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Autore: Fauna96    02/12/2016    1 recensioni
In cinquemila anni e passa, si incontrano parecchie persone, sia spiriti che umani. La maggior parte sono degli idioti che non vale la pena di stare a ricordare, ma, ogni tanto, capitano le eccezioni.
_Di pigne, fama e verità [Gilgamesh]
_Di gioielli e bellezze del Nilo [Nefertiti]
_Di vecchie conoscenze e mortalità [Asmira]
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Bartimeus
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Sono io che ho consegnato quella
Cavigliera a Nefertiti.
E vorrei sottolineare che era
una bellezza anche prima di
infilarsela. (Comunque questi
maghi moderni si sbagliavano.
La Cavigliera non aumenta
la bellezza di una donna;
piuttosto, costringe il marito a
ubbidire a ogni suo capriccio.
Mi chiesi come se la stesse passando
il povero vecchio Duca).

 
 

Tebe, 1350 a. C. circa
 

La Cavigliera in sé non era niente di grandioso: un oggettino in oro cesellato, di quelli che rigurgitavano dagli scrigni di Nefertiti. Ma una lunga esperienza1 mi aveva insegnato a diffidare dei gioielli apparentemente innocui. Quello e l’aura che mi abbagliava gli occhi interni.
Fu con una certa esitazione che la tesi a Nefertiti, e fu con una certa esitazione che lei la prese e la soppesò. In quel momento, senza ornamenti né trucco, non dimostrava un giorno in più dei suoi quindici anni; eppure quella ragazzina minuta era la moglie del faraone, e una discreta maga.
Nefertiti fece un profondo respiro e si passò la mano libera sulla faccia. – Sto sbagliando, Bartimeus? –
- Be’, al momento stai solo fissando quella Cavigliera con aria tormentata e direi che non puoi sbagliare facendo così – commentò il giovane schiavo seduto ai suoi piedi.
Nefertiti mi lanciò un’occhiataccia. – Non voglio ingannare mio marito né tantomeno usare la magia per manipolarlo, ma... –
- Ma è incapace a regnare – completai – Ce ne siamo accorti tutti, soprattutto quei vecchiacci di Karnak... ci vorrebbe qualcuno con un caratterino tale da rimetterli al loro posto -.
La ragazza mi volò le spalle e posò il gioiello sul tavolino accanto alla finestra, la luce della luna che si riversava sulla sua figura elegante. – Perché mi stai dicendo tutto questo? – disse tagliente. –
Perché vuoi che prenda io il comando? Nessuno sano di mente accetterebbe che una donna, giovane e incinta2... –
Sbuffai. – Nefertiti, credi che mi importi qualcosa della vostra politica? Ti sto dicendo questo perché penso che se tu facessi qualcosa finalmente la vita di corte si movimenterebbe un po’. Sono così annoiato -.
Si voltò, scrutandomi severa, mentre io le rivolsi un ghigno rilassato dal pavimento. Avrebbe fatto bene anche a lei fare qualcosa, scrollarsi di dosso l’indolenza che inevitabilmente la vita di corte aveva portato. Nefertiti non era nata per essere una moglie trofeo e passare la vita tra ancelle e cortigiani ossequiosi; era nata per governare, per sedere su un trono e guardare giù il popolo adorante. Ovviamente, non le dissi nulla di tutto ciò: ci mancava solo che le dessi qualche motivo in più di autostima.
- Senti, posso dirti questo – mi rizzai in piedi, superandola di due spanne abbondanti. Dovevamo assolutamente procurarci qualcosa che la rendesse maestosa pur essendo alta un metro e un dattero. – Sei molto brava a dare ordini e questo, come tuo schiavo da quasi dieci anni, posso assicurartelo -.
- Eri lo schiavo di mio padre, non il mio – bofonchiò, ma la vidi mordersi il labbro per nascondere un sorriso.
D’impulso, mi afferrò le mani. – Bartimeus, dimmi la verità: pensi che sarei in grado di... di governare?
 
Quando Nefertiti entrò nella sala, le tremavano leggermente le mani, ma solo il possente guerriero dalla testa di leonessa3 se ne accorse, e solo perché camminava al fianco della giovane regina e la conosceva da troppo tempo. I passi di lei erano lievi, ma sapevo che a fine giornata, quando si fosse tolta la Cavigliera, la pelle sotto sarebbe stata arrossata e dolorante. Anche quando se l’era infilata e soprattutto quando aveva esercitato il suo potere sul povero Amenhotep4, avevo visto un lampo di dolore attraversarle i lineamenti, ma era difficile dire se fosse solo fisico o ci entrasse anche un pizzico di senso di colpa. Ma, detto tra noi, dubito se ne sia pentita in seguito. O forse sì, ma solo molto più tardi, quando il sangue del faraone avrebbe macchiato il pavimento e lei sarebbe stata strappata ai suoi figli e al suo regno.
In quel momento, però, era giovane, sfacciata, bella e aveva al suo servizio uno spirito di straordinaria potenza e soavità5, con cui i folletti  e i foliot che si erano portati dietro i sacerdoti non potevano sognare di competere. Non dubitavo che molti di quei maghi avrebbero potuto convocare un jinn del mio calibro, addirittura un afrit di discreta potenza; ma erano stati presi di sorpresa, vedete, perché nessuno, nemmeno il vecchio Ay poteva immaginare che Nefertiti conoscesse le arti magiche, e anche bene; e lei, ovviamente, si era riservata l’asso nella manica per la sua presa di potere. Si erano tutti fermati al suo bel visetto e alla certezza che il suo fedele jinn fosse sotto il controllo del padre, che proprio non si decideva a tirare le cuoia e a liberare un posto a corte.
Ovviamente, durante quella sua prima seduta, Nefertiti rimase quieta a fianco di Amenhotep ad ascoltare e osservare, tanto che nessuno dei consiglieri osò tentare una protesta più esplicita di qualche occhiataccia, che, comunque, sbiadiva contro lo sguardo d’acciaio della leonessa.
Fu solo a notte fonda, quando si era ritirata nelle sue stanza, sfilata il gioiello dalla caviglia e sciolto i capelli, che Nefertiti sbottò in un commento poco cortese sugli onorabile consiglieri.
- Mia signora! – annaspò scandalizzato il guerriero, prendendo la più comoda forma di un gatto delle sabbie.
- Oh, non sei credibile, mi hai sentito dire di peggio – borbottò Nefertiti – Bisogna riprendere in mano tutto. Quei vecchi stanno facendo il bello e il cattivo tempo, trattano Amenhotep come se fosse ancora un bambino e non mi hanno cacciata solo perché sono la figlia di Ay – a quello emisi un delicato colpetto di tosse – E grazie al mio prode jinn che incombeva su di loro, ovviamente –
- Grazie, padrona. Ora che si fa? –
Nefertiti si passò distrattamente la mano sullo stomaco ancora piatto e guardò di sbieco la Cavigliera. – Tanto per cominciare, inventiamo un pettegolezzo sul perché porti un gioiello magico. Oh, e voglio vedere i registri contabili –
Gli umani sono veramente ottusi; lo dimostra il fatto che abbiano prontamente creduto (e ci credono ancora oggi) che la Cavigliera servisse ad aumentare la bellezza di Nefertiti. Vero che era vista in pubblico in vesti da cerimonia, talmente sfolgorante da oscurare chiunque altro e, più avanti, col copricapo tipico dei faraoni, una visione che intimidiva anche i generali nubiani più tosti; ed è vero anche che nessuno la vedeva quand’era più bella che mai, sola nel buio della sua stanza, e poteva ridere liberamente senza gli sguardi insidiosi dei cortigiani e delle altre mogli. Ma diciamo semplicemente che gli umani credono a quel che gli fa comodo credere e che una ragazzina dominasse il Paese non piaceva a nessuno. Molto meglio credere alla sua vanità e frivolezza, caratteristiche più femminili del reggere le finanze e conoscere un poco di strategia militare.
Nefertiti si accomodò sospirando sui cuscini accanto alla finestra a osservare i giardini silenziosi e prese il gatto sulle ginocchia, come se fosse un animaletto da compagnia. Avevo perso la voce a 
ricordarle che era piuttosto umiliante per uno spirito della mia levatura e che non avrei mai fatto le fusa come un qualunque micetto, e perché non ne adottava uno e basta? Non aveva che l’imbarazzo della scelta, tra tutti i felini che circolavano a palazzo. Sfortunatamente, da quell’orecchio Nefertiti proprio non ci sentiva.
 
 


1E anche un altro oggettino appartenuto a una certa Vecchia Sacerdotessa di Ur.
 
2Proprio così, la piccolo Nefertiti era in dolce attesa, anche se ancora non si vedeva. Devo dire che mi faceva uno strano effetto pensare che l’avevo conosciuta da marmocchia e che ora lei  avrebbe generato un marmocchio. Come corre veloce la vita umana.
 
3Ci voleva un po’ di pompa magna per il suo ingresso nel consiglio di sacerdoti e scribi che di fatto governavano il Paese. Nefertiti non aveva commentato, ma sapevo che le aveva fatto piacere impressionare il pubblico, e soprattutto la testa di leonessa.


4Più tardi conosciuto come Akhenaton. Un bravo ragazzo, ma decisamente un po’ troppo ingenuo per regnare e essere il marito di Nefertiti.
 
5Io.

 
 
 
Non mi ero affatto dimenticata di questa raccolta, credetemi! Tuttavia, è stato piuttosto difficile scrivere di Nefertiti dal punto di vista di Bart, dato che deve mantenere la sua posa da duro e che... be’, io dubito che con lei ce l’abbia fatta. Seriamente, avete letto quella nota nell’Amuleto? Non sei proprio credibile, Bart.
In questa storia ci sono molti riferimenti a Collo lungo e sguardo d’acciaio, ma credo che sia tutto abbastanza chiaro: Nefertiti è moglie del faraone da poco tempo e ovviamente tutta la riforma religiosa è ancora lungi da venire; qui sta solo tastando il terreno. E ha dovuto utilizzare la Cavigliera perché, ovviamente, suo marito non le avrebbe mai concesso di sedere con lui nel consiglio (ho l’impressione che Amenhotep fosse uno che seguiva tutte le tradizioni per non irritare gli anziani etc).
Che dire, spero che sia venuta una roba vagamente credibile u.u Grazie a tutti voi lettori e ai recensori Alsha e L_A_B_SH, fedelissime.
 Al prossimo capitolo, con Salomone e Asmira! (oddio, non so cosa inventarmi)
  
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