Storie originali > Soprannaturale
Segui la storia  |       
Autore: BuFr    30/11/2016    3 recensioni
Il poliziotto integerrimo. L’artista cool. Il cattivo ragazzo. E un adolescente dotato di ingombranti poteri sovrannaturali, pronto a sconvolgere la loro quiete.
Un mondo normale, e un altro che è un totale delirio.
E un triangolo d’amore e desiderio persino troppo aggrovigliato. Tanto aggrovigliato, da avere quattro vertici.
****
Raccolta di missing moments e frammenti ex novo collegati alla saga "Clover", edita da Centauria Libri.
Alcune parti sono riprese dalla prima stesura di Clover, ovvero FOUR, feuilleton nato e cresciuto proprio qua su EFP.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Slash
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Il primo bacio che Tyler aveva dato ad un maschio era stato con un ragazzo che, col senno di poi, gli ricordava molto Christian. All’epoca avevano entrambi quindici anni, e fino a quel momento si erano rivolti a malapena la parola. Oliver era un ragazzino molto timido, che tremava sempre come una foglia quando Tyler appariva nel suo campo visivo. Avevano poche lezioni in comune, a parte quella di educazione fisica. C’era voluto molto tempo perché Tyler si accorgesse che gli sguardi di Oliver, quando lui entrava nello spogliatoio o passava per i corridoi, erano sempre rivolti nella sua direzione. Spaventati, e trasognati.

Quando se ne era reso conto, Tyler aveva provato sensazioni nuove per lui; non credeva allora di poter essere interessato ad un ragazzo, eppure piano piano aveva cominciato a muoversi in modo diverso, se c’era Oliver nella stanza. Per vederlo trasalire, con la coda dell’occhio, e osservarlo seguire ogni suo movimento. Tyler si sentiva addosso quegli occhi blu, e col passare dei giorni si era accorto, con meraviglia, di non essere del tutto indifferente alla cosa. Anzi.

In poco tempo aveva imparato a muoversi per gli occhi di Oliver. A parlare e ridere per le sue orecchie; a voler essere quello che lui voleva guardare. E tutto senza che mai si scambiassero una parola.

Persino il migliore amico dell’epoca di Tyler, Zachary, si era accorto del suo strano cambiamento; dapprima in realtà con un certo divertimento, pur non conoscendo ancora l’origine di quegli strani teatrini messi in atto dall’amico. Era solo arrivato a capire che dovevano essere ad uso e consumo di qualcuno in particolare, e lo prendeva bonariamente in giro per questo.

Poi le cose erano cambiate, sotto tanti punti di vista. A Tyler non bastava più questa relazione solo immaginata tra Oliver e lui. Voleva conoscerlo, parlargli; voleva decisamente anche qualcosa di più. Un mondo in cui era possibile allungare la mano e toccarlo davvero. Sentire che Oliver, nella sua bellezza quasi trasparente e fragile, esisteva.

Ma il ragazzino esile dagli occhi blu tendeva a scappare sempre, come un coniglietto selvatico impossibile da avvicinare. Era evidente che aveva paura di Tyler, non contemplando nemmeno l’idea che l’interesse per qualcuno del proprio sesso potesse essere così facilmente ricambiato.

Un giorno però Oliver aveva lasciato in anticipo le due ore di educazione fisica, con una scusa. Non era un tipo particolarmente atletico, e quel giorno si riceveva un voto per l’arrampicata sulla corda: per lui, significava sicuramente una berlina sociale non da poco. Così aveva detto di non stare bene, e si era rintanato negli spogliatoi, vagamente umiliato.

Naturalmente, Tyler aveva colto quell’occasione. Aveva usato anche lui una scusa per allontanarsi dalla palestra, ed era tornato indietro. Nel momento esatto in cui si era chiuso la porta degli spogliatoi alle spalle, Oliver era diventato di sale.

Tyler si era seduto accanto a lui, contro il muro freddo. Sorridendo, l’aveva pian piano sciolto ed avevano parlato a lungo. In quegli istanti, Oliver tremava visibilmente; era chiaro che moriva dalla voglia di scappare, ma non ne aveva il coraggio.

Se c’era una cosa della sua vita, pur importante, di cui Tyler non riusciva a ricordarsi mai, è chi quella volta avesse fatto il primo passo. Forse la memoria lì si era cancellata, per tutte le conseguenze estremamente penose che aveva portato quel bacio; ma stava di fatto che i due ragazzini, così seduti come erano, schiena al muro, senza nemmeno toccarsi, erano arrivati vicini vicini e poi si erano baciati. Era stato un bacio lieve, umido, a fior di labbra. Infinitamente lungo, e dolce. Il dettaglio che Tyler ricordava più di ogni altro era il tremore delle labbra di Oliver, che sembravano sul punto di sciogliersi o di sparire. Era come baciare il vento, era una carezza. Tyler aveva già baciato delle ragazze, ma quello che si scatenò in lui in quel momento fu la tempesta di un nuovo universo. 

Non poteva negare di aver sentito il brivido del proibito all’epoca, nel baciare un maschietto. Ma era un bacio, e ancora non raccontava nulla a Tyler delle peculiarità del corpo maschile. Non si era posto nemmeno seriamente il problema delle proprie preferenze sessuali: semplicemente, era Oliver a piacergli. Era Oliver che voleva baciare. Quello solo, sapeva, al momento.

Ma tutto era andato in frantumi: nel momento in cui si erano staccati, gli occhi blu del ragazzino riaprendosi alla realtà avevano perso tutto il calore con cui aveva seguito la forma di Tyler per giorni. In un attimo, erano puro terrore.

A quel tempo Tyler non aveva capito quanto per Oliver fosse stato difficile passare da un amore immaginato e dunque innocuo, a qualcosa di tanto reale come un bacio. No; non era possibile cancellare così facilmente il rancore nutrito per mesi per quel ragazzino, al punto da provare a mettersi nei suoi panni.

Perché Oliver si era alzato tremante, quasi rabbioso, e non aveva più detto una parola. Presa la porta, era fuggito via. E da quel giorno in poi, aveva cominciato a comportarsi come se Tyler non esistesse più; lo evitava come la peste, anche quando lui lo cercava apposta, e in breve tempo lasciò la scuola. Senza dare spiegazioni.

Per quanto Tyler avesse cercato di rassicurare Oliver, capire cosa si era scatenato in lui per portarlo a ritirarsi così, le sue buone intenzioni si erano sempre scontrate contro uno scudo infrangibile. Oliver era parso letteralmente terrorizzato all’idea di dare delle conseguenze a quel gesto avventato, e così aveva evitato il ragazzo fino al giorno in cui non si erano visti più.

Tyler si era sentito distrutto per mesi; e per mesi aveva vagheggiato di chiedere in giro e inseguire Oliver ovunque fosse andato. Non gli importava più di niente e di nessuno. Era furioso con lui, e al contempo non passava un’ora senza pensarlo. Senza pensare a quel bacio bellissimo che era stato ucciso dalle sue stupide paure.

Oliver era uno dei tanti figli di un pastore metodista; la sua era una famiglia repubblicana molto religiosa. Passati quasi dieci anni, Tyler riusciva ormai a capire quanto dovesse essere stato arduo per lui, affrontare concretamente una pulsione che fino a quel bacio era rimasta almeno nell’indefinitezza; ma a quei tempi il ragazzo era solo arrabbiato con Oliver. Non provava nessuna indulgenza per lui.

A raccogliere i cocci ci aveva pensato Zachary, che non aveva potuto non accorgersi del malessere dell’amico del cuore. Da quando erano bambini, non l’aveva mai visto così sofferente ed abbattuto; a forza di chiedere, Tyler aveva finito per raccontargli tutto, pur con un certo pudore.

Da quel giorno Zach aveva fatto di tutto per stargli vicino; per far riprendere colore al suo viso, al sorriso tanto inestricabile dalla persona di Tyler, da spezzare il cuore a non poterlo vedere più. Ma qualcosa era drasticamente cambiato; in quei giorni anche Zachary era diventato diverso, più serioso, più cupo. Aveva finito per lasciare la sua ragazza con un taglio netto, lui che aveva sempre avuto un buon carattere almeno quanto Tyler.

Nel desiderio di Zachary che Tyler dimenticasse Oliver, era nato un germe nuovo. Egoistico, in un certo senso. Sentendolo parlare per ore di quel ragazzo che aveva baciato nello spogliatoio, era immediatamente nata in Zach una irrazionale gelosia, che aveva cercato subito, inutilmente, di scacciare. Si sentiva in qualche modo derubato di qualcosa, e l’idea che Tyler potesse relazionarsi con un maschio in un modo che andava addirittura al di là del loro rapporto da sempre così profondo, lo faceva decisamente sragionare.

C’era qualcosa che non andava; e piano piano Zach aveva maturato la consapevolezza che, se Tyler doveva esplorare una dimensione fisica, assieme ad un ragazzo, non doveva essere con un perfetto estraneo; ma con lui.

Per Zachary era stato doppiamente difficile accorgersi – lui, a cui comunque le donne piacevano sul serio – di essere attratto dal proprio migliore amico, ed amico d’infanzia tra l’altro. Le complicazioni si sprecavano: Zach era afroamericano ed avere una relazione amorosa con un amico maschio, per giunta bianco, non era l’idea migliore da portare in casa propria. I suoi genitori, per quanto volessero bene a Tyler, avrebbero come minimo avuto un coccolone; sempre ammesso che suo padre non imbracciasse il fucile per sparare ad entrambi.

Ma non dovevano per forza saperlo tutti; era una faccenda tra lui e Tyler. I fatti erano persino semplici, e Zachary era il tipo da buttarsi fino in fondo nelle cose, quando le voleva. Non era mai stata persona da mentire a se stesso, specialmente sulle cose importanti.

Tyler aveva sempre ammirato la sua profonda onestà intellettuale, e trasparenza; era una delle cose che preferiva di lui. Il giorno in cui Zach aveva deciso di mettere tutto sul piatto, dichiarandosi e attendendo una risposta priva di ogni pressione o insistenza, dapprima Tyler era rimasto stupito, colmo di una genuina meraviglia. Nemmeno un’ombra di spavento passò però in lui, solo stupore bambino e persino felicità, all’idea che una delle persone che prediligeva al mondo provasse certi sentimenti per lui.

E, alla fine, non ebbe dubbio alcuno. La relazione di Tyler e Zach durò per un anno e mezzo, sebbene in verità fosse già in corso praticamente da sempre. In quel periodo, Tyler aveva sperimentato un senso di felicità frizzante e piena: pensava di non poter desiderare nient’altro nella vita. Innamorarsi di qualcuno che era pure il proprio migliore amico gli sembrò la più grande fortuna che potesse capitare ad un uomo. Erano sempre gli stessi, e allo stesso tempo era cambiato tutto: ora nessuno dei due doveva temere che un terzo incomodo facesse da sfondo al loro rapporto perfetto. Ora stavano insieme. E Zach era bello, era intelligente – era considerato da tutti un vero e proprio genio, in effetti – era simpatico, e dolce. Conosceva Tyler come le sue tasche. E poi, ad un certo punto era venuto anche il sesso; dapprima era stato persino strano, cominciare a toccarsi in un modo totalmente diverso da quello a cui erano abituati. Finire una sessione di compiti in casa dell’uno o dell’altro mettendosi a pomiciare, invece che dedicandosi ai videogiochi come una volta. Ma era bello: era un corpo già pienamente familiare a Tyler, e al contempo tutto da esplorare. E attraente.

Per quanto fosse alle prime armi quanto lui, era stato Zach ad accompagnarlo in questo percorso, privandolo col tempo di tutte le inibizioni. E Tyler aveva finalmente compreso quanto il corpo maschile gli piacesse davvero, a prescindere.

Per Zachary era stato un po’ diverso; era proprio Tyler ad attrarlo, più che l’intero genere maschile. Ancora a distanza di anni Tyler era stupefatto di quanto l’amico fosse riuscito a viversi quella relazione in modo equilibrato, senza drammi, godendosela peraltro appieno. Con generosità incredibile. Considerando che, dopo Tyler, aveva praticamente solo avuto partner femminili a parte qualche eccezione – e attualmente era pure fidanzato con una ragazza –, la sua consapevolezza d’animo era davvero straordinaria.

Era stato in parte lui a rendere Tyler la persona affettivamente sana e serena che era diventato.

Tyler e Zach si erano diplomati insieme e avevano continuato a frequentarsi ancora durante l’ultima estate, fino a che quest’ultimo non era partito alla volta di Harvard. Era stato ammesso a praticamente tutte le università a cui aveva fatto richiesta, ed aveva davanti a sé una brillante carriera nel campo chimico, sua vera passione. C’erano aziende già pronte a contenderselo dopo due soli anni di frequenza.

Ma in seguito alla sua ammissione all’università, la strada sua e di Tyler si era separata; continuavano a sentirsi, anche dopo anni, ma nel tempo le cose erano inesorabilmente mutate. La prima volta in cui si erano rincontrati dopo la partenza di Zach, durante un suo ritorno ad Hollyfield per le feste, frequentavano già entrambi altre persone. Da semplici amici che erano stati, erano tornati ad esserlo. Con un po’ di malinconia, ma con il senso della vita che continua.

In quel periodo Tyler era entrato nella sua prima vera band; era un gruppo già formato ma il chitarrista precedente aveva abbandonato e lui aveva pensato bene di rispondere ad un annuncio, a soli diciotto anni. Il leader del gruppo era il bassista, e si chiamava Nicholas; tra lui e Tyler era scoccata immediatamente la scintilla. Avevano condiviso la band e il letto per tre anni interi, tra alti e bassi. Tyler era letteralmente obnubilato da quel ragazzo più grande e pieno di carisma, dal suo talento, dai suoi occhi neri, dai suoi capelli lunghissimi e crespi da stringere tra le dita durante i loro amplessi. Era ossessionato dalla sua approvazione, e gli sembrava di non fare mai abbastanza per essere all’altezza delle sue aspettative – musicalmente, e sessualmente. Per accordarsi le sue simpatie aveva fatto cose di cui non andava particolarmente fiero, a distanza di tempo: troppo spesso aveva opposto poco carattere al suo carisma egocentrico. Ma alla fine era stato un periodo indimenticabile, estremamente appagante soprattutto dal punto di vista mentale e creativo.

Nicholas non riusciva però ad andare d’accordo con gli altri due membri della band, che alla fine aveva finito per sciogliersi; di nuovo Tyler si trovava costretto ad allontanarsi dal sentiero del compagno per cause di forza maggiore. Nick aveva deciso di trasferirsi a New York, mentre lui intendeva smettere di vivere nella sua ombra, seguendo una propria strada musicale.

Si era spostato nella grande città – Cardenal, però, non poi così grande – e lì aveva infine formato i Gunfire Wings. Aveva cominciato a frequentare abitualmente il Clover. Non aveva fatto fatica a stringere un vasto numero di rapporti, trovandosi stavolta perfettamente in accordo con i membri della sua nuova band.

Era uscito per qualche tempo con un ragazzo di nome Leonard; forse sarebbe anche durata più di quattro mesi, se Tyler non avesse finito per inciampare in un ostacolo imprevisto.

Un ostacolo di nome Mark Strong.

Nel momento esatto in cui lui e Mark si erano incontrati, Tyler non avrebbe potuto pensare ad altro. Nessun altro uomo esisteva più al mondo; era l’essere più bello che avesse mai visto mettere piede nel Clover. Aveva la brillantezza e la purezza del vetro, ma uno sguardo altrettanto compatto, duro. Deciso sui suoi obiettivi. La sera in cui Tyler l’aveva incontrato la prima volta non aveva avuto nemmeno il coraggio di rivolgergli la parola – c’era un ragazzo con lui, che poi scoprì chiamarsi Raphael e non essere il suo ragazzo – ma poi ci aveva pensato per giorni. L’artista, Mark.

Era venuto a conoscenza che Mark teneva un’esposizione insieme ad alcuni compagni di università, e Tyler si era presentato all’inaugurazione. Le sue opere erano veramente notevoli, piene di vita e di colore come lo era lui, e non era stato difficile usarle come pretesto per attaccare bottone con l’artista. Due ore dopo, in un angolo riparato del cortile, si erano scambiati il loro primo bacio. Tre mesi dopo vivevano insieme.

I quadri che dipingeva ispiravano i testi delle sue canzoni, la sua musica ispirava l’arte di lui; erano fatti l’uno per l’altro. Ma Mark aveva due anni meno di lui, e una fiammante sete di vita e di esperienze, di cui le sue opere non potevano fare a meno di nutrirsi; a volte veniva preso da una strana indolenza che lo portava lontano, col pensiero e con l’umore. Tyler, dal canto suo, era una persona relativamente tranquilla, e pure fedele; mentre capitava che Mark si prendesse frequenti sbandate per altri uomini. Per un certo periodo, un artista molto più vecchio di lui gli aveva fottuto totalmente il raziocinio, prendendolo anche piuttosto in giro. Il biondo ragazzo c’era stato malissimo per mesi, ma Tyler non aveva voluto tirarsi indietro; gli era stato vicino, e in qualche settimana le cose erano tornate quelle di sempre.

Per tre volte, nell’arco della sua vita, Tyler si era proclamato innamorato di qualcuno. A tre uomini molto differenti tra loro, mentre già ci stava assieme, aveva detto ‘ti amo’ essendone ricambiato. E per tre volte la separazione era stata inevitabile, ma piuttosto pacifica e priva di reali scossoni. Erano state relazioni lunghe, relativamente sane, concrete e coerenti. In un certo senso, non aveva mai avuto il cuore veramente spezzato, o anche solo sanguinante. Si riteneva piuttosto fortunato, per questo.

Dopo la rottura con Mark, Tyler aveva infine incontrato un ragazzo unico al mondo, di nome Christian, e si era preso una vera e propria cotta per lui. Improvvisamente, era come se Tyler fosse tornato ai suoi quindici anni e nulla fosse mutato. C’era solo il fremito e la paura di quel corpo fragile e sconosciuto, il gusto dolce e lieve di un bacio rubato, seguito da una fuga immediata.

Ma Tyler non aveva più quindici anni; adesso, sapeva come afferrare quella mano senza egoismi, privando l’anima ancora estranea e spaventata dei timori che la scuotevano.

Persino il suo, di spavento, dopo dieci anni da quel primo bacio negli spogliatoi si era finalmente dissolto del tutto.


 

Image and video hosting by TinyPic

 

 

   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale / Vai alla pagina dell'autore: BuFr