Diclaimers:
I personaggi non appartengono alla sottoscritta (anche se vorrei Jensen sotto le mie fresche coperte nuove <3), e il prompt appartiene alla comunità di 31days su LJ. È quello
di oggi. :3
Dream-burned,
wandering children of shade
Sono seduti sul
cumulo di sabbia sul retro del giardino, ribelli e spavaldi nel tacere le loro
coscienze che, sibilando, ricordano loro del divieto di giocarvi.
Papà
non lo saprà mai,
ha esclamato con un sorriso da brigante Dean.
Il vento
proveniente dal nord piega dolcemente le lunghe spighe di grano e forma piccole
onde lucide, che si riversano su loro stesse senza toccare la piccola isola.
Dean trattiene a
malapena un brivido.
La pelle e i
suoi vestiti sono saturi di sudore. Ha fatto molto caldo, è luglio, e nel Texas
il sole picchia forte a tutte le ore del giorno, anche adesso al tramonto.
Gli gira anche
un po’ la testa, ora, e sa che non è un bel segno.
Torce il collo per
controllare che Sam non stia male, ma lo trova addormentato.
Chissà quando ha
chiuso gli occhi, quel moccioso.
Gli scappa un
sorriso quando lo vede arricciare il naso e la bocca in una smorfia di
disgusto, e alzare le mani verso il cielo come faceva da piccolissimo, quando
ancora non sapeva camminare ma pareva voler volare come quei aeroplanini attaccati alla sua culla.
Quando non
riusciva a toccarli (e cioè sempre da
imbranato qual’era ed è), piangeva e
scalpitava fino a quando la mamma non lo prendeva in braccio e lo avvicinava
gentilmente ai giocattoli.
Ora che la mamma
non c’è, tocca a Dean prenderlo in braccio e stringerlo. Non gli pesa come
compito, papà l’ha affidato a lui perché si fida di lui, perché Sam è
preziosissimo.
Sam è quel
piccolo frugoletto che ha vomitato latte sulla sua maglietta preferita, che gli
ha rotto il guantone da baseball, che strillava nelle sue orecchie mentre
correva a perdifiato lungo le scale sentendo sulla pelle il calore dell’incendio
e il sudore sulla fronte, freddo.
Dean rabbrividisce
una seconda volta e si guarda intorno col fiato in gola, percependo qualcosa senza nome dietro le spalle.
Il paesaggio del
Texas rimane immutato, il vento continua a sospirare e le spighe a dondolare.
Avverte un
movimento; è un attimo, apre la bocca, grida, si gira verso Sam per
abbracciarlo forte. Invece, trova il bambino di tre anni con gli occhi
spalancati e il gomito vicino al suo stomaco.
Oh, sospira, allora è stato lui.
«Sam, cre–»
«L’hai sentito?»
Sam è in una
posizione placida, con le braccia incrociate al petto (come un morto, pensa Dean terrorizzato), ma gli occhi sono
irrequieti e vorticano. Vorticano.
Dean deglutisce
rumorosamente. «Cosa?»
Sam si guarda
intorno, osserva con cura ogni dettaglio del campo e annusa perfino l’aria. Poi
gli occhi si riaquietano e le palpebre si
socchiudono. «Ah, nulla.»
(e, invece, era tutto)
Era
nata come originale. Ma poi m’è venuta in mente di convertila nella mia prima
fanfic su Supernatural, telefilm bellissimo che seguo
da pochissimo grazie alla pubblicità di Juliet.
Sono
innamorata di Dean, manco a precisarlo, e terribilmente intrigata da tutta la
saga.
E,
per chi se lo chiedesse, non shippo il Winchestercest; semplicemente il loro rapporto è adorabile
e meritava una piccola riflessione. J
Ambientata
nell’infanzia dei due fratelli, diciamo una specie di piccolo scorcio dei
poteri di Sam di cui so ben poco. Sono tipo alla 14 puntata della prima
stagione per cui niente spoiler, graaaazie.
Qualche
commento? <3
Bye,
Kaho