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Autore: ryuji01    03/12/2016    0 recensioni
Tutti sanno dell'avventura fantastica dell'eroe di SAO, Kirito, e della sua donzella, Asuna. Però nessuno è a conoscenza che il più rovinoso videogioco della storia dell'umanità ha avuto un bug.
Un bug di gioco come tanti altri, ma in quel caso una così grande luce di speranza. E così forse qualcuno saprà anche dei 5 amici che hanno lottato per questa causa, ed il perché di quello che è succcesso.
Genere: Avventura, Commedia, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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MORTE; VENDETTA

Seppure Masao avesse tentato, così volenteroso di salvarci, non eravamo salvi e tutto pian piano andava sempre peggio.
Passati attraverso il corridoio che Masao aveva aperto per noi, eravamo capitati in quel bar polveroso stile far-west pieno di red player seduti ai tavoli.
 
Respiravo piano, a grandi respiri, trattenevo il fiato più a lungo che potevo: avevo paura. Ogni volta che il corpo mi costringeva ad espirare l’aria e la polvere che avevo inalato, tremavo: di freddo e di morte. Le mie mani sudavano così tanto, strette attorno al piccolo cilindro nero, che avevo paura che questo mi scivolasse via dalla presa come una saponetta bagnata. Il battito del mio cuore mi martellava le orecchie, nervoso per quello che poco prima era successo e per quello che sarebbe successo in quel momento.
Quelle facce attonite sopra ai tavoli, dopo aver vagato un po’ collo sguardo, si voltarono tutte quante verso Masao; ed io ebbi, in qualche modo, ancora più paura. Masao invece rilassò più che poté i muscoli di tutto il suo corpo, così tanto quasi da sciogliersi, e con tutta la calma che riusciva a simulare parlò.
– Non fate storie, sono con me! –
Li conosce?! Come mai? Aspetta un momento… Perché mi sorprendo? Alla fine è stato un suo cristallo a portarci qui.
– Ma…, Masao!!! – Osò uno di loro; ma bastò che il ragazzo lo guardasse di sbieco che quello subito s’azzittì.
Gli altri uomini stavano costretti sulle sedie, con tutti i muscoli tesi, infastiditi e spaventati, ma impotenti mentre lui con finta calma si diresse verso un balcone su un lato del bar, dove si versò in un bicchiere del liquido violaceo.
Guardai Akane: la sua faccia era deformata dalla paura, ma non era solo quella, c’era anche sorpresa su quel volto e nei suoi occhi…
Dolore?
Un picchiettio forte, ma non insistente sulla spalla mi riportò sulla terra; era Ryu che intelligentemente proponeva di strisciare i nostri culi fino al bancone dove era andato Masao. Akane ci mise un po’ a capire, distratta da quel dolore, ma alla fine con la maggior discrezione di cui eravamo capaci ci spostammo.
– Adesso basta Masao, non puoi fare tutto quello che ti pare e piace! – Si alzò di scatto un uomo ,rilasciando tutto in un colpo la tensione sbattendo i pugni sul tavolo, facendo cadere dei bicchieri.
Finito di buttar giù tutto il liquido che s’era versato ed asciugatosi la bocca, Masao appoggiò il bicchiere e non ebbi neanche il tempo di alzare lo sguardo alle mie spalle per vedere cosa volesse fare che me lo ritrovai di fronte, con la spada sguainata puntata al collo di quello che era scattato in piedi. Tutti quanti rimanemmo immobili.
– Alzatevi voi tre, ed uscite. Ci penso io qua! –
Mi levai da terra con tutta l’intenzione di uscire da quel locale, ma Akane iniziò a piangere. Così io e Ryu ci avvicinammo a lei per capire cos’avesse, ma lei sfoderò la spada e dopo averci scansato fece un movimento per attivare una skill e fendé due di quei red player.
Abbandonato il timore, gli uomini presero ad attaccarci con le loro spade ed in quei pochi secondi prima di dover contrattaccare nella mia mente s’accatastarono pensieri su pensieri, domande su domande.
Perché temono Masao? Avrà ucciso qualcuno di loro? No, è imposs… ma forse… mica l’avrò perdonato?! Certo che sì, tuttavia…. Perché Akane è scattata così? Perché mai? Un attimo… potrebbe essere che…. No ma, questa sarebbe la gilda, la gilda di red player che ha ucciso suo fratello!
Mi toccò contrattaccare, anche se avrei voluto continuare a riflettere sapendo benissimo comunque che non avrei ottenuto alcuna risposta alle mie domande continuando solo a pensare.
Un fendente dopo l’altro la battaglia si spostò allo spazio erboso davanti al bar, dove ci potevamo muovere più liberamente.
 
Di per sé quei red player non erano troppo forti considerando che la mia barra vita aveva raggiunto solo in quel momento la zona gialla, però erano comunque quattro volte noi, in senso numerico, e rispetto a noi loro di certo non si sarebbero fatti scrupoli a ucciderci.
Akane continuava a brandire la sua spada, nervosamente e disperatamente, con la mano molto, forse troppo, stretta all’elsa.
È dolore.
In quell’attimo di distrazione un uomo s’era portato alle mie spalle e appena mi accorsi della sua ombra, tardo, mi girai; tuttavia, lui rimase lì, fermo con l’ascia nelle mani e le braccia stese in alto, sopra le spalle.
All’inizio, non capendo lasciai perdere per non farmi di nuovo ritrovare distratto, ma poi notai Ryu che tirava piccoli picchetti ed osservando più attentamente notai che la loro punta era impregnata di una sostanza verdognola.
Paralizzante, eh? Bella trovata.
Ma in ogni caso rimanevo preoccupato e teso per tutto quanto, e quando improvvisamente sentii un rumore di vetro infrangersi, mi venne un groppo in gola e i miei occhi si spalancarono all’istante. Iniziai a scrutare in preda al panico, tutto il campo di battaglia in cerca di chi fosse morto, finché non vidi che ad essere stato ucciso era uno dei red player.
Di nuovo quel rumore. Mi girai rapidamente a guardare, ma dovetti subito riprendere a combattere; stavolta però, avevo visto chi aveva ucciso chi: era stata Akane; Akane aveva ucciso uno di quei red player.
Seppure fossi sollevato che nessuno di noi fosse morto, qualcosa mi opprimeva; sapevo che cos’era, ma se l’avessi accettato sarei potuto degenerare e collassare.
– Ryu! Calma la tua ragazza! – Urlò Masao.
Dall’altra parte del campo di battaglia di sfuggita vidi Eizo correre verso Akane, rendendo oggetto una specie di mantello metallico molto corazzato.
Poi, troppo indaffarato a non morire, non potei più prestare attenzione alla scena e le orecchie percepirono solo un cozzare metallico nuovo innalzarsi tra gli altri colpi, e una voce infierire supplichevole.
Ricordandomi di avere anch’io del paralizzante nell’inventario, uno di quelli che funzionavano anche solo a contatto con una ferita, lo tirai fuori repentinamente ed una volta che lo ebbi in mano ne bagnai la spada così che sarebbe bastato ferirli per paralizzarli.
Arrivato dove i due piccioncini stavano combattendo, questi adesso erano abbracciati in ginocchio; lei che piangeva e lui che la sorreggeva. Attorno a loro erano cinque i red player paralizzati, e contando gli altri che io e Eizo avevamo paralizzato era il momento.
– Scappiamo! – Urlai io, ed avendo tutti recepito il messaggio iniziammo a correre, disperati o meno, in cerca di vera salvezza.
Non c’era un posto prestabilito dove dovessimo rifugiarci, in realtà non c’era neanche una ragione per andare in un qualsiasi posto predefinito. L’importante era che scappassimo e questo ci avrebbe potuto salvare.
Una colonna di pixel vorticanti bluastri si alzò velocemente dinnanzi a noi…
O diamine!
Tutti noi cambiammo direzione, tranne io, che rimasi lì, immobilizzato: avevo paura.
Perché adesso!?!
Mi sentii tirare per il polso, ma non udii, non sentii niente; e quando i bordi delle figure che erano dentro la colonna di pixel si rivelarono, la stretta si strinse fortissima, ma poi venne a mancare. Era inutile nasconderci, ma dovevamo pur fare qualcosa, no?
No, non possiamo far altro che rassegnarci. Arrenditi.
Masao, che era quello che mi aveva afferrato il polso mi spintonò indietro e disse cercando di non biascicare parole insensate nella fretta – Voi pensate a Masao, io penserò a Kayaba. Cerchiamo di stare separati. Nessuno obietti, fatelo e basta –
Non c’era molto spazio per interpretazioni, e così appena Eizo e Kayaba si materializzarono un’ombra furtiva prese lo slancio e diede una martellata così forte da far rotolare il ragazzo per circa 10 metri. I campi di battaglia erano stati ormai disegnati. Non restava che combattere.
Da dietro di noi un gran fracasso, e mi ricordai ciò che per un attimo il terrore m’aveva fatto dimenticare.
I red player!
Questi ci stavano venendo contro con le armi alzate e per allontanarli da Masao, che in quel momento non doveva essere distratto, io ed Akane li attirammo dove Eizo e Ryu avevano già cominciato a combattere.
Eizo all’improvviso si fermò accortosi dei red player, li squadrò tutti uno dopo l’altro con una faccia che si faceva sempre più triste ed arrabbiata ogni secondo che passava. Prima che Ryu potesse scagliargli un altro fendente il ragazzo si scansò e corse, invece, verso questi e con un primo colpo ne uccise uno, e con un secondo un altro.
Li ha riconosciuti anche lui? Come Akane! Come… può essere?
C’era una sola spiegazione.
– Akane, tuo fratello li ha visti quel giorno, non è vero? – Il mio tono era forse troppo minaccioso, ma Akane, con occhi iniettati di paura, mi rispose.
– Lui c’era, o almeno, ci stava aspettando alle porte della città quando hanno ucciso mio fratello, raccontandovelo non l’avevo ritenuto importante; forse mi sbagliavo – Non mi guardò neanche mentre sputava a fatica fuor dalla bocca le varie parole di questa frase; era così impaurita alla vista del fratello che non riusciva persino a distaccarne lo sguardo.
Raccolsi tutto il coraggio e l’aria che avevo in corpo lasciando fluire la paura, ed urlai tanto forte da sgretolarmi la voce.
– Deficienti questo è Kayaba, scappate!!!! –
– Sì, proprio. Come no! – Udii rispondere uno dei red player, beffardo; e subito a questo gli si presentò davanti Eizo, che lo infilzò colla spada ponendo platealmente una semplice domanda.
– E perché non dovrei esserlo? –
 
Detto ciò, tutti loro iniziarono a correre nella speranza di riuscire a fuggire dal pazzo.
Ma questa non è pazzia; vuole giocare al cacciatore e loro sono le sue prede, vuole vederli correre: questa è vendetta.
– Lo dobbiamo fermare, se no li inseguirà finché non li avrà uccisi tutti! – Dissi ad Akane ed a Ryu, ma sapevo benissimo che lo sapevano già.
Ryu avanzò piano, passo dopo passo verso Eizo che urlava parole intimidatorie ai red player in fuga, ed una volta arrivato ad una distanza non da dover urlare al vendicatore il ragazzo proferì.
– Ehi Eizo, ti sei mai chiesto perché mi ostini ad allenarmi col martello anche se so usare palesemente meglio la spada? – Eizo si girò confuso, e per un certo verso anch’io lo ero; cosa centrava quella domanda?
– No? – Continuò imperterrito il ragazzo col suo monologo, rendendo oggetto un enorme martello di bellissima fattura con incastonate delle pietre viola – Adesso lo vedrai –
Una volta finita la frase, con due mani alzò il martello in alto sopra la propria testa e poi lo abbassò mettendosi in una posizione da battitore di baseball che sta per ricevere la palla, ma colla massa del martello praticamente a rasoterra. Era un movimento per attivare una skill, ma non l’avevo mai visto; sinceramente avevo visto proprio pochissime persone usare un martello come arma da combattimento.
Iniziato un movimento, la catena di attacchi di una skill parte e non può più essere fermata, neanche volendo. Appena Ryu fece un passo in avanti la skill si attivò definitivamente ed iniziò un attacco a catena di un numero di colpi considerevole; quasi mi rilassai.
L’ultimo degli attacchi era stato un colpo montante, che aveva centrato Eizo nello stomaco facendolo rimanere senza fiato appoggiato a peso morto sul martello, sfinito; o almeno così ci volle far credere. Infatti, nel frattempo che Ryu si chiedeva cosa farsene di lui, questo gli conficcò la spada, che aveva ancora stretta in mano, nell’addome del ragazzo, che cadde a terra.
Io ed Akane accorremmo, ma prima che lo potessi raggiungere il mio sguardo si posò su una scena poco più in là; Masao era stato trapassato a sua volta da una spada, quella di Kayaba.
Mutai la mia direzione e sentivo che il mio cuore batteva sempre più velocemente, non era per lo sforzo del combattimento di prima o per un affanno, è che… pregavo.
No, Masao, ti imploro, non morire anche tu! Tu non risorgerai come Jo, ed io non potrò mai più parlarti, non potrò mai più stare con te!
Mi buttai in ginocchio e gli sorressi la testa, lui mi guardò e sorrise. La sua faccia implorava pietà e chiedeva perdono, ma quel sorriso… quel sorriso era così puro e sincero.
 
– Non è stata una vita così brutta la mia, poi – Mi disse, con voce rauca.
– Ma che… che cazzo dici –
– Dai, su! Non disperarti. Piuttosto, mi dispiace, mi dispiace di non averti potuto proteggere –
– Sta tranquillo, sta… – Le parole mi si strozzavano in gola, come potevo chiedergli una cosa del genere?
– Ma Kaii, io sono tranquillo! Questa è la giusta punizione che spetta a uno come me, per tutto quello che ho fatto, che ti ho fatto…. sai, – Continuò guardando il cielo e le lacrime gli iniziarono a scendere – pensavo che tu avresti potuto assolvere tutti i miei peccati, ma non è così, sono io stesso a dovermi perdonare, no? –
– Tu… – Iniziai a piangere – tu non ti meriti alcuna punizione; non ti sei mai arreso a niente, quando io sarei voluto solo collassare, quando io sarei voluto sparire e, beh, se ti basta così poco per consolarti: io ti perdono. In verità non t’ho mai neanche dato una colpa, anzi la colpa è solo mia, perché sono un debole, e un fifone, perché mi faccio troppe domande senza alcun vero significato e quindi adesso, seppure ne abbia mille per la testa, non te ne farò nessuna. Solo invece, scusami tu –
I suoi occhi incrociarono i miei e scoppiammo a ridere.
 
Lui scomparve.
 
Grazie. Grazie. Grazie!!!
 
Mi alzai piano, non mi importava di morire, e comunque di cosa mi sarebbe mai potuto importare ora? Sapevo solo di voler vendicare il mio amico.
 
Partii all’attacco contro Kayaba sguainando la spada del nord: accecato dal dolore, ma fiero per la prima volta, e felice davvero. Attivai la mia più forte skill per spade leggere ad una mano, ma non servì a nulla, Kayaba schivò tutti i miei colpi, e ne uscì totalmente indenne. Dopo di ciò non avrei più avuto il tempo di farmi alcuna domanda; infatti, il tempo di frantumare la spada che impugnavo, che avevo combattuto e vissuto tanto per ottenere, e Kayaba mi uccise: un colpo netto che mi trapassò la testa, da fronte a capo. Ebbi paura, ero un codardo; però una voce lontana mi consolava, e alleviava la mia colpa.
Non vedevo niente, non potevo né parlare né muovermi e tantomeno esalare il mio ultimo vero respiro; ero morto. Però in qualche modo dovevo essere vivo, salvato come una stringa di dati in quello stramaledettissimo server, perché sennò da dove veniva tutta quell’amarezza per non essere riuscito a vendicare la morte di Masao, così tanto forte, da corrompermi il cuore, da corrodermi la gola.
 
Smisi di farmi domande, anzi non avevo neppure pensato di farmene, volevo solo morire in santa pace e ricongiungermi, magari, con Masao.
 
All’improvviso l’istinto mi costrinse a respirare, ed io lo feci.
Delle lacrime mi bagnavano gli occhi ed iniziai a tossire; io ero vivo. Ma un attimo prima ero morto. Io… ebbi paura di quello che avevo pensato.
Sommessamente sussurrai – Io m’arrendo, ci rinuncio; non voglio più continuare! – La mia voce era così rauca se fosse stata ancora un po’ più debole le parole si sarebbero sgretolate. Scoppiai a piangere...
 
 
Erano lacrime di tristezza, o di felicità?
 
 
 
DIARIO VIRTUALE
 
E meno male che doveva essere breve questo capitolo, eh!
Inizio ringraziandovi come al solito e dicendo che Kaii essendo stato trafitto alla testa, non poteva più effettivamente fare tutte quelle cose che ho elencato, ma non è che fosse morto; infatti, il paragrafo da non potevo più… a del mio amico si svolge nei dieci secondi che, su SAO, ci sono tra il raggiungimento degli zero punti vita e la frantumazione del corpo che indica la morte.
Seconda cosa: dopo di questo capitolo fino alle fine delle vacanze di Natale penserò a “restaurare” i capitoli precedenti sulla base di questo capitolo, dando un senso più logico a tutte le sotto trame che ci sono, quindi non ci saranno nuovi capitoli (e non è che ce ne sarebbero stati; con la mia lena!). E comunque ve lo dico, io adoro inventare storie, ma in generale scrivere non è il mio forte, come avete potuto constatare coi vostri occhi leggendo tutti questi capitoli, e per questo m’impegnerò sempre al massimo per scrivere in modo decente, proprio perché effettivamente questa è solo una storia per allenarmi a scrivere (alla quale, per informarvi, mancano 4/5 capitoli dalla fine, dipenderà). Al prossimo, non prossimo, capitolo!
   
 
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