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Autore: DanyTheBest89    03/12/2016    0 recensioni
"Liza si ritrovò così a chiedere a se stessa se stava davvero vivendo o se la sua fosse solo semplice sopravvivenza"
Liza si trova in un momento della vita in cui si sente intrappolata, non sa più cosa ha scelto, cosa vuole. Sente di meritare di più, dice a se stessa "Domani" sarà diverso ma poi le manca il coraggio per cambiare. Ha 28 anni. Troppo grande. Troppo piccola. Sente il bisogno di evolversi ma ha paura di farlo. E' una ragazza come me. Una ragazza come te.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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LA VITA CHE VORREI

 

Alle prime luci dell’alba Liza era già in piedi, seduta nei pressi della piccola finestra del piccolo salotto, del piccolo paese in cui viveva.

Un’altra notte insonne.

Tra pochissimo la sveglia, suonando, avrebbe sancito l’inizio dell’ennesima giornata identica alle precedenti.

Liza lavorava in un negozio antico del centro, dove potevi davvero trovare di tutto. Il problema fondamentalmente era proprio quello: c’era di tutto, da tempo immemore. Mille oggetti diversi che a nessuna persona sana di mente verrebbe in mente di comprare ma che, sorprendentemente, riscuoteva non poco successo tra i turisti che periodicamente affollavano le viuzze del paese rendendo la vita ancora più difficile. Naturalmente ciò significava anche dover pulire quotidianamente ogni singolo ripiano: spolverare, disinfettare, lavare a terra…tutto, pur di attenuare quel misto tra profumo di casa e puzza di muffa.

La sveglia suonò, puntuale come sempre. Erano le 07:30. Liza aveva ancora tra le mani quella che era stata una tazza fumante di latte e cacao. La ragazza si era nuovamente persa tra i suoi mille sogni: un luogo diverso, una vita diversa. Che bello sarebbe stato! Ma ciò comportava anche un enorme coraggio, bagaglio di cui lei era sprovvista.

Anche il cellulare iniziò a suonare. Erano i mille messaggi, delle mille chat di whatsapp. Ogni squillo corrispondeva ad un buongiorno. Liza informò il mondo di essere sveglia e corse a prepararsi.

Passare la notte insonne e la mattina essere comunque in ritardo: un vero cliché.

In bagno Liza osservava i suoi occhi verdi, il naso aquilino e i capelli arruffati e immaginò un mondo in cui, appena sveglia, sarebbe stata perfetta. Nessuna folta chioma da domare, nessuna occhiaia, amica dei momenti di sconforto, da coprire.

Liza si definiva spesso una persona ansiosa. Il cuore le iniziava a battere forte, le gambe a tremare et voilà, il sonno magicamente veniva meno.

Cappello, sciarpa e guanti e la ragazza fu finalmente pronta.

“Ciao bella!” La salutò come sempre Germano, il suo barista di fiducia.

“Buongiorno” rispose frettolosamente Liza. Ormai stava correndo, era in ritardo. Come sempre, nella vita.

Aprì la porticina in legno e accese le luci.

“Etciù”

Uno starnuto. Il primo della giornata. “Maledetta allergia. Maledetta polvere” sussurrò a se stessa.

I LIVED degli One republic risuonò nell’aria. Aveva sentito per la prima volta quella canzone durante l’ultima puntata di Glee, telefilm che aveva amato e odiato a periodi alterni. Liza aveva cercato la traduzione su Google e ricevuto l’ennesimo colpo al cuore.

“Spero che quando il momento verrà tu dirai:

Io ho fatto tutto

Ho posseduto ogni singolo secondo

Che il mondo poteva donarmi

Ho visto così tanti luoghi

Le cose che ho fatto

Si, le ossa rotte sono valse la pena

Giuro che ho vissuto”

Liza si ritrovò così a chiedere a se stessa se stava davvero vivendo o se la sua fosse solo semplice sopravvivenza, accontentandosi di quello che la vita le aveva donato, quasi magicamente, senza cercare di andare oltre.

La canzone era diventata la sua suoneria cosicché, ad ogni telefonata, lei avrebbe ricordato a Se stessa si meritare di più.

“Pronto”

“Ciao amore” disse una voce allegramente. Era lui. Vincenzo.

Vincenzo era un militare. A 1000Km di distanza cercava anch’egli di dare un senso alla propria vita. Tornava ogni mese e mezzo, sconvolgeva la vita di Liza con giornate piene e divertenti e nottate intense e passionali, e ritornava in caserma lasciando un vuoto a forma di lui nel cuore della ragazza.

“Sei a lavoro?” chiese Vincenzo.

“Come sempre”

“Devi lasciare quel posto, te lo dico da una vita” Da una vita. Perché Liza e Vincenzo avevano capito di essere fatti l’uno per l’altra da quasi dieci anni. A 18 anni i due erano diventati amici quasi per caso. Un bacio, un solo bacio, e avevano capito. Da quel giorno divennero inseparabili…per circa sei anni. Poi anche lui capì che non sarebbe mai stato felice se avesse fatto il cameriere per tutta la vita. Voleva di più.

In un paio di mesi aveva rivoluzionato la sua vita ed era partito. Un anno nel Lazio, due In Sardegna. Posto bellissimo ma lontano, troppo lontano per r tornare ogni qualvolta ne avesse avuto voglia.

“Non è semplice lasciare questo posto” Rispose Liza. Tra lei e “LA bottega” c’era un legame indissolubile, un filo trasparente che le teneva legate. Amava quel posto che era Suo. Suo nel vero senso della parola.  Aperto dai nonni materni, era poi passato ai suoi genitori e infine a lei. A proposito di genitori: Giovanni e Antonella erano in vacanza. In crociera. 7 giorni in completo relax e Francesca, sorella minore di Liza, ne approfittava per passare le notti dal fidanzato. Almeno lei poteva.

Liza non aveva mai avuto tanti amici, fin da piccola si sentiva diversa. Aveva letto “Piccole donne” quando le sue compagne di scuola spendevano la paghetta settimanale comprando i “CIOE’” e aveva dato il primo bacio a 15 anni, quando ormai buona parte di quelle stesse ragazze aveva già avuto più di un rapporto completo.

Considerava Francesca, di poco più piccola di lei, una sorta di guida. Era più bella, più sicura e sembrava sapere sempre, in ogni circostanza, quale fosse la cosa giusta da dire. A Liza, naturalmente, veniva in mente sempre troppo tardi, e poi passava il resto del tempo a rimuginarci sopra.

“Lo so tesoro, continuò Vincenzo, voglio solo che tu sia felice”.

“E lo sono”. Ed era vero. Almeno per la maggior parte del tempo.

“E lo studio?”

Terribile, terribile domanda.

Come ogni matricola che si rispetti, aveva iniziato l’anno accademico con passione e volontà per poi andare spegnendosi sempre di più. Ogni esame sembrava un ostacolo insormontabile e aveva attraversato un momento di stallo. Momento del quale si era sì, ripresa, ma non era semplice recuperare non solo fiducia in se stessa anche il tempo perso.

“Va” fu la risposta.

“Io credo in te, amore mio” Disse Vincenzo prima di attaccare.

Ed io? Pensò Liza. Credo in me stessa?

 

 

 

 

Era davvero tanto, tanto tempo che non scrivevo. La vita corre, sembra di non avere mai tempo da dedicare a noi stessi ma dobbiamo lottare per vivere una vita che sia NOSTRA  nel vero senso della parola. Penso che la storia Parlerà sostanzialmente di questo. Di come crescere da un lato può far paura, ma dall’altro sentiamo forte l’esigenza di evolverci perché vogliamo di più. Grazie a chi leggerà e a chi commenterà. Siate clementi J

 

Daniela

  
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