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Autore: ElisabethPrime    03/12/2016    0 recensioni
Quarta Era.
Skyrim regione fredda e piena di insidie patria dei Nord gente indomita e temprata che da importanza a onore e abilità in combattimento è scenario del ritorno dei draghi rettili alati che sputano fuoco comandati da Alduin il Divoratore del Mondo che vuole schiavizzare tutta Tamriel.
Una donna Nord dai capelli come il fuoco e occhi color smeraldo dal passato doloroso e tormentato dalla morte di una persona a lei cara sì ritroverà catapultata nella battaglia contro i draghi perché nel posto e nel momento sbagliato e sarà lei a dover fermare l'ascesa di Alduin perché lei è il Sangue di Drago.
Riuscirà a fermarlo?A tornare se stessa e a trovare l'amore?
Lo scoprirete viaggiando per Skyrim.
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aela, Dovahkiin, Un po' tutti, Vilkas
Note: Lime, Movieverse, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Passarono cinque giorni dal mio arrivo a Jorrvaskr e avevo fatto amicizia con tutti tranne che con Vilkas e Njada che mi stavano alla larga e se parlavamo mi rispondevano con astio e disapprovazione per qualsiasi cosa facessi ed ero triste sinceramente per questa cosa ma alla fine decisi di ignorare completamente i loro modi. Kodlak si era rivelato un uomo per bene come pochi al mondo e riusciva a capirmi in modo sorprendente tanto che pareva conoscermi più di me stessa e lo reputavo un uomo di grande saggezza che valeva la mia stima; Aela è una brava donna e abbiamo avuto modo di parlare molto tra noi in questi giorni dal mio arrivo apprendendo che è una cacciatrice molto brava per dire un eufemismo ma è molto solitaria; Skjor come Kodlak è un brav’uomo che ti sprona a dare il meglio ti te affinando le tue abilità e ho avuto modo di confrontarmi con lui constatando la sua bravura ma è molto burbero; Vilkas non ha cambiato atteggiamento nei miei confronti in questi cinque giorni, anzi va peggiorando mettendomi un malumore ogni volta che ci rivolgiamo una parola; Athis come Elfo Scuro non era male se lo prendi nel verso giusto ma come Aela era un tipo molto solitario e lo trovi sempre in cortile ad allenarsi con la spada; Torvar era simpatico e giocherellone che dopo la presentazione di cinque giorni fa mi aveva accolta calorosamente ma scopri subito che era uno degli ubriaconi del feudo ma non si sa se beve per dimenticare o per sua scelta; Ria era una donna molto tenace e facemmo amicizia subito e mi confidò che era l’ultima arrivata prima che arrivassi io e che si sentiva più esperta di me; Njada era una donna arrogante e gelosa del fatto che ero riuscita ad essere accettata in poco tempo e come Vilkas mi trattava come un parassita che aveva infestato Jorrvaskr e dovevo essere quindi estirpata; Brill era un gentiluomo con le donne aiutandole come poteva e mi raccontò la sua triste storia e come doveva la vita a Vignar che l’aveva salvato da una morte sicura; Vignar era un Manto Grigio ed era completamente diverso dal fratello perché sputava sul nome dei Guerrieri Nati, il mio clan, mostrandosi per quello che sono cioè uguali hai suoi sostenitori e ovviamente non ho rivelato il mio legame con i Guerrieri Nati…per ora; Eorlund era molto diverso perché non accennava quasi mai della faida dei due clan e si è rivelato un grande ascoltatore dandomi consigli molto utili per sopravvivere tra i Compagni e Farkas… con Farkas andava alla grande, era un uomo dolce, premuroso, buono, molto abile con un fisico da paura, aveva paura dei ragni e un gran chiaccherone con ottimi argomenti, tanto che passavamo molto tempo insieme sedendoci nel terrazzone per parlare o guardare i combattimenti quotidiani tanto che Skjor e Aela rimasero stupefatti che si aprisse con qualcuno conosciuto da pochi giorni e trovasse sempre argomenti di cui discutere, era strano ma trovare qualcuno che dopo tanto tempo che mi sono costruita quel muro per tenere fuori le persone lui riuscisse piano piano ad abbatterlo facendomi provare quei sentimenti che avevo relegato nel fondo del mio cuore infranto troppe volte dalla morte di mio padre fino ad arrivare alla morte dell’uomo che amavo, ma ora non potevo distrarmi ed avere l’ennesima pugnalata al mio cuore già infranto da troppo dolore. Ero seduta nella grande tavola della sala a mangiare pane con miele e latte pensando se dopo avrei fatto qualcosa d’importante, quando nella sedia alla mia destra se sedette Farkas con un sorriso stampato –Ciao Natasha-. -Ehi Farkas ciao, tutto bene?-. -Alla grande, ho spiegato ad Athis e Torvar per l’ennesima volta che per migliorare devono allenarsi e loro mi fanno notare che non mi alleno mai e combatto sempre mentre loro non lo fanno mai e per la decima volta gli ricordo che mi sono dovuto allenare prima di arrivare qui-. -Sono cocciuti non c’è che dire-. -Si…parliamo d’altro, più tosto a te come va?-. -Tutto bene, stanotte Torvar ha russato come un orso in letargo e ho dovuto mettere la testa sotto il cuscino…-. Proprio in quel momento passò Torvar che disse –Le devo le mie scuse miledy, non intendevo recare disturbo al vostro sonno- mentre parlava sentì che il suo alito sapeva da idromele e deve averlo notato anche Farkas perché mi lanciò un’occhiata d’intesa e dissi –Già ubriaco di prima mattina Torvar?-. -Che ci devo fare, è un abitudine-. -Si può cambiare-. Lui si mise a ridere –Hai un senso dell’umorismo che adoro-. Ad un certo punto Farkas disse con una voce dura che non avevo mai sentito in questi giorni –Torvar smettila e vai fuori ad allenarti se hai finito di fare colazione-. -L’ho finita ma non voglio andare fuori, vacci tu più tosto che io devo parlare con la mia ragazza-. “Cosa? Un attimo” –Ragazza?- lui si posò con un gomito sulla mia sedia mentre l’altro braccio era posato sul fianco –Si, mia ragazza-. Io accigliata chiesi –Scusami?-. -Hai capito bene dolcezza…-. Frakas si alzò dalla sedia con fare irato tanto che la sedia stava per cadere se non l’avessi presa e disse –Torvar lei non è la tua ragazza chiaro? Sono stufo dei tuoi modi non consoni e invadenti-. -E io sono stufo che mi tratti con insufficenza e ti conviene smetterla se no ti stendo-. A quel punto Farkas esplose –COME OSI PARLARMI COSI’ STOLTO E PENSARE POI DI POSSEDERLA, VUOI CHE TI STENDO IO!-. Intorno a noi le persone cominciarono ad accorgersi che l’atmosfera si stava scaldando quindi mi alzai e posai delicatamente la mano destra sul suo braccio muscoloso che mi causò una scarica di eccitazione e dissi –Farkas calmo!- in quel momento sentì la sua pelle scaldarsi sotto la mia mano e rimasi un po’ scioccata dal cambio della sua temperatura corporea, per fortuna arrivò Ria a darmi man forte e trattenne Torvar prima che la situazione degenerasse e disse –Torvar ora basta! Hai esagerato questa volta-. -Lasciami Ria!-. -No! Ora andiamo fuori che ti calmi un po’ e lasci in pace Natasha-. Alla fine si arrese e si lasciò portare fuori un po’ brancolante che mi chiesi quante bottiglie di idromele si era scolato e appena li vidi uscire dissi –Farkas calmati, tutto bene?-. Lui continuò a fissare la porta in cagnesco come se da un momento all’altro Torvar tornasse e lui fosse pronto a saltargli alla gola –Non preoccuparti Natasha sto bene- la sua voce pareva non appartenergli, era roca come un ringhio e la temperatura corporea non si abbassava al livello normale e il corpo ad un certo punto fu percosso da dei lievi tremiti e cominciai a preoccuparmi sul serio –No tu non stai bene-. -Starò bene quando lui smetterà di importunare te e tutti noi-, i tremiti non cessarono quindi posai la mia mano sulla sua guancia dove la sua barba incolta mi solleticava il palmo e lo costrinsi a guardarmi –Farkas guardami- il suo sguardo quando incontrò il mio si addolcì e vidi i suoi occhi di ghiaccio diventare gialli così velocemente che se per tutti questi anni non avessi tenuto allenato il mio sguardo non me ne sarei nemmeno accorta, in quel momento mi ricordai di aver già visto questo nei suoi occhi per ben due occhi: alla fattoria quando mi fissava e quando ci siamo presentati la sera di cinque giorni fa e dolcemente provai a calmarlo –Farkas devi calmarti okey?-. -Non ci riesco-. -Invece si che ce la fai, tu non molli perché sei forte e non ti lasci abbattere così facilmente da uno che per dimenticare le cose brutte che gli ha riservato la vita si affoga sull’idromele, tu invece combatti per avere quello che vuoi mentre lui si adagia negli allori senza volerlo veramente ed è ciò ti differenzia da lui-. Farkas continuava a fissarmi con quelli occhi che da cinque giorni a questa parte aveva messo il mio cuore in subbuglio senza poter fermare quel sentimento che piano piano stava ritornando a galla e arrossì vistosamente togliendo la mano dalla sua guancia e notai che i tremiti erano cessati del tutto come anche la temperatura corporea che tornò normale, vidi che anche lui era arrossito e prese la mia mano che la strinse dolcemente per un attimo e poi la lasciò –Grazie Natasha ora sto meglio- ci risiedemmo e dissi –Farkas apprezzo molto che tu voglia difendermi, davvero, ma so gestire un uomo ubriaco che parla a vanvera per colpa dell’alcool-. -Lo so, ma è da quando è diventato uno di noi che non fa altro che bere come una spugna e ha rompere le cosiddette scatole, non so Kodlak cosa abbia visto in lui-. -Deve aver visto qualcosa che ha te sfugge, forse a te pare strano ma mi fido del giudizio di Kodlak-. -Non è strano sai? Kodlak è un uomo molto saggio che sa entrarti nel cuore, io lo stimo molto-. -Anche io…-. Ad un certo punto dietro di noi apparve Njada che disse –Natasha, Kodlak ti vuole parlare di sotto-. -E’ urgente? Sai il motivo?-. Lei con la sua solita faccia arrabbiata mi disse in malo modo –Io che cavolo ne so pivella non me lo dice di certo a me il motivo, se lo vuoi sapere alza quel culo flaccido dalla sedia e scendi di sotto a scoprirlo da te-. Non feci in tempo a replicare che come era venuta se ne andò in cortile, io sbuffai esasperata e guardando Farkas che era rimasto taciturno a guardare la scena, almeno a capito quello che ho detto prima di farsi gli affari suoi, e dissi –Tu non sopporti Torvar, io invece non sopporto quella vipera di Njada-. -E’ sempre stata così da quando la conosco-. -Le è successo qualcosa?-. -Se è successo non ne ha fatto parola con nessuno di noi-. -Ho la sensazione che mi odia a morte-. -Cosa te lo fa credere?-. -Con gli altri è normale ma quando gli rivolgo una domanda diventa acida e prepotente come hai visto prima-. -Se vuoi le parlo io…-. Lo fermai- No grazie lo stesso Farkas, me la vedo io con lei-. -Come desideri-. Io mi alzai dalla tavola dopo aver finito la colazione e dissi –Bene vado da Kodlak, non voglio farlo aspettare-. -A dopo Natasha-. -A dopo- e andai di sotto. Percorsi il corridoio e dopo essermi fermata a fare i complimenti a Tilma per la colazione arrivai davanti alla porta socchiusa e bussai,dove dopo il consenso l’aprì e Kodlak mi accolse con gioia sorridendo –Buongiorno mia cara sono contento che sei venuta così in fretta, non vorrei però averti fatto quasi strozzare con la colazione-. -Buongiorno signore sono sempre felice di vederla e non si preoccupi avevo già finito la colazione da un po’-. -Bene allora, vuoi accomodarti?-. -Certamente signore-. Ci sedemmo dove Kodlak e Vilkas erano seduti al mio arrivo a Jorrvaskr e appena mi sedetti Kodlak disse –Prima di continuare devo chiederti di non chiamarmi più signore, mi fai sentire più vecchio di quello che sono-. -Come vuole sign…-. -Chiamami pure Kodlak , odio le formalità-. -Ma lei è il mio superiore-. -E’ vero sono il Precursore e guido i Compagni ma non impartisco ordini, consiglio il Circolo sulle decisioni da prendere-. -Come vuoi Kodlak -. -Bene ora che ci siamo chiariti possiamo continuare-. -Su cosa dobbiamo discutere?-. -Di te mia cara-. -Di me? Ho fatto qualcosa di male?-. -No non hai fatto niente di male bambina mia-. -Allora come mai vuoi parlare di me?-. -Vedi Natasha ogni nuovo membro, anche quelli che non lo sono ancora ufficialmente, dopo cinque giorni in cui li valuto li faccio convocare e gli porgo delle domande-. -Di che tipo?-. -Su di loro e sulla loro vita-. -Quindi vuole pormi delle domande sulla mia vita e su di me?-. -Esatto fanciulla-. Io deglutì sperando che non lo notasse, da quando accadde non avevo più parlato con nessuno della tragedia con l’eccezione dell’uomo che amavo, ma avevo deciso di entrare nei Compagni e non potevo rifiutarmi adesso di rispondere alle domande che mi porrà quindi feci un respiro profondo e annuì nella sua direzione. Kodlak capendo che poteva iniziare chiese –Dove sei nata?-. -Sono nata a Riverwood, in quel tempo era sotto il feudo di Riften-. -Quando sei nata?-. - Il 6° della Quarta Era-. -Scusa della domanda mia cara, sono un vecchio e non ci vedo bene, mi puoi dire come sono fatti i tuoi capelli e gli occhi?-. -I miei capelli sono rossi come il fuoco corti fino alla spalla…-. -Spero che non gli hai tinti come la nostra Njada, erano di un color marrone cioccolato ma poi se li è tinti di un grigio topo-. -No i miei sono naturali-. -Lasciati dire che sono stupendi, gli occhi?-. -Sono di un verde smeraldo-. -Io trovo che il rosso e il verde sia un abbinamento bellissimo in una donna e lasciati dire che sei una bella ragazza-. -Grazie del complimento-. -E’ la verità bambina mia, hai fratelli?-. -Si un fratello-. -Come si chiama?-. -Si chiama Boromir Wallace-. -Quanti anni ha?-. -Trenta-. -Dove abita?-. -Non lo so-. -Come non lo sai?-. -Ha trovato l’amore e mi ha abbandonata-. -Mi dispiace-. -L’ho superata-. -Che colore di capelli ha?-. -Biondi come l’oro lunghi fino alla spalla raccolti in una codina-. -Gli occhi?-. -Ambrati-. -Barba?-. -Niente barba-. -Hai una madre?-. -Si-. -Come si chiama?-. -Si chiama Evelyn Wallace Rutherford-. -Hai il cognome di tua madre perché?-. -Non me l’hanno mai detto il motivo-. -Quanti anni ha?-. -Ne ha cinquantacinque-. -Dove abita?-. -A Riverwood-. -Che colore di capelli ha?-. -Rosso fuoco lunghi fino alle spalle-. -Gli occhi?-. -Verde smeraldo-. -Sei la copia sputata di tua madre Natasha-. -Me lo dicono in molti- parlando di somiglianze notai che gli occhi di Kodlak di color blu notte hanno una somiglianza incredibile con la forma e colore degli occhi di Sven tanto che pensai ha una parentela tra i due ma pensai che se fosse così mi avrebbe detto che un suo parente era un Compagno e Precursore per giunta quindi scartai questa folle idea, Kodlak mi destò dai miei pensieri –Hai un padre?-. Haii! Ha toccato un pulsante sbagliato ed era ciò che temevo di più ma per calmarmi mi ripetei che di lui potevo fidarmi quindi risposi –Si…l’avevo-. -Come l’avevi?-. -E’ morto dieci anni fa, avevo solo diciotto anni quando accadde?-. -Mi dispiace tanto bambina mia, le mie più sentite condoglianze anche se in estremo ritardo-. -Non fa niente sono ben accette lo stesso-. -Come si chiamava tuo padre?-. -Si chiamava Cullen Stanton Rutherford-. -Quanti anni aveva quando morì?-. -Ne aveva quarantasei-. -E quanti ne avrebbe ora?-. -Ne avrebbe cinquantasei-. -Che colore di capelli aveva?-. -Biondi come l’oro e lunghi fino alla spalla-. -Gli occhi?-. -Ambrati-. Lo vidi sorridere e continuai –Mio fratello era la copia sputata di mio padre tanto che in paese pensavano che non fossimo fratelli perché Boromir non aveva niente di mia madre e io niente di mio padre, rompevano così tanto che papà alla fine decise di costruirci una casa tutta per noi fuori Riverwood dove trasferirci perché stufo di quei paesani troppo invadenti- e sorrisi a quel ricordo che avevo conservato di mio padre. Vidi sorridere anche lui e disse –Tuo padre deve essere stato un granduomo e un bravo padre per te e tuo fratello-. -Da cosa lo crede?-. -Da come sei tu fanciulla: sei gentile, buona, altruista e coraggiosa…-. Risi e dissi –E testarda-. Anche lui rise e disse –La testardaggine non è una brutta cosa, a volte è utile ma altre volte bisogna lasciar perdere-. -La testardaggine lo presa da mio padre-. -Di solito questo tipo di carattere si prende dal padre o dal genitore a te più caro quindi dal tuo carattere e la tua personalità sono sicuro che sia stato un bravo padre che ti ha tirato su insegnandoti la differenza tra il bene e il male e insegnandoti l’altruismo e l’umiltà, che sono tra le tue doti che hanno conquistato la maggior parte di noi-. Volli sottolineare quest’ultima frase –La maggior parte di voi-. -Ho sentito che Vilkas e Njada ti trattano male, sono sempre stati persone difficili per dire un eufemismo ma noi abbiamo imparato a sopportarli e ci riuscirai anche tu con il tempo, se vuoi gli parlo io-. Scossi la testa –Non voglio fargli credere che mi lamenti con il capo perché mi rispondono male-. -Come Precursore è mio dovere fargli la ramanzina , gli avevo avertiti di trattarti bene e con rispetto-. -Lo so-. -E non l’hanno fatto quindi dovranno sopportare un po’ di dolore che gli farà provare questo vecchietto-. Io risi e lui continuò –Mia cara lo so che per te sarà molto difficile ma dovrei fare uno sforzo, mi devi raccontare com’è morto tuo padre-. Io inghiotti a quelle maledette parole e chiesi –Perché lo vuole sapere?-. -Devo vedere se sei potenzialmente coinvolta emotivamente da poter essere compromessa durante una missione, potresti rimanere uccisa lo capisci vero?-. Io annuì perché incapace di parlare e vidi le mie mani tremare quindi le appoggiai sulle ginocchia coperte dalla corazza d’acciaio e Kodlak disse –Bene ora raccontami la tua vita dall’inizio con calma e senza fretta-. Io sospirai per calmarmi e cominciai –Da che ho memoria la vita a Riverwood è sempre stata felice e serena per me, la passavo con mio fratello a inventare nuovi giochi e aiutare i miei genitori come potevo per la mia età, quando arrivai ha l’età giusta mio padre decise che era ora che imparassi a maneggiare la spada come aveva fatto con Boromir ed ero felice ed entusiasta della cosa perché non sono mai stata come le mie coetanee che le piacevano cucinare e fare i merletti come una brava donna di casa e negli anni a venire perfezionai le mie abilità con la spada rendendo orgoglioso mio padre-. -Tua madre come la pensava?-. -Mia madre all’inizio non era d’accordo che imparassi a tirar di spada perché riteneva che dovessi imparare a comportarmi come una brava donna di casa- sorrisi al pensiero –Sono sempre stata una ragazza ribelle che detestava le regole ed essere controllata da esse e questo ho sempre assomigliato a mio padre, lui detestava il sistema e ha ogni costo voleva opporsi ad esso e questa era la paura di mia madre che pensava che imparando a usare la spada accentuasse questo mio carattere ma poi accettò la cosa e mio padre decise di portarmi con lui nelle caccie clandestine mentre mio fratello stava con la mamma-. -Caccie clandestine?-. -A quel tempo Riverwood era sotto Riften e lo Jarl di quel tempo: Bowen l’Avido aveva vietato la caccia di selvaggina come il cervo di cui avevamo molto bisogno perché secondo lui era l’animale per le persone con il sangue regale e poi oltre a questo aveva dato inizio a una caccia spietata all’orso, permise solo a noi “sudditi” di cacciare lepri, volpi e al massimo lupi per difenderci ma se ti beccavano a cacciare il cervo ti mettevano in prigione in un tempo indeterminato-. -Siete mai stati beccati?-. -Noi no perché siamo sempre stati attenti e accorti ma ci sono state persone che sono state colte sul fatto e sono state rinchiuse per un anno intero, quando sono tornate erano in condizioni pietose: erano molto magri, mal nutriti e in molte occasioni tornavano con qualche malattia e l’alchimista di Riverwood cercava di salvarli ma capitava che non ci riusciva, questo mio padre odiava del sistema e questi fatti lo motivarono di più a contrastarli-. -La nostra regola è che non ci immischiamo nella politica e nei suoi intrighi così ne stiamo alla larga e non abbiamo problemi di quel tipo-. -Magari non esistesse più, staremmo meglio tutti-. -Concordo mia cara ma qualcuno deve pur comandare, sta a noi decidere se è un leader giusto o un leader bugiardo-. -Lo Jarl di Riften del mio tempo si intende era un leader bugiardo e avido e per questo a pagato un prezzo per lui alto: è stato cacciato, mentre ho avuto l’onore di conoscere lo Jarl di Whiterun: Balgruuf il Grande e devo constatare con tutta me stessa che è leader giusto che capisce i bisogni della gente tanto che lo seguirebbero fino all’Oblivion-. -Non sei molto lontana dalla verità mia cara, Balgruuf è un uomo d’onore e sono felice che sia Jarl di questo feudo, prima di essere nominato Jarl era un soldato precisamente un comandante come pochi in tutta Skyrim esistono e proteggeva Whiterun con coraggio e onore-. -Scommetto che lo Jarl era fiero di averlo come Comandante delle sue guardie-. -Certo che lo era, lo Jarl di quel tempo: Frodnar il Valoroso era suo padre ed era molto orgoglioso di lui tanto che lo fece Thane-. -Un grande traguardo per la sua carriera-. -Già, quello che ha fatto si che suo padre lo nominasse Thane è che lui ri preoccupava sempre dei bisogni dei cittadini-. -L’ho notato-. -Quando suo padre è morto i cittadini hanno voluto che diventasse Jarl e quando lo diventò non perse la devozione per i suoi sudditi-, al mio arrivo a Dragonsreach notai subito la sua preoccupazione verso la sua gente ed era palpabile nell’aria e ha mio avviso un uomo buono deve pensare agli altri prima che a se stesso e dissi –Le persone sanno a chi affidare la loro vita, un uomo che ha vissuto tra i cittadini e a condiviso i loro dolori comprende i loro bisogni e cerca di alleviarli o almeno a risolverli-. -Parole sagge mia cara, tornando a te con tuo padre hai continuato ad andare a caccia dopo questi incidenti?-. -L’ultimo incidente è stato a un amico di famiglia: Hotghar Valerius, l’alchimista riuscì a salvarlo dalla malaria ma era ridotto pelle ossa e mio padre rimase alquanto sconvolto da come era ridotto-. -Non è colpa vostra-. -Lo so, questo scatenò l’ira di mio padre verso il sistema corrotto di Riften e continuammo ad andare a caccia ma poi un giorno smettemmo di andarci-. -Perché?-. -Non me lo ricordo il motivo, so solo che l’ultima sera di caccia stavo seguendo un cervo e quando lo raggiunsi stavo per scoccare la freccia ed è da li che non mi ricordo più cosa accadde, dopo quello che a me parve minuti mi svegliai e trovai mio padre accanto a me preoccupato e una pozza di sangue che non apparteneva a me e scoprì che avevo dormito quasi fino all’alba, sconvolti tornammo a casa senza aver portato a casa niente-. -E’ una cosa al quanto strana-. -Ho passato anni a scervellarmi ma non ricordo niente-. -Se è una cosa importante prima o poi verrà fuori, poi che accadde?-. -Dopo questo incidente non andammo più a caccia-. -Non voleva perdere sua figlia, voleva tenerti al sicuro-. -Lo capito dopo una settimana dal incidente-. -Cosa mia cara?-. -Che ci stava andando da solo, anche se mamma dopo il nostro ritorno gliene aveva cantate quattro dicendo che è stato un irresponsabile lasciandomi da sola e l’ha chiamato “rimbecillito”- risi a quel ricordo per poi tornare seria –La sera al suo ritorno cambiò tutto e non in meglio-. -Prima di continuare vorrei sapere che tipo era tuo padre-. Io lo guardai e dissi –Mio padre era complicato da capire ma non per questo non era un padre che tutti vorrebbero avere, ero molto legata a lui perché mi capiva come in pochi riescono a fare e voglio sottolineare che se ero molto legata a lui non vuol dire che non volessi bene a mamma anzi, capiva i miei “problemi adolescenziali”-. -C’ è sempre un genitore dominante nei cuori dei figli-. -Papà era molto gentile e altruista che quando poteva aiutava gli altri senza chiedere niente in cambio, era molto testardo e li come ripeto assomiglio a lui, aveva un certo odio verso i maghi-. -Anche a noi non ci piacciono molto ma non al livello di odiarli, come mai?-. -Ha sempre detto che gli avevano fatto un torto quando era piccolo ma non ha mai detto altro a riguardo, diciamo che è sempre stato uno molto riservato e anche mia madre non era da meno-. -Dei genitori avvolti nel mistero-. -Si ma erano i miei genitori quindi non mi importava se avevano segreti, bastava che mi volessero bene-. -Come tutti i bambini, ma ascolta le mie parole molto attentamente mia cara, i segreti anche quelli a fin di bene possono distruggere qualsiasi cosa li si pari davanti e può distruggere anche il bene se non si è attenti-. Detto così pare un avvertimento più che un consiglio ma in quelle parole c’è del vero, i segreti hanno portato sfortuna e morte alla nostra famiglia e alla fine quei segreti hanno portato alla morte di papà e dissi –In quelle parole c’è del vero, alla mia famiglia non ha fatto altro che distruggerla dall’interno fino a renderla marcia-. Lui mi guardò sorridendo per farmi capire di continuare. -Mio padre da quando ne ho memoria è sempre stato un sostenitore dei Manto della Tempesta, credeva che l’Impero avesse sbagliato a firmare il Concordato Oro Bianco in cui concedeva hai Thalmor una sede qui a Skyrim e di bandire il Culto di Talos ma quello che odiava di più è che gli Elfi Alti del regno degli Altmeri portavano i Nord che adoravano Talos nella loro sede e li torturavano fino alla morte-. -Scommetto che quando Ulfric ha iniziato la ribellione promettendo di scacciare i Thalmor da Skyrim tuo padre ci è andato a nozze-. -Si dovevi vedere come era estasiato della cosa, vedeva in Ulfric l’incarnazione dei suoi ideali e se mamma non lo avesse fermato si sarebbe arruolato-. -Tua madre non era d’accordo?-. -No credeva che così metteva in pericolo me e Boromir, diciamo che non vedeva di buon occhio Ulfric-. -Perché?-. -Credeva fosse un impostore che ammaliava le persone con false promesse e che avesse sbagliato a mettersi contro l’Impero e gli Altmeri, aveva iniziato una guerra che non poteva vincere e che avrebbe messo Skyrim a ferro e fuoco e portando il popolo a vivere di stenti cosa che effettivamente ha fatto-. -Tuo padre cosa fece?-. -La cosa ovviamente non li fece piacere ma alla fine cedette-. -Perché lo fece?-. -Per amore, mio padre amava la mamma come non avevo visto nessuno e ancora oggi ammiro il loro amore, c’era qualcosa in entrambi che amavano dell’altro e per papà non esisteva altro che lei, mi disse sempre che quando la mamma restò incinta di noi era così felice che ringraziò Mara per avergli fatto conoscere la mamma e di aver avuto delle creature belle come noi, papà si è dedicato con amore e dedizione alla nostra famiglia e l’ha sempre definita la sua redenzione da una vita di orrori e malvagità-. Stava per chiedermi il perché ma lo precedo –Non so neanche questo-. -Quindi non si arruolò per amore di tua madre?-. -Si, non gli è mai piaciuto vederla triste quindi per aiutare la causa si è detto disponibile a curare i feriti e a rifornirli di cibo-. -Anche se avevate poco da mangiare?-. -Esatto-. -Tuo padre era disponibile e generoso-. -Si lo è stato anche troppo e si è visto la sua generosità come è stata ripagata-. -Cosa vuoi dire?-. -Sa quando prima ho detto che quando ho scoperto che cacciava senza di me e che la sera al suo ritorno le cose erano cambiate e non in meglio?-. -Me lo ricordo si, cosa accadde?-. -Quella sera portò a casa un soldato dei Manto della Tempesta ferito all’addome e la ferita era molto profonda e la casa era piena del suo sangue tanto che ero aggrappata a Boromir che mi abbracciava per rassicurarmi, poi entrarono altri due Manto della Tempesta e uno di loro era un alto ufficiale e si chiamava :Galmar Pugno Roccioso…-. -Il secondo di Ulfric-. Io annuì e continuai –Scoprimmo che il soldato ferito era il fratello di Ulfic: Garric Manto della Tempesta e che erano caduti in un’imboscata degli Imperiali e avevano chiesto a papà di salvargli la vita-. -Riuscì a salvargli la vita?-. Io abbassai gli occhi e scossi la testa –Papà ha fatto di tutto ma era una ferita mortale e dopo dieci minuti che l’aveva portato a casa morì strozzato dal suo stesso sangue-. -Mi dispiace-. -Per lui si ma gli altri per me possono andare all’Oblivion-. Forse lo dissi con un po’ di cattiveria nella voce perché Kodlak disse –Provi odio nei confronti dei Manto della Tempesta?-. -Si, spero che non sia un problema per voi-. -Sta tranquilla qui ogni uno la pensa come vuole e credo che tu abbia i tuoi motivi per odiarli-. Io annuì –Galmar si infuriò e accusò mio padre di non aver fatto abbastanza e che era uno stupido perché aveva fatto morire un vero Figlio di Skyrim e fratello di Ulfric, gli disse che avrebbe pagato questo “affronto” molto severamente-. -Cosa fece tuo padre?-. -Non fece niente, restò fermo a fissarlo come se la morte di quel Manto della Tempesta fosse colpa sua, decisi di intervenire e gli dissi che era già spacciato e che non avrebbe potuto far niente per impedire la sua morte-. -Ti diede ascolto?-. -No, mi diede della stupida e ingenua e fu li che si scatenò un pandemonio-. -In che senso?-. -Galmar con l’aiuto dell’altro soldato mi staccò da Boromir che si dimenava per riprendermi e mi tenne ferma tra le sue possenti braccia e mi baciò contro il mio volere e mi dimenai con tutta me stessa per liberarmi da quel contatto non desiderato, sentì le voci di mamma e Boromir di lasciarmi cosa che lui non fece quando sentì qualcuno che staccava da me Galmar con un forte strattone e vidi che papà lo aveva preso per il colletto dell’armatura e l’aveva sbattuto contro la porta con la sua spada puntata alla sua gola mentre Boromir prese la sua e la mise puntata alla gola dell’altro soldato, papà lo minacciò di togliere lui stesso la sua vita se non usciva dalla sua proprietà con il suo amichetto e non avrebbe esitato a fare fuori lui o i Manto della Tempesta se si ripresentavano a casa nostra, lo fecero ma prima ci minacciarono che avremmo pagato caro quell’affronto e il tradimento-. -Tuo padre ha avuto il coraggio di minacciare un ufficiale per proteggere te, mi dispiace per quello che hai passato bambina mia, cosa accadde poi?-. Pensai che non ha ancora sentito il top della mia fottuta vita di schifo –Da li cominciammo ad avere paura, papà era sempre vigile con la sua spada al fianco, mamma non andava più in paese e si faceva portare i viveri a casa e io e Boromir rimanevamo in casa per ordine di papà, non voleva che uscissimo e praticamente vivevamo nella paura-. -La paura è la nemica dell’uomo-. -Ma ti tiene vigile-. -La paura sono entrambe le cose ma ricordati di distinguerle, la paura ti avvelena-. In quelle parole c’era il vero e Kodlak mi sorprese –Dalla tua faccia deduco che ho ragione-. Io annuì –Quella paura che ci aveva tenuti vigili da quel giorno si materializzò alla nostra porta, una settimana dopo l’incidente avvenne la tragedia-. -Racconta-. -Erano le 09:23 di sera ed io e Boromir eravamo a letto quando mamma entrò in camera come una furia che ci svegliò di soprassalto e vidi che in mano impugnava una spada e sul manico aveva uno strano simbolo: una spada con la lama i giù, fiamme che l’avvolgevano e in orizzontale che passa un mezzo alla lama un occhio…-. Vidi Kodlak sussultare dopo che finì di descrivere la spada di mia madre e chiesi –Tutto bene signore?-. Lui mi guardò –Si si mia cara continua-. Non mi quadrava questo suo comportamento ma decisi di indagare in seguito –Ci disse di vestirci e di seguirla, lo facemmo e vidi fuori dalla finestra delle persone con delle fiaccole in mano e decisi di prendere la mia spada perché sentivo che le cose si sarebbero messe male e lo fece anche Boromir, gli chiedemmo spiegazioni e ci disse che erano arrivati i Manto della Tempesta e non avevano buone intenzioni, erano venuti per punirci-. -Per quell’incidente?-. -Non solo per quello-. -Allora per cosa?-. -Due giorni dopo bussarono alla nostra porta due Imperiali e un Capitano che i miei genitori abbracciarono con affetto e decisero di raccontare a lui l’accaduto, lui ci disse che avrebbe portato la questione all’attenzione di Tullius, papà poi si ricordò che quando aveva sbattuto Galmar contro la porta gli erano caduti dei fogli che contenevano dei piani per attaccare i forti controllati dagli Imperiali così glieli diede e diventammo sostenitori della Legione Imperiale-. -Tu sei una loro sostenitrice?-. Sono sempre stata neutrale in questa stramaledetta guerra civile ma dopo quello che hanno fatto i Manto della Tempesta alla mia famiglia e che Hadvar mi aveva salvata dal drago decisi di prendere una posizione, è ora che prenda parte a questa guerra e mi dispiace per quei cani dei Manto della Tempesta ma hanno svegliato il can che dorme e la pagheranno molto cara…non ci credo sto parlando come papà, decisi di rispondere –Sostengo l’Impero, spero che non sia un problema per voi-. -No non c’è nessun problema, ti chiedo solo una cosa-. -Mi dica-. -Hai conosciuto Vignar vero?-. -Si, è un Manto Grigio-. -Ti chiedo di tenere questo odio nei confronti dell’uomo che sostiene per te, se devi sfogarti fallo pure con me, non voglio che si crei una situazione di disagio tra noi-. -Non si preoccupi non creerò problemi di alcun genere-. -Bene ne sono contento, continua il racconto-. Sospirai e continuai il racconto anche se per me diventava sempre più difficile – Noi non facemmo domande e ci disse che ci avrebbe fatto passare dalla porta sul retro e che dovevamo correre stando nell’ombra fino ad arrivare ad un dosso dove c’era un cavallo ad attenderci, noi protestammo ovviamente, non volevamo perdere i nostri genitori ma lei disse che non avrebbe mai abbandonato papà ma voleva che noi fossimo al sicuro-. -E’ quello che fa un genitore mia cara-. -Lo so ma se avessi mantenuto la mia posizione la piega degli eventi sarebbe stata un’altra-. -Non si può controllare il tempo mia cara, si può solo accettare le scelte e le sue conseguenze-. -Vorrei tanto non aver ceduto con la mamma-. -Racconta-. -Alla fine cedemmo e scappammo dal retro e corremmo furtivamente nell’ombra, arrivata davanti al cortile che precedeva l’entrata della casa vidi papà e mamma combattere con coraggio e ferocia contro Galmar e i Manto della Tempesta che erano cresciuti di numero, volevo unirmi a loro ma Boromir mi prese la mano e mi strattonò verso il dosso indicatami da mamma-. -Non avevo capito che tua madre sapesse combattere-. -Quando la vidi restai sorpresa anche io ma ero troppo presa dalla situazione per fermarmi a pensare-. -Lo credo bene-. -Arrivati al dosso ci accucciammo per vedere come andava e la situazione non era delle migliori, il numero dei Manto della Tempesta alla fine sopraffarono i miei genitori che vennero disarmati e messi in ginocchio davanti a Galmar che chiese loro dove fossimo io e Boromir e papà con rabbia gli disse che ci aveva messo al sicuro lontano da li, a quel punto schiaffeggiarono la mamma in pieno viso che mi fece montare la rabbia e stavo per alzarmi ma Boromir mi tenne ancorata a terra per non farmi scoprire e Galmar aveva minacciato di ucciderla se non gli consegnava noi e i piani di attacco contro l’Impero e papà gli diede la stessa risposta e che solo lui sapeva dov’eravamo, Galmar schiaffeggiò ancora la mamma e con un ghigno stampato in faccia disse che ora avrebbero pagato il tradimento così ordinò a due Manto della Tempesta di portare via mamma che fu trascinata a forza fino hai cavalli e vedemmo Galmar che tirava fuori la sua spada girandosi verso papà e comprendemmo le sue intenzioni, mi tappai la bocca con la mano per non gridare o singhiozzare e le mie lacrime calde mi rigavano le guance vedendo Galmar avvicinarsi a papà sempre di più che gridò con tutto il fiato che aveva in corpo che amava la mamma e che ci voleva bene, poi Boromir mi prese tra le braccia e mi trascinò fino al cavallo anche se io mi dimenavo per fuggire a quelle braccia che mi incatenavano ma lui non mi lasciò e mi disse che non mi avrebbe lasciato vedere che uccidessero papà così facendo mi trascinò sul cavallo e cominciammo a galoppare verso il bosco lasciandoci alle spalle la nostra casa dove avevamo passato la nostra infanzia felice, quando all’inizio del bosco ci voltammo vedemmo che avevano appiccato il fuoco bruciando la nostra casa e sentimmo…sentimmo un…un gri…do e capimmo che tutto il nostro mondo ci era crollato addosso senza poter far niente per impedirlo-. -Uccisero vostro padre?-. -Non lo vedemmo di persona ma dal grido che sentimmo non avemmo dubbi, i Manto della Tempesta mi hanno portato via tutto ciò che più di importante avessi al mondo, hanno portato via una madre che sapeva prima di tutto il resto amare la sua famiglia e hanno tolto la vita a un padre che c’è sempre stato quando la sua famiglia aveva bisogno di qualsiasi cosa e che per amore dei propri figli ha sacrificato la vita, nulla in questo mondo mi restituirà mio padre e di questo non posso che odiare quegli uomini falsi e violenti che in realtà sono i Manto della Tempesta-. Non potei più resistere a questo dolore che mi opprimeva ogni giorno di più facendomi sentire il mio cuore pesante e insopportabile tanto da desiderare la morte e piansi tutte le lacrime amare tenute in questi dieci anni, lacrime di dolore che rimarrà indelebile per tutta la mia vita e caddi in ginocchio sul legno duro e freddo come la mia anima e sentì le mie gambe pesanti come se fossero fatte d’acciaio e con le mani coperte dai guanti di pelle e acciaio mi coprì la faccia per cercare di far cessare le lacrime che ormai rigavano il mio viso e mi diedi della stupida e debole per essermi messa a piangere di fronte a Kodlak che sicuramente penserà non ho possibilità di entrare nei Compagni e mi caccerà via, invece sentì delle mani circondarmi le spalle e dopo qualche carezza stringermi in un abbraccio che mi ricordava tanto quelli che mi dava papà quando ero triste poi ci separammo e con la mano sinistra mi alzò il viso asciugandomi le lacrime con il pollice coperto con il guanto di pelliccia di lupo e vidi il volto di Kodlak come un padre amorevole: gli occhi blu notte erano passati da una nota di tristezza e una nota di compassione e dolcezza, io odio essere compatita ma in quel momento in quel abbraccio consolatorio non me ne importava più, la bocca piegata in un sorriso per rassicurarmi che andrà tutto bene e pensai che sotto quella folta barba sicuramente aveva le fossette, con la mano mi accarezzò i capelli rossi e con una voce dolce disse –Non piangere bambina mia, ora sei qui e ti puoi rifare una vita-. -Scusatemi – il pianto stava cessando ma ora dava il spazio al singhiozzo. -Per cosa?-. -Per aver pianto davanti a voi come una bambina…come una debole-. -Non sei debole-. -Come no, lo sono eccome- fosse sono stata troppo scortese e mi prestai a dire –Mi scusi non volevo essere scortese-. -Non preoccuparti Natasha ormai con Vilkas sono abituato e anzi è molto peggio, perché pensi che sei debole?-. -Piangere è una cosa da bambini e non avrei dovuto cedere al dolore e al pianto-. -Piangere non è da bambini e neanche una cosa da deboli-. -Per me è una cosa da lagne-. -Ci sono pianti e pianti mia cara ma credo che c’è qualcosa di più sotto-. -Sotto cosa?-. -Sotto il motivo delle scuse-. -No non c’è niente-. -Invece si e so anche il motivo, tu pensi che essendo che hai pianto io ti reputi debole e non idonea ad entrare nei Compagni e che per questo io ti cacci, è così vero?-. Non si può mentirgli quindi annuì e lui continuò – Bè sappi che neanche per un secondo ti ho reputato una debole e sai perché?-. Io scossi la testa. -Perché se piangi per la morte di tuo padre sei capace di amare, provare compassione e tutte le cose che ho visto in questi giorni ed è ciò che ti rende speciale Natasha, non ti rende debole anzi tutto il contrario perché quel dolore è come la fiamma che ti accende, l’ho visto e l’ha visto anche Vilkas-. Restai a fissarlo con la bocca un po’ aperta colpita dalle sue parole, aveva ragione perché in tutti questi anni è il dolore della perdita di papà che mi ha fatto andare avanti, è ciò che mi accende il mio spirito combattivo in ogni battaglia e questo deve darmi la forza per continuare la mia vita anche se distrutta e chiesi – Quindi non ha intenzione di cacciarmi?-. Lui fece una risata profonda e rispose –No mia cara non ho mai avuto l’intenzione di cacciarti, come ho detto quando sei arrivata qui ho un bel presentimento su di e come posso constatarlo se ti caccio via?-. Mi fece ridere dimenticando il dolore provato poco fa dalle ferite non ancora del tutto chiuse e dissi –Non è un ragionamento stupido-. -Non lo è infatti, vieni mia cara mettiamoci seduti- e mi aiutò ad alzarmi e ci risiedemmo sulle sedie e io mi asciugai le ultime lacrime con il dorso della mano destra. -Ora mia cara calmati, vuoi un po’ d’acqua?-. Io annuì e lui mi porse un bicchiere di legno e dissi –Grazie Kodlak-. -Di niente Natasha, ora comprendo il tuo odio verso i Manto della Tempesta e mi dispiace che ti abbiano tolto tuo padre-. -Grazie della comprensione e cercherò di non creare dissapori con Vignar per non creare disagi-. -Ne sono contento e se mai avessi bisogno di sfogarti con qualcuno sarei onorato se ne parlassi con me-. -Grazie della disponibilità-. Lo ringraziai mentalmente per non aver chiesto cosa fosse successo dopo che io e Boromir scappammo perché in quel momento non volevo far riaffiorare altri ricordi per me dolorosi e rischiare di farmi un altro pianto davanti a lui. Ad un certo punto la porta si spalancò con tale potenza che le due porte andarono a sbattere sul muro di pietra e Vilkas con la sua faccia arrabbiata che era più sull’irata entrò senza bussare con in mano un foglio giallognolo piegato in due e Kodlak disse –Nessuno ti ha insegnato a bussare Vilkas? Sai la regola, non voglio essere disturbato quando sono a colloquio-. -Scusi signore, non ero a conoscenza che era a colloquio con Natasha-. -Va bene, come mai sei alterato ragazzo?-. -Più che altro sono furibondo-. -Per quale motivo?-. -Hanno ritirato la commissione che ci avevano chiesto-. -Cosa? Come lo sai?-. -Hanno mandato questa stupida lettera di scuse dicendo che ci rimborseranno tutti i Septim quanto prima…szz! Che ipocriti-. -Ci sarà sicuramente un spiegazione, l’hai letta?-. -No, pensavo che voleva farlo lei-. -D’accordo, dammi pure la lettera-. Vilkas gliela porse e poi mi guardò con il suo solito sopracciglio alzato sicuramente accorgendosi dei miei occhi arrossati ma non fece domande e poi tornò a guardare Kodlak che finito di leggere ripiegò il foglio e lo posò con cura sul tavolo e disse –Qui c’è scritto che hanno ritirato la commissione perché sono riusciti a ritrovarlo-. Vilkas alterato disse –Non hanno potuto aspettare diamine? Lo stavamo per fare-. -C’ è scritto che i ladri si sono rifatti vivi ieri notte vicino alla loro casa e il marito che è uno delle guardie l’ha arrestato e se l’è ripreso quindi si è apprestato a farcelo sapere prima che mandassimo qualcuno a riprenderlo-. -Non importa, si erano presi un impegno e dovevano rispettarlo-. -C’è anche scritto che ci rimborseranno i 300 Septim che ci dovevano quindi non essere troppo duro Vilkas-. -D’accordo-. Io non capendo niente intervenni –Non per farmi gli affari altrui ma cosa è successo?-. Vilkas con le braccia incrociate davanti al petto disse –Te lo sei detto da sola Wallace, non sono affari tuoi-. Kodlak disse –Sono affari suoi Vilkas e ha tutto il diritto di sapere-. Lui li lanciò un occhiata interrogativa e sbuffò esasperato e io chiesi –E’ successo una cosa grave?-. Kodlak mi guardò sorridendo e disse –No no mia cara nulla del genere-. -Allora che è successo?-. -Sei giorni fa venne a Jorrvaskr un uomo di nome Jamie McGaffin, il nipote di Tilma che abita con la sua famiglia a Ivarstead, ci disse che la sera prima mentre era di guardia alla strada maestra…-. -E’ una guardia cittadina?-. -Si da 15 anni-. -Scusi l’interruzione-. Lui sorrise e continuò –Mentre era di guardia sentì una porta sbattere con violenza e delle grida provenire proprio dalla sua casa ma quando arrivò era troppo tardi, la sua famiglia stava bene, ma i banditi se ne erano andati portando con loro tutti i gioielli di famiglia quindi ci commissionò la missione di trovare i banditi, ucciderli e riportargli i gioielli essendo che come guardia cittadina non poteva rincorrerli per tutta Skyrim mentre noi abbiamo dei privilegi speciali che altri non hanno ma ora a quanto pare…-. Vilkas lo interruppe –Hanno ritirato la commissione-. Kodlak in modo saggio disse –Almeno hanno avuto il decoro e la gentilezza di avvertirci prima che sprecassimo tempo e di darci i Septim che ci dovevano-. Lui sbuffò alzando gli occhi al cielo e dissi –Perché dovrebbe essere affare mio questa missione?-. Vilkas sarcastico disse –Lo sapessi io-. Kodlak lo fulminò con lo sguardo per poi guardarmi con il suo solito sguardo dolce –Vedi mia cara ti avevo convocato anche per un altro motivo ed era per affidarti una missione che non era altro che questo incarico-. -Volevate che fossi io a compierla?-. -Esatto mia cara-. Vilkas esclamò con il suo solito cipiglio arrabbiato –Cosa!-. -Hai capito bene Vilkas-. -Non hai detto a nessuno della tua decisione-. -Certo non devo mettere al corrente te sulle mie decisioni ragazzo-. -Dovevi condividerle con il Circolo-. -Ho avuto le mie ragioni per non farlo-. -E quali sarebbero?-. -Te per esempio-. -Che centro io!-. -Tu ti opponi sempre alle mie decisioni mentre gli altri non fanno le tue stesse scenate ma c’è un'altra ragione che non mi ha spinto a dirti niente-. -Illuminami., -Sei geloso di lei-. -Io geloso di lei? Fammi il piacere! Per cosa poi?-. -Perché ha una cosa che tu di rado possiedi-. -Che sarebbe?-. -La perseveranza, l’ho visto e l’hai visto anche tu e poi…- fece una piccola risata e continuò –Non ti va a genio perché ti ha battuto e ti ha steso come un sacco di patate-. Io risi e Vilkas divenne rosso per l’imbarazzo e Kodlak continuò –E questo perché sei troppo orgoglioso e quando qualcuno ferisce quel orgoglio tu tieni il muso a non finire a quella persona-. -Non è vero!-. -Davvero? Ti conosco da quando avevi appena un anno e conosco come sei più di quanto ti conosca te stesso quindi non puoi ingannarmi-. -Sarà come dici, ma non è questo il punto-. -E quale sarebbe?-. -Hai deciso tutto tu senza consultarci e hai deciso di mandare lei a fare una cosa da un esperto-. -E con ciò? Non la credi capace?-. Lui non disse niente e fece bene perché so occuparmi di un manipolo di banditi da quattro soldi, lo faccio da tutta una vita con la mia sola esperienza mentre lui è stato aiutato fin da quando era un fagottino in fasce senza capire un cavolo della vita. Kodlak continuò –Come pensi che dovrei far dimostrare il suo valore è Vilkas? Stando qui a Jorrvaskr o a fargli lavare i pavimenti? Se non gli diamo un’opportunità come dimostrera di che pasta è fatta?-. -Non dico questo è ovvio che se vuole diventare un Compagno deve dimostrare il suo valore ma affidargli incarichi meno pericolosi ecco-. A questa affermazione dissi –Non mi credi capace di battere dei banditi?-. -Non so come combatti con più nemici Wallace ma come ti ho detto sei ancora un cucciolo-. Mi sentì montare la rabbia dentro –Senti Macbeth la devi smettere di trattarmi come stai facendo-. -E come ti tratterei?-. -Con insufficienza-. -E se non la smetto che fai? Ti metti a piangere?-. -No, piangere è da bambini ma qualcuno ti deve dare una bella lezione su come trattare bene le persone-. -E chi me la da la lezione di buone maniere tu?-. Stavo per rispondere quando Kodlak disse –Te la darò io-. -Kodlak ! Non vorrai lasciare l’insolenza della Wallace spero-. -La sua non è insolenza è verità, tu non hai un briciolo di buone maniere ed è giusto che qualcuno te le insegni, inoltre credo giusto che quando Jamie ci rimborserà i Septim quelli andranno a Natasha-. Lui sgranò gli occhi e gridò –Cosa! Non è giusto-. -Perché non dovrebbe essere giusto?-. -Perché? E’ da cinque giorni, la missione non l’ha svolta e Jamie ha preso accordi con noi non con lei-. -Qui non conta da quando sei qui perché se ti ricordi Ria ha svolto la sua prima missione il giorno dopo; anche se non l’ha fatta la missione era sua e i soldi gli spettano di diritto ma la cosa più importante è che Jamie ha preso accordi con me quindi decido io-. -Ma Kodlak…-. -Non c’è ma che tenga Vilkas e più che una persona ragionevole e altruista sembra che stai diventando avido e l’avidità è un male, ti divora l’anima-. -Non sono avido-. Kodlak lo fissò dritto negli occhi per dieci secondi poi mi guardò sorridente e disse –Mia cara il nostro colloquio è finito, ti dispiace se ci lasci soli?-. Io gli sorrisi a mia volta e risposi –Certo che no-. -Grazie mia cara-. Mi alzai e mi avviai alla porta ma prima di andarmene mi voltai e dissi –Grazie dell’aiuto e per aver compreso tutto senza giudicarmi-. Lui mi risorrise –Di nulla bambina mia, basta che questo ti abbia aiutato-. -Mi ha aiutato di certo-. -Allora siamo apposto, ci vediamo mia cara- e dopo un ultimo sorriso mi congedai chiudendo la porta. Sicuramente Kodlak e Vilkas volevano discutere animatamente. Da li a poche ore arrivò l’ora di pranzo e per stare leggera mi mangiai una zuppa di patate con un po’ di pane e per tutto il pranzo Kodlak e Vilkas non si fecero vedere come non vidi Farkas e questo mi rattristò molto perché avevo bisogno di sfogarmi con lui essendo l’unica persona che mi comprendeva quindi parlai con Ria e Athis per passare il tempo. Ero seduta in terrazza su una sedia appoggiata sul muro di legno a sorseggiare una tazza di thè fumante e sul tavolino alla mia sinistra c’era un torta di mele il mio dolce preferito fin da piccola, la mamma ogni venerdì preparava una torta di mele con quelle che crescevano in giardino e da quando l’ho mangiata la prima volta è diventato il mio dolce preferito e oltre alla torta mi preparava anche i tortini di mele ma scoprimmo che Boromir era allergico alle mele così gli faceva dei tortini con il miele essendo che ne veniva matto…sorrisi a quei ricordi ancora vividi nella mia mente dopo tanti anni, misi giù la tazza di thè e mangiai un pezzettino del tortino e constatai che assomigliava molto a quella che faceva mia madre così lo mangiai di gusto e finì il thè per mandare giù il boccone mangiato con un po’ di ingordigia. Ad un certo punto ci fu un refolo di vento freddo segno che quella notte sarebbe stata fredda al avvicinarsi del periodo della Gelata e chiusi gli occhi per sentire l’aria che mi pungeva le guance e mi scompigliava i capelli rossi quando ad un certo punto la porta si aprì e uscì Vilkas che quando mi vide mi fece un piccolo sorriso con un cenno della testa per poi sedersi su una sedia in un angolo e versarsi una tazza di thè e dopo qualche minuto Aela si sedette sulla sedia di fianco alla mia e con un sorriso disse –Ciao Natasha come va?-. Anche io sorrisi e disse –Ciao Aela io tutto bene tu?-. -Tutto bene anche io-. -Sono contenta che non sia altrimenti-. Calò un silenzio imbarazzante così dissi –Mi piace molto qui, mi sento a casa-. -Si? L’ho notato come sei spensierata e tranquilla, ti ho visto che ti lasciavi accarezzare dalla brezza del vento-. -Mi piace sentire il vento che mi accarezza il viso mi mette tranquillità e pace, è un vento freddo più del solito-. -Già si sta avvicinando la Gelata, ma si sta al caldo dentro Jorrvaskr con un bel fuocherello scoppiettante-. -Dopo chi esce più, io no di sicuro-. -Nemmeno io…Senti volevo farti le scuse per Torvar, il suo comportamento è stato disdicevole oltre ogni dire-. -Non preoccuparti è l’alcool che parla, sono sicura che è un brav’uomo-. -Lo è infatti ma si lascia condizionare dall’alcool-. -Aela tu sai perché Torvar beve?-. -So quasi niente a riguardo, so solo che ha problemi familiari-. -Grossi problemi?-. -Non lo so ma se beve come una spugna devono essere molto grossi-. -Aela sai se per caso Vilkas mi odia?-. -Odia?-. -Si-. -Perché pensi che dovrebbe odiarti?-. -Mi guarda sempre con astio e quando parliamo mi provoca sempre, io vorrei che andassimo d’accordo ma lui si ostina a comportarsi in modo ostile con me-. -Lui non ti odia Natasha-. -No? Come lo definisci questo suo rancore e ostilità nei miei confronti? Per non parlare di Njada-. -Nessuno sa come mai Njada sia cosi burbera perché non parla mai con nessuno ma Vilkas lo conosco fin da quando eravamo bambini ed è sempre stato così ma questo non significa che ti odia-. -Ma da dove viene tutto questo astio nei miei confronti? Io non gli ho fatto nulla-. -Vilkas e Farkas hanno avuto un’infanzia difficile, il loro padre era un membro del Circolo come mia madre e loro abitavano qui a Jorrvaskr crescendo con le storie dei Compagni tanto che volevano diventare come lui da adulti, non li avevo mai visti così felici e spensierati ma poi suo padre decise di combattere nella Grande Guerra…sai cos’è vero?-. -La Grande Guerra è stata la più grande calamità che si sia abbattuta su tutta Tamriel causando un sacco di morti, è stata la guerra tra l’Impero e il Regno degli Altmeri che finì con il Concordato Oro Bianco, il patto che pose fine alla guerra-. Vidi che mi guardava sbigottita e disse –Complimenti, come sai tutto ciò?-. Ho già detto tutto a Kodlak e non voglio ripetere l’esperienza di quel dolore ancora vivido nella mia mente così dissi –Avevo un amico di famiglia che ne a preso parte e quando tornò ci raccontò tutto-. Forse mi vide un po’ evasiva quindi non fece domande e continuò –Quando il loro padre partì li lasciò alle cure di Kodlak promettendogli che sarebbe tornato, già li erano cambiati dai bambini che avo giocato insieme ma poi da li a cinque anni la Grande Guerra fini ma loro padre non tornò mai più a Jorrvaskr e da li Vilkas è diventato come lo vedi adesso-. -E’ morto?-. -A fine guerra fecero la lista dei caduti ma lui non comparve tra di loro, o si sono scordati di annotarlo o…-. -Se ne andò abbandonandoli-. -Esatto-. -Farkas come la prese?-. -A differenza di Vilkas lui si tenne tutto dentro, in pratica si chiuse in se stesso e detesta parlare di questo argomento-. -A proposito di lui, Farkas dov’è? Non lo vedo da stamattina-. -Dopo che sei scesa da Kodlak è arrivata una lettera con una missione da compiere a Ivarstead quindi è andato lì per portarla a termine, fra poco dovrebbe tornare-. Mi guardò con un sorriso malizioso e chiesi –Che c’è?-. -Ti manca!-. -Chi?-. -Farkas-. A quel nome il mio cuore perse dei battiti per poi accelerare sempre più e sinceramente sono diventata rossa in viso, perché quell’uomo mi faceva questo effetto?...Maledizione!. Inghiottì un fiotto di saliva e dissi –F…Farkas? Che c’entra Farkas?-. -In questi giorni vi ho osservati molto e si vede lontano un miglio quanto tieni a lui, come ti ho detto Farkas si è chiuso in se stesso e non è un grande chiaccherone ma da quando sei arrivata a Jorrvaskr ho notato che si sta aprendo con te trovando sempre argomenti su cui discutere, hai un bel effetto su di lui-. Io sorrisi non pensando che fossi stata capace di aver questo effetto su di lui –E’ un uomo straordinario, non si direbbe dalla stazza che ha ma è un uomo bonario-. -Le apparenze ingannano, ma ci tieni a lui?-. -Si- lo dissi senza pensarci e mi affrettai ad aggiungere –Ma come amico non in senso romantico-. -Per fortuna-. -Perché ti piace?-. -Cosa? No ma che dici!-. -Sembravi gelosa-. -No è che non so se lo sai ma Kodlak non vede di buon’occhio le relazioni romantiche, non sono proibite solo che non gli aggradano-. -Per quale motivo?-. La vidi irrigidirsi e disse –E’ una cosa passata di cui non vogliamo parlarne, spero che capirai-. -Certo- chi meglio della sottoscritta capiva come si ci sentiva a ricordare il passato che cerchi di dimenticare quando fai di tutto per sbarazzartene. -Aela tu ti fidi di loro?- e indicai gli altri sparsi nel cortile. -Si mi fido cecamente dei miei Fratelli e Sorelle di Scudo-. -Anche di Kodlak?-. -Mi fido ancora di più, perché te non ti fidi?-. -Certo che mi fido è che non sempre la fiducia era ben riposta, quasi sempre ricevevo solo pugnalate alla schiena da coloro che avevo riposto la mia vita ma soprattutto la fiducia e adesso quella fiducia sono restia a darla-. -Non importa il passato ormai, qui ti puoi rifare una nuova vita e a noi puoi dare fiducia-. -Ma…-. -Niente ma Natasha la fiducia è essenziale nella vita, quando mi hai chiesto se mi fido dei miei Fratelli e Sorelle di Scudo ho incluso anche te-. -Ma non sono ancora una vostra Sorella di Scudo-. -Lo sarai presto non dubitarne, ma non è questo il punto, io mi fido di te e credimi la mia fiducia non la do al primo che capita-. -Allora ne sono onorata-. Ridemmo e dissi –Mi fido anche io di te e di tutti voi, sono grata che mi abbiate accettata-. -Kodlak ha visto in te qualcosa che l’ha spinto ad accettarti, sarebbe stato un peccato se ti avesse cacciato perché le tue abilità sarebbero sprecate altrove-. Stavo per dire qualcosa quando si sentì la voce di Skjor dire –Farkas! Finalmente cominciavo a pensare che ti fossi perduto-. -Ho fatto prima possibile-. -La missione?-. -Svolta con successo, ecco i Septim-. -Quanti?-. -150-. -Così pochi?-. -Non era un lavoro proficuo-. -Lo immagino, sento Kodlak come dividere i Septim e poi torno, dove vai adesso?-. Lui fece vagare lo sguardo tra i presenti e quando incrociò il mio sguardo si illuminò e sorrise –Sto qui in terrazza-. -D’accordo ora riposati- dopo se ne andò e vidi Farkas avvicinarsi con un sorriso stampato in faccia. Vidi Aela alzarsi e sussurrarmi –Lo volevi? Eccotelo servito, vi lascio da soli- e se ne andò. Farkas si sedette e disse –Ciao Natasha-. -Ciao Farkas tutto bene?-. -Si tutto bene solo la stanchezza del viaggio, mentre tornavo stavo camminando tranquillo poi mi sono accorto dell’ora e ho cominciato a correre-. -Non hai un cavallo?-. -Si ma dalla fretta sono partito a piedi che stupido-. -Come si chiama il tuo cavallo?-. -Si chiama Bromjr te lo mostro la prossima volta se vuoi-. -Mi piacerebbe molto, cos’è successo se non è un segreto?-. -Non era un lavoro proficuo non voglio annoiarti-. -Non mi annoi mi fa piacere ascoltarti e in più se te l’ho chiesto vuol dire che lo faccio volentieri-. -Va bene- fece una pausa e continuò –Sono stato a Ivarstead perché un uomo di nome Kimmlek stava dando fastidio al paese da tre settimane così un uomo di nome Bassianus Axius ci ha chiesto di sistemarlo-. -L’hai ucciso?-. -Cosa! No tranquilla, l’ho preso un po’ a pugni-. -Han! Gli hai dato una lezione-. -Esatto, Bassianus mi ha dato 150 Septim più…-. Si sporse un po’ e mi fece cenno di avvicinarmi e appena mi avvicinai disse –E una mancia di 50 Septim-. -E non l’hai detto a Skjor scommetto birbante-. -Stai cominciando a conoscermi, si non gliel’ho detto tanto mi rimanevano solo 20 Septim-. -E gli altri 30 Septim che ne hai fatto?-. -Li ho spesi-. -Spesi? In cosa?-. -In questo- e da sotto il tavolo tirò fuori un piccolo libriccino con la copertina di pelle marrone chiuso con un legaccio –E questo- e dall’altra tirò fuori un libro con la copertina blu con il titolo in oro “Creature Leggendarie di Skyrim”. Tirai su lo sguardo e dissi –Non sapevo che ti piacesse leggere-. -Non sono un lettore accanito come mio fratello ma qualcosina leggo-. -Vilkas gli piace leggere?-. -Ha la stanza piena zeppa di libri-. -Questi sono per lui?-. Lui scosse la testa –Sono per te-. Io sgranai gli occhi –Per me?-. -Si, ho visto che spesso prendi delle pergamene e scrivi…-. -Aspetta non sono libri?-. -Questo con la copertina blu si ma questo è un diario così puoi scrivere quello che vuoi, appena l’ho visto ho pensato a te-. Ero sicura di essere arrossita e speravo che non se ne accorgesse, lui continuò –Poi mi ero ricordato che Aela ti aveva imprestato dei libri così te ne ho comprato uno tutto tuo, all’emporio avevano solo questo-. -Non preoccuparti leggo di tutto, adoro leggere è la mia passione- mi ricordai un altro aneddoto della mia vita passata: quando compì sei anni i miei genitori mi regalarono il mio primo libro “Il villaggio delle Fate”, adoravo quel libro già prima di sfogliarlo ma c’era un problema, non sapevo leggere, così papà mi insegnò con calma e pazienza e lessi quel libro quel libro una decina di volte, da li in poi a ogni compleanno mi regalavano un libro tanto che ne avevo così tanti che papà mi costruì una libreria, leggere mi metteva tranquillità e dove potevo rifugiarmi ogni volta che il mio stato d’animo era a terra. Farkas mi svegliò dai miei pensieri –Spero solo che il genere ti piaccia e di non aver fatto una cazzata-. -Stai tranquillo Farkas mi piace leggere di tutto, ma non dovevi disturbarti e spendere la tua mancia per me-. -Non è stato un disturbo per me Natasha e poi di rado spendo i Septim che mi danno-. -E che fai di quei Septim?-. -Me li metto via per ogni evenienza ma non ti dico dove-. -E non dovrai mai farlo-. -Non devi sentirti in debito con me, consideralo un regalo di benvenuto da parte mia-. Gli sorrisi e dissi –Allora se è così ti ringrazio, sei sempre gentile con me-. -Meriti di essere trattata con gentilezza e rispetto, sei sempre gentile nei nostri confronti e devi essere trattata alla pari- poi mi porse il libro e il diario ed io li presi e in quel momento le nostre dita si toccarono scatenando in me un turbine di emozioni, sentì sotto le mie dita morbide senza imperfezioni le sue dita affusolate con due cicatrici: una sul medio e una sull’anulare della mano destra e una sul pollice della mano sinistra, anche con queste piccole imperfezioni a cui non davo importanza Farkas era un uomo affascinante di cui i suoi occhi come il ghiaccio mi facevano provare emozioni che non provavo più da tempo, emozioni che mi ero ripromessa di non provare mai più ma quest’uomo stava facendo traballare la mia fermezza e il muro che mi sono creata e non so che fare. Entrambi eravamo immersi negli occhi dell’altro ed entrambi eravamo arrossiti, decisi di parlare –Grazie del pensiero Farkas lo apprezzo molto-. -Non c’è di che- e lasciò andare i libri e me li misi sulle ginocchia e fino all’ora di cena rimanemmo fuori in terrazza a parlare. La cena la passai in modo tranquillo mangiando stufato di manzo e crema di mais parlando con Aela e Farkas di tecniche di combattimento e poi verso le 11:00 salutai quelli che erano rimasti, mi misi la camicia da notte e decisi di iniziare a scrivere sul diario regalatami da Farkas: “Caro diario, Mi chiamo Natasha Wallace, ho 28 anni, capelli rosso fuoco e occhi verde smeraldo, mio padre si chiamava Cullen Stanton Rutherford, mia madre si chiama Evelyn Wallace e un fratello di nome Boromir Wallace. La mia vita è sempre stata complicata e difficile per ovvi motivi che hanno reso la mia vita un inferno, ma ora che ho deciso di prendere la strada dei Compagni sento che il dolore sta facendo spazio alla gioia e sento che finalmente posso fidarmi di qualcuno dopo tanto tempo. Sono contenta della mia scelta di vita perché sento che questa gente diventerà la mia famiglia…”.
   
 
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