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Autore: Rohhh    02/12/2016    0 recensioni
A chi non è mai capitato di sentirsi troppo diverso da qualcuno e non provare ad andare oltre quelle apparenze? Ashley ha 21 anni, è una studentessa universitaria seria e posata, ha due sorellastre e una madre che sente troppo diversa da lei. In vacanza dal padre conosce Matt, il figlio della sua nuova compagna, ribelle e criptico, lui con la propria madre ci parla appena. Quell'incontro cambierà il modo di vedere le cose di entrambi e farà capire loro che non è mai troppo tardi per recuperare un rapporto o per stringerne di nuovi con chi non ci aspettavamo.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Capitolo 42

 

«Mamma, è già uscita July?» urlò Ashley mentre si precipitava correndo giù per le scale, rischiando un paio di volte di inciampare e fare una brutta caduta. L'agilità non era mai stata il suo forte.

Nancy udì la sua voce stranamente stridula e agitata e il rumore della sua corsa frenetica e si voltò giusto in tempo per vederla spuntare, trafelata, con gli occhi sbarrati e ancora in tenuta da notte.

«Sono le otto e mezza, cara, July è già uscita per andare a scuola!» la informò rammaricata, poi con la coda dell'occhio vide arrivare con calma Matt, che evidentemente non aveva avuto la sua stessa fretta nello scendere. Il suo viso era tranquillo come sempre, la salutò educatamente, poi lo vide affiancarsi alla sua ragazza, che sbuffò delusa.

«Cavoli, volevo fare gli auguri a July prima che andasse a scuola e invece ci siamo svegliati troppo tardi!» si lamentò, incrociando le braccia al petto con un gesto di stizza.

«A dire il vero io ero sveglio da tempo, ma ho preferito lasciarti dormire. Sai com'è, stanotte è stata un po' movimentata e pensavo volessi recuperare sonno.» si giustificò senza accorgersi di quanto ambigua fosse risultata quell'affermazione alle orecchie di Nancy, che sollevò le sopracciglia e li guardò stupita per poi assumere un sorriso sornione.

«M..ma che dici?...- balbettò nervosa, dopo aver intuito dall'espressione di sua madre, l'equivoco in cui era incorsa – non è per niente come lo sta facendo sembrare! - si difese gesticolando furiosamente e lanciando a Matt un'occhiataccia prima di premurarsi di rifilargli un pizzicotto di avvertimento al braccio, ma più che una smorfia di dolore sul viso del giovane si disegnò un sorrisetto divertito – è che stanotte sono stata svegliata da un messaggio di Tyler e...» si affrettò a spiegare a Nancy come fossero andate davvero le cose, il suo atteggiamento goffo e imbarazzato fece sorridere la donna.

«E ha svegliato anche me» la interruppe bruscamente Matt, aveva preso posto nel frattempo sopra uno sgabello, con le braccia conserte sul tavolo.

Sembrava molto più a suo agio e aperto rispetto ai giorni precedenti, parlava con disinvoltura, si concedeva persino delle battute ed era evidente che stesse lentamente prendendo confidenza con l'ambiente e con gli abitanti della casa.

In realtà era stato più facile del previsto per lui: all'inizio tutta quella confusione gli era apparsa come nuova, non era abituato al vociare, alle risate o al sentire sempre qualcuno gironzolare in casa e neppure avrebbe mai immaginato di potersi trovare bene in un'ottica del genere, eppure quella novità gli aveva trasmesso una inaspettata sensazione positiva di calore che man mano si era trasformata in piacevole quotidianità e alla fine aveva scoperto di avere un enorme bisogno di quella rumorosa normalità..

Tutti quegli anni di solitudine e rancore li aveva considerati il suo habitat naturale, l'unico scenario che gli calzasse a pennello, ma la verità era che si ci era dovuto adattare per sopravvivere, sebbene nel cuore portasse indelebili i ricordi legati alla sua infanzia felice, quando poteva ancora dire di avere una famiglia unita.

I genitori di Ashley si erano lasciati quando lei aveva solo due anni e per via della sua tenerissima età, non aveva potuto percepire il cambiamento che quella decisione aveva attuato nella sua vita. I suoi per lei erano sempre stati separati, così li ricordava e non aveva mai potuto avere un'immagine di loro come famiglia, per quel motivo la sua infanzia era stata segnata dal sentirsi diversa dagli altri, incompleta e ciò l'aveva fatta chiudere in un atteggiamento di rifiuto della sua situazione. Matt, al contrario aveva ricevuto quel trauma quando aveva 9 anni ed era stato catapultato con più violenza da un periodo di spensieratezza a uno totalmente opposto. Lui ricordava perfettamente la differenza tra il periodo pre-separazione e quello successivo e aveva continuato a farne il paragone per un po', incattivendosi e portandosi dentro una grande rabbia. Poi crescendo si era rassegnato e convinto di non avere bisogno di nessuno oltre che di sé stesso.

Ashley gli aveva fatto involontariamente quell'ulteriore regalo, grazie a lei aveva riscoperto la bellezza di avere qualcuno accanto, di poter contare anche sugli altri quando le proprie forze scarseggiano senza per questo sentirsi deboli o sconfitti, il suo cuore era vivo e non poteva fare a meno di amarla e di esserle grato.

Si voltò a guardare la sua adorabile espressione corrucciata per essere stata interrotta dal suo intervento e sorrise d'istinto.

«Hai il sonno pesante di solito, non è colpa mia se ieri non era così! - ribattè Ashley, sollevando la testa, indispettita, in maniera buffa – in ogni caso avresti dovuto svegliarmi stamattina!» continuò, prendendo posto a tavola accanto a lui.

Nancy li guardava battibeccare di soppiatto e sorrideva: sembravano proprio una di quelle coppie rodate che hanno già una profonda confidenza e spesso risultano quasi comiche da osservare.

«Non preoccuparti Ashley, July non ci è rimasta male, era talmente euforica per i preparativi della festa che a stento ha dato retta a me! - la tranquillizzò mentre finiva di lavare le ultime stoviglie – quindi Tyler che voleva?» domandò poi, cambiando il soggetto della conversazione.

Ashley le aveva rivelato giorni prima che il suo ex fidanzatino del liceo era ancora innamorato di lei e con l'entrata in scena di Matt non le ci volle molto per immaginare che la situazione si fosse ingarbugliata notevolmente.

Ashley sobbalzò sulla sedia, poi smise di mangiare e si diresse verso le scale.

«A proposito devo controllare il cellulare!» gridò da lontano, Matt e Nancy la osservarono attoniti sparire rapidamente, si scambiarono un'occhiata di intesa, poi tornarono alle rispettive occupazioni.

«Glielo dici anche tu che dovrebbe rilassarsi più spesso, no?» chiese qualche secondo dopo al ragazzo, dopo aver terminato le sue faccende e sedendosi di fronte a lui.

Matt sollevò lo sguardo verso Nancy, accennò una risata e le fece un cenno di approvazione. «Sta facendo dei grandi progressi, però» le fece notare.

«Già, forse anche grazie a te» pensò bene di specificargli, scrutando poi attentamente la sua reazione. Lo vide sorridere e scrollare le spalle, quasi ritenesse di non potersi prendere quel merito.

«Lo dice spesso anche lei, ma io non ho fatto niente di che» ammise, passandosi una mano tra i capelli chiari.

«Hai deciso di starle accanto, quello è già qualcosa, non credi? - disse, poi lo guardò fisso negli occhi e assunse un tono un po' più serio – Ashley è una ragazza straordinaria, è piuttosto diffidente e introversa e si apre con pochi e per questo quando succede ti fa sentire più speciale. Guarda che te la sto affidando, è una delle cose più preziose che ho, abbine cura, ti prego» gli raccomandò, il suo sguardo era dolce e lasciava trasparire tutto l'amore di una madre per sua figlia.

Matt rimase immobile a fissarla, in quel momento gli occhi di Nancy le ricordarono in modo impressionante quelli di sua mamma e ripensò all'ultima volta che si erano visti e allo sguardo che gli aveva rivolto prima che partisse.

L'espressione era identica: lo aveva guardato come fosse la sua cosa più preziosa al mondo e se ne stava accorgendo solo ora.

Dischiuse le labbra per rispondere a Nancy, ma la voce di Ashley richiamò entrambi e li fece voltare verso di lei. Era ritornata e stringeva tra le mani il cellulare.

«C'era un messaggio, stamattina ha avuto un imprevisto quindi mi ha chiesto di vederci nel pomeriggio» dichiarò mentre si riaccomodava accanto al suo ragazzo.

Il suo viso era tirato e un sorriso sforzato stava facendo fin troppa fatica a sembrare naturale.

Matt capì che, anche se non lo ammetteva, era molto nervosa e preoccupata per quell'incontro, forse consapevole che avrebbe comunque determinato un cambiamento inevitabile in quell'amicizia.

Cercò la sua mano sotto il tavolo e gliela prese, Ashley la strinse subito e forte, come se non facesse altro che aspettare quel contatto e non ci fu bisogno di aggiungere altro, nemmeno a parole.

«Senti Ashley, anche se io sono qui tra i piedi, puoi studiare visto che hai la mattinata libera» propose poi il ragazzo, non aveva dimenticato la promessa che le aveva fatto il giorno prima di non ostacolare il suo percorso e non voleva costituire una distrazione.

Ashley cominciò a sudare freddo, quello era un argomento che in quei giorni la stava tenendo abbastanza in tensione, ma in mezzo alla confusione imperante nella sua testa era riuscita a giungere a una conclusione e doveva comunicargliela prima o poi e forse era arrivato il momento.

Decise di cogliere quell'occasione e approfittare che il discorso fosse naturalmente caduto sui suoi studi e sul peso che avevano nella loro relazione.

«Tranquillo, voglio godermi questi giorni con te, per il resto so come fare» provò a convincerlo ma Matt prese ad agitarsi inspiegabilmente.

«Ma no, devi pensarci invece! - sbottò con un po' troppa veemenza, sotto gli occhi meravigliati della ragazza, che rimase pietrificata a fissarlo - Ashley hai gli esami, le lezioni, la media alta da mantenere, ti serve tutto questo per quel tirocinio, l'avevi detto anche tu!» prese a elencare con foga, sporgendosi dallo sgabello verso di lei col rischio di perdere l'equilibrio e finire rovinosamente per terra.

Ashley lanciò una rapidissima occhiata a sua madre e Nancy intuì che quei due dovevano intraprendere un discorso da soli, così trovò immediatamente una scusa per allontanarsi dalla stanza.

«Devo controllare il bucato fuori, scusate» mormorò frettolosamente per poi dileguarsi.

Ashley la vide sparire, poi riportò l'attenzione a Matt, che intanto fremeva e aveva cominciato a muovere nervosamente una gamba.

«Si può sapere che ti prende?» gli chiese con apprensione, notando il suo stato d'animo irrequieto.

Matt per tutta risposta saltò giù dallo sgabello, facendola sussultare appena e cominciò a muoversi scompostamente per la stanza.

«C'è che ne avevamo parlato Ashley e ti avevo detto chiaramente che non voglio essere un intralcio per te, io non posso farlo, altrimenti siamo al punto di partenza!» iniziò a ripetere, sembrava aver perso tutta la sua serenità e che fosse in balìa di un grave tormento.

Ashley si alzò in piedi a sua volta e lo raggiunse, cercando di stare dietro ai suoi movimenti.

«Matt...» pronunciò decisa il suo nome nel tentativo di fermarlo e di intervenire in quello che aveva tutta l'aria di voler essere un monologo, ma il ragazzo non glielo permise, parve non averla nemmeno sentita tutto preso dalle sue preoccupazioni. Riprese a parlare forse con ancora più foga, Ashley vide i suoi occhi spalancati iniettati di paura.

Sì, sembrava proprio spaventato, ma di cosa?

Forse che tutto andasse a rotoli, che non fosse all'altezza della situazione?

«Ma non capisci? Era proprio questo che volevo evitare, diventare un peso per te, ostacolarti! La tua vita deve procedere esattamente come prima, mi sono ripromesso che se fossi tornato da te avrei fatto l'impossibile perchè la mia presenza non ti facesse perdere di vista le cose importanti e non permetterò che succeda il contrario!»

La voce di Matt continuava a risuonare per la cucina, era un fiume inarrestabile di parole e niente sembrava calmarlo. Parlava e parlava ed Ashley non riusciva a controbattere, venne travolta da quel suo flusso di paure e la sua testa cominciò a girare.

Era stufa di sentirgli dire sempre che tutto dipendeva da lui, che lei doveva solo stare buona a pensare all'università e al suo futuro come una stupida viziata, mentre lui si sobbarcava tutto il resto.

Perchè non capiva che non era da solo in quel rapporto, la loro unione era formata da due metà e perchè tutto funzionasse e rimanesse in equilibrio era necessario che fossero alla pari, che si prendessero la stessa parte di responsabilità e di sacrifici. Altrimenti quella bilancia precaria avrebbe finito per pendere irrimediabilmente verso un solo lato e il risultato sarebbe presto stato un disastro.

Non si rendeva conto che in quel modo la sottovalutava, non la credeva capace di poter fare le sue scelte e di poter assumersi dei rischi?

Amava tantissimo Matt ma non ne poteva più di sentirgli dire quelle idiozie, sentì che sarebbe esplosa se lo avesse lasciato proseguire in quei vaneggiamenti, si portò le mani alle tempie e serrò gli occhi.

«Vuoi stare zitto un attimo, cazzo?» urlò fuori di sé, un silenzio invase di colpo le sue orecchie mentre teneva gli occhi ancora ben chiusi. Quando li riaprì Matt era fermo davanti a lei, con le labbra leggermente dischiuse per la sorpresa e lo sguardo smarrito.

Non si era aspettato quella reazione violenta da lei, ebbe il timore di averla esasperata o infastidita in qualche modo e in realtà non era molto distante dalla verità.

Ashley sospirò alleggerita, poi si avvicinò maggiormente a lui e gli prese le mani delicatamente.

Addolcì l'espressione e anche il tono di voce. «Posso dire anche io la mia su questa faccenda o non mi è concesso?» domandò seria, ma senza risultare troppo infastidita o dura.

Matt abbassò la testa, i capelli gli ricoprirono la fronte e occultarono in parte i suoi occhi.

«Scusami» mormorò mortificato. Stavolta aveva esagerato, non era riuscito a contenere la sua dannata impulsività, ma Ashley era troppo importante per lui e voleva che la sua vita scorresse più serenamente possibile e senza intoppi o incidenti di percorso.

«Bene. Adesso ascoltami – gli intimò, scostandogli qualche ciocca di capelli dalla fronte perchè la guardasse meglio, il tocco gentile delle sue dita riuscì a calmare Matt, le sue spalle tese si abbassarono rilassandosi – ho pensato tanto in questi giorni, da quando ci siamo ritrovati e stiamo insieme ufficialmente e ho deciso una cosa – fece una pausa, aveva le mani congelate ancora racchiuse in quelle di Matt, che parevano voler fare a gara con le sue su quali fossero più fredde, fissò il pavimento, poi il soffitto e infine riportò lo sguardo in quello del suo ragazzo, sembrava sulle spine in attesa di sapere quale fosse quella misteriosa decisione ed Ashley pensò fosse meglio non farlo attendere oltre, con coraggio riempì i polmoni di aria e aprì la bocca.

«Ho deciso di non fare quel tirocinio!» sputò fuori, alla fine, ci era riuscita, gliel'aveva detto.

Matt aggrottò le sopracciglia e cominciò a scuotere la testa con enorme disappunto.

«Cosa?... Ma..perchè? Non capisco, era importante per te...tu.. devi ripensarci assolutamente!» cercò di farla ragionare, non voleva accettare di essere lui la causa di quello che a lui appariva come un colpo di testa.

«Mi dispiace, non cambio idea» lo informò Ashley sorridendo, la sua espressione era sicura, serena, come se avesse semplicemente deciso cosa mangiare per cena o che vestito indossare per la festa di sua sorella.

Vide che il ragazzo era rimasto senza più parole, si guardava intorno come spaesato e lesse anche una certa delusione sul suo viso. Gli prese il volto con le mani e lo avvicinò al suo.

«Matt, per favore stammi a sentire! - lo implorò, costringendolo a guardarla negli occhi – non ho detto che ci ho rinunciato e non ho intenzione di farlo, ho solo detto che non voglio ora! - vide la sua espressione distendersi un po' e tirò un piccolo sospiro di sollievo – vedi, finora ho sempre messo davanti a ogni altra cosa lo studio, l'università, la mia carriera futura e so benissimo che sono cose fondamentali e non sto pensando certo di abbandonarle. É solo che mi sono resa conto di aver trascurato spesso altre cose altrettanto importanti, la spensieratezza, i sentimenti, la mia famiglia, i miei affetti e adesso ci sei anche tu. Ero chiusa in queste mie convinzioni e pensavo fosse giusto così, senza essere in realtà davvero felice ma finalmente l'ho capito – gli sorrise, accarezzandogli le guance, Matt rimaneva in silenzio per permetterle di finire ma cominciava a comprendere il senso del suo discorso – ho solo 21 anni e sono di gran lunga più avanti della stragrande maggioranza dei miei colleghi universitari e...credo sia arrivato il momento di rallentare, di dedicarmi anche a un'altra dimensione della mia vita.»

Ashley spostò le sue mani dal viso di Matt ai suoi fianchi, strinse la stoffa della sua felpa e lo attirò a sé, facendo entrare a contatto i loro corpi, lui le cinse le spalle amorevolmente ed entrambi ripresero a respirare regolarmente, immersi in quella nuova pace che stava nascendo. La rossa si staccò lievemente e riprese a parlare poco dopo.

«Voglio viverti Matt, voglio pensare a te adesso, come hai detto anche tu, ci siamo infilati in una relazione seria abbastanza presto e magari il fatto di aver vissuto insieme un mese ha accelerato questo processo, ma ci sono ancora tante cose che non sappiamo l'uno dell'altra e... il prossimo semestre avrò un'altra possibilità per provare quel tirocinio, sei mesi in più non faranno di certo la differenza nel mio brillante percorso universitario, ma possono essere vitali per la nostra storia che è appena nata e adesso ha la priorità. Purtroppo partiamo già in salita per colpa della distanza, se ci mettiamo anche a creare problemi inutili non ne usciamo più, non credi?» gli sorrise, guadagnandosi un abbraccio, così travolgente da farle quasi perdere l'equilibrio. Si aggrappò alle sue spalle che quel giorno apparivano ancora più bisognose del suo sostegno.

«Mi dispiace Ashley, non volevo farti pensare che non ho fiducia in te e nelle tue scelte, ero solo preoccupato perchè ti amo e non voglio farti del male» si scusò Matt, col viso ancora poggiato sui capelli della ragazza.

Ashley lo strinse più forte e carezzò la sua schiena. «Vedrai andrà bene!» lo rassicurò, spesso era stato lui a darle forza e conforto ma aveva capito che stavolta i ruoli si erano invertiti e toccava a lei fargli sentire tutta la sua vicinanza e appoggio.

Quella era la sua idea di equilibrio perfetto. Esserci l'uno per l'altra, senza differenze.

«E un'ultima cosa, siamo una coppia, e le cose si fanno in due, quelle belle ma anche quelle meno piacevoli. Non puoi accollarti tutti i sacrifici, voglio dare anche io la mia parte, sono stanca di essere passiva e guardare il mondo che mi scorre davanti. Sono rimasta ferma nella mia parte di universo sicura per troppo tempo, adesso voglio uscire, muovermi, venirti a trovare da sola, voglio che mi insegni a guidare così che presto potrò essere autonoma! So che sarà dura all'inizio e che tutti i miei ritmi saranno scombussolati ma... ti amo e non mi sono mai sentita così forte!» affermò con sicurezza.

Le sue parole colpirono Matt nel profondo, non solo perchè lo riempì di gioia sapere che Ashley lo amasse a tal punto da volersi mettere in gioco, ma anche per via di alcuni pensieri che aveva cominciato a formulare il giorno prima, quando lei gli aveva chiesto cosa volesse nella vita.

Era ora di fare decisamente un po' di ordine.

«Ashley se tu rallenterai, io invece voglio accelerare! Ho perso fin troppo tempo a crogiolarmi e a distrarmi, ero apatico e svogliato, ma cambierò! Devo centrare i mie obiettivi e portare a termine tutto ciò che ho iniziato, per te, ma soprattutto per me. L'ho capito piuttosto tardi, ma sempre meglio che mai.» ammise, giocando coi suoi capelli ma non appena la vide illuminarsi in viso non resistette e la baciò con passione, Ashley ricambiò, dopo quel chiarimento si sentivano ancora più uniti e forti.

Ancora una volta si lasciarono la realtà alle spalle, vittime di quel desiderio crescente che alimentavano con i baci e le carezze e che esigeva sempre più, ma non era quello il momento, né il luogo adatto e ci pensò Nancy a riportarli sul pianeta Terra in tempo.

Era rientrata, aveva lasciato loro del tempo ma si era fatto tardi e doveva andare al lavoro.

Tossì per richiamare la loro attenzione, sentì le loro labbra staccarsi producendo un lieve schiocco perchè in realtà stava evitando di guardare per non mettere in imbarazzo sua figlia, che comunque avvampò ugualmente e spinse via Matt con poca cura, come se all'improvviso non lo trovasse più attraente, lui rise, per nulla offeso dal suo gesto.

«Beh, scusate per l'interruzione, ma devo andare a lavoro» disse, mentre recuperava la borsa e si avviava verso l'ingresso.

«Nessuna interruzione!» - si affrettò a precisare Ashley, mentre si passava le mani nervosamente sul viso, sui capelli e sui vestiti per darsi una sistemata dall'euforia di prima.

«Ora siamo davvero soli però, giusto?» le sussurrò Matt all'orecchio dopo aver sentito il rumore della porta che si chiudeva, con le braccia le cinse la vita in maniera sensuale e prese a sfiorarle il collo con le labbra.

«Sì in teoria, ma devo ancora comprare il regalo di compleanno a July con Phoebe, dovevamo andarci di pomeriggio ma visto che Tyler ha spostato l'appuntamento sono costretta a farla venire tra un'ora e mezza circa!» riuscì a dire a con voce tremante, il respiro di Matt e le sue mani che si intrufolavano sotto i vestiti rendevano parlare in modo normale un'impresa ardua.

«Ce la faremo bastare» le propose, era talmente convincente che era impossibile rifiutare.

Ashley rispose solo con un sospiro strozzato, poi si voltò gli prese una mano e lo trascinò su in camera, pregando che sua sorella Phoebe non decidesse di arrivasse in anticipo a casa.

 

 

«É inutile, non ce la possiamo fare! Giriamo da più di un'ora e non abbiamo concluso nulla! - piagnucolò affranta Phoebe, nel bel mezzo della strada – trovare un regalo per July è un'impresa quasi impossibile, quella ragazzina ha praticamente tutto! Cioè avete visto il suo telefono? É persino migliore del mio, e lei ha solo 12 anni!» si lamentò, aggrappandosi al braccio del suo fidanzato, senza curarsi di controllare il volume della sua voce e facendo voltare incuriositi un paio di passanti.

Entrambe le sorelle conoscevano bene Mark, il padre di July, e la sua tendenza a viziarla, riempiendola di regalini anche piuttosto costosi, forse per rimediare al fatto di non poter essere sempre presente nella sua vita come avrebbe voluto. Era facoltoso e poteva permetterselo, ma il suo atteggiamento allarmava non poco Nancy, preoccupata che potesse nuocere a sua figlia e farle perdere di vista il valore del denaro, e per quel motivo cercava di limitarlo.

Ashley rivolse un'occhiata astiosa alla maggiore, poi afferrò un lembo della sua maglia per richiamarne l' attenzione.

«Vuoi smetterla di urlare? Ci guardano tutti!» la ammonì a bassa voce, per poi incrociare gli occhi di Peter e scuotere la testa con disapprovazione, come per comunicargli che sua sorella era proprio senza speranza.

Peter sorrise, a volte Phoebe poteva sembrare chiassosa e petulante, ma la sua energia e il suo entusiasmo travolgenti riuscivano a dare una scossa al suo carattere, a tratti cupo e fin troppo realista, soprattutto nei momenti difficili, e lo aiutavano a ritrovare la grinta e l'ottimismo apparentemente persi. Tutto il resto erano effetti collaterali facilmente sopportabili.

«Amore non preoccuparti, qualcosa troveremo! Ricordi? Anche l'anno scorso non riuscivamo a deciderci e invece all'ultimo momento abbiamo pescato l'idea vincente!» cercò di rassicurarla, sorridendole.

«Che diavolo le abbiamo regalato l'anno scorso?» domandò Phoebe con la fronte corrucciata, voltandosi a guardare prima Peter e poi sua sorella in cerca di aiuto, la sua memoria era più passeggera di un alito di vento.

«Un puzzle da 2000 pezzi, ci siamo ricordati che aveva spesso espresso il desiderio di volerne fare uno! - le rispose Ashley, che al contrario aveva ancora bene in mente quel particolare - Ha passato mesi impegnata a scervellarsi sopra quel coso, la mamma ci ringrazia ancora adesso!» si rivolse poi a Matt, il ragazzo sorrise. Si era accorto presto che la minore della casa era una ragazzina iperattiva e piena di interessi e immaginò che dovesse dare un bel da fare a casa, specialmente a sua madre.

«Allora, cose tecnologiche le escludo, il nostro budget non ce lo consentirebbe, vestiti ne ha a bizzeffe, per i giochi è ormai troppo grande! Visto che non ne usciamo più?» Phoebe riprese con i piagnistei, ormai il suo cervello sembrava essere andato in tilt.

«Ragazzi dovremmo sbrigarci però, il tempo scorre e se non facciamo presto saremo costretti a ritentare nel pomeriggio» fece notare Peter, che nel frattempo aveva dato un'occhiata all'orologio.

«Di pomeriggio non si può perchè qualcuno qui è impegnata!» commentò acida Phoebe, indicando Ashley accanto a lei, la rossa per tutta risposta le riservò uno sguardo gelido.

«Mi dispiace, ma non posso annullare l'appuntamento con Tyler, è già un miracolo che abbia accettato di vedermi, e voglio chiarire questa situazione, non posso davvero rimandare!» affermò con aria decisa, ma il suo tono di voce tradì comunque una certa ansia.

Matt si voltò leggermente a guardarla, non le aveva rivelato di aver incontrato Tyler il giorno prima e non poteva stabilire con certezza se il ragazzo avesse accettato di vederla proprio grazie al suo intervento o se la sua decisione fosse nata spontaneamente. In entrambi i casi era felice che Ashley si stesse per togliere quell'ultimo peso dalle spalle.

Phoebe sbuffò pesantemente e borbottò qualcosa di incomprensibile mentre usava una vetrina per specchiarsi e controllare che la lunga treccia nella quale aveva acconciato i capelli, fosse ancora in buone condizioni.

Ashley osservò sua sorella, il suo atteggiamento disfattista e poco collaborativo le faceva venire i nervi ma allo stesso tempo non poteva darle tutti i torti. Lei stessa era a corto di idee e si stava facendo tardi, se avessero temporeggiato ancora per molto i negozi avrebbero finito per chiudere e loro per comprare la prima cosa che veniva a tiro e quell'opzione non le piaceva per niente.

Il quartetto sembrava davvero aver raggiunto un punto di stallo quando Matt decise di intervenire e dare il suo contributo a quella mattinata, altrimenti destinata a terminare con un grosso buco nell'acqua.

«Scusate, magari dovreste concentrarvi sugli hobby di July, a me ha detto che le piace disegnare e per quello avrà già delle attrezzature, ma magari potrebbe sperimentare qualcos'altro di simile, che ne so, la pittura per esempio» pronunciò con tranquillità.

Tre paia di occhi lo fissarono incantati, come se avessero visto in lui la luce che cercavano da ore.

«Ma certo, come ho fatto a non pensarci? July adora queste cose e so che una volta a scuola li avevano fatti dipingere e lei ne era stata entusiasta! Potremmo prenderle un set per iniziare!» esclamò Ashley, raggiante, battendosi una mano in fronte, Phoebe le si accodò, luminosa in viso, i suoi occhi azzurri sembravano ancora più splendenti adesso.

«Sì, è perfetto! Le serviranno le tele, i pennelli, un paio di colori e tutte quelle cose lì, insomma! - strillò piena di gioia, finalmente riusciva a scorgere la parola 'fine' in quella giornata che aveva messo a dura prova la sua pazienza, poi si parò davanti a Matt – tu..sei..un..genio!» scandì bene ogni singola parola.

Matt la guardò perplesso, poi non trattenne una risata.

Qualche giro dopo erano già sulla via del ritorno, soddisfatti e vittoriosi.

«É incredibile che sia stato proprio tu, Matt, che conosci July da soli due giorni, a tirarci fuori da quest'incubo! Sei davvero sveglio e perspicace!» commentò Phoebe, visibilmente più serena e rilassata, trotterellando sotto il sole.

«Già, sei stato di grande aiuto, grazie mille!» gli sussurrò Ashley, stringendosi a lui mentre camminavano.

«Ma figurati, per così poco!» le rispose, dandole un lieve bacio sui capelli.

Era così bello poter condividere con lui non solo gli attimi romantici e intensi, ma anche quei momenti semplici e quotidiani, che Ashley pensò a quanto sarebbe stato meraviglioso potersi vedere ogni giorno, senza difficoltà o stranezze, come facevano la maggior parte delle coppie e invece a loro non era concesso. La loro storia doveva alimentarsi di ore, giorni, e attese e, se da un lato questo le faceva apprezzare ogni minimo secondo trascorso con lui senza mai darlo per scontato, dall'altro le procurava tanta tristezza e le dava la consapevolezza sempre più tangibile di dover armarsi di forza di volontà e tanta caparbia per superare gli ostacoli.

Intrecciò le dita della mano con quelle di Matt più intensamente, dopo aver formulato quei pensieri, perchè per adesso era lì e voleva goderselo appieno.

«Questo è perchè siamo biondi, abbiamo una marcia in più! » dichiarò Phoebe con orgoglio, mentre si accarezzava con fierezza e un po' di vanità la chioma dorata.

«Ma che c'entra, quella è genetica con un pizzico di casualità! E poi non mi pare che oggi il tuo contributo sia stato fondamentale... » ribattè Ashley, sconcertata dalle assurdità della sorella.

«Ashley la smetti di essere così cinica? Sembri tuo padre quando dici queste cose! Sogna, lasciati andare! - cominciò a provocarla, poi si accostò a Matt nel tentativo di creare una sorta di strampalata comunella con lui basata sul colore dei loro capelli – vedi? Ci hanno ingiustamente etichettati come stupidi, ma noi dimostriamo sempre il contrario!» esclamò con enfasi, come se stesse recitando una parte drammatica.

Matt rimase indifferente e deluse in fretta le sue aspettative.

«Beh, parla per te, a me hanno rivolto diversi insulti nel corso degli anni, in effetti, ma ancora nessuno mi ha dato dello stupido!» osservò con naturalezza, appena un giorno prima si era beccato uno 'stronzo' da parte di Tyler che si aggiungeva alla lista.

«Ehi, non sei per niente gentile! - lo additò Phoebe, assumendo una buffa espressione malefica, poi scrutò con sospetto la capigliatura del ragazzo – non è che in realtà sono tinti?» ipotizzò, dopo la sua risposta antipatica, che aveva distrutto la loro alleanza.

«Perchè mai dovrei tingermi i capelli? - chiese sempre più allibito e sconcertato - È già un miracolo se ogni tanto mi ricordo di tagliarli! Ovvio che sono naturali» dichiarò, riportando l'attenzione sulla strada davanti a lui.

«Phoebe vuoi lasciarlo in pace?» intimò, infine, Ashley a sua sorella, senza riuscire a nascondere però una sfumatura divertita. In fondo dovette ammettere che i siparietti di Phoebe le strappavano sempre qualche sorriso. La maggiore a quel punto sghignazzò e si riunì al suo ragazzo, aumentando il passo e lasciando i due indietro.

Finalmente di nuovo soli, Matt ed Ashley riuscirono a darsi un bacio veloce, lontano da occhi indiscreti, prima di correre e raggiungere gli altri.

 

Quando July rientrò da scuola a ora di pranzo trovò la sua intera famiglia riunita per farle gli auguri ed esplose di felicità. Adorava stare al centro dell'attenzione e quel giorno sarebbe stato tutto dedicato a lei.

Dopo il pranzo, infatti, li avrebbe attesi un lungo pomeriggio di preparativi e Nancy aveva già la tachicardia al pensiero di dover controllare decine e decine di ragazzini rumorosi e affamati in giro per casa. Amava la confusione e le feste, ma non poteva negare che la gestione di quel compleanno le avrebbe procurato una consistente dose di stress e nervi a fior di pelle, che tra l'altro avrebbe dovuto tenere a bada e mascherare per evitare di rovinare l'atmosfera a July, che aspettava quel giorno da mesi.

«Io ho finito, salgo in camera!» proferì la neododicenne, assumendo un tono serio e artificiosamente maturo. Aveva ancora le ultime cose da preparare e voleva farlo con calma.

«Di già?» le domandò Nancy, incuriosita.

«Beh, ho bisogno della mia privacy, ho dodici anni, adesso!»affermò con sicurezza, prima di alzarsi dalla sedia e abbandonare i presenti con un sorriso cortese.

Phoebe si alzò per cominciare a sparecchiare, ma prima passò accanto a sua madre e le pose le mani sulle spalle come a volerle dare un incoraggiamento.

«Buona fortuna per gli anni a venire, mamma! Ne avrai bisogno!» si premurò di augurarle, tutti riuscivano già a immaginarsi il caratterino di July e le gatte da pelare che avrebbero atteso Nancy quando la ragazzina sarebbe entrata nel periodo turbolento dell'adolescenza.

«Beh, mi rincuora il fatto che sia l'ultima adolescente da svezzare che mi sia rimasta!» sospirò sorridendo.

«Fossi in te non lo direi con così sicurezza, in fondo sei ancora giovane, potrebbe capitare di nuovo!» ipotizzò Phoebe, non se la sentiva di affermare che sua madre sarebbe rimasta sola ancora per molto, era una bella donna, aveva un carattere esplosivo e solare e magari l'uomo della sua vita doveva ancora incontrarlo, anzi, lei lo sperava davvero. Se lo meritava dopo aver trascorso molti anni ad occuparsi di loro e a renderle le donne che erano e che sarebbero diventate.

«Ah no, non se ne parla! - obiettò Nancy con tono intransigente, come se quell'ipotesi la terrorizzasse – i prossimi neonati che ho intenzione di tenere in braccio saranno solo i vostri – affermò, indicando le sue due figlie maggiori – e toccherà a voi e ai vostri compagni passare le nottate in bianco! E allora sarò io a dirvi buona fortuna!» rise nel vedere le facce più o meno sbiancate delle ragazze.

«Allora mi sa che dovrai aspettare ancora qualche anno, io e Peter vogliamo goderci un po' di tranquillità ma penso di poter parlare anche per conto di Ashley e del biondino da strapazzo» indicò i due, Matt pareva non scomporsi più di tanto mentre Ashley era già arrossita.

Perchè a casa sua mantenevano il brutto vizio di metterla in imbarazzo? Lei e Matt stavano insieme da poco, e già si rivolgevano a loro come se fossero una coppia in dirittura di matrimonio! Erano semplicemente terrificanti!

«Ma che razza di discorsi...» sbottò, scattando in piedi ad occhi bassi e trovando qualcosa da fare che distogliesse l'attenzione da lei e dal suo rossore. Matt sorrise sotto i baffi nel vederla così teneramente in difficoltà.

Tutti aiutarono a sistemare la cucina e poco dopo Peter si mise a guardare un partita in tv, mentre Matt, poco appassionato di sport, salì in camera di Ashley per esercitarsi col basso.

Nancy e le due ragazze rimasero insiem per ultimare le faccende e scambiare quattro chiacchiere.

Ashley controllò con apprensione l'orario: mancavano solo due ore all'incontro con Tyler e cominciava a sentire una certa inquietudine farsi strada dentro di lei. Non sapeva cosa aspettarsi né cosa dire esattamente e la paura di combinare un disastro diveniva sempre più concreto.

«Matt non è geloso che tu abbia un appuntamento col tuo ex del liceo che ti sbava dietro da anni?» le domandò Phoebe, giungendole alle spalle senza preavviso.

Ashley sussultò, riscossa improvvisamente dai suoi pensieri, si voltò verso la sorella e vide il suo viso curioso e furbo.

Riportò l'attenzione alle posate che stava riponendo nel cassetto. «Non è un appuntamento e poi Matt non è quel genere di ragazzo, è intelligente e di mentalità aperta, si fida di me e mi lascia i miei spazi – rispose, senza sollevare lo sguardo – inoltre la nostra è una relazione a distanza e la gelosia dovrà stare il più lontano da noi!»

«E se fosse stato Matt, invece, a dover incontrare una sua ex? - aggiunse Phoebe, che non sembrava voler lasciare cadere quel discorso – non saresti gelosa?» la provocò assottigliando gli occhi, con la schiena poggiata su un mobile accanto a lei e in attesa della sua risposta.

Ashley sbuffò, aveva già la testa abbastanza affollata di problemi al momento e si ci metteva anche sua sorella a riempirla con altre paranoie.

«Credo di no, e poi quest'estate ho già avuto a che fare con una sua... non so nemmeno come definirla, diciamo ex avventura estiva? - raccontò Ashley, facendo riferimento alle disavventure passate per via di Jenny, la sua voce tradì comunque un certo fastidio dovuto a quei brutti ricordi – e non nego di essere stata gelosa, ma in quel periodo il rapporto tra me e Matt era ancora piuttosto indefinito e non sapevamo noi stessi cosa ci stesse succedendo, adesso stiamo insieme ed è diverso, completamente diverso. Probabilmente ora non sarei così gelosa» concluse, analizzando la loro situazione.

«Complimenti sorellina, all'inizio della mia storia con Peter ero gelosissima delle sue ex, facevo un casino tale che nemmeno ti immagini! Sei molto matura!» commentò Phoebe con stupore e ammirazione.

Ashley sorrise, poi vide Phoebe allontanarsi e parlottare con sua madre più in là.

Una volta finito, passò del tempo con loro, poi si fece quasi l'ora di andare e salì in camera per prepararsi.

Quando aprì la porta trovò Matt che suonava su una sedia, chinato sulle corde, ma lo vide sollevare subito la testa non appena capì di non essere più solo nella stanza, tolse la cinghia dalle spalle e mise via il suo strumento. Ashley gli si avvicinò e si adagiò sulle sue gambe, circondandogli il collo con le braccia, Matt le cinse la vita delicatamente e fece unire le loro fronti.

«Sei agitata?» le domandò in un sussurro.

«Un po' sì, ma è normale» ammise Ashley, senza la minima vergogna. Con lui non doveva nascondersi, non ne aveva bisogno, poteva farsi scoprire fragile e vulnerabile senza dover avere paura di essere ferita.

«Spero che vada tutto bene» le augurò, affondando il viso nell' incavo del suo collo e sfiorandoglielo col naso.

«Lo spero anch'io, ma avrei qualche dubbio» mormorò, la sua voce tremò appena e per quel motivo Matt rafforzò la stretta intorno ai suoi fianchi, di riflesso.

«In tal caso ci sarò qui io a consolarti. Puoi sempre contare su di me, lo sai» ci tenne a farle sapere.

«Lo so, grazie» disse Ashley, Matt incrociò i suoi occhi con quelli nocciola della ragazza, trovandoli intensi e forse un po' più insicuri del solito.

Si diedero un leggero bacio sulle labbra, poi Ashley sciolse il loro abbraccio, e abbandonò le ginocchia di Matt.

«Sicura che non vuoi che ti accompagni fino a casa di Tyler?» le chiese.

Ashley infilò la sua giacca, strinse al collo una sciarpa leggera, recuperò la borsa e vi gettò dentro le chiavi e il cellulare.

«No tranquillo, non ce n'è davvero bisogno. Ci vediamo più tardi allora!» lo salutò, accennando un debole sorriso, prima di lasciarlo solo e uscire chiudendo la porta.

 

 

Ashley conosceva alla perfezione la casa di Tyler.

Non era in grado nemmeno lontanamente di quantificare le innumerevoli ore che ci aveva trascorso dentro a causa della loro strana amicizia, nata da un amore tra ragazzini, forse troppo acerbo e infantile.

Ricordava la consistenza del divano sul quale era seduta adesso, con le mani pallide e fredde, strette a pugno sulle ginocchia e la schiena rigida poggiata innaturalmente sullo schienale, così come la libreria di fronte a lei, piena zeppa di trofei e premi vari vinti da Tyler giocando a calcio fin da quando era bambino, e anche la terrazza, che si spalancava dalla finestra e nella quale aveva trascorso i più caldi giorni estivi.

Non ci entrava da mesi ma le ci volle meno di un secondo per riconoscere tutto.

Tutto tranne la figura di quel ragazzo che le rivolgeva le spalle, in piedi davanti alla vetrata.

Non sembrava più Tyler, il suo primo innocente amore, il ragazzo con cui aveva passato tanti pomeriggi ai tempi del liceo e altrettante giornate anche dopo. No, quello non era più il suo amico, era solo l'ombra di ciò che ne era rimasto.

Era freddo, l'aveva fatta accomodare sul quel divano senza troppi convenevoli, come fosse un' estranea o persino peggio, come una persona sgradevole da vedere, per poi voltarsi e rimanere in silenzio senza proferire alcuna parola.

Ashley aveva provato dolore e una orrenda sensazione di spaesamento, come se tutti quegli anni di ricordi fossero stati spazzati via in un minuto, cancellati per sempre.

Avrebbe voluto iniziare a parlare ma la voce sembrava bloccata in gola e aveva dimenticato tutti quei discorsi che si era preparata a casa prima.

Da dove era più opportuno cominciare? Quali parole sarebbero state più efficaci e meno dolorose per spiegare tutto?

«Quel ragazzo...» la voce cupa di Tyler spezzò inaspettatamente il silenzio, Ashley tremò senza controllo a quelle due semplici parole. Capì immediatamente a chi si stesse riferendo, e non ci fu bisogno di specificare altro.

Pensò a un modo, uno soltanto, il più rapido possibile per spiegare cosa sentisse, per condensare quel groviglio di emozioni che la scuotevano e provare a fargli meno male, sempre se esistesse una maniera giusta per ottenere quel risultato.

«Lo amo» dichiarò sicura, anche lei usò due parole, non trovò frase più diretta e breve per esprimere quel concetto. La sua voce netta ma anche un po' roca, risuonò per la stanza, la sentì anche nelle sue stesse orecchie come un boato e la spaventò. Si rese conto forse di essere stata troppo dura, troppo drastica, il pensiero di averlo ferito le provocò una fitta al petto ma non poteva più nasconderglielo.

Si voltò verso di lui per intravedere anche la più impercettibile reazione e capire come l'avesse presa, ma Tyler era rimasto immobile, sembrava una statua.

Non seppe dire se fosse un segnale positivo o meno e rimase in attesa, abbassando lo sguardo e fissandosi le mani intirizzite e contratte, mentre il cuore le stava esplodendo dentro il petto.

Per Tyler invece sarebbe stata meno lancinante una pugnalata con una lama affilata conficcata nella schiena.

Certo, aveva intuito che tra lei e quel tipo ci fosse qualcosa e quel sentore si era fatto quasi una certezza quando lo aveva incontrato in quei giorni, ma sentirlo direttamente dalla voce della ragazza che amava fu devastante. Era un'ammissione di amore nei confronti di un altro, un ragazzo che non era lui e mai lo sarebbe stato. Faceva male immaginarlo, ma così fu ancora peggio.

«Bene, allora noi due non abbiamo più molto da dirci» statuì gelido, voltandosi quel tanto appena da permettere alla ragazza di scorgere il suo profilo. Dei capelli coprivano in parte i suoi occhi e Ashley non riuscì a decifrare bene la sua espressione.

Scattò in piedi: non poteva accettare quella risposta, voleva spiegarsi, rendergli tutto chiaro perchè potesse comprendere che non aveva mai inteso ferirlo, nemmeno una volta.

«Aspetta! - gridò, con la forza che fu capace di racimolare – ti prego, almeno fammi spiegare! Tyler, sai quanto sei importante per me e quanto io tenga a te! Sei stato il mio primo amore e il mio migliore amico e, ti giuro, pensavo fosse così anche per te! - cominciò a spiegare, non era stato nemmeno necessario che Tyler le dichiarasse il suo amore perchè era fin troppo evidente tra le righe delle sue parole e sarebbe stata una crudeltà inutile spingerlo a confessarlo – solo di recente ho notato qualcosa di diverso e ho avuto paura che il nostro equilibrio potesse rompersi, io non volevo perderti e ho pensato ingenuamente che, comportandomi come avevo sempre fatto, alla fine avresti capito... ma mi sbagliavo, avrei dovuto essere schietta da subito con te e per questo mi scuso!» la sua voce era spezzata e la bocca secca, provò ad ingoiare ma la gola le fece un male cane. Un gemito di dolore le uscì dalle labbra e Tyler a quel punto voltò di più la testa e vide che il viso di Ashley era una maschera di dolore e per un attimo desiderò che non soffrisse, ma la rabbia dentro di lui ebbe il sopravvento.

«É per questo che mi hai nascosto di... di lui? Per non ferirmi?» chiese, riportando lo sguardo alla finestra. Si sentì quasi offeso, come se per lui avesse provato sempre solo pietà e compassione.

«In parte sì, non riuscivo più a essere naturale con te perchè avevo il terrore di farti del male e non volevo, ero confusa, non sapevo davvero cosa fare! Ho conosciuto Matt a casa di mio padre, tra di noi è subito scattata un'intesa, mi capiva come nessun altro e prima che me ne accorgessi... mi ero innamorata di lui – abbassò il volume della voce nel dirlo, un senso di pudore la avvolse nel raccontare quelle sue emozioni così private – come potevo dirtelo, soprattutto mentre ero distante? Poi si è presentato il problema della lontananza tra me e lui, e in un primo momento abbiamo pensato di non farcela, era successo tutto così in fretta e altrettanto in fretta dovevamo prendere una decisione. Dovevo partire e ci siamo lasciati e così era quando ti ho detto che avremmo parlato. Non avevo idea che Matt avesse deciso di tornare da me, altrimenti non avrei temporeggiato, non ti avrei mai messo davanti al fatto compiuto, sarei stata io stessa a dirtelo!» terminò il suo racconto, sperando che a Tyler bastasse, che riuscisse a capire i dubbi che l'avevano condizionata durante quel periodo.

«Lui ti ha lasciata andare e tu ti fidi ancora? Certo, per lui è stato comodo averti dentro casa ogni volta che ne aveva voglia, e poi si è stancato. Adesso vuole solo riprendersi il suo giocattolo, ecco cosa! Glielo leggo negli occhi che è abituato ad avere tutto ciò che vuole!» urlò, carico di rancore e collera.

Ashley strinse i pugni, odiava sentire parlare così di Matt ma Tyler non era mai stato cattivo e sapeva per certo che a gridare non era lui, ma la sua rabbia cieca.

«Ti sbagli Tyler, anche io l'ho abbandonato, non spettava solo a lui decidere! Io stessa avrei potuto evitare quella conclusione, invece non l'ho fatto, sono andata via e se non fosse stato per lui, forse starei ancora a piangermi addosso e per questo non posso fare a meno di amarlo, forse anche di più adesso. Matt ha avuto un passato difficile che l'ha segnato molto, sembra freddo e distaccato ma non lo è, e ti assicuro che non è egoista come lo stai descrivendo» cercò di difendere il suo ragazzo, senza comunque risultare troppo aggressiva. Era talmente difficile gestire quella conversazione a tratti Ashley sentiva le gambe così molli che pensò non l'avrebbero retta per molto. Si sentì svenire.

«Cosa farai ora? - la riscosse Tyler nuovamente – ti accontenterai di vederlo una volta ogni tanto? Ti fiderai a saperlo solo in un'altra città mentre tu starai qui a tormentarti? Pensi che ne valga la pena, che non sia una storia già destinata a morire?» una raffica di domande colpì Ashley senza darle modo di schivarle. Quante volte anche lei si era chiesta se stesse facendo la scelta giusta, se non facesse meglio a dimenticarselo, ma stavolta era sicura.

«Certo che ne vale la pena! Ok, la distanza spesso è nemica delle relazioni, le logora, fa stare male e ci vuole tanta fiducia l'uno nell'altra, ma sento di volerlo fare! Non so se staremo insieme per sempre o solo per qualche mese, non ho idea di cosa mi riservi il domani e di come affronterò questa prova... ma chi è che lo sa? Chi sa con sicurezza che piega prenderà la propria relazione? Nessuna storia d'amore ti dà la certezza che sia eterna, ma non per questo non ci si lancia, non ci si prende il rischio! E in questo non siamo diversi da nessun' altra coppia! L'amore non è un contratto, è un impegno che si rinnova giorno per giorno, noi ce ne stiamo prendendo uno forse un po' più pesante ma esattamente uguale a quello di chiunque altro! - tirò fuori tutto ciò che pensava con grinta, all'improvviso si sentì forte, fu forse il pensiero di lottare per il suo amore o una scarica di adrenalina più potente delle altre, questo non poteva saperlo, ma il coraggio prese a scorrerle nelle vene – quindi, ti prego, non prendertela con lui, sono io che ho fatto alcuni sbagli per paura o insicurezza, ma anche se Matt non ci fosse stato... il risultato non sarebbe cambiato, Tyler, tu per me sei un caro amico ma niente più di questo» abbassò la voce, la parte più dolorosa era arrivata e come d'istinto si avvicinò a lui e si ritrovò ad abbracciarlo da dietro, con dolcezza.

Ebbe timore di essere respinta quando lo sentì irrigidirsi in maniera impressionante, ma Tyler non lo fece. Lo sentiva respirare affannosamente sotto le sue mani, poggiò la testa sulla quella schiena che conosceva bene e chiuse gli occhi, che sentiva umidi di lacrime.

«Mi dispiace tanto Tyler, non volevo farti così male! Ti voglio bene, anche se so che non può bastarti» sussurrò, ancora stretta a lui.

Tyler si sentì morire, il suo tocco era così piacevole e nello stesso tempo crudele, perchè sapeva che lei non era sua, che quelle braccia non lo stringevano per amore, abbracciavano un altro, e così valeva per le sue mani, per le sue labbra, per ogni singolo centimetro del suo corpo e della sua anima.

Si sforzò di non piangere, non davanti a lei.

Ripensò a Matt, al fegato che aveva avuto il giorno prima nel presentarsi da lui e, per quanto fosse più comodo e confortante credere che stesse solo usando Ashley, che si stesse prendendo gioco di lei, aveva capito benissimo che la amava dal profondo del suo cuore.

Difficilmente chiunque altro avrebbe avuto tanto ardire, avrebbe rischiato di prendersi un pugno in faccia da un mezzo sconosciuto per permettere alla sua ragazza di chiarire con un altro che la amava solo per vederla serena e senza farsi influenzare dalla gelosia. Aveva dimostrato una maturità e una serietà che forse nemmeno lui avrebbe mai ammesso di avere. Si meritava Ashley e anche se al momento era troppo offuscato dalla delusione e dalla disperazione, sperò che la rendesse felice e che non la facesse soffrire mai.

Lentamente fece scivolare via le mani di Ashley, il loro dolce tocco era un'illusione ed era meglio sparisse presto, o la sua ferita avrebbe ripreso a bruciare con ancora più sofferenza. Lei non si oppose, comprese le sue intenzioni e lasciò che le braccia le ricadessero lungo i fianchi.

«Scusami per prima, non volevo essere così brusco. Ti auguro di essere felice con lui...davvero – trovò la forza di dirle, anche se la voce gli tremava non poco – ma non chiedermi di rimanere tuo amico, io ti amo Ashley e per adesso non sopporterei di vederti e sapere che appartieni ad un altro. É troppo presto e io.. devo proteggermi se voglio andare avanti. Spero che capirai... quindi questa è l'ultima volta che ci parliamo, non so dirti se e quando tutto ciò potrà mai cambiare, ma per adesso è così» ammise, poi si voltò, i loro occhi si incrociarono per l'ultima volta. Quelli di Ashley erano spalancati, la sua bocca leggermente dischiusa, la testa vuota, completamente.

Aveva immaginato un esito simile della vicenda, ma viverlo sulla pelle era stato come uno schianto contro la dura realtà.

Aveva perso il suo amico, il compagno di tanti anni e di tante ore stupende e non si tornava indietro. L'inevitabile era accaduto.

A passi lenti ritornò vicino al divano, riprese la sua borsa e uscì da casa di Tyler.

Camminò come un automa senza forza di volontà, le gambe avanzavano passo dopo passo ma a lei sembrava di non muoverle, gli occhi le bruciavano da impazzire, ma non poteva permettersi di lasciare scorrere le lacrime. Doveva andare a casa ed era il compleanno di sua sorella, non poteva esserci spazio per il dolore o il pianto o le avrebbe rovinato la festa. Doveva essere forte per lei e tenersi dentro tutto, almeno per quella giornata e ignorare quel nodo alla gola e quel peso al petto che la opprimevano.

Giunta quasi dinanzi alla porta di casa sua, vide una figura proprio davanti alla soglia e non ci impiegò molto a capire che si trattava di Matt. Avvicinandosi vide che fumava e che si era accorto di lei perchè i suoi occhi la puntavano già con consapevolezza.

In mezzo alla confusione e al disorientamento che regnavano nella sua testa la visione di Matt fu come un faro nella notte, per l'ennesima volta la sua ancora di salvezza nella tempesta che la scuoteva e un barlume di speranza le si accese nel suo cuore maltrattato.

«Che ci fai qui fuori? Fa freddo» disse, cercando di non farlo allarmare e ostentando una tranquillità troppo finta perchè Matt se la bevesse.

«Avevo voglia di una sigaretta» la informò lui, senza chiederle nulla e fingendo di non essersi accorto dei suoi occhi lucidi e delle sue labbra, che avevano tremato mentre parlava.

Non le disse che in realtà era da molto che gironzolava vicino alla finestra per riuscire a scorgerla in tempo e poter essere il primo ad accoglierla. Era stato terribilmente in pensiero, temeva che qualcosa andasse storto e non si era sbagliato. Ashley aveva l'aria distrutta anche se stava facendo del suo meglio per camuffarla.

Le si avvicinò, fissandola coi suoi occhi penetranti che la mettevano a nudo ed Ashley provò l'istinto di gettarsi tra le sue braccia e sfogarsi ma semplicemente non poteva. Evitò il suo sguardo come non faceva da un po' o non avrebbe più resistito.

«Tutto bene?» le chiese lui, dopo qualche secondo di silenzio, aspirò un'ultima boccata di fumo e poi spense la sigaretta.

Ashley annuì poco convinta, evitò di parlare perchè un groppo in gola le avrebbe fatto uscire fuori una voce rotta che l'avrebbe smascherata in mezzo secondo.

«Ok, ne parliamo più tardi, va bene?» le accarezzò il viso, per poi stringerla in un abbraccio.

Ashley si attaccò a lui con disperazione e non ci fu bisogno che parlasse, a Matt bastò quello per comprendere tutto. Non indagò oltre, non le fece altre domande, solo la strinse ed Ashley gliene fu immensamente grata. Respirò il suo profumo misto al fumo e in qualche modo trovò la protezione che cercava. Solo lui sapeva sempre come comportarsi con lei, cosa volesse, come si sentisse e tutto questo con uno sguardo appena ed ebbe la conferma che, a dispetto di tutte le maledette lontananze che li aspettavano, erano legati insieme ormai. Loro distanti, non lo sarebbero stati mai.

 

 

 

 

  
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