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Autore: mors_mordre    29/11/2016    1 recensioni
" E’ possibile che un po’ dell’immortalità della tua isola rigogliosa sia partita con me e mi sia penetrata dentro, preservando il suo ricordo e condannandomi a vederti sempre, nella mia memoria, come se ti avessi appena lasciata. "
In risposta alla lettera che Calipso scrive a Odisseo, tramite la penna di Tabucchi, ecco la risposta dell'uomo alla ninfa che ha abbandonato ad Ogigia molti anni prima.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Calipso, Ulisse
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lettera di Odisseo, re di Itaca a Calipso, ninfa
 
Passano le stagioni a Itaca: i verdi rami dei suoi alberi perdono le foglie, i fiori scompaiono, la terra è arsa dal sole o spazzata dai venti. E’ tutto sempre nuovo, a Itaca. O forse è solamente un eterno ripetersi di eventi ogni volta uguali, ma io non me ne rendo conto.
Ricordo ancora Ogigia, Calipso, sebbene sia trascorso il tempo e ricordo bene te, nelle tua splendente eterna giovinezza. E’ possibile che un po’ dell’immortalità della tua isola rigogliosa sia partita con me e mi sia penetrata dentro, preservando il suo ricordo e condannandomi a vederti sempre, nella mia memoria, come se ti avessi appena lasciata.
Quando queste immagini affiorano alla mia mente, non nego di venire preso dalla nostalgia e dai ripensamenti, ma o dea, come potevo io restare?
Tu sai che quello che rappresenti è la fissità, l’immobilità più totale e dici bene scrivendo che io vivo nel mutamento, o forse sono io stesso il mutamento: è impossibile per me fermarmi, privarmi di quel viaggio che è la vita, perché il mio cuore troppo ne soffrirebbe. Il mio eterno impulso di partire mi ha costretto a bruciare i miei sandali, una volta giunto in patria: altrimenti, temo che un giorno avrei ceduto e mi sarei di nuovo avventurato nello sconfinato mare, abbandonando la mia famiglia.
Rimpiango di averti ferita, ma il sacrificio che mi chiedevi era impossibile da sopportare.
Siamo troppo diversi, e troppo diversi sono i nostri mondi.
Sono vecchio ormai: ora posso avvertire quel processo invisibile e inarrestabile che lentamente mi disgrega, ma finalmente capisco che anche io sono immortale come te. Io vivrò, in mio figlio e nei miei nipoti, vivrò nei ricordi delle mie imprese: ciò che ero non sarà dimenticato e non cadrà nell’oblio.
Non mi pento della mia scelta, divina Calipso, soprattutto ora che tu dici di invidiarmi e di desiderare il mio destino, la mia vita, ciò che è stato scritto per me ma non per te.
Tu contraddici dunque le tue stesse parole? Non ricordi più di quando, ansiosa di convincermi a rimanere, elencavi instancabile i pregi dell’immortalità, condannando il mio essere umano?
Ora ci accomuna qualcosa, o dea: la paura dell’eterno. Non è forse strano il nostro timore di vivere mentre il  resto degli uomini teme di morire? Cerca di perdonarmi, ora che provi il mio stesso sentimento, e di capire perché io sono partito da te.
Ora ascolta attenta e presta orecchio alle mie parole: se continuerai a fissare quel mare, in un giorno per te uguale agli altri, vedrai la mia nave solcare le onde avvicinandosi, poiché prima che la morte mi colga desidero mostrarti come mi sono trasformato.
Probabilmente non mi riconoscerai, perché molto sarò cambiato, e potrai vedere qual è la strada che a te è preclusa e io ho scelto di percorrere. Probabilmente non mi riconoscerai, Calipso, perché io sono Odisseo, e mi chiamano polùtropon, è questa la mia condanna: cambiare così tanto da non riuscire più nemmeno a capire chi sono.
 
 
Angolo autrice
Ho scritto questa lettera in risposta a ‘Lettera di Calipso, ninfa a Odisseo, re di Itaca’, che nasce da una penna molto più autorevole della mia, quella di Antonio Tabucchi.
Ringrazio la mia prof di Greco, che in prima liceo mi ha portato questo bellissimo testo che vi consiglio di andare a vedere, e mi ha dato modo di dare voce, anche se certamente non nel modo in cui Tabucchi o Omero avrebbero fatto, alla risposta dell’ormai anziano Odisseo
Per chi non lo sapesse il termine greco ‘polùtropon’ viene dal proemio dell’Odissea, ed è spesso tradotto con ‘multiforme’.
Vi sarei molto grata se mi lasciaste un parere, positivo o negativo che sia!
 
Nene
 
 
  
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