni qualvolta la situazione o il suo carattere dispotico lo ritenevano opportuno.
Nel profondo del suo animo, Heluna sapeva che non era stato Dio a mandarle Sigurd, ma le divinità pagane che il suo amato adorava, gli dèi dai curiosi nomi ancora troppo difficili per lei da pronunciare correttamente. Æsir e Vanir, così li aveva spesso chiamati Sigurd, distinguendo le due stirpi spesso in lotta tra di loro.

Dovrò abbandonare la Croce per indossare il bracciale adornato con le teste di drago, celebrare lo Yule e non più il Santo Natale. Ogni cosa sarà diversa, certo, ma credo di essere pronta a questo cambiamento. —

Prima, però, avrebbe dovuto affrontare le ire di suo padre. Per l’ultima volta.
Era stata immediatamente avvisata del ritorno in catene di suo padre dalle sue ancelle, da Mary, adesso diventata anche lei una norrena in quanto moglie di uno jarl della lontana terra chiamata Zeland, di Olaf dal bel sorriso, che, sotto stessa confessione della fanciulla, si stava dimostrando un buon marito.
Le avevano riferito che, su ordine di Ivar, il deposto signore di Northumbria era stato scortato in una delle celle più buie e tetre delle prigioni sotterranee, in attesa della morte che, da ciò che Mary le aveva detto, sarebbe giunta presto e impietosa.

Dovrei essere triste, implorare pietà per lui? Una buona figlia lo farebbe, si prostrerebbe ai piedi del nemico, chiedendo misericordia. Eppure, io non sono sicura che lui ne meriti, poiché mai ne ha dimostrata ai suoi nemici o al sangue del suo sangue.


Sussultò, mugugnando per la sorpresa, quando una mano calda abbassò leggermente la sua tunica di lino, carezzando la sua pelle e destandola dai suoi pensieri.
Labbra morbide si posarono su quello stesso punto, facendola rabbrividire di piacere e sorridere allo stesso momento: non si era neanche accorta che Sigurd si era destato e, lesto, si era portato a sedere, dandole così le spalle.
“Cosa vi turba?” chiese prima di baciarle il collo, proprio sotto l’orecchio destro.
“Dovreste riposare. Non dovete stancarvi o preoccuparvi.”
“State evitando di rispondere alla mia domanda. – la riprese lui, piccato, continuando a tormentarle il collo – Le vostre preoccupazioni sono anche le mie.”
“Mio padre. – rispose, voltando lo sguardo per incontrare quello di Sigurd – Ivar lo ha rinchiuso nelle prigioni, in attesa di giustiziarlo e mi domando se sia giusto o meno andare da lui, parlargli per l’ultima volta.”
“Non può più farvi del male, Heluna e voi lo sapete.”
“Spesso le parole feriscono più della spada o dell’ascia.”
“Solo se diamo loro questo potere. – Sigurd carezzò dolcemente la guancia della fanciulla – Non importa cosa dirà, non importa ciò che pensa, entrambi sappiamo che sono menzogne: voi valete molto di più di ogni prezioso, il vostro animo è puro e il vostro cuore anela l’amore che lui non vi ha mai dato e mai vi darà. Un amore sincero, vero, che vi faccia sentire sempre desiderata, amata.”
“Attento, Ragnarsson, qualcuno potrebbe pensare che stiate parlando di voi stesso e darvi del debole. – lo punzecchiò lei, serafica – Qualcuno potrebbe dirvi che vi ho stregato.”
“Allora prego Odino affinché non trovino mai il modo per spezzare il vostro sortilegio.”

La fece stendere sotto di lui e, piano, la baciò con indescrivibile dolcezza.
Sigurd anelava il momento in cui sarebbe stata sua, il momento in cui sarebbe diventata la sua sposa davanti agli occhi degli dèi, poiché ogni giorno era sempre più insopportabile del precedente. Heluna era sua, eppure lui non poteva ancora farla completamente sua.
Per un momento si concesse di essere audace, osando risalire la sua gamba, sempre più sopra, verso ciò che più di tutto bramava. La sfiorò, accarezzandola dove nessuno l'aveva mai toccata con i polpastrelli callosi, facendola gemere e sgranare gli occhi per la sorpresa quando, fuori dal suo controllo, la sua schiena si inarcò e il suo corpo venne scosso da un leggero tremito.
“Sigurd…”
Con una mano si aggrappò alla sua spalla buona, affondando appena le unghie nella carne quando l'indice di lui la trovò umida e fece una leggera pressione tra le sue pieghe, gemendo una seconda volta a causa di quel tocco nuovo e proibito.
“Vorrei rendervi mia, ma non posso. – confessò il buondo con voce rauca e spezzata dal piacere che stava invadendo anche lui – E non solo perché la mia condizione non me lo permette, ma perché non sarebbe giusto. Sappiate, però, che ciò che state provando non è nulla paragonato a ciò che proverete quando, finalmente, ci uniremo nella carne e nello spirito."
Heluna assottigliò le labbra, cercando di immaginare come sarebbe stato, ciò che avrebbe provato durante la loro prima notte – se questa sensazione svanisce davanti a ciò che mi aspetta, ho paura che il mio corpo possa andare in pezzi.

“Potreste… - sussurrò timida, afferrando con forza il polso di Sigurd quando quest’ultimo ritirò la mano dal suo centro caldo – Non ancora. Vi prego.”
Sigurd sorrise sghembo, ritenendo quella richiesta del tutto innocente seppur inaspettata e, annuendo, nascose nuovamente la mano sotto le vesti della fanciulla.
 



*



 
1. Benchè le fonti principali da cui mi sono ispirata per questa storia non contemplino la figura di Ubbe, nella Gesta Danorum vengono menzionati come fratelli di Ivar anche Ubbe e Eiríkr Väderhatt. Per questo motivo, ho reso Ubbe il fratellastro di Sigurd, Ivar e gli altri. Di lui si parlerà molto meglio in Figli del Nord: Corvo, mia storia in parte collegata in cui ho intenzione di approfondire la conquista dei restanti regni dell'allora Inghilterra da parte di Ivar.
2. Ragnar, secondo varie saghe e il succitato Gesta Danorum, era figlio del leggendario sovrano danese Sigurð Hringr, vissuto intorno al 750.






Angolo Autrice: Hello, folks! Lo so, aggiorno con tempi allucinanti dall'ultima volta, ma mi sono voluta più soffermare su altri miei lavori, come per esempio Corvo, i cui personaggi verranno introdotti, con molta probabilità, anche in questa storia e per pochissimi capitoli. Ho dovuto rallentare gli aggiornamenti, dunque, per non creare spoiler a chi magari segue entrambe le storie, cercando un modo adatto per andare avanti qui senza incasinarmi.
Anyway, spero che, attesa esclusa, questo capitolo, seppur di passaggio, sia stato di vostro gradimenti.
Come sempre, ringrazio tutti voi che leggete, seguite e recensite! ;)

Alla prossima,
V.
  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Storico / Vai alla pagina dell'autore: Ormhaxan