Crossover
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Autore: Ash Visconti    01/12/2016    4 recensioni
Europa, inizi del secolo XI: in pieno medioevo due cavalieri d’oro, Crysos dei Pesci e Acubens del Cancro indagano su alcune attività sospette di cavalieri rinnegati, ma ben presto si troveranno coinvolti in un’avventura che coinvolgerà loro e il misterioso Regno Argentato ed il Regno Dorato.
Crossover tra Saint Seiya - I Cavalieri dello Zodiaco e Sailor Moon. Nota AU inserita per il fatto che due universi condividono lo stesso universo.
Da un'idea originale di Suikotsu autore qui su EFP. La storia è da considerarsi in continuity con la sua fic "Le guerre degli dei". Non è necessario aver letto le sue fic per comprendere questa fic.
AVVISO: STORIA PER IL MOMENTO INTERROTTA.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Anime/Manga
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 9 - La Regina Madre dell'Occidente
 
 
Era sera mentre le stelle brillavano nel firmamento notturno, un fuoco da campo scoppiettava allegro sulla Terra.
Attorno a quel fuoco da campo sedevano l’attuale sovrano del Regno Dorato insieme al Cavaliere di Atena partiti quella stessa mattina per raggiungere una “vecchia conoscenza” del re che gli avrebbe aiutati a decifrare il mistero di una statuetta.
Avevano appena finito di consumare una frugale cena a base di gallette e carne secca, mentre l’ippogrifo che li aveva portati in volo fin lì dormiva accovacciato lì vicino.
Re Endymion aveva tirato fuori una fiasca con del vino prodotto nel suo regno dicendo che “Mi piace portarmi un pezzo del mio paese  con me!” cosa che era risultata gradita ad Acubens, visto che il re si era gentilmente offerto di dividerlo.
Mentre si passavano la fiasca di mano per trarre sorsate ripresero la conversazione.
Ognuno aveva trovato piacere nel conversare con l’altro, inoltre il Cavaliere d’Oro aveva scoperto che il Re quando non si trattava di politica amava discutere senza problemi di argomenti leggeri.
“E’ indubbio che le nostre donne sono le più belle del mondo” stava dicendo il Re. “E sfido chiunque a trovare qualcuna più bella di loro, sia che abbia la pelle bianca come il marmo o scura come il legno”.
“Beh, un paio di ragazze della Sardegna non mi sembravano male”.
“Sappi che io sono un grande estimatore della bellezza e delle forme femminili. In gioventù ne ero un vero cultore”.
“Scommetto che in gioventù molte vi correvano dietro, eh sire?”
“Eheh, se sapessi quante passioni ho scatenato da giovane! I loro genitori mi urlavano dietro, dandomi ogni tipo di nomea, “sverginatore” era il termine più comune, ma che ci potevo fare? Le signorine volevano un affascinante principe che almeno per una notte le portasse lontano (nel senso figurato). Beh, perché lasciarle nella depressione, accontentiamole, mi dicevo.”
Il Cavaliere del Cancro rise di cuore; trovava quel sovrano sempre più simpatico.
“Eh, un vantaggio dell’essere il figlio del re è che ti perdonano le piccole marachelle. Beh, poi mi sono sposato, sono diventato re e molte cose sono cambiate. Certo ora il benessere del regno viene prima di tutto, su questo non si fa una piega”.
“Il vostro regno è davvero magnifico sire, non ha eguali sulla Terra”.
Re Endymion bevve un’altra sorsata dalla fiasca.
“Sì,  il nostro regno è l’Età d’Oro che è rinata tra noi poveri mortali. Ora è minacciata ma sono certo che sarà una cosa passeggera. E noi faremo il possibile per preservare questa nuova Età dell’Oro, dall’umile servitore fino a me!”
“Pronto a tutto per il benessere del vostro regno? Mi piace un sovrano così”.
“Ma certo che il benessere del mio regno viene prima di tutto! Devo forse giurare su qualcosa che mi impegnerò fino alla fine per risolvere questa minaccia?”
 “Non c’è né bisogno, vostra maestà. Ma vi do un consiglio, sire: qualunque cosa volete promettere con giuramento a voi stesso o al popolo non tirate mai in ballo lo Stige o Dio. Potreste pentirvene in seguito”.
“Davvero cavaliere? Sentiamo un po’, perché è sconveniente?”
“Bene, bene, parliamo”. Mettendosi comodo Acubens iniziò a spiegare. “Un giuramento sullo Stige è molto importante, ma molto ha livelli esagerati, eh! Violalo e, perdonate il francesismo, sei fotutto: le Furie verranno a prenderti la tua anima da fedifrago”.
“Ti sei espresso chiaramente, e non preoccuparti di “francesismi”; da giovane io ed i miei amici imprecavamo di gusto”.
“E sapete qual è la cosa più divertente? Una divinità può fare promesse sullo Stige, ma se le infrange per svista o per cos’altro non viene perseguitato dalle Furie!”
“Oh, e come mai?”
“Ma ve le immaginate le Furie che vanno a rompere i cosiddetti a qualche altolocato dell’Olimpo? Solo degli spiriti pazzi lo farebbero!”
“Bene, lo Stige è sconsigliato, ma una promessa fatta a Dio?”
“Beh qui è più complicato: non so come funziona se violi il giuramento, non me ne intendo con la fede dei cristiani, e voi a proposito?”
“Non seguiamo la loro religione, anzi non seguiamo una vera e propria religione con dogmi e sacerdoti, da noi è più... semplice, diciamo, ma torniamo al discorso: perché le promesse a Dio sono sconsigliate?”
“Mettiamolo così: un prete di Costantinopoli che ho incontrato da ragazzino, prima di unirmi ai Cavalieri di Atena, sosteneva che le promesse fatte all’Onnipotente siano le più importanti quindi non è giusto infrangerle, è inconcepibile infrangerle, e bla bla bla. E dalla sua predica ho capito solo che bisogna stare molto attenti a ciò che si promette, altrimenti sono guai. Nel suo sermone il prete aveva citato un episodio della Bibbia, dal Libro dei Giudici se non erro… uhm, ovviamente non leggete la Bibbia nel Regno Dorato, giusto?”
“Abbiamo solo sentito parlare del testo sacro della religione dei cristiani. Dunque non so di che episodio parlerai, ma dimmi pure, che esempio ha tratto il sacerdote per evidenziare le sue teorie?”
“Ebbene, un passo del Libro dei Giudici, parlava di un capo ebreo di nome Iefte che prima di intraprendere la guerra con dei nemici che minacciavano il suo popolo, promise a Dio che se lo avesse fatto vincere, quando sarebbe tornato a casa da vincitore, gli avrebbe sacrificato chiunque per primo fosse uscito di casa per venirgli incontro. Orbene Iefte combatté e vinse, ed al suo ritorno la prima della sua casa che gli si fece incontro, danzando con un tamburello per festeggiare il padre e la sua vittoria, fu la sua unica figlia. Benché disperato, Iefte non venne meno alla promessa.”
Acubens si interruppe un istante per bere una sorsata dalla fiasca.
“Morale? Questo episodio rimarcava il fatto che le promesse fatte a Dio sono le più importanti, qualunque esse siano, disse il prete, ma io ho solo capito che devi stare attento a cosa prometti”.
“Mh, certe cose sono un vero pasticcio. Beh, nel Regno Dorato non seguiamo una vera e propria religione, non abbiamo dogmi o sacerdoti a cui rendere conto, al massimo teniamo in considerazione il Primo Endimione come nostro fondatore ma niente più. Inoltre consideriamo il Sole come simbolo di vita, anche se c’è qualche sciocco che lo venera, ma niente più. Stiamo bene così”.
“Dunque le leggende sono vere? Siete i discendenti di un semidio figlio di Zeus?”
“Solo la famiglia reale. O almeno così sostengono le leggende” replicò il re con un sorriso misterioso.
“Direi che è ora di dormire” aggiunse poi stiracchiandosi. “Il viaggio è ancora lungo. Anche se abbiamo percorso una distanza notevole con quella meravigliosa cavalcatura”.
“Stando alle indicazioni che mi avete fornito, e la velocità dell’Ippogrifo, giungeremo a destinazione entro domani al tramonto” assicurò Acubens prima dia andare a coricarsi anche li
Prima di addormentarsi fissò un po’ la volta stellata. La sua costellazione dello Zodiaco splendeva rassicurante.
 
 
Quando salì il disco solare nel cielo i due viaggiatori si alzarono e ripresero il loro viaggio verso Oriente, sempre in groppa al fedele ippogrifo.
Viaggiare su nel cielo in groppa ad una creatura volante era davvero magnifico.
“E’ giusto che io abbia vissuto fino ad adesso per volare!” esclamò il Re.
“Vero ed è giusto che io abbia vissuto fino ad adesso per vivere quest’avventura, allora sempre per questa direzione, sire?”
“Sì”.
Le ore passavano, mentre le steppe verdi e le montagne brulle dell’Asia Centrale scorrevano davanti ai loro occhi e l’ippogrifo volava portato dalle correnti.
Fecero solo un breve sosta verso mezzogiorno per far riposare l’animale, per il resto viaggiavano a velocità costante.
All’imbrunire Acubens capì di esser giunto a destinazione quando il Re, seduto dietro di lui, gridò: “Laggiù, a destra, ci siamo!”
Voltato lo sguardo vide illuminati dalla luce del tramonto vi era una serie di catene di monti, ricoperti di bianca neve in cima, che si ergevano ai confini d’un paesaggio arido.
“E’ quello il luogo?” chiese il Cavaliere dirigendo l’ippogrifo verso i monti indicati.
“Sì. Quelli sono i monti Kunlun, la sua dimora è lì, ecco, punta verso la quella cresta”.
Il Cancro fece come indicato e la loro cavalcatura planò verso i monti brulli per poi atterrare in un luogo idoneo con un gran battito d’ali.
I due “passeggeri” scesero stiracchiandosi le membra indolenzite.
“Non vedo case. Dove dobbiamo andare?”
“Lei non vive in case, vive in grotte situate in questa zona”. Spiegò il re alla domanda del cavaliere.
“Una donna che vive in grotte? Cos’è, un qualche tipo di eremita locale?”
“No, lei… oh, ecco un suo emissario!”
Voltato lo sguardo Acubens vide un animale che si avvicinava a loro con grandi balzi. Era una possente tigre dal manto bianco stirato di righe nere.
“Tranquillo. Questo animale è al servizio della donna di cui ti parlavo”.
Non che Acubens fosse preoccupato, riteneva che anche un cavaliere di bronzo potesse eliminare quel felino senza problemi.
Endymion sia accostò al felino che li osservava senza segno di ostilità e gli disse: “Vogliamo vedere la tua padrona, certamente si ricorderà di me, Endymion”.
La tigre lo fissò con gli occhi color ghiaccio per qualche secondo poi, si voltò facendo cenno con la testa di seguirli.
Il Re si incamminò immediatamente facendo cenno al Cavaliere di seguirlo, cosa che fece seppure un po’ perplesso dalla piega ch stava prendendo quella situazione.
La tigre bianca li guidò lungo i contrafforti del monte fino a che non giunsero davanti ad una grotta che i apriva lungo il fianco del monte.
Il felino vi entrò senza esitazione, mentre il Re si fermò un attimo ad ammirare l’entrata.
“Quanto tempo è passato? Anni…”
“Ehm, sire? Non sarebbe ora che mi rivelaste chi è questa donna?”
Il Re si voltò verso di lui con un sorriso.
“Sarò schietto e diretto. Questa donna è una Dea”.
Il Cavaliere del Cancro spalancò la bocca in un Oh silenzioso.
“Una Dea? Sul serio?”
“Ho forse l’aria di uno che scherza?” chiese il re ironico. “Che c’è Cavaliere? Da quello che mi hai raccontato per voi è normale avere a che fare con divinità”.
“Beh… uhm, sì, ma il fatto è che non ho mai incontrato una divinità di persona…”
“No? E la tua Atena?”
“Lei si reincarna in un essere umano qualora una grande minaccia si prospetta sulla Terra. Ed in quest’epoca non si è reincarnata”.
“Ah, ho capito”.
Endymion si addentrò nella grotta, sempre preceduto dalla tigre e seguito dal cavaliere, che stava diventando abbastanza curioso.
“Allora chi è questa Dea? A che pantheon appartiene?”
“Come, non hai ancora capito a che pantheon appartiene? Eppure direi che è abbastanza scontato. Sai cosa c’è più ad oriente di qui?”
“Beh c’è la Cina… ehi, ma quindi lei… !”
“Il suo nome è Xi Wangmu. Nota anche come Regina-Madre dell’Occidente”.
“Come l’avete conosciuta?”
“Anni fa quando ero giovane e soltanto un principe ereditario. Ma non è  il tempo né il luogo per parlare delle mie avventure giovanili”.
I due mortali seguirono l’animale all’interno di alcuni tunnel bui, giungendo in una grotta nella montagna molto ampia, la cui vista meravigliò ancora una volta il Cavaliere mentre il Re si limitò a sorridere.
La gigantesca grotta aveva l’aspetto di un vero e proprio giardino con un prato d’erba, cespugli fioriti e alberi di pesco disposti ordinatamente.
Dei globi piazzati strategicamente per tutta la zona gettavano una luce uniforme che illuminava sufficientemente il luogo che altrimenti sarebbe stato completamente buio.
Acubens contò almeno cinque tigri bianche sdraiate tra i cespugli.
In fondo al giardino, seduta sotto un baldacchino, c’era la Dea dell’Oriente che erano venuti ad incontrare.
“Prego, avvicinatevi”.
I due fecero come detto e giunsero davanti alla Dea.
Xi Wangmu era una donna asiatica molto bella, con occhi castani e lunghi capelli neri raccolti secondo un’acconciatura in voga tra le donne della nobiltà cinese del tempo.
Vestiva un prezioso abito femminile di seta rossa con decorazioni floreali blu e rosa. Tra le mani reggeva un ventaglio.
Prima Re Endymion, poi il Cavaliere del Cancro si inchinarono in segno di rispetto davanti alla divinità.
“Mi fa piacere rivederti Endymion”disse la Dea rivolta all’uomo del Regno Dorato. “Ti trovo bene, nonostante gli anni passati. E so che sei diventato re del tuo regno, una grossa responsabilità”.
“Non poi così gravosa mia signora” rispose il Re. “Permettetemi di presentarvi il mio compagno di viaggio. Acubens dal Cancro, Cavaliere d’Oro di Atena”.
“Onorato”.
“Ah, un Cavaliere di Atena!” fece piacevolmente colpita la Dea. “Le gesta della figlia di Zeus e dei suoi Cavalieri, nonché della loro dedizione nel proteggere i mortali dalle forze oscure sono note anche tra noi. Ma lascia che mi presenti. Certo Endymion ti avrà detto chi sono, ma facciamo le dovute presntazioni. Sono Xi Wangmu, la Regina Madre dell’Occidente, sono la signora della fecondità”.
“Sono… molto colpito di trovarmi qui. Mai avrei immaginato di incontrare una divinità dell’Oriente” replicò il cavaliere d’oro. Non avvertiva alcun cosmo provenire dalla donna, ma era palese che lo stesse celando.
“Via, via, non esaltarti troppo Cavaliere, sono soltanto una divinità di rango minore, il mio potere non è paragonabile a quello dei Tre Augusti”.
Col ventaglio indicò alcune sedie.
“Sedetevi pure, per stasera siete miei ospiti a cena”.
I due ringraziarono caldamente l’offerta e si sedettero. Su un tavolo era disposta la cena: frutta di vario genere, tra cui pesche provenienti dal giardino ed una brocca d’acqua.
Mentre mangiavano e si dissetavano, il Cavaliere non poté fare a meno di domandare alla Regina Madre dell’Occidente informazioni sul suo Pantheon. Conosceva sufficientemente i numi della Grecia e per sentito dire gli altri pantheon adorati e venerati in tempi antichi, ma gli Dei di questa terra lontana lo interessavano parecchio.
Xi Wangmu non ebbe problemi a rispondere alle domande.
“I più importanti e potenti Dèi della nostra stirpe sono i cosiddetti Tre Augusti: Fu Xi signore del cielo, la sua sorella e sposa Nü Wa, la Grande Saggia e Shennong, Dio dell’agricoltura. In tempi antichi, quando ancora sulla tua Grecia regnava Urano, giunsero nelle terre dell’Oriente portando tra i mortali la civiltà; Fu Xi insegnò agli uomini della zona la pesca e l’allevamento. Shennong invece l'agricoltura, la medicina, l’agopuntura e la conta del calendario.
Per secoli regnarono in un lungo periodo di pace sulle genti del Fiume Giallo e del Fiume Azzurro, ad essi gli successero i Cinque Imperatori, re-saggi moralmente perfetti. Il più importante di questi Cinque fu il primo, Huang Di, noto come l’Imperatore Giallo o l’Imperatore di Giada, egli è il diretto successore dei Tre Augusti, ed è il fondatore della civiltà della Cina. Diventò un dio acquisendo il livello massimo del cosmo ed ora vive come me sui monti Kunlun, ma in una residenza in cima. Anche il regno dei Cinque Imperatori fu pacifico e fecondo ed a loro successe nel governo della Cina, Yu il Grande, il fondatore della dinastia Xia, seguita dalla dinastia Shang e poi dalla dinastia Zhou.
Tanti altri sono i numi di questa terra, alcuni di loro come Yi l’Arciere, sposo di Chang’e, o Zhong Kui, il soggiogatore di demoni, sono, o meglio erano, mortali poi diventati dèi, sebbene il potere di tutti loro singolarmente non è paragonabile a quello dei Tre Augusti”.
“E quanti altri Dei vi sono?”
“Beh, c’è He Bo che governa il Fiume Giallo, Dabo Gong, il Dio del Terreno, Chongli, divinità del fuoco e della guerra, o alcuni draghi che…”
“Chiedo venia, mia signora” intervenne il Re. “Potremmo stare qua a parlare delle imprese dei vostri venerabili tutta la notte, ma c’è una cosa in particolare che vorremmo sapere”.
“Lo intuivo: il vostro lungo viaggio non poteva essere dettato da semplice cortesia. Ditemi cosa vi angustia”.
I due spiegarono la faccenda della statua conservata nel Regno Dorato e che per qualche motivo ignoto alcuni rinnegati del Grande Tempio la volevano.
“Conosco quella statua, è molto nota tra noi Dèi della Cina” disse la Regina Madre dell’Occidente dopo aver ascoltato tutta la storia.
“Sapete perché la vogliono? A parte il fatto che è d’oro non riesco a capire perché”.
“La statua raffigura una scimmia accovacciata che impugna un bastone, giusto?”
“Rappresenta qualcuno di specifico?” domandò Acubens.
“Certo, rappresenta uno di Noi, Sun Wukong. O, come ama definirsi, ‘l’Affascinante Re delle Scimmie’. Ma ditemi come è giunta a voi?”.
“E’ il dono che un principe della dinastia Han fece ad uno mio antenato otto secoli fa per non mi ricordo quale aiuto”.
“Ci dica, Regina Madre dell’Occidente, che valore ha quella statua?”
“E’ un dono cavaliere, il dono di una Divinità”.
“La prima apparizione della statua risale ad uno dei periodi più bui della storia del “Celeste Impero” iniziò a raccontare la Dea. “Era quello che i cinesi chiamano “Periodo dei Regni Combattenti”, la Dinastia degli Zhou aveva perso il potere centrale sulla Cina e da due secoli e sette regni si combattevano tra feroci battaglie e precarie alleanze per la supremazia.
Armi di ferro e cavalleria sostituirono armi di bronzo e carri da guerra. La gente soffriva in quanto la guerra tra i regnanti pareva senza fine, e frequenti erano le battaglie cruenti.
Dopo due secoli di divisioni e conflitti, tutto cambiò quando un uomo, Ying Zheng,  salì al trono dello stato di Qin e riuscì a porre fine al conflitto ed a riunificare la Cina. Ci riuscì grazie anche a quell’oggetto”.
Certa di avere l’attenzione dei due la donna continuò dopo un attimo di pausa.
“Dopo l’ascesa al trono del regno di Qin, Ying Zheng ricevette di nascosto la visita di Sun Wukong. Costui gli disse che vedeva nel giovane sovrano colui che avrebbe posto fine al periodo di tribolazioni che stava attraversando il paese, e gli diede quella statua assicurandogli che gli avrebbe donato fortuna e buona sorte finché l’avesse avuta sempre con sé.
In preda all’euforia, il giovane re si mise all’opera. La statua donò effettivamente fortuna e gloria al giovane re: nel giro di nove anni il regno di Qin conquistò i regni Han, Wei, Chu, Zhao, Yan e Qi. Dopo decenni la Cina era finalmente riunita in un unico stato retto da un solido potere centrale ed i conflitti interni erano cessati. Ying Zheng, per celebrare il successo e per distinguere la sua posizione da quella dei precedenti re, cambiò nome in Qin Shi Huangdi, richiamandosi ai Tre Augusti e ai Cinque Imperatori del passato e fu così che diventò il Primo Imperatore della Cina”.
“E di ciò doveva effettivamente ringraziare gli Dei, o meglio Sun Wukong” commentò Re Endymion.
“E lo ringraziò, ma Sun Wukong si accorse in seguito che l’uomo che aveva aiutato stava usando in malo modo i suoi benefici. La Grande Muraglia fu edificata per scopi difensivi con lo sforzo di centinaia di uomini reclutati a forza e sottoposti a lavori massacranti, il popolo era oppresso da leggi severe, con un rogo dei libri distrusse qualunque traccia nella cultura potesse ostacolare il suo potere, centinaia di intellettuali confuciani furono giustiziati per aperta ribellione nei confronti del sovrano. Inoltre, in seguito a tre attentati sventati, l’Imperatore perse ogni fiducia nei propri cortigiani e sempre più terrorizzato da assassini mandò a morte centinaia di persone sospettate soltanto di aspirare ad ucciderlo, pensate che fece giustiziare tutti gli abitanti di un piccolo villaggio rei di aver scritto su un meteorite appena precipitato frasi ingiuriose su di lui! Una volta che l’età avanzava diventò anche ossessionato dall’ottenere l’immortalità, temeva che nell’aldilà gli spiriti di coloro che aveva ucciso si sarebbero accaniti su di lui. Chiese al Re delle Scimmie di farlo diventare immortale, ma Sun Wukong, profondamente deluso nel vedere che l’uomo che aveva beneficiato si era rivelato un tiranno brutale, superstizioso, paranoico e ossessionato dall’immortalità, lo ignorò lasciandolo nel suo brodo, come si suole dire.”
Presa una pesca cominciò a tagliarla con un coltello.
“Il Primo Imperatore morì in circostanze quasi comiche: i suoi dottori avevano confezionato pillole che dovevano renderlo finalmente immortale, peccato che contenevano una sostanza letale per l’uomo se ingerita: mercurio.
Gli successe il figlio Huhai, che secondo le indicazioni del genitore doveva essere il Secondo Imperatore della Cina, ma non era all’altezza del padre come carattere ed il regnò si sfaldò sotto un’ondata di odio per la Dinastia Qin.
Huhai invocò Sun Wukong, chiedendogli perché la statua non lo aiutava come aveva aiutato il padre, e quando il Re delle Scimmie venne da lui in segreto rimase sconcertato da quello che gli rivelò.
Sun Wukong gli spiegò che la statuetta in realtà non donava alcuna benedizione divina ai mortali; era soltanto un normalissimo dono che aveva fatto a suo padre per metterlo alla prova: voleva vedere come la convinzione della buona sorte avrebbe influenzato le sue azioni future. In parole povere Qin Shi Huangdi non aveva costruito la sua fortuna con la benedizione divina, quei doni li aveva già ma li usò in malo modo”.
Seguì un lungo silenzio al racconto, mentre la Dea concluse: “Il resto è storia: la Dinastia Qin non durò a lungo e si estinse col figlio del Primo Imperatore. A guida della Cina subentrarono gli Han, di cui uno di loro donò la statuetta ad un principe del Regno Dorato”.
“Dunque è solo un oggetto comune…” mormorò il sovrano del Regno Dorato dopo un lungo silenzio. “Ma allora perché la vogliono così tanto?”
“Forse credono davvero che contenga una benedizione divina?” azzardò il Cavaliere del Cancro.
“Ricordate questo: quell’oggetto ha una qualche forma di valore spirituale, badate spirituale, non materiale, ed è questo che conta. Forse per ora la vera risposta vi sfugge ma un giorno la scoprirete”.
Si alzò dal sedile su cui era seduta e sorridendo disse: “Fuori è notte ormai, se resterete come ospiti per questa notte mi farete piacere”.
“Vi ringraziamo per l’ospitalità, mia signora” disse Re Endymion alzandosi.
“Sì, grazie, ripartiremo domani mattina” aggiunse Acubens imitando il re.
“Vi suggerisco di esser cauti nei giorni avvenire” aggiunse la Dea. “Un’ombra oscura si addensa sopra il Regno Lunare”.
“Regno Lunare?” fece il Cancro perplesso.
“E allora?” chiese il Re.
“Non sono un’esperta di divinazione, ma la mia amica Chang’e, la Dea della Luna, avverte qualcosa di strano nell’aria. Sente che c’è qualcosa di oscuro che incombe sul Silver Millennium”.
“Il che?”
“E’ un altro nome con cui è noto il Regno Lunare, cavaliere”.
“Ripeto, e allora? Non abbiamo idea di come giungere al regno della Luna e comunque non sono affari nostri i suoi problemi”.
“Ma esattamente cos’è questo Regno Lunare, potreste spiegarmelo per favore?”
Xi Wangmu lo fissò. “Insolito. Non conoscete la storia del Silver Millennium? Eppure ha a che fare con una delle vostre divinità dell’Olimpo.”
“Chi? Atena?”
“No, Artemide, la signora della caccia, degli animali, della foresta, delle fanciulle e della Luna. Il Silver Millennium fu fondato nell’Epoca Mitica da alcuni seguaci della Dea Artemide (tutte donne per ovvi motivi) che vi fondarono un principato dipendente dalla Dea. In seguito, quando gli Olimpici si disinteressarono dei mortali, il Regno divenne indipendente, la neo regina decise di far entrare anche gli uomini in quel regno, e da allora il regno prosperò. Tute le divinità lunari sono le benvenute lì, Chang’e mi ha detto che è davvero bello e gli abitanti sono felici.”
“Certo che sono felici, sono tutti immortali perché dovrebbero essere infelici?” fece il Re sarcastico.
“Immortali? Come gli Dei?” chiese Acubens.
“Sì. Noi, Dei siamo immortali nel senso che non invecchiamo mai, ma possiamo essere uccisi in battaglia, sebbene i nostri corpi siano più forti di quelli dei mortali.”
“Davvero interessante, ma sire, voi nel Regno Dorato sapete dell’esistenza di questo luogo?”
“Sì, abbiamo avuto contatti in passato, secoli fa per essere precisi, ma non abbiamo alcun legame ora con quei degenerati”.
“Degenerati?” chiese Xi Wangmu, anticipando la domanda del Cavaliere.
“Sì degenerati, sapeste che storie si sentono… beh, non vale la pena tediarvi con queste sciocchezze, mia signora, la ringraziamo ancora per l’ospitalità. Ne faremo buon uso”.
I due decisero di ritirarsi per dormire, anche perché stanchi per il lungo viaggio. Il posto scelto per dormire fu un piacevole prato sotto un albero di pesco dove si coricarono avvolti in coperte (il Cancro si tolse l’armatura per dormire)
Prima di addormentarsi il Cavaliere di Atena volle fare un domanda.
“Ehi sire, stavo pensando…”
“A cosa?”
“Sono davvero così degenerati quelli del Regno Lunare?”
“Ma certo, lo sanno tutti!”
Detto questo il Re si girò sul fianco, dando al schiena al Cavaliere per dormire, mentre quest’ultimo rifletteva fissando le foglie dell’albero.
Davvero i discendenti dei seguaci di Artemide si erano corrotti nell’animo come sosteneva il re del Regno Dorato? Questo si chiedeva il cavaliere di Atena.
Mah, chi poteva dirlo… forse era davvero così, dopotutto se la loro Dea non si curava più di loro da secoli tutto poteva essere accaduto. Questo pensava. Poco importava tutto sommato, su una cosa il Re aveva ragione: le stranezze d’un regno lontano non erano un problema suo.
Almeno per ora.




FAQ: "Ma il titolo della fic è ispirato ai Forgotten Realms?"
"No, non avevo in testa i Forgotten Realms quando pensavo al titolo o scrivevo la fic, semplicemente è un riferimento al fatto che il Silver Millennium ed il Golden Kingdom sono due regni che ora non ci sono più".
   
 
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