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Autore: Ofeliet    01/12/2016    1 recensioni
La neve cadeva, candida e silenziosa, sulle sue terre.
Ormai era da due anni che Bishamonten non benediva il suo inverno con una folta nevicata, e Uesugi Kenshin non gliene poteva essere che profondamente grato. La sua divinità, nonostante l’incarnazione della belligeranza più pura, non dimenticava mai i più umili bisogni del suo devoto.
L’ultima volta che simile nevicata gli aveva fatto visita era stato durante una battaglia con Takeda Shingen.

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~ Questa storia partecipa al contest “Christmas Game! Puzzle Time!” a cura di Fanwriter.it! ~
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Credo che non ci sia molto da dire.
Sono una creatura novella nel fandom E partecipo già ad un contest con esso. Una sorta di record personale, lo devo ammettere.

Iniziativa: Questa storia partecipa al contest “Christmas Game! Puzzle Time!” a cura di Fanwriter.it!
Numero Parole: 484
Prompt/Traccia: Nevicata notturna


La neve cadeva, candida e silenziosa, sulle sue terre.
Ormai era da due anni che Bishamonten non benediva il suo inverno con una folta nevicata, e Uesugi Kenshin non gliene poteva essere che profondamente grato. La sua divinità, nonostante l’incarnazione della belligeranza più pura, non dimenticava mai i più umili bisogni del suo devoto.
L’ultima volta che simile nevicata gli aveva fatto visita era stato durante una battaglia con Takeda Shingen. Erano così presi dal loro combattimento – il loro scontro, il loro confronto – che nessuno dei due aveva dato importanza ad essa finché i loro sottoposti non si erano trovati a barcollare in quella distesa glaciale e umida. Avevano entrambi optato per una conveniente ritirata, non troppo rammaricati di ritardare ancora una volta l’esito del loro conflitto, che ormai prendeva sempre più una sfumatura di familiarità.
Kenshin ormai non provava niente più del divertimento, nell’incrociare la possente ascia della tigre con la propria spada, niente era rimasto del suo timore e del suo astio nei confronti di quell’uomo molto più grande e influente di lui. Ironicamente, potevano quasi dirsi amici.
Kasuga dormiva nella stanza accanto, anche se il suo sonno era più da paragonarsi ad una leggerissima veglia pronta a svanire al primo sentore di pericolo.
Kenshin amava la sua preziosa lama, anche se temeva di impensierirla e turbarla anche fin troppo. Nonostante fosse una shinobi, una kunoichi, una combattente fiera, Kasuga era infinitamente fragile. Lui l’aveva capita, e forse per quello che continuava a tenerla sempre stretta a sé.
Sentiva il suo bisogno di essere amata, e in parte voleva colmare il grande vuoto che quella sottile ma pericolosa lama possedeva.
E’ con un lieve gesto che apre lo shoji orientato verso il giardino, osservando la neve ornare magnificamente la vegetazione. Questa brillava, accarezzata dalla luce della luna che si era sbarazzata delle nubi che l’avevano offuscata fino a poco tempo prima.
Con calma indossa gli zori senza fare alcuno rumore superfluo che potrebbe destare la ninja dormiente, facendo qualche breve passo verso il centro di quella distesa bianca che ormai pareva dominare il mondo. L’aria è pungente sul suo viso, ma Kenshin non prova fastidio in essa.
C’è silenzio.
Il mondo intero, il mondo che circonda lui, sembra essersi fermato per quel particolare evento. Il canto di un uccello sconosciuto è l’unico a scandire il tempo che scorre in quel frammento di immobilità.
Kenshin prende in mano una piccola manciata di neve, sente il suo gelo toccarlo fino nelle ossa. Quello era niente se paragonato a quello che aveva provato nel sapere di Shingen in lotta tra la vita e la morte.
« Kenshin-sama… » la voce di Kasuga è leggermente assonnata, anche se sa bene che la ragazza inginocchiata sull’engawa in verità è vigile e pronta a qualsiasi cosa. Kenshin sorride, dirigendosi a lenti passi verso la casa, deciso a non far preoccupare più la sua lama.
La neve poteva aspettare.


   
 
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