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Autore: ShannaInLuv    04/12/2016    3 recensioni
[Storia partecipante al contest Portami via da qui indetto da AriaBlack sul forum di Efp ]
SasuSaku|AU| Hunger Games' Universe! [ 1985 words]
« No » sussurrò. « Non morirai qui. »
« Sì, invece. »
« Stai zitta. »
Il cannone sparò.
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sakura Haruno, Sasuke Uchiha | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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There’s always you.
 


Nickname su Efp e sul forum: Shanna_RenicoBOO su EFP; Shanna_GrifthiterinEvil sul forum.
Titolo: There’s always you.
Fandom: Naruto
Genere: drammatico, sentimentale.
Personaggi (eventuale pairing): Sasuke Uchiha, Sakura Haruno; (SasuSaku)
Rating: giallo
AU scelta (+ song e/o quote, qualora ce ne siano): AU lettera H; Lose myself  - One Republic.
Introduzione: SasuSaku|AU| Hunger Games' Universe! [ 1985 words]

 
« No » sussurrò. « Non morirai qui. »
« Sì, invece. »
« Stai zitta.  »
...
Il cannone sparò.

 
Note dell’autrice: Bene, ci ho messò un po’ di difficoltà a fareci entrare tutto in 2000 parole, come previsto dalle regole, in quanto è una storia ambientata in un universo abbastanza complesso, che ha bisogno di spiegazioni, dettagli … ma spero di essere riuscita a creare qualcosa di decente e non un aborto, insomma. Questa è la prima volta che scrivo per partecipare a un contest, e non potevo che farlo per il Sasusaku – che is the way . Ringrazio al giudice per avermi permesso di partecipare a questo contest e a voi che leggerete lasciando un commento.
Un saluto, Shanna.

***

 
 
«I stared up at the sun, thought of all people, places and thing I’ve loved. »
 
 
Albeggiava, la luce del sole iniziava a tremare, prepotente, tra gli alberi, e a levarsi come un essere divino. Non riusciva a pensare che non c’era nient’altro di più bello, Sakura, non riusciva a credere che quella sarebbe stata la sua ultima alba.
E il suo ultimo giorno, probabilmente.
Sakura strinse forte le labbra e si raggomitolò ancora di più su sé stessa, accovacciandosi su quel ramo malfermo e stringendo a sé l’arco come se da un momento all’altro avrebbero potuto portarglielo via.
« Sono patetica, vero? » sussurrò al vento. Immaginava Capitol City e il suo Distretto, il Distretto due, burlarsi di lei e della sua assoluta inadeguatezza a loro, a quei giochi, a quel partner che era stato scelto con lei a quell’edizione dei Giochi.
Uno strillo acuto provenne dal basso, Sakura sobbalzò, e quando un secondo urlo squarciò l’area, confermando che la precisa ubicazione del nemico , -  e della sua vittima, probabilmente, - era sotto di lei, si alzò sulle gambe tremanti e, con l’arco sempre stretto, circondò il tronco per potersi nascondere meglio e saltare giù, silenziosa come un felino.
L’urlo, di ragazza, si sfumò nel gorgoglio di una gola squarciata a seguito di un fendente e una risata gelida.
Sakura , con i piedi a terra, si appiattì contro il tronco e cercò di scivolare tra i cespugli dietro di lei, non staccando gli occhi dalle due figure che stanziavano davanti a lei. Erano i tributi del quattro  : un tipo, albino, con una grossa ascia caricata sulla schiena, sovrastava un corpo femminile biondo. Di fianco a lui c’era la ragazza del quattro: capelli rossi fiammeggianti e fisico atletico, mentre sbuffava in faccia al compagno.
« Questa bambolina è inutile. » proferì la ragazza del quattro, mollando un calcio alla testa della ragazza morta. Sakura riuscì ad acquattarsi dietro al cespuglio, piegandosi sulle gambe molli e pregando che le sue ginocchia non cedessero proprio ora. Trattenne il fiato, osservando la scena, e quella matassa di capelli biondi; quando il ragazzo si sollevò sulle proprie gambe, vide meglio la ragazza morta, Ino Yamanaka, la ragazza che sembrava una bambola di porcellana durante l’intervista, ora riversa a terra, con il cranio diviso a metà, e il viso e gli occhi azzurri spalancati, ricoperti di sangue fresco.
La reazione fu istintiva, in Sakura, che boccheggiò dalla sorpresa e si piegò su sé stessa, cercando di fermare le lacrime che le appannavano la vista e il conato di vomito imminente che si faceva strada con prepotenza lungo la trachea. Nel farlo, emise un sottile, appena udibile, vagito.
«C’è qualcuno. »
«Cosa ?  »
«Ho sentito un verso. »
Sakura si rese appena conto che il tributo del quattro si stava dirigendo verso di lei; e Sakura si maledisse, per non essere abbastanza forte, per essere così debole di stomaco da permettere a una ragazza morta, inoffensiva, di farla uccidere. Si rimproverò di essere così inutile, e si vergognò di provenire dal rinomato Distretto 2.
Sollevò appena lo sguardo e sentì il fiato spezzarsi mentre, il tributo del quattro, avanzava verso di lei. Fu per fortuna sfacciata o tempismo perfetto, che in quel momento un cannone sparò, nell’esatta direzione opposta di dove si trovava lei, facendo girare entrambi i due nemici e facendoli allontanare.
In quel momento, mentre il rumore assordante del cannone echeggiava nella foresta, una mano premette con prepotenza la bocca di Sakura, la quale strillò sorpresa, ma il suono venne bloccato dalla mano, e quando sentì tirarsi indietro, la ragazza non poté fare a meno che agitare gambe e braccia, dimenandosi, finché un corpo estraneo la schiacciò contro il terreno, dietro a un arbusto, quasi fino a farle mancare il respiro.
Sakura aveva chiuso gli occhi, sicura che quando li avesse riaperti avesse trovato una lama puntata alla sua gola. E invece no.
Il ragazzo che la sovrastava era moro, con occhi lattiginosi e scure come due pozze d’inchiostro, la pelle diafrana, i lineamenti esili e mascolini.
Oh, lo conosceva bene quel ragazzo.
Sasuke Uchiha volse attentamente lo sguardo su di lei, respirando appena, troppo vicino alla sua faccia e sussurrando, gelido: «  Non urlare. »
Sakura annuì ancora, con il cuore troppo in agitazione e troppo confusa per dire altro, e quando Sasuke Uchiha la lasciò andare, scostandosi di lato e alzandosi, provò un moto di sollievo ma anche di dispiacere. Quel ragazzo era troppo ammaliante per esserne diffidenti.
Si alzò anche Sakura, imitando il ragazzo, stringendo l’arco come sua unica fonte di sicurezza. Aveva solo quattro frecce, comunque, quindi non aveva grandi possibilità. La faretra ne conteneva appena sette, e tre le aveva usate durante il bagno di sangue per colpire un tributo che la inseguiva, centrandolo in testa solo dopo il terzo tentativo.
« Come ti chiami ?» domandò lui, flebile.
Sakura Haruno sospirò. Certo, ovviamente, venivano dallo stesso distretto ma lei era l’unica a ricordarsi chi era lui. Il bellissimo e popolare Sasuke Uchiha, figlio di due vincitori, fratello di un vincitore e… sì, un probabile vincitore – non c’era nessun altro su cui scommettere quell’anno, lui era il candidato perfetto.
Di certo, quella persona che stava dinnanzi a lei che la fissava imperturbabile non la riconosceva come sua compagna di classe, colei che lo seguiva di nascosto e che, ai tempi della scuola, ridacchiava con le sue amiche alla vista del ragazzo.
Ma quei tempi erano andati, ormai, come parole sussurrate al vento. Ormai non ci sarebbe stato altro che quella foresta, il combattimento e la morte, per lei, oltre a quel paio di occhi gelidi che la fissavano e, probabilmente, gli ultimi occhi lontanamente amichevoli che avrebbe più rivisto.

« Of all faces, you were the one next to me »
 
 
«Sono Sakura Haruno, del tuo distretto. » replicò, con ovvietà. Il ragazzo non rispose, fece soltanto una smorfia e la sua mano scattò sul costato, mentre ringhiava tra i denti e la maglietta a maniche corte s’imbrattava di un liquido rosso.
Sakura spalancò gli occhi per la sorpresa e fece un passo verso di lui, pronta a sostenerlo, ma Sasuke fece un passò indietro, mentre la ragazza imperterrita ne fece altri due, afferrando le spalle possenti del ragazzo e forzandolo a mettersi seduto. «Sei ferito, Sas’ke -kun. E io posso curarti.» tagliò corto, grata che, almeno, la medicina fosse il suo forte.
Poteva almeno ricambiare il gesto di poco prima, pensò mentre afferrava il giusto necessario per curare le ferite, o almeno quello che aveva rubato a un ragazzo morto dinnanzi a lei.
Sollevò la maglietta e scoprì una ferita non troppo grave, grande come un taglio da coltellino svizzero ma sanguinolenta. La ripulì e la disinfettò per poi bendarla sotto il tacito consenso di Sasuke e sotto i suoi occhi che la osservavano silenziosi, facendola sentire a disagio.
«Non dovresti. Potrei ucciderti.» mormorò, sardonico, facendo sobbalzare immediatamente la ragazza, la quale rassettò l’angolo della benda e indietreggiò, allontanandosi il più possibile da lui e fissandolo, guerriera.
«L’avresti già fatto, Sas’ke-kun» ribatté, anche se Sakura sentiva il flusso sanguigno aumentare, e il cuore pompare, dalla paura.
Sasuke sorrise, non era un sorriso gentile, caldo o sicuro, era l’opposto: freddo, manipolatore e beffardo, andandogli a deformare quasi il viso. «O forse avrei fatto bene a farti uccidere da quel tipo, risparmiandomi la fatica.» e si alzò, senza dire altro, voltandole le spalle.
Sakura, che in quel momento si sentiva un piccolo cucciolo di leone, non poté evitare di seguire i movimenti di Sasuke, aggrappandosi a lui, sperando che l’aiutasse, che non l’abbandonasse in quel gioco. Poteva essergli utile, pensò tra sé e sé, poteva occuparsi del cibo, delle medicazioni e… okay, non era un’ottima combattente ma poteva abbattere qualche carne fresca con le frecce e…
«Lasciami venire con te.» sussurrò appena, facendo fermare l’andatura del ragazzo, che si voltò e la guardò con gli occhi scuri ridotti a due fessure.
«Sei noiosa, solo perché ti ho salvata una volta questo non vuol dire che tu debba starmi appiccicata e seccarmi. Oltretutto sei pure inutile.» la frecciò pungente, voltandosi nuovamente e proseguendo il suo cammino, scomparendo così tra la folta vegetazione.
Prima di scomparire del tutto, però, lo udì pronunciare sommessamente quelle parole: «Mancano soltanto sette tributi. »

 
***

 
Ci aveva pensato più e più volte, Sakura, alle parole del ragazzo e su una possibile spiegazione di cosa significassero. Mancavano sette tributi, e allora? Non aveva forse detto che lei era un impiccio, che non l’avrebbe protetta più, che non si sarebbero più rivisti e che lei avrebbe fatto soltanto meglio a morire?
Chi era quel ragazzo dagli occhi scuri che l’aveva salvata e poi rinnegata?
Comunque, quella non era stata l’ultima volta del suo incontro. Si erano rivisti quando, all’alba del terzo giorno, era stato annunciato un banchetto di provviste alla Cornucopia; lei si era precipitata lì all’alba, sperando di incontrare gli altri tre tributi restanti, e si sorprese quando lo vide superarla, con lo zaino in spalla e lanciarle un’occhiata in tralice. Non era stata la sola ad avere quell’idea, a quanto pareva.
Sakura lo sapeva che avrebbe dovuto ignorarlo, ma fu più forte di sé stessa: si voltò mentre Sasuke sfrecciava via, incontrando lo sguardo sorpreso del ragazzo e il suo corpo fermarsi di botto, incespicando sull’erba e indicandole qualcosa.
Sakura stava per guardarsi alle spalle quando una presa forte la strattonò per il collo, piegandole il corpo e stringendole la gola fino a quasi soffocarla. Un grido gorgogliato tra la saliva schiumante uscì dalle sue labbra, mentre questa forza lo sollevava da terra e le faceva perdere la cognizione della gravità, mentre agitava le gambe nel vuoto.
La nebbia era troppo offuscata per vedere, e lei stava per morire, quando il tributo la lasciò ricadere a terra. Sakura batté il naso contro il terreno umido di brina, mentre probabilmente si rompeva il setto nasale e sputava, vomitava, gorgogliava riversa su sé stessa.
Ansimò, cercando di tenere la testa sollevata mentre dei rumori di battaglia continuavano incessanti alle sua spalle; poi la vista iniziava a tornargli normale, diede una sbirciatina e intravide Sasuke mentre infilzava con la sua katana un ragazzo biondo. Dietro la Cornucopia spuntò un altro ragazzo, che Sakura riconobbe come l’albino del quattro, mentre correva verso di lei e affondava l’ascia, Sakura afferrò il suo arco e riuscì a bloccare il colpo infilando una freccia a caso nel ventre del nemico. Il tributo del quattro lasciò andare la sua ascia, sorpreso, tastandosi lo stomaco ed estraendo la freccia con un ringhio, guardandola furioso.
Sakura indietreggiò su sé stessa ma il tributo del quattro riuscì ad afferrarle i capelli e a sbatterla violentemente sul terreno. Sakura urlò e quando il corpo del tributo la sovrastò neanche riusciva più a farlo, perché il suo braccio si ruppe con un sonoro crack.
E, di nuovo, fu salvata da Sasuke, che infilò la katana nel collo del nemico, facendolo cadere di lato. Sakura rivolse  il suo sguardo a Sasuke : erano rimasti solo loro due. Sasuke aveva vinto davvero, ce l’aveva fatta, ora poteva morire in pace. Un sorriso si increspò sulle labbra della ragazza, mentre queste venivano bagnate dalle lacrime salate.
 

« If I lose myself tonight, it’ll be you and I. »

 
 
« Hai vinto tu, hai vinto. Sei proprio grandioso, non c’è dubbio che io mi sia innamorata di te. »
Sasuke non l’ascoltò, mentre iniziava  a toccarla convulsamente, a guardarle gli occhi gonfi e rossi, e a  toccarle la ferita sul cranio che le giungeva alla faccia. « No » sussurrò. « Non morirai qui. »
« Sì, invece. »
« Stai zitta.  » le sibilò velenoso mentre estraeva un coltellino dalla cinghia dei pantaloni, affondò la punta della lama nel suo avambraccio e scavò, Sakura urlò di dolore ma non ebbe poi neanche la forza di liberarsi. Poi , Sasuke , fece una lieve pressione nell’avambraccio, ancora, un ultima volta, mentre con uno scatto fulmineo si allontanò da lei e cadde a terra.
« Ora sta’ zitta.  »
Il cannone sparò.
La voce e il suono provennero ovattati alle orecchie di Sakura che, con gli occhi chiusi, si sentì librarsi in aria, sempre di più e, quando li riaprì si vide a metà strada tra l’Overcraft e Sasuke che la fissava in basso dal terreno.
Sasuke Uchiha l’aveva salvata, di nuovo.
   
 
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