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Autore: Tota22    01/12/2016    0 recensioni
Come un incontro inaspettato cambia le sorti di una giornata partita con il piede sbagliato.
Genere: Commedia, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Calum Hood, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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How Did We End Up Here?






Calum aveva quaranta minuti di pausa prima dell'inizio del programma televisivo.

Lo staff si era raccomandato di essere puntuali, la diretta doveva essere precisa; Il produttore esecutivo di "Good Morning People" aveva concesso ai ragazzi della band di trascorrere il tempo rimanente come meglio credevano.

Erano stati fatti accomodare in un grande camerino, c'era giusto il tempo di farsi portare la colazione, rilassarsi o schiacciare un pisolino: azioni che i suoi tre amici Luke, Michael e Ashton, erano ben contenti di fare.

Erano tutti parecchio stanchi: mesi di tour no stop, live dopo live, sempre in viaggio e quando erano fermi in una città li aspettavano diversi appuntamenti mediatici ai quali non potevano sfuggire.

Uno dei tanti era l'intervista di quella mattina, sarebbero stati ospiti di uno dei programmi più seguiti dello stato di New York.
Non che Calum si lamentasse. Con i suoi tre migliori amici stava vivendo il periodo più bello e pazzesco della propria vita, respirando musica e toccando con le dita ogni angolo di mondo.

L'orizzonte delle sue esperienze era diventato così largo e vivido che non riusciva ad immaginarsi di vivere un'esistenza diversa dalla propria. Amava il suo lavoro ed era fiero di aver realizzato uno dei suoi più grandi sogni: guadagnarsi da vivere facendo musica.
Sentire poi il calore delle persone che apprezzavano la loro musica e capire che le emozioni che trasmettevano nelle canzoni venivano riflesse indietro, migliaia di volte come da infiniti specchi, era ancora più incredibile.

Ogni tanto però sentiva il bisogno di sentirsi un normale ragazzo di vent'anni, che va a bersi un caffè alle otto e trenta del mattino, senza gli occhi del mondo puntati addosso e senza orde di fan impazziti alle calcagna. Agognava quella sensazione di anonimato e la libertà di scegliere di passare un momento con se stesso, quando gli andava.
Ripensando agli ultimi giorni pieni di stress e stanchezza, Calum si sentì ad un tratto come intrappolato e la frustrazione che provava rischiava di farlo esplodere. Era inquieto e agitato e non riusciva a nasconderlo, infatti i suoi amici avevano iniziato a guardarlo preoccupati e a chiedergli se andava tutto bene.

Quindi proprio a trentasette minuti dall'inizio dello show gli era balenata un'idea in testa, tanto folle quanto semplice: uscire. Cosa c'era di male in una breve fuga sotto copertura?
Dopo aver tranquillizzato il resto della band finse di dover andare in bagno, allontanandosi dal camerino. Era stato quasi troppo semplice mettersi un berretto, inforcare un paio d'occhiali da sole e calarsi nella parte di un ragazzo qualunque.
Meno semplice era stato sgusciare fuori dall'edificio, scivolando alle spalle degli addetti alla "sua" sicurezza e sbucare in strada da una porta secondaria.

Era fuori.
Aveva il sole in faccia e il vento sulle braccia, coperte dalle maniche lunghe a scacchi della sua camicia, forse troppo pesante per il tepore dell'aria quasi estiva.

I polpacci bruciavano per il ritmo serrato dei passi, ma il suo respiro era regolare e già si sentiva meglio. Le sue sneakers consumate producevano un piacevole "tap tap" sulle strisce nere e bianche che separavano un marciapiede dall'altro e... Via! Per le strade della grande mela.
 Dall'altra parte dell'edificio che ospitava lo studio televisivo già si accalcava una piccola folla di ragazzi e ragazze con striscioni, magliette della sua band ed espressioni agguerrite ed estatiche.

Adorava i suoi fan, ma essere accerchiato da un' orda dei sopraddetti, senza qualcuno che gli guardasse le spalle, non era affatto sicuro né saggio. Inoltre nello stato d'animo in cui si trovava rischiava di essere sgradevole con loro.

Girellò allora per il lungo marciapiede in cerca di un posto poco affollato dove fermarsi a bere un caffè, cercando di non perdere l'orientamento.
Il suo sguardo fu catturato da locale di piccole dimensioni, senza pretese. Una vetrata lasciava intravedere tavolini e sedie rustici, occupati da qualche tipico turista o semplici clienti in cerca di una buona colazione.
L'insegna recitava Mario's café e Calum decise che faceva al caso suo.
Era a soli duecento metri dallo studio televisivo e poteva godersi in santa pace i suoi rimanenti venti minuti di normalità.

Una volta entrato notò con piacere che, nonostante l'aspetto spartano, il bar risultava molto accogliente e l'aroma di caffè macinato fresco permeava l'aria e lo chiamava con un invito a sedersi.
Si guardò intorno in cerca di un tavolo libero.
Purtroppo, ancora una volta, il fatto di essere un musicista di fama internazionale gli impediva di prendere alla leggera la scelta del suo angolo di pura ordinarietà.

Di tavoli liberi ce n'erano tre: uno attaccato alla porta, che si sentì di scartare poiché troppo in vista.  Ad ore dieci un altro, ma il tavolo a fianco ospitava un gruppetto di ragazze sospette dal momento che una sfoggiava la maglietta della sua band... magari era lì per la diretta. Riconobbe poi di fronte all'ultimo posto Rob, l'addetto al sound check, probabilmente se l'avesse riconosciuto la sua copertura sarebbe saltata.
Senza più risorse e un po' irritato,  Calum scorse infine una sedia libera proprio infondo al locale vicino a un tale che col capo chino sul tavolo era impegnato a scrivere qualcosa su un foglio. 

Non gli andava per niente di parlare con qualcuno, ma l'alternativa era girare sui tacchi e uscire. Gli era rimasto troppo poco tempo per cercare un altro posto e ormai la promessa allettante di un buon caffè lo portò a muoversi verso il fondo del locale in direzione della sedia libera, che guarda caso dava le spalle all'ingresso.

Si avvicinò con calma al tavolo e appoggiò una mano sullo schienale della sedia vuota.

- Ciao, questo posto è libero? -

Lo sguardo smarrito del suo interlocutore incontrò quello di Calum, che si accorse subito che quel paio d'occhi marroni che lo fissavano attraverso degli occhiali spessi appartenevano ad una ragazza.
Il taglio corto dei capelli e la figura piegata l'avevano sviato. Calum sperò che la ragazza non fraintendesse la sua domanda con un tentativo di approccio.

- Mmm....  - la ragazza annuì perplessa.
Ok non l'aveva respinto, oramai tanto valeva continuare.

- Posso sedermi?-

Lei annuì e fece un gesto con la mano come per dire "accomodati"; con un grazie Calum sedette.
Seguirono alcuni istanti di imbarazzo, poi la sua compagna di tavolo iniziò a riordinare la miriade di quaderni, libri e cartacce che occupavano quasi tutta la superficie di legno rugoso, per fare spazio a Calum o almeno permettergli di appoggiare le mani.
I fogli di carta riciclata sparsi per il tavolo erano ricoperti da una grafia fitta e inframezzati da lunghissime formule e calcoli incomprensibili che fecero venire la nausea a Calum.

Una volta che il fruscio di carta si arrestò un silenzio ovattato era calato tra i due e il ragazzo non sapeva cosa fare. Si guardò intorno tentando di richiamare l'attenzione della cameriera.

Da un lato Calum non voleva mettersi a chiacchierare, dall'altro gli sembrava brutto rimanere in silenzio.
La ragazza di fronte a sé però, dopo averlo guardato di sottecchi un paio di volte ed essersi tormentata una ciocca di capelli attorno all'indice, non dava segni di voler comunicare con lui e aveva ripreso a scrivere su un quaderno.

Sollevato decise di rimanere in silenzio. Ordinò un caffè lungo, fissò i poster di vecchi film italiani affissi alle pareti e in mancanza di altre cose da fare  si mise a fantasticare. Per la prima volta immaginò un possibile mondo parallelo in cui lui stesso si trovava in quel bar a quella stessa ora, ma per ragioni completamente diverse. Magari in quel mondo non era famoso, ma per qualche ragione si sarebbe trovato a New York, magari di passaggio tra una peregrinazione e un'altra o per lavoro. Sarebbe stato più felice di come era ora, più libero forse? Calum non sapeva rispondersi e mentre la sua mente era ancora invischiata in quei pensieri strani, scrutò distrattamente da dietro gli occhiali da sole la ragazza davanti a sé.

Aveva le spalle larghe fasciate da una maglietta nera semplice, le mani erano lunghe con dita affusolate che in quel momento stringevano una penna che correva fluida e rapida sul foglio. I capelli castani e un po' crespi le incorniciavano il viso pallido a luna piena, coperto di lentiggini, accompagnando la rotondità delle guance. Tuttavia essendo il taglio di capelli così corto faceva risaltare le orecchie un po' a sventola. Nel complesso i suoi tratti inusuali non risultavano spiacevoli, ma era proprio uno strano tipo.

- Come mai hai deciso di violare il principio di Pauli sociale? -

- Come scusa?-

Calum rimase spiazzato dalla domanda apparentemente priva di senso che la ragazza gli aveva posto dal nulla, dopo cinque minuti buoni di silenzio.
Senza alzare la testa dal foglio e con tono molto calmo la ragazza iniziò a spiegare:

- Sai..esiste un principio che descrive la disposizione degli elettroni in un atomo, appunto il principio di Pauli. Secondo questa legge due elettroni non possono coesistere sullo stesso livello energetico, anzi...essi tendono a posizionarsi il più lontano possibile gli uni dagli altri, se sono disponibili livelli vuoti... -

- Continuo a non seguirti. -

La ragazza alzò l'indice della mano destra e lo agitò mollemente. Cal notò che gesticolava parecchio mentre parlava.

- Un attimo ci sto arrivando.  Alcuni sociologi hanno riscontrato che questa regola si applica in modo curioso anche ad alcuni comportamenti umani. Ad esempio... il modo in cui le persone scelgono il posto a sedere sull'autobus: hai mai fatto caso che salendo su mezzo pubblico preferisci a sederti sempre in una coppia di sedili vuoti, anche c'è un posto vuoto a fianco ad una persona? Oppure, se proprio scarseggiano i posti, scegli comunque il sedile di fronte e mai di fianco rispetto ad una persona che è salita prima di te?-

Calum guardò sempre più sgomento la ragazza davanti a sé, che parlava a velocità della luce, e un piccolo sorriso divertito iniziò a formarsi sulle labbra.

- Beh in effetti è vero...-

- Già, il nostro senso comune e le convenzioni sociali si comportano come la forza repulsiva di due cariche negative. La stessa cosa accade in un bar, si tende ad occupare tutti i tavoli vuoti disponibili prima di condividerne uno con uno sconosciuto... -

-Finalmente stai arrivando al punto!- la interruppe Calum che aveva intuito dove voleva andare a parare; lei sorrise e riprese il suo ragionamento.

-... Dato che qui ci sono tre tavoli ancora vuoti ... perché hai violato il principio di Pauli sociale? Devi avere sicuramente una motivazione sensata per aver deciso di infrangerlo.-

Calum non sapeva se ridere o scappare a gambe levate.

-Cioè mi stai chiedendo perché mi sono seduto al tuo tavolo?-

- Sì più o meno...- rispose la ragazza grattandosi la nuca con la penna.

- Domanda legittima, ma non avresti fatto prima a chiedermelo direttamente, senza scomodare il principio di un tizio sconosciuto? -

- Di Pauli. Sì forse avrei potuto, ma avevo paura di essere scortese- rispose lei con sincerità disarmante.

- Alla fine però il risultato è lo stesso, con o senza giri di parole. -

- Cioè hai concluso che sono scortese?-

- No, tutto sommato vuoi solo sapere perché sono qui invece di essere due tavoli più a destra. La risposta però è troppo lunga da spiegare -

- Allora posso chiederti perché indossi gli occhiali da sole al chiuso? -

Calum sbuffò tra il divertito e l'incredulo e appoggiò di riflesso l'indice sulla montatura scura dei propri occhiali.

- Come mai tutte queste domande complicate, di solito quando incontri una persona per la prima volta le fai il terzo grado?- 

La discussione fu interrotta dalla cameriera che appoggiò la tazza di caffè davanti a Cal , mentre con un sorriso irriverente apostrofò la ragazza:
- Oh Camelia non dirmi che è il tuo ragazzo? Tieni nascosta una cosa del genere alla tua barista preferita? -

Calum si girò accigliato verso la cameriera e provò a chiarire il malinteso:
- Non sono il suo ragaz...- ma fu interrotto dalla ragazza stessa, che senza scomporsi rispose all'altra:

- Becky non temere è solo un elettrone impazzito che si aggira su orbitali proibiti. -

Becky alzò gli occhi al cielo, Calum sospettò che non fosse nuova alle strane uscite della propria cliente.
Camelia, o almeno gli sembrava di aver capito che così si chiamasse, ordinò poi un espresso con voce sottile.

-D'accordo cara arriva subito.. e anche se non c'è del tenero tra voi sono felice che stamattina hai abbandonato le tue abitudini da lupo solitario - continuò Becky facendo ondeggiare la coda bionda, strizzò poi l'occhio a Calum e concentrò la propria attenzione su di lui.

- Tu sei a posto? Vuoi una fetta di torta insieme al caffè? La crostata ai frutti di bosco è uno spettacolo.-

-No ma ti ringrazio- disse lui  e seguì con lo sguardo Becky che si allontanava.
Pensò che era piuttosto carina, aveva notato subito il suo sorriso coinvolgente, ma anche il fisico asciutto e atletico, esaltato dai pantaloni neri dell'uniforme e dalla camicia attillata.

- Credo che Becky sia piuttosto contenta che tu non sia il mio ragazzo, ti ha fatto l'occhiolino. -

Calum imbarazzato distolse lo sguardo dal bancone per riportarlo sul viso della ragazza di fronte, che sorrideva. Aveva un modo insolito di esprimersi, diretto e distaccato allo stesso tempo, pungente ma con voce monotona e quasi annoiata.
Calum bevve intanto un sorso di caffè. Era ottimo.          
                   
- Che strano nome il tuo, Camelia intendo- si lasciò scappare soprapensiero.

- Non c'è niente di strano, è il nome di un fiore. Esistono nomi più inusuali del mio. Tu come ti chiami?- rispose la lei tornando a scribacchiare sul suo quaderno.

- Non sono un esperto di giardinaggio, non so nemmeno com'è fatta una Camelia... - continuò Cal ignorando la domanda di proposito. Questo gioco di sviare le domande personali stava diventando divertente, poiché provava una certa soddisfazione nel vedere Camelia spazientirsi e programmare un altro attacco. Era quasi come un incontro di scherma.

- Siamo negli anni dieci del ventunesimo secolo, ormai ti basta avere uno smartphone e la sacra pizia del web potrà risolverti ogni dubbio..-

-...-

- Intendevo che puoi cercarlo su Google-

- Aaaah, è che non sei mai chiara, usi un sacco di giri di parole per dire cose semplici.-

- E tu non rispondi alle mie domande. Dal momento che stiamo condividendo questo tavolo, per tua scelta, non si dovrebbero scambiare alcune informazioni basilari? -

- E chi lo dice? Non è mica obbligatorio -

- Non ne sono sicura, ma credo che le leggi di interazione sociale tra gli esseri umani ci impongano di conversare a proposito delle nostre vite -
- Ma hai appena detto che le ho infrante sedendomi qui. -

Camelia interruppe la scrittura e chiuse il quaderno appoggiando la penna sulle labbra, pensierosa.

-Hai ragione, non ci avevo pensato. -

Un sorriso trionfante si allargò sul viso di Calum, aveva vinto questo piccolo scambio di battute. Si stava divertendo molto non gli era mai capitato di incontrare qualcuno di così onesto e diretto e allo stesso tempo fuori dal mondo. Nonostante l'aspetto ordinario e il modo di esprimersi quasi incomprensibile, la personalità di Camelia aveva suscitato in lui una grande curiosità. Tutto quello che sapeva di lei era che aveva il nome di un fiore, abitualmente faceva colazione in quel bar dato che conosceva la cameriera, ma sempre da sola e sembrava considerare la realtà come perfettamente governata da leggi scientifiche. Una follia! Non credeva nel caso, nella fortuna o nell'imprevedibilità delle passioni e dei sentimenti?
Si immaginò di nuovo in quel mondo parallelo in cui lui era un ragazzo qualsiasi, probabilmente si sarebbe fermato a chiacchierare con Camelia tutta la mattina e avrebbe risposto volentieri  alle sue domande. Avrebbe riso con lei delle sue strambe risposte, senza il problema di nascondersi dietro due lenti scure e un berretto.

O forse si sarebbe seduto in un tavolo vuoto e avrebbe bevuto il suo caffè da solo, guardando fuori dalla vetrata il via vai in strada di ragazzi che aspettavano la diretta di Good Morning People, con ospite un'altra band, non la sua.
O forse non sarebbe mai stato a New York e non si sarebbe mai trovato al Mario's cafè per colazione.

Era ora di tornare alla realtà. Gli cadde l'occhio sullo schermo del suo smartphone, le icone brillanti segnavano cinque chiamate senza risposta e venti messaggi, doveva assolutamente tornare in studio. Si alzò e mentre lasciava una buona mancia sul tavolo per Becky, notò che sulla copertina nera del quaderno di Camelia spiccava una scritta bianca e sbilenca "How did we end up here?"-
Camelia intercettò lo sguardo perplesso del ragazzo.

- Vai via?-

- Perché hai scritto quella frase sulla copertina?-

Cal era turbato, perché c'era il titolo di una sua canzone sul quaderno di Camelia? Era una coincidenza? Oppure Camelia era una sua fan e non l'aveva riconosciuto o finto di non riconoscerlo. Alla fine tutta la sua prudenza era stata inutile? Il suo desiderio di sentirsi una persona qualunque per venti minuti non era stato esaudito affatto? Per qualche ragione Calum si sentiva tradito. La ragazza interruppe i suoi pensieri dicendo:

- Lo sai che hai l'abitudine fastidiosa di rispondere alle domande con altre domande?
In ogni caso... ieri mentre studiavo ho acceso la radio.. ho sentito una canzone talmente orecchiabile che mi è rimasta in testa tutto il giorno. Così ho scritto il verso del ritornello sul quaderno di Cosmologia, perché mi sembrava attinente, tutto sommato com'è che ci siamo ritrovati qui? -

-Cosmologia? Cioè lo studio dell'universo? -

-Già, un'insieme di eleganti teorie per spiegare come dal Big Bang, passando per l'universo trasparente, attraverso l'era della formazione delle stelle e delle galassie, il nostro universo abbia questa forma.. e noi nel nostro piccolo come siamo finiti qui su questo pianeta...
Chissà... magari se un piccolo ingranaggio in questo processo sconosciuto fosse stato leggermente diverso,  noi oggi non saremmo a parlare in questo caffè.
 O il cantante di quella canzone alla radio non avrebbe mai indossato una maglietta di Kurt Cobain la sera che ha incontrato una ragazza bellissima, ma con un gusto discutibile in fatto di musica degli anni ottanta...
 Sarei curiosa di sapere come sarebbe questa realtà parallela... ci hai mai pensato a quanto siamo fortunati ad essere capitati qui, anche se non sappiamo come ci siamo arrivati?  -

- Non ci crederai mai, ma ci stavo pensando proprio stamattina -

-Davvero? Curioso. -

I due ragazzi si fissarono per qualche secondo senza smettere di sorridere, poi Calum che era ancora in piedi allungò la propria mano verso di lei:

-Devo andare... è stato un piacere parlare con te Camelia e grazie per aver condiviso il tuo tavolo con me. -

La stretta di Camelia era forte e amichevole. Nonostante il fastidio delle sue dita fredde, a Calum piacque il suo modo di stringergli la mano, tanto da rimanere dispiaciuto quando il contatto si interruppe.

- Figurati, non pensavo che parlare con uno sconosciuto fosse divertente. Grazie... come hai detto che ti chiami? -

Ma Cal era già quattro passi lontano da lei e la salutò facendo una linguaccia, come un bambino, e muovendo la mano.
Il ragazzo fece un cenno a Becky prima di schizzare fuori dalla porta. Era in ritardo ma non gli importava, sapeva che i suoi amici l'avrebbero perdonato.

Mentre correva sotto il sole, pensò che davvero non sapeva come ci era finito in quel bar a parlare di Big Bang ed elettroni. Non sapeva come mai aveva bevuto il caffè più buono della sua vita o incontrato una persona così fuori dal comune e affascinante come Camelia, quando lui quella mattina voleva proprio essere ordinario... ma sentiva che neanche questo gli importava.

Quello che sapeva per certo era che il suo malumore era stato spazzato via e si sentiva estremamente fortunato ad essere, in quel momento, lì e da nessun'altra parte.




N/A
Ciao a tutti, grazie per aver letto questa storia, spero vi sia piaciuta! Se vi va di lasciare un' impressione, mi piacerebbe sapere cosa ne pensate. Non so se continuare questa raccolta di one shot, magari questa volta facendo incontrare anche gli altri membri della band con delle persone che cambiano loro la giornata... oppure riprendere dalla fine di questo capitolo. Se avete suggerimenti o consigli sarei felice di leggerli! A presto:)
T
 
 
  
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