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Autore: Veni Vidi Jackie    01/12/2016    0 recensioni
La giornalista Clarissa Thompson in un'intervista a Ronald Klump, nuovo presidente degli Stati Uniti d'America
Genere: Comico, Generale, Satirico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"A molti, individui o popoli, può accadere di ritenere, più o meno consapevolmente, che «ogni straniero è nemico». Per lo più questa convinzione giace in fondo agli animi come una infezione latente; si manifesta solo in atti saltuari e incoordinati, e non sta all'origine di un sistema di pensiero. Ma quando questo avviene, quando il dogma inespresso diventa premessa maggiore di un sillogismo, allora, al termine della catena, sta il Lager." (Primo Levi, Se questo é un uomo")


Clarissa "Buon giorno, signor Klump"
Klump "Buon giorno a lei, signorina"
C. "Sono lieta che abbia accettato di sottoporsi alla mia intervista"
K. "Ma si figuri. Lei é una ragazza così carina che é impossibile dirle di no!"
C. "La ringrazio, presidente"
K. "Per favore, per favore. Non mi chiami presidente. Io mi insedierò solo il 20 gennaio, é ancora Obama il presidente"
C. "Giusto, ha ragione. Mi scusi. Bene, signor Klump, credo che possiamo cominciare"
K. "Sì, lo penso pure io..."
C. "Signore...mi scusi, ma cosa sta facendo?"
K. "Mi sto togliendo i pantaloni, perché?"
C. "Scusi...ma perché lo sta facendo?"
K. "Mi ha detto che possiamo iniziare"
C. "Sì, ma intendevo con l'intervista"
K. "Ah...mi scusi"
C. "Forse ha capito male...c'é stato un malinteso"
K. "Sì, infatti"
C. "Colpa mia, sono stata poco chiara"
K. "Si figuri, non é colpa di nessuno. Prego, mi faccia pure tutte le domande che vuole"
C. "Perfetto. Senta, vuole ripetere le sue intenzioni nei confronti degli islamici di questo Paese? Cosa vuole dirgli? Insomma, gran parte della sua campagna elettorale si é basata proprio sulla questione islamica"
K. "Sì, devo dire che questo é stato uno dei nodi cruciali della mia campagna. Ho intenzione di espellere tutti gli appartenenti alla religione islamica dagli Stati Uniti"
C. "Non crede che questa sia una decisione un po' avventata?"
K. "No, non mi pare affatto. Anzi, credo che sia una cosa urgente da fare"
C. "Può spiegarci meglio?"
K. "Certo. Vede, l'islam ci odia. L'islam ha nel proprio mirino l'occidente e gli Stati Uniti in particolare. Loro non ci potranno mai vedere come alleati, ma solo come dei nemici"
C. "'Loro' chi?"
K. " I musulmani"
C. "Non crede che ci possa essere qualcuno, nel mondo, che sia di fede islamica e che non la pensi in questo modo?"
K. "Forse, ma se anche esiste verrà presto fatto diventare come tutti gli altri"
C. "Che intende?'
K. "Vede, l'islam é un sistema malvagio. É un impero del male. Se anche esistesse un musulmano che non odia l'occidente, presto gli verrà fatto il lavaggio del cervello e diventerà proprio come tutti gli altri. In poche parole, sarà diventato anche lui un nostro nemico"
C. "Chi gli farà il lavaggio del cervello?"
K. "C'é sempre qualcuno preposto a questo ruolo in un sistema del genere. Basti pensare agli ufficiali di Hitler: non tutti erano nati malvagi, ma lo sono diventati perché gli sono state inculcate idee sbagliate nelle quali hanno finito per crederci"
C. "Lei crede che si possa fare un collegamento tra la Germania nazista e l'Isis?"
K. "Sì, sono entrambi regimi dittatoriali in cui il più forte ha imposto le 'regole del gioco', se mi si passa il termine"
C. "É per questo che vuole espellere tutti i musulmani dal Paese?"
K. "Esatto. Sono delle potenziali minacce. Non passerà molto tempo prima che qualcuno di loro si trasformi in un mostro"
C. "Non crede che si possa fare una distinzione tra il vero islam e quello professato dai terroristi?"
K. "In che senso? Si spieghi"
C. "Non pensa che, forse, l'islam dei terroristi non sia che una versione distorta del vero islam? Insomma, se legge il Corano vedrà che..."
K. "Si fermi, si fermi. So già dove vuole arrivare. Lei vuole dire che sul Corano si parla di amore e fratellanza, non é vero? Beh, allora la fermo subito. Pensi agli attentati degli ultimi anni, pensi a chi li ha rivendicati e ai motivi per cui sono stati fatti: dietro a tutto c'é l'islam. L'Isis é un'organizzazione criminale che si fonda sul principio di superiorità dell'islam su tutte le altri religioni occidentali. Islam, islam e islam. Non c'é niente se non l'islam dietro a tutte quelle stragi. É l'islam il problema"
C. "Lei dunque non crede che i kamikaze abbiano semplicemente una concezione sbagliata dell'islam? Non crede che siano stati educati male? In fondo lei stesso ha prima sottolineato come molti nazisti siano stati vittime di lavaggi del cervello prima di divenire dei mostri"
K. "É vero, l'ho detto, ma questa é una cosa diversa. I kamikaze si fanno saltare in aria perché VOGLIONO farlo. Nessuno li costringe a farlo, sono loro che vogliono. Non c'é alcun lavaggio del cervello. Distruggere l'occidente é la loro unica preoccupazione"
C. "Quindi le analogie con la Germania nazista fin dove arrivano, secondo lei?"
K. "Il paragone che ho fatto prima, quando parlavo di un'educazione sbagliata e finalizzata alla malvagità, riguarda unicamente gli islamici che sono fuori dai loro confini, quindi tra questi anche quelli negli USA. Sono loro che possono essere vittime di lavaggi del cervello"
C. "Ma non pensa che espellerli non faccia che aggravare il problema? Così sarebbero ancora più facilmente influenzabili da chi veramente vuole usarli a fini malvagi. Non crede che sarebbe meglio istruirli ed educarli al rispetto reciproco? Così come per tutti gli altri, del resto. Non crede che la loro istruzione sia preferibile al loro allontanamento?"
K. "Istruzione...bah! Mi dispiace, signorina, ma stavolta proprio non sono d'accordo. Cosa ha mai fatto l'istruzione di buono? Pensi allo stesso nazismo e a come quei giovani furono ISTRUITI male. L'istruzione non porta nulla di buono. Certe volte le decisioni da prendere possono sembrare molto dure ed anche sbagliate, come quella che ho preso io, ma sono necessarie e l'istruzione non ha niente a che vederci"
C. "Ritorniamo al punto di prima, lei ha detto..."
K. "Non si offenda, eh! Lei é una persona molto colta e carina. Semplicemente non sono d'accordo con lei"
C. "Oh, non si deve preoccupare, signor presidente!"
K. "Non mi chiami presidente, lo sa"
C. "Mi scusi, ha ragione. Signore, ritorniamo al punto di partenza: l'espulsione dei musulmani dagli Stati Uniti. Come crede che questo potrà risolvere il problema del terrorismo?"
K. "Beh, questa non é certo l'unica soluzione al problema, ma sicuramente ha un suo peso. Del resto ho già detto come il loro allontanamento ci permetterà di evitare il pericolo che vengano contagiati dalla follia omicida islamica"
C. "Ma non pensa che qualcun altro nel Paese, di religione non islamica, possa condividere ugualmente le idee del Califfato?"
K. "Intende un cristiano, un buddista o roba del genere?"
C. "Esatto"
K. "Non credo sia possibile. Noi occidentali siamo stati educati in modo diverso, in un modo estraneo alla violenza ed alla distruzione"
C. "Eppure lei ora parla di istruzione, mentre poco fa ha sottolineato come questa sia del tutto inutile"
K. "E lo é, lo è. L'istruzione e l'insegnamento sono superflui nella guida di una nazione"
C. "Ma ora noi non stiamo parlando di come gestire un Paese, mi scusi. Stiamo parlando di esseri umani e fedi religiose"
K. "Eppure sono cose concatenate l'una nell'altra, signorina. Non si offenda, lo ripeto. Quanti anni ha? Trenta? Ah, trenta quattro. Bell'età quella. Lei ha poca esperienza delle vicende umane, signorina. Mi creda, le cose stanno come dico io"
C. "Capisco. Senta, torniamo alla domanda di prima. Lei esclude del tutto la possibilità che un Americano cristiano o buddista possa aderire all'Isis o che comunque adotti la sua ideologia?"
K. "Assolutamente sì, l'ho detto prima, no? Noi occidentali abbiamo ricevuto un'educazione diversa"
C. "Mi scusi ancora, ma per quanto riguarda il buddismo c'é da dire che é una religione di matrice orientale, non occidentale"
K. "E con questo?"
C. "Lei ha detto che gli occidentali hanno avuto un'educazione migliore, questo escluderebbe i buddisti dal gruppo, in quanto in origine orientali"
K. "Vede, lei é troppo giovane per capire. Sia ben chiaro: non le sto dando della stupida, eh. Lei è intelligentissima. Eppure deve sapere che viviamo in un mondo fortemente globalizzato, in un mondo dove le differenze tra occidente ed oriente non esistono quasi più. Un mondo dove un Newyorkese si sente a casa a Pechino e dove un Italiano si sente a casa a Mogadiscio"
C. "Mi scusi nuovamente, ma lei poco fa ha fatto una divisione netta tra noi occidentali e gli altri orientali, affermando che essi abbiano ricevuto un'istruzione sbagliata proprio perché orientali. Adesso invece parla di un mondo globalizzato dove occidente ed oriente non esistono più perché ormai fusi insieme. Non crede sia una contraddizione?"
K. "Mia cara signorina, non se la prenda se mi lascio andare a questa risatina che le potrà sembrare beffarda nei suoi confronti. É che lei mi sembra così ingenua ed innocente...non capisce quanto sia complesso questo mondo. Lei é troppo giovane. Trenta quattro anni! Bell'età quella! Ma lei è molto intelligente e carina, non si abbatta. Prego, mi faccia un'altra domanda"
C. "Parliamo del muro col Messico, allora"
K. "Bene, anche questo é stato un punto importantissimo della mia campagna. Cosa vorrebbe sapere?"
C. "Ha veramente intenzione di realizzarlo?"
K. "Certo, perché no? Io mantengo le promesse. Il muro sarà fatto"
C. "Per favore, ci spieghi per un'ultima volta il fine di quest'opera"
K. "Il muro serve a frenare l'immigrazione clandestina negli Stati Uniti. Siamo stanchi di questa situazione"
C. "Da chi verrà pagato?"
K. "Dal Messico, ovviamente"
C. "E perché?"
K. "Perché no? Sono loro i clandestini, non noi"
C. "Mi scusi, ma siamo noi Statunitensi a volerlo"
K. "Certo, ma il problema ce lo hanno portato loro. Sono loro i clandestini nel nostro Paese"
C. "Crede che il muro risolverà il problema dell'immigrazione clandestina?"
K. "Credo che la frenerà molto, sì"
C. "Ma perché proprio un muro?"
K. "Signorina, mi pare ovvio. Il muro é una barriera fisica: da lì non si passa. Con il muro i Messicani clandestini non entreranno più da noi"
C. "Il presidente messicano l' ha paragonato a Hitler e Mussolini per questo. Lei cosa risponde?"
K. "Hitler e Mussolini? Perché dovrei essere paragonato a Hitler e Mussolini se voglio fare il bene delle mie persone? Il muro non bloccherà tutti i Messicani, ma solo quelli che sono clandestini. Non vedo dove sia il problema"
C. "Non teme che un muro sia un elemento simbolicamente negativo? Non lo vede come un simbolo di divisione e paura?"
K. "Paura? E di che dovremmo avere paura? Paura ce l'avremo se questo muro non verrà fatto"
C. "Non crede, per esempio, che possa venire paragonato al Muro di Berlino?"
K. "Sono due muri completamente differenti. Quello di Berlino é stato un gesto vergognoso dell'Unione Sovietica, un muro che io non avrei mai approvato e che sono fiero sia scomparso. Il muro che voglio io, invece, é un muro per preservare la pace e la serenità negli Stati Uniti"
C. "Eppure qualcuno potrebbe dire che é sintomo di paura, di insicurezza, e lei sa bene che in questo periodo servono invece tranquillità e sicurezza"
K. "Se qualcuno lo dirà, allora non avrà capito nulla della mia politica"
C. "Quindi lei afferma che un elemento di divisione, un muro, potrà invece unire le persone. Non vede anche questa come una contraddizione?"
K. "Ripeto: chi la pensa così non ha capito nulla delle mie intenzioni. Certe volte bisogna fare cose che all'apparenza sembrano pessime idee, mentre invece hanno uno scopo positivo e sono ottime idee. Erigere un muro é una di queste"
C. "Mi perdoni se insisto ancora, ma non ritiene che in un momento come questo sia un invito alla coesione ed alla fratellanza che serva? Un invito come ich bin ein berliner del 1963"
K. "Si figuri, sta solo facendo il suo lavoro. E mi lasci dire che lo sta facendo alla grande, signorina. Per quanto riguarda la sua domanda, torno a dire che é quello che sto facendo anche io, sebbene in modo diverso e all'apparenza contraddittorio. Ich bin ein Berliner fu molto coraggioso da dire da parte di Reagan, ma non é quello di cui ha bisogno la gente ora"
C. "Mi permetta di correggerla, signore. Ich bin ein Berliner fu pronunciato da Kennedy e non da Reagan"
K. "Da Kennedy, sì. Ho detto Reagan? Mi sono sbagliato. Sa, anche solo essere il presidente eletto é molto impegnativo. Mi sono sbagliato. Kennedy, ovvio. Fu John Fitzgerald Kennedy. Un ottimo presidente. Sì, sì"
C. "Lei forse si era confuso con una frase simile pronunciata da Reagan proprio a Berlino, cioè mister Gorbacev, tear down this wall"
K. "Esatto,  quello fu proprio Reagan. Non c'é dubbio che fosse Ronald Reagan. Un ottimo presidente, davvero. Una frase molto coraggiosa pure questa"
C. "Quindi non crede che serva un gesto simile? Un messaggio di pace come quelli? Non pensa che sia necessaria abbattere piuttosto che innalzare muri? Lei certo saprà che Kennedy parlò anche del Muro di Berlino in quell'occasione, spiegando come gli Stati Uniti non avessero mai dovuto ricorrere ad una cosa del genere"
K. "Mia cara, i tempi sono cambiati dal 1963. L'Unione Sovietica non esiste più, quindi non ha più senso un muro del genere. Il mio muro non è affatto come quello, il mio é un muro per unire e non per dividere"
C. "Quindi secondo lei avrà solo esiti positivi"
K. "Sì. Voglio dire: forse ci saranno proteste da qualche parte come quelle che ci sono state per la mia elezione, ma alla lunga tutti vedranno che si sono sbagliati e che avevo ragione io. Il muro serve"
C. "A proposito di quello che ha appena detto, parliamo dei tumulti seguiti in diverse città americane a seguito della sua elezione"
K. "Certamente. É lei l'intervistatrice"
C. "Cosa ne pensa?"
K. "Come ho già detto qualche giorno fa, tutti hanno il diritto di protestare, a patto che ovviamente la protesta sia pacifica e non rechi danno a nessuno. Che protestino pure, presto non lo faranno più. Presto tutti capiranno che sarò un buon presidente"
C. "Cosa vorrebbe dire ad Hillary Klinton in questo momento?"
K. "In merito a cosa? Le proteste?"
C. "No, mi scusi. Questa é un'altra domanda. Intendo dire: cosa direbbe ad Hillary adesso che lei é divenuto presidente e l'ha sconfitta?"
K. "Beh, ho già fatto i miei complimenti alla signora Klinton. É stata un avversario temibile"
C. "Ha mai pensato di perdere le elezioni?"
K. "Io? Mai. Ho avuto da affrontare diversi ostacoli, questo sì, ma non ho mai pensato di perdere. La vittoria ce l'ho avuta in pugno sin dall'inizio"
C. "In campagna elettorale lei ha fatto molto uso dei social network, non é vero? É stato un altro suo punto di forza"
K. "Verissimo. Facebook e Twitter sono quelli che ho usato più di frequente. Nel 2016 si raggiungono milioni di persone con i social network"
C. "Può approfondirci questo punto?"
K. "Certo, ma potrebbe dirmi l'ora, signorina?"
C. "Ah, certamente. Sono le diciotto e trenta. Non si preoccupi, questa é la mia ultima domanda"
K. "Tranquilla, signorina. Non mi sta importunando, sia chiaro. É che ho molto da fare essendo presidente eletto"
C. "Certo, certo. Non posso nemmeno immaginare, signor presidente"
K. "Eh! Lo ha fatto di nuovo! Non sono ancora il presidente"
C. "Ha ragione. Mi perdoni ma é più forte di me"
K. "Si figuri, signorina. Come ha detto che si chiama? Ah, sì, Clarissa. Si figuri, Clarissa. Qual era la domanda? L'ho scordata"
C. "Vorrei sapere come ha utilizzato social network come Twitter e Facebook per promuovere la propria elezione"
K. "Beh, lei é giovane e certo sa meglio di me quanto siano importanti al giorno d'oggi. Raggiungono milioni di persone, soprattutto i giovani. E i giovani sono importantissimi, perché spesso sono loro a influenzare il risultato elettorale. Io ho usato particolarmente Twitter"
C. "Anche Hillary li ha usati, ma meno di lei. È d'accordo?"
K. "D'accordissimo"
C. "Quale pensa che sia il motivo?"
K. "Non lo so, forse non li riteneva così importanti. Pessima idea da parte sua"
C. "La ringrazio moltissimo, signor Klump"
K. "Abbiamo finito qui?"
C. "Non ho altre domande da porle e non voglio rubarle altro tempo prezioso"
K. "Ma neanche per sogno, signorina! Se non fossi così impegnato rimarrei per ore a rispondere alle sue domande. Lei é così preparata e carina! Perchè qualche volta non mi fa visita alla Casa Bianca?"
C. "Ne sarei onorata, signore"
K. "Perfetto! Manderò un auto a prelevarla. Facciamo questo sabato sera?"
C. "Ma...signore, non ho preparato nient'altro oltre a questa intervista. Non potrei prepararmi nulla di buono in due giorni"
K. "Ma lei non si preoccupi! Troveremo sicuramente qualcosa da fare, si fidi"
C. "Le assicuro che farò di tutto per buttare giù qualche domanda da porle, signore"
K. "Ma quali domande e domande! Signorina, si rilassi e non pensi al lavoro. Pensare sempre al lavoro fa male, glielo dico io. Faccia come me, che ci penso il meno possibile. Le ripeto che troveremo qualcosa da fare"
C. "Allora la ringrazio, signore"
K. "Sono io che ringrazio lei, signorina"
C. "Le auguro una buona presidenza"
K. "Me lo ripeterà sabato, tranquilla. Adesso vada a scegliere l'abito che indosserà. Mi raccomando: il più elegante che ha. Adesso vada, signorina. Sono pieno di lavoro come lei, purtroppo. C'é da pensare anche al lavoro ogni tanto, purtroppo. Arrivederci, signorina. No, no. É stato un piacere mio."



"Occorre quindi affinare i nostri sensi, diffidare dai profeti, dagli incantatori, da quelli che dicono e scrivono «belle parole» non sostenute da buone ragioni." (Primo Levi, I sommersi e i salvati)

  
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