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Autore: roughgirl    29/11/2016    2 recensioni
1870, Inghilterra.
La giovane bella, caparbia e ribelle Jane Lewis deve lottare contro la mentalità contorta di un Ottocento pieno di pregiudizi e correnti ottuse che vedono la donna sottomessa dell'uomo ma, soprattutto, deve combattere quotidianamente contro le rigide regole di sua madre che, dopo la morte improvvisa della graziosa sorella, deve rassicurare trovando un buon partito, nonostante la sua opposizione.
Ma se ad un ricevimento incontrasse due occhi glaciali pronti a sbranarla o a salvarla? E se questi occhi appartenessero a un affascinante e arrogante ex capitano di marina, William, che si rivela un diavolo con un passato offuscato? Saranno scintelle d'odio, e poi? Amore?
Dal testo:
"Come vi permettete?! Mi state dando della brutta, della istupidita e della vigliacca!" Alzò il tono, ormai con la ragione offuscata: quegli aggettivi avrebbero fatto alterare anche una sgualdrina.
"Vedremo se mi considererete ancora vigliacca quando vi prenderò a pugni con le mie stesse mani." Continuò digrignando i denti.
Ormai la situazione stava degenerando e addio per la seconda volta alle buone maniere con quello sconosciuto.
"Oh, non osereste mai colpire William Stevens, ragazzin..." non finì la frase che si ritrovò cinque dita ben stampate e marcate sulla guancia sinistra.
Genere: Introspettivo, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico
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Caldo. In quel piccolo salotto così affollato faceva irrimediabilmente, fatalmente caldo.

Jane sentiva una gocciolina di sudore scenderle giù per la nuca fino ad arrivare al collo.
Continuava a guardare le tantissime tonalità che assumevano quelle quattro pareti e i tantissimi pezzi di stoffa che svolazzavano a destra e a sinistra.
Seduta, in mezzo a tutte quelle dame che continuavano a parlottare, sghignazzare, spettegolare e tenere collo e braccia alzate, come se qualcuno le minacciasse con uno di quei giocattoli che aveva visto in una rappresentazione al teatro con sua madre e che aveva visto tante volte anche in mano al padre che diceva dover andare a 'caccia', curiosa com'era gli aveva anche chiesto il nome, si chiamava pittola? O no, forse era pistona.
Ciò che non capiva era perchè le persone ne fossero tanto spaventate, perchè poi alzavano le mani? Era un incantesimo?
Come poteva capire, piccola e ingenua com'era, che quei giocattoli di cui la gente aveva tanto terrore, avrebbero potuto perforare in un millisecondo la sua piccola e già piena di idee testolina?
Lei continuava a muovere stufa le gambe penzoloni su quella sedia, dove la mamma le aveva detto di stare ferma, ma a Jane non piaceva fare la statuina e, seppur piccola, odiava già gli ordini ma ancora di più i rimproveri e le punizioni, quindi si decise a immobilizzare i minuti e piccoli piedini.

'Sono le buone maniere, Jane, quando crescerai mi ringrazierai.'
Diceva sempre così la sua severa mamma.

Voltò la testa, in direzione proprio dei capelli scuri della madre ma prima si soffermò su dei bellissimi e perfetti riccioli d'oro raccolti in una treccia altrettanto perfetta. Quei riccioli d'oro che la sua mamma e il suo papà tanto amavano e che a lei veniva naturale definire 'perfetti' senza sapere il vero significato di questa parola.
Abbassò lo sguardo sul viso della ragazza, sul suo sorriso, sembrava davvero felice, sua sorella. Stava provando un velo sul suo capo, sua madre la stava aiutando a metterlo, mentre parlottava di qualcosa con la sarta.

"Marge, tesoro, sarai favolosa!" Jane, nonostante la lontananza udì queste parole da sua madre che mai aveva visto tanto entusiasta.

Guardò di nuovo Margaret e gli angoli della sua bocca alzati. Sorrideva è vero, era felice è vero, ma perchè le sembrava che mai l'espressione sul viso della sorella fosse stato tanto falso?

   
 
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