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Autore: Blue Drake    03/12/2016    0 recensioni
Isabeau, una scrittrice di racconti fantasy, riceve visite inattese – e non necessariamente gradite –. Che cosa mai vorranno da lei, questa volta? E perché proprio in quel momento, quando invece dovrebbe assolutamente portare a termine il suo lavoro, in fretta, prima che l'editore inizi a tramare vendetta contro di lei. Isabeau si augura solamente di non finire nuovamente nei guai, come già successe dodici anni prima; ma per come si stanno mettendo le cose, ci crede poco.
Genere: Fantasy, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo Quattordici



«Erwan».

Il rientro del demone bianco fu accolto dalla soffice voce di Arjentael e dal suo sorriso felice.

«Ehi», sospirò Erwan, andandogli incontro. «Ciao, come ti senti?», chiese subito, apprensivo come sempre, facendo ridacchiare il demone blu.

«Molto meglio», lo tranquillizzò, poi si allungò appena e posò su di lui un piccolo bacio a fior di labbra, inspirando il suo piacevole odore e accarezzandogli il collo. «Grazie», mormorò al suo orecchio, appoggiando il capo sulla sua spalla.

«Di nulla», offrì Erwan, stringendo piano il corpo del compagno a sé, così piacevolmente caldo rispetto al giorno precedente. «Mi sei mancato», bisbigliò con voce traballante.

Arjentael ricambiò l’abbraccio, sospirando al contempo appagato e colpevole. «Lo so. Scusa se non ho pensato a informarti. Non immaginavo affatto che finisse così», ammise.

Erwan si scostò appena da lui, il necessario per poterlo guardare negli occhi. «Allora a che cosa pensavi?».

Il demone blu arrossì e nascose un momento il volto sul collo del compagno. Solo allora borbottò «Non pensavo per nulla, temo», provocando un risolino isterico da parte dell’altro.

«Già, tipico», sbuffò contrariato, senza tuttavia staccarsi dall’abbraccio.

«Sei molto arrabbiato?», indagò cautamente Arjentael.

Trascorse un lungo momento di silenzio – silenzio che Arjentael sentì scorrersi addosso e pesargli quasi a soffocarlo – prima che un qualunque tipo di risposta venisse pronunciata; poi il corpo di Erwan tremò sgomento.

«No, Ary…», gracchiò con voce instabile, «Non sono molto arrabbiato». Inspirò, tentando di farsi forza e trovare le parole giuste, ma non fu per nulla facile. «Io… Ho creduto di averti perso. Per un momento – un momento maledettamente lungo – ho pensato che non sarei mai riuscito ad andare avanti, senza di te, e ho avuto paura…Ho avuto paura di rimanere da solo, ho avuto paura del resto della mia vita e del fatto che… non avrei saputo che cosa farne», ammise.

«Mi dispiace», soffiò Arjentael, stringendo le dita sulla casacca che ricopriva la schiena del compagno.

«Ho bisogno di sapere», ansimò Erwan, troppo sconvolto e agitato per avere la forza di ragionare lucidamente. «Ho bisogno di capire», quasi implorò.

«Lo so», annuì Arjentael.

Ma era confuso e il compagno, pur non possedendo capacità medianiche di quel tipo, lo avvertì distintamente e ammorbidì la stretta delle sue braccia, accarezzandogli dolcemente i capelli e la schiena.

Di nuovo il demone blu annuì, questa volta più con l’intento di rassicurare sé stesso che per altro.

«Usciamo», propose d’un tratto, confondendo il compagno.

«Ary, fuori fa molto freddo», provò a farlo ragionare Erwan, «E tu ti sei appena ripreso. Non credo che sia una buona idea», argomentò.

«Mi coprirò bene», promise Arjentael, «Se vuoi, mi metterò anche la sciarpa», assicurò, con la speranza di convincere il compagno delle sue buone intenzioni.

Erwan, benché stranito, lo scrutò attentamente negli occhi blu – rischiando di perdercisi e di non fare mai più ritorno – e vi lesse tutto il suo bisogno. Anche se non riuscì a comprenderne il motivo, comunque decise di accontentarlo.

«Va bene», decretò, «Ma andrò a prenderti un mantello caldo», impose stoico, nonostante l’occhiata esasperata di Ary, «E anche dei guanti», rincarò.

Si impuntò così tanto, senza voler sentire ragioni, che alla fine Arjentael, più per disperazione che altro, soffiò un «D’accordo» rassegnato e si preparò ad attendere pazientemente il suo ritorno, accoccolato comodamente sul divano.

~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~

Arjentael, ben coperto da un caldo mantello di pesante lana blu notte abbellita da sottili ricami argentati – e dai guanti, e perfino da una sciarpa –, procedeva sul sentiero a passi lenti e pensosi. Rifletteva su quanto accaduto il giorno precedente, ma non era ancora riuscito a trovare una vera risposta, seppur avesse numerose ipotesi in proposito.

«Hai incontrato la donna umana?», esordì d’un tratto, prendendo il compagno al suo fianco alla sprovvista.

«Sì, ho incontrato lei – Isabeau – e anche Zaynar», assicurò Erwan.

Il demone blu sgranò gli occhi, sorpreso. «Dunque, era lui davvero», pensò, esprimendo tale pensiero a voce alta.

«Sì, era lui». Erwan si fermò un momento, costringendo il compagno a fare altrettanto. «Ary, perché Zaynar ti ha attaccato», pretese a quel punto di sapere, anche se in qualche modo la risposta lo intimoriva.

«Io…», gracchiò Arjentael, con poche idee per la mente, una peggiore dell’altra. Si passò una mano fra i capelli scompigliati, incasinandoli ancora di più. «È difficile da spiegare», ammise, «È difficile perfino da pensare, a dire il vero».

Ripresero a camminare e Arjentael provò a raccontare al compagno i fatti del giorno precedente, confidandogli la propria confusione durante l’incontro con Isabeau, i pensieri contrastanti e i dubbi che lo avevano afferrato durante quel pomeriggio. Poi gli raccontò di ciò che aveva provato nel momento in cui aveva scoperto che Zaynar era il misterioso visitatore della donna e che lei conosceva non solamente l’atrox, ma perfino Lothyan e parte del suo passato.

«Com’è possibile?!», sbottò a quel punto Erwan.

Arjentael sorrise teneramente all’irruenza del compagno. «È esattamente quello che mi sono domandato anche io. Ho perfino ipotizzato che lei fosse a conoscenza di dove possa trovarsi ora Lothyan. Ma onestamente non sembrava molto più informata di noi», sospirò. Si sentiva un po’ stanco, ma volle comunque portare a termine quella chiarificazione, in qualche modo. «Io… Temo di aver perduto la testa, a un certo punto: troppe informazioni inaspettate, tutte assieme, e boh… Mi sa che il mio cervello è andato un momento in tilt», scherzò, anche se quello che aveva appena ammesso non aveva certo portato a nulla di buono.

«Già, beh, è stata una mossa piuttosto pericolosa, ma in fondo ti capisco. Dubito che avrei reagito in un modo migliore al tuo posto», dovette concedergli Erwan.

«È un periodo un po’ stressante», convenne Arjentael, mordendosi le labbra nervosamente, mentre un nuovo pensiero, non propriamente sereno, si faceva strada nella sua mente. «Credi che dovremmo tornare da loro, vero?».

Erwan comprese al volo il significato di quelle parole e, cauto, annuì. «Temo di sì».







   
 
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