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Autore: Robigna88    05/12/2016    0 recensioni
Allison Marie Morgan ha un passato ingombrante ed un presente difficile. Al futuro nemmeno ci pensa perchè, a causa del suo "lavoro", dubita che ne avrà uno. Allison è infatti una cacciatrice del soprannaturale; una temuta ma giusta. Quando la felicità che credeva impossibile busserà alla sua porta, avrà il volto bello ed elegante del primo vampiro della storia; il millenario e potente Alpha Joseph Baxter. L'ombra di un'antica profezia però rischia di oscurare quel sentimento rendendolo più difficile di quanto già non sia.
Genere: Drammatico, Horror, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Spesso i personaggi e le storie ci girano in testa per anni prima che noi troviamo il coraggio di farli uscire fuori. Io l'ho trovato e ho scritto e pubblicato un libro Fantasy popolato di vampiri e cacciatori, streghe e creature soprannaturali e anche angeli e demoni. Vi lascio un assaggio e spero che vorrete comprarlo e premiare il mio coraggio e i miei personaggi :D vi lascio il link: The Family Business - La profezia

Il venticinque Aprile era sempre un giorno particolare per lei e per la sua storia.

Segnava, in qualche modo, un punto di svolta. Era il giorno in cui aveva perso tutto; la sua famiglia, la sua giovinezza e la sua normalità.

Il venticinque Aprile di diciassette anni prima un vampiro era stato invitato in casa e aveva massacrato i quarantaduenni Alice e Christopher Morgan nel salotto, sul divano di pelle chiaro sul quale stavano spesso seduti a guardare la televisione con i figli Allison Marie e Matthew.

La versione ufficiale di quella tragedia voleva che ad ucciderli fosse stato un ladro entrato nella loro bella villa per una rapina che poi era finita nel sangue.

L’unica sopravvissuta era stata la figlia adolescente che in quel momento non era in casa e che aveva poi trovato i cadaveri dei suoi cari riversi in un lago di sangue.

La versione ufficiosa però, che era anche quella vera, era tutt’altra. Ad uccidere i coniugi Morgan era stato il loro figlio maggiore, Matthew.

Sabato, venticinque Aprile millenovecento novantotto, la diciassettenne Allison Morgan aveva perso tutto.

Domenica venticinque Aprile millenovecento  novantanove era iniziata la sua lunga strada per la vendetta.

 


 

PROLOGO

 

 

 

LOS ANGELES, CALIFORNIA

 

2013

 

Non era certa di quello che la tizia di fronte a lei stava dicendo. Poteva vederla muovere la bocca ad un ritmo che indicava chiaramente che stava parlando con lei, ma se le avessero chiesto di ripetere anche solo una parola, Allison Marie Morgan non avrebbe potuto farlo.

Perché non stava prestando attenzione. E dubitava che avrebbe iniziato a farlo.

Era il venticinque Aprile duemilatredici. Un sabato assolato e caldo in quella Los Angeles che sembrava essere in una perpetua estate.

Fuori un sole magnifico illuminava ogni cosa, orde di ragazzi tornati per le vacanze dal college affollavano le spiagge di Orange County e il cielo era così azzurro da sembrare quasi finto.

Non c’era l’ombra di una nuvola sulla città degli Angeli, ma nel cuore di Allison regnava un buio che le teneva compagnia oramai da quasi quindici anni.

Mentre fingeva di ascoltare quello che la giovane donna sedutale accanto in biblioteca le stava dicendo, la sua mente tornò indietro alla primavera di molti anni prima… all’odore ferroso che aveva sentito forte quando era entrata in casa, al rosso semi rappreso che le aveva sporcato le mani e il vestito quando era scivolata sul sangue dei suoi genitori raggiungendoli sul pavimento, speranzosa di trovare in loro ancora un alito di vita che però non c’era.

Il suo pensiero fece un salto in avanti, al giorno in cui aveva scoperto che ad ucciderli era stato suo fratello.

La verità le era arrivata come un pugno dritto in faccia dalla voce decisa e dall’accento lievemente francese del migliore amico di suo padre, Victor Monroe. L’uomo che poi l’avrebbe cresciuta come una figlia.

Quella stessa voce le aveva spiegato che Matthew non era se stesso quando aveva compiuto quel gesto, che quello che la gente chiama leggenda metropolitana esiste davvero, che i vampiri esistono… e suo fratello era uno di loro.

Christopher ed Alice erano a conoscenza del mondo soprannaturale ma non sapevano che anche il loro figlio ne fosse parte. Ecco perché per lui entrare non era stato difficile quella fatidica notte.

Ad Allison era servito un po’ per metabolizzare il fiume di informazioni che Victor le aveva fornito. Ma tre giorni dopo, al funerale della sua famiglia, ogni cosa aveva preso un posto preciso nella sua mente.

Quel giorno, durante la funzione per onorare la vita dei suoi genitori e piangerne la morte, aveva stretto mani e sentito parole di cordoglio per la perdita di quelle tre anime buone e pure; la versione ufficiale voleva infatti che anche Matt fosse morto durante la rapina ma che del suo corpo, atrocemente, non fosse rimasto molto su cui piangere.

Quella bugia le aveva aperto le porte a nuove consapevolezze; la polizia di Los Angeles non era del tutto nuova a quel tipo tragedia e il sergente che era giunto sul luogo del delitto era un caro amico di Victor.

 “Mi scusi, ha sentito quello che ho detto?”

Allison si ridestò dai suoi pensieri e guardò la sua interlocutrice negli occhi; c’era attesa in quelle iridi verdi e così si sforzò di rimanere concentrata.

Aveva sentito quello che aveva detto? Non proprio… ma chiederle di ripetere tutto sarebbe stato troppo scortese. Il perché poi le stesse parlando, considerato che non si conoscevano neppure, rimaneva un mistero.

La donna suppose che si trattasse di una di quelle persone che non si fanno problemi ad iniziare una conversazione con il primo capitato. Ne aveva visti tanti nel corso degli anni ma negli occhi di chi ascoltava non aveva mai visto lo stesso entusiasmo che illuminava quelli di chi parlava.

“La sua collana” le ripeté l’altra quasi le avesse letto nella mente. “Mi piace molto e le ho chiesto se potesse per favore dirmi dove l’ha comprata.”

Istintivamente Allison strinse tra le dita il ciondolo di oro bianco e diamanti a forma di A dal quale non si separava mai. Neppure quando faceva la doccia.

“È un regalo… da parte di mia madre. Non so dirle altro, mi dispiace” spiegò alzandosi. “Ora mi scusi, ma devo davvero andare. È stato un piacere incontrarla, alla prossima.”

La giovane le sorrise, con un sorriso bianco e luminoso e la salutò con un gesto della mano.

Allison lasciò la biblioteca rovistando nella borsa alla ricerca delle chiavi della sua auto, poi la raggiunse al posto in cui la parcheggiava quasi sempre quando andava lì. L’unico fanalino anteriore funzionante del suo maggiolone sembrò farle l’occhiolino quando la aprì schiacciando il pulsante sul telecomando, e lei pensò che era decisamente il caso di farlo sistemare.

Forse, le avrebbe detto Victor se fosse stato lì con lei, sarebbe il caso di cambiare proprio l’auto. Ma quel rottame rosso glielo aveva lasciato sua madre, come la collana che teneva sempre al collo. Aveva un valore affettivo e in fondo funzionava ancora discretamente.

Sarebbe rimasta con lei fino alla fine, fino a quando sarebbe stata in grado di portare in giro il suo fondoschiena depresso e l’arsenale nel bagagliaio, si disse mentre saliva a bordo. Un suono strano proveniente dal motore le fece temere che forse la fine era vicina.

 

***

 

Allison poggiò i fiori sul prato e fece qualche passo indietro stringendo tra le mani una bottiglia di bourbon. Le piaceva andare lì sempre a quell’ora, a notte fonda, quando non c’era nessun altro e il silenzio regnava padrone.

“I fiori sono per te mamma,” sussurrò stappando la bottiglia e alzandola poco in alto. “Questo invece è per te papà!”

Bevve un lungo sorso, poi scosse il capo come per scacciare via il forte sapore di alcool. Poggiò la bottiglia accanto ai fiori e si rimise dritta, in attesa di trovare le parole giuste, che però sembravano non arrivare mai.

“Vorrei potervi dire che sono riuscita a vendicare la vostra morte ma mentirei se lo facessi,” disse infine. “Non sono ancora riuscita a trovare Matt o meglio, non sono ancora riuscita ad ucciderlo.”

Mentre lo diceva si chiese se era davvero quello che loro avrebbero voluto. Se ripensava ai suoi genitori, alla dolce e gentile insegnante di musica dai capelli rossi e gli occhi grigi e al compassionevole e importante neurochirurgo, pensare che vendetta fosse quello che desideravano le veniva difficile.

In fondo, nonostante tutto, era certa che se fossero sopravvissuti avrebbero perdonato Matthew. Allison invece non ci riusciva.

Sapeva che suo fratello aveva agito in preda ad un impulso animale che forse non era stato in grado di controllare, sapeva che quando aveva squarciato il petto della loro madre e spezzato il collo del loro padre, non era il Matt che amavano. Non era il fratello attento e protettivo, non era il figlio maggiore cocco di mamma e non era il ragazzo che scriveva storie bellissime col sogno nel cassetto di vederle pubblicate.

Era strano, rifletté, che non avesse ucciso anche lei. In fondo tutto quello che avrebbe dovuto fare, sarebbe stato aspettare il suo rientro e farla fuori come aveva fatto con i loro genitori.

Ma quando lei era arrivata lui non c’era e dopo di allora erano passati molti anni prima di rivederlo.

In quegli anni Allison aveva imparato tutto quello che era necessario sapere sul soprannaturale e sulla caccia, aveva scoperto che a dispetto di quel che tutti credevano, esisteva una fitta rete di cacciatori e che non tutti provavano dispiacere per la storia della sua vita. Anzi, molti sostenevano di aver sentito storie peggiori.

E soprattutto, si era fatta tanti nemici. Il primo e più cattivo, proprio suo fratello. Cacciava oramai da tredici anni e si era fatta un nome e una reputazione e oltre a quelli un numero sempre crescente di gente che la voleva morta.

Di Matt aveva perso le tracce due anni prima, quando dopo essersi ritrovata faccia a faccia con lui dopo anni di inseguimenti finiti nel nulla, non era stata capace di ucciderlo perché in quegli occhi scuri aveva rivisto il fratello che aveva amato e la sua emotività l’aveva quasi uccisa.

Era stata una strega a salvarle la vita e mettere in fuga suo fratello. Belinda, quello era il suo nome, le aveva poi raccontato che Matt aveva provato ad uccidere sua sorella dopo averla irretita raccontandole storie sul potere che l’immortalità le avrebbe dato se solo gli avesse permesso di trasformarla.

Con la bella donna dai potenti poteri Allison aveva finito con lo stringere amicizia e quella era l’unica vera amica che poteva dire di avere. Anche se non la vedeva spesso come avrebbe voluto. Promise a se stessa di concedersi una piccola vacanza a Scranton, Pennsylvania, quanto prima. Le serviva un po’ di relax e nel bar che Belinda gestiva c’era sempre dell’ottima roba ad aspettarla per scaldare il freddo che sentiva dentro.

Si mise a sedere sul prato, come faceva tutte le volte, e incrociò le gambe pronta a raccontare ai suoi tutto quello che le era successo negli ultimi tempi; non molto ad essere onesti, a parte qualche caso noioso e qualche sfuriata di Victor che la accusava di essere troppo impulsiva a volte e troppo spericolata. Finirai per farti ammazzare prima o poi, con quel tuo atteggiamento da invincibile, le diceva continuamente.

Lei non rispondeva mai, ma pensava che comunque prima o poi sarebbe morta in ogni caso, con la vita che faceva più prima che poi.

Respirando a fondo si accorse che un po’ le mancava l’avventura, Los Angeles era stranamente calma in quel periodo. Oramai si annoiava senza qualche caso difficile da risolvere e senza qualche mostro da uccidere. Un bip sul suo cellulare la avvertì di un messaggio e anche se con riluttanza lo prese e lesse.

Il nome di Ryan Constance comparve affiancato ad una foto che aveva più o meno quattro anni; l’uomo stringeva in mano, fiero, una bottiglia di scotch invecchiato quindici anni che proprio lei gli aveva regalato dopo che l’aveva aiutata in un caso.

Ho un caso strano, adatto a te quindi. Ti va di raggiungermi ad Atlanta e lavorare insieme come ai vecchi tempi? Il posto è sempre quello, così recitava il messaggio di testo.

La donna si prese qualche secondo per pensarci, poi digitò velocemente una risposta. Parto subito. Cerca di non farti uccidere fino al mio arrivo.

 

***

 

Il posto di cui Ryan aveva parlato nel messaggio era un vecchio capanno in riva ad un lago nel bosco inoltrato intorno ad Atlanta. Era proprio lì che si erano conosciuti lui e la cacciatrice oramai troppi anni prima per poterli contare. Quando Allison era arrivata lui si era già occupato di un dannato mutaforma che aveva fatto diverse vittime prima che un proiettile d’argento gli trapassasse il cranio.

Ryan Constance non aveva mai amato troppo le armi e principalmente perché gli ricordavano il padre violento che finiva sempre con l’ubriacarsi e minacciarlo brandendo un coltello. Non c’era una madre a proteggerlo, lei era morta quando Ryan era solo un bambino e lui se la ricordava a malapena.

Secondariamente non gli piacevano perché non ne aveva mai avuto bisogno; Constance era nato con un dono e quel dono faceva di lui uno dei più grandi stregoni buoni che il mondo avesse mai conosciuto. Ma a volte, come nel caso di quella infida creatura, usare una pistola era necessario. Al capanno ci era arrivato seguendo diverse tracce e una volta dentro si era reso conto che quel posto era una vera meraviglia; c’erano aggeggi di qualunque tipo e libri sulla magia e sull’occulto. Di chiunque fosse stato un tempo, ora sembrava abbandonato, quindi decise che sarebbe diventato il suo rifugio.

Allison Morgan aveva seguito le stesse tracce e al suo arrivo gli aveva quasi sparato. C’era stata una piccola guerra di sguardi, poi tutto si era chiarito e una strana amicizia era iniziata davanti a due pinte di birra e due bistecche che lei aveva pagato.

Era ricca dopotutto, unica ereditiera di una famiglia che era stata sterminata da un figlio vampiro, solo che questo lui lo aveva scoperto dopo. Se non ricordava male, quando si erano conosciuti, lei cacciava da circa tre anni e benché fosse ancora alle prime armi Ryan aveva notato che era parecchio in gamba. Lo aveva percepito subito… Allison era destinata a grandi cose e il tempo gli aveva dato ragione.

Tirò l’ultima boccata dalla sua sigaretta mentre lei fermava l’auto davanti a quel piccolo rifugio, due giorni dopo il suo messaggio, e scendeva con l’aria stanca di chi non dormiva da troppo tempo.

“Finalmente” le disse raggiungendola. “Hai fatto con comodo.”

Lei ridacchiò raccogliendo i capelli in una disordinata coda di cavallo. “Ho guidato per due giorni, potresti almeno far finta di essere gentile?”

“Stai invecchiando Morgan” la prese in giro lui, ma afferrò il suo borsone precedendola dentro il capanno. “Qualche anno fa non ci avresti messo così tanto.”

“Qualche anno fa non avresti avuto bisogno di me per risolvere un caso” replicò la donna, guadagnandosi uno sguardo quasi offeso. “E non guardarmi in quel modo, hai iniziato tu.”

Ryan lanciò il borsone sul piccolo divanetto e le offrì una birra mentre lei si lasciava cadere su una sedia. “Come vanno le cose nell’assolata California?” le chiese.

“È tutto stranamente tranquillo in questo periodo, una noia mortale.”

“Annoiarsi non è sempre un male” l’uomo bevve un lungo sorso. “Quando ti avrò mostrato il caso per il quale ti ho chiamata desidererai tornare ad abbronzarti su una sdraio a bordo piscina.”

Allison poggiò la birra su tavolo e si schiarì la voce. “Sei stato molto criptico nel messaggio, di che si tratta?”

“Un vampiro.”

“Un vampiro?”

“Un vampiro molto feroce. L’ho catturato e adesso è incatenato ad una sedia nella stanza in fondo.”

“Un vampiro molto feroce?”

Ryan allargò le braccia. “Cosa diavolo c’è, l’eco? Perché continui a ripetere le cose che dico?”

La cacciatrice scosse il capo confusa. “Mi hai fatto guidare per due giorni per un vampiro?”

“Cosa ti aspettavi? Un’apocalisse per caso?”

“Non lo so, ma di certo non mi aspettavo un vampiro. Un vampiro che tra l’altro non deve essere così feroce se sei riuscito a catturarlo ed incatenarlo. Perché non gli hai semplicemente piantato un paletto nel cuore dopo averlo imprigionato?”

“Beh forse non l’ho proprio catturato” Ryan sospirò. “Diciamo che si è… consegnato.”

“Consegnato?”

“Ah, sei irritante quando fai così” l’uomo si mise a sedere di fronte a lei. “Ci sono state quattro vittime nelle ultime due settimane, la polizia continuava a parlare di attacchi animali, ma loro non sanno quello che sappiamo noi. Così ho fatto qualche indagine, ho seguito delle tracce e l’ho trovato; se ne stava in mezzo al bosco, tutto sporco di sangue e intorno a lui c’erano altri quatto corpi. Quando si è accorto di me mi sono preparato alla battaglia ma lui mi ha chiesto di fermarlo.”

“Che intendi?”

“Piangendo mi ha detto che non riesce a fermarsi e che se non lo avessi fatto io avrebbe ucciso ancora, che era un istinto che non riusciva a controllare. Blaterava di un certo Joseph e di una Danielle e di un branco di lupi che aveva fatto fuori prima di scappare.”

“Scappare da cosa?”

“Non ne ho idea, e non ho fatto molte domande. Ho aspettato qualche istante, credevo che stesse bluffando, ma poi si è avvicinato ai corpi dei quattro che aveva ucciso e ha iniziato a chiedere loro perdono. A quel punto ho pensato che fosse fuori di testa, beh più fuori di testa di un normale vampiro, e con la magia gli ho spezzato il collo. Poi l’ho portato qui.”

“E hai chiamato me perché esattamente?”

“Perché tu sei Allison Morgan, i nemici ti temono ma ti rispettano perché non uccidi per principio ma solo se necessario e… nonostante gli otto morti non sono certo che piantargli un paletto nel petto sia davvero necessario.”

“Otto persone Ryan. Ucciderlo è diventato necessario dopo il secondo cadavere.”

“C’è qualcosa in lui Allison” Ryan sembrava dubbioso, combattuto. “Qualcosa che non so spiegare.”

La cacciatrice si passò una mano sul viso. “Okay, portami da lui.”

 

***

 

Il vampiro feroce, come Ryan lo aveva definito, era privo di conoscenza quando Allison era entrata nella stanza. Forse dormiva o forse fingeva, o aveva perso i sensi perché non si nutriva da due giorni ed era debole.

Non importava, perché lei aveva delle domande e sapeva esattamente come svegliarlo. Con calma, tirò fuori dalla tasca interna della sua giacca un pugnale e glielo conficcò nella coscia destra con tutta la forza che aveva. Dalla gola del vampiro si levò un urlo di dolore, aprì gli occhi e li fissò su di lei aguzzando i canini per qualche secondo, poi ritraendoli gemendo piano.

“Scusa” gli disse la donna in torno sarcastico. “Dormivi e avevo bisogno che aprissi gli occhi perché devo farti qualche domanda. Forse avrei potuto scuoterti invece di pugnalarti ad una gamba ma…”

“No!” esclamò lui scuotendo il capo. “Mi sono meritato il dolore che mi hai appena causato,  è anche troppo poco come punizione per quello che ho fatto.”

Allison e Ryan si scambiarono una rapida occhiata, negli occhi castani dello stregone c’era un’espressione che sembrava volerle dire che l’aveva avvertita, quel tizio era strano.

“Quando dici quello che ho fatto, intendi le otto persone che ti sei bevuto, giusto?” la cacciatrice tirò via il pugnale, con un panno vecchio gettato lì a terra lo ripulì e lo rimise in tasca. “Vuoi farmi credere che ti senti in colpa?”

“Non volevo ucciderli.”

“Non volevi ucciderli prima o dopo aver conficcato i tuoi canini nel loro collo?”

“Non riesco a controllarlo…” mormorò lui scuotendo il capo. “Io ci provo ma a volte mi assale una rabbia che non riesco a controllare.”

“Chi è Joseph?” incalzò Allison ricordandosi di quello che le aveva detto Ryan.

Il vampiro sgranò gli occhi, poi la guardò. Dentro quelle iridi chiare, Allison ci avrebbe giurato, c’era del reale senso di colpa. “È il mio migliore amico e il mio creatore. Joseph Baxter, l’Alpha. Vivevamo tutti insieme ad Easton, Pennsylvania. Ma poi ho fatto una enorme cazzata e sono dovuto fuggire.”

Ryan fece qualche passo avanti nella stanza, incrociò le braccia sul petto e si poggiò due dita sulla tempia. “Quando dici Alpha, intendi il capo del tuo nido, giusto?”

“No, intendo il primo di tutti i vampiri.”

Calò il silenzio per un attimo, poi Constance si voltò a guardare Allison con un’espressione divertita sul viso. “Ti manca la noia della California, vero?”

Allison serrò le mascelle prima di tirare fuori il suo cellulare. “Sta’ zitto, Ryan.” Calò di nuovo il silenzio, l’unico rumore erano le scarpe della cacciatrice che faceva avanti e indietro per la stanza. D’un tratto si fermò e respirò a fondo guardando il vampiro. “Come ti chiami?” gli chiese sotto lo sguardo perplesso di Ryan.

“Oliver Black.”

“Okay” la donna si tolse la giacca, di improvviso sentiva caldo. “Ecco cosa faremo. Oliver, tu rimarrai qui, Ryan ti nutrirà a piccole dosi e io… io penserò al resto.”

“No ti prego” la implorò il prigioniero. “Devi uccidermi, sono pericoloso e non voglio fare male a nessuno.”

“Ucciderti e diventare il nemico numero uno dell’Alpha? No grazie, credo che passerò per questa volta.”

“Che vuoi fare?” le chiese Ryan a bassa voce. “Qual è il piano?”

“Chiederò alla mia amica Belinda, che si trova ad un’ora da Easton, di recapitare un messaggio a Joseph Baxter.”

“E poi?”

“Poi non lo so ancora” Allison cercò il numero della sua amica in rubrica. “E comunque è inutile che parli sottovoce, è un vampiro e ha il super udito.”

E con questo uscì dalla stanza.

 

***

 

Allison si era quasi addormentata quando Danielle, la lupa che da quel che aveva capito era la migliore amica dell’Alpha, uscì dalla stanza nella quale lei e il misterioso Joseph si erano rinchiusi con Oliver subito dopo il loro arrivo, un’ora prima. La cacciatrice sobbalzò e si alzò a sedere sul divano passandosi una mano sul viso mentre la ragazza usciva come una furia dal capanno, dietro di lei stava calmo il signor Baxter.

Lo aveva osservato per qualche minuto prima; elegante e tranquillo. Emanava qualcosa di rassicurante e misterioso con quei suoi occhi imperscrutabili.

“Ha un bel caratterino” mormorò spostandosi i capelli indietro.

Joseph si voltò a guardarla, non aveva più la giacca elegante che portava al suo arrivo ma era comunque molto formale nell’aspetto e nella postura. “Voglia perdonare la mia amica signorina Morgan, è fin troppo… irruenta a volte. Anche se a dire il vero ha un buon motivo per essere arrabbiata.”

Allison abbozzò un sorriso, si mise in piedi e raggiunse il piccolo frigo sul lato opposto della stanza. Prese due birre e gliene porse una.

“Scommetto che lei è più un tipo da vino” gli disse quando vide lo sguardo perplesso sul suo viso. “Lo preferisco anche io, ma questa non è casa mia e il mio amico Ryan adora la birra.”

Joseph stappò la sua bottiglia e la sollevò. “So adattarmi” le disse prima di bere un lungo sorso. “Vorrei ringraziarla per avermi avvertito e non averlo ucciso, come altri cacciatori avrebbero fatto.”

“L’esperienza mi ha insegnato che non è tutto nero o bianco, mai. Neppure in questo mondo.”

Il vampiro annuì facendo vagare lo sguardo per un attimo, infine guardò di nuovo Allison. “Oliver non è cattivo, ha solo un brutto passato. Quando l’ho trasformato era un vero disastro; un fotografo squattrinato senza speranza, disilluso. Avrebbe fatto una brutta fine e così ho pensato che trasformandolo avrei potuto dargli una seconda possibilità. Pensavo che sarebbe stato capace di lasciarsi il passato alle spalle ma dopo alcuni anni di tranquillità ha iniziato ad avere questi momenti bui. Perde il controllo e…”

“Non deve giustificarsi o giustificarlo. Io non sto giudicando e se vuole tutta la verità, l’unico motivo per cui non l’ho ucciso è perché non volevo farmi nemico un essere potente come lei. Ho già abbastanza problemi con la mia famiglia, ho pensato che era meglio lasciare che fosse lei ad occuparsi della sua.”

Joseph accennò una risata posando ciò che rimaneva della sua birra sul ripiano della cucina. “La sua onestà è una boccata d’aria fresca. Ma immagino che glielo dicano spesso.”

“Non così spesso” Allison sorrise spostandosi una ciocca di capelli. “Ho un amico, uno stregone spagnolo. Si chiama Jonas e una volta mi disse una cosa che adesso vorrei dirle. Qualcosa che spero si ricorderà la prossima volta che deciderà di ripulire i casini di Oliver.”

“La ascolto.”

“Il passato e le circostanze possono in parte influire sulla personalità di una persona ma alla fine siamo solo noi a decidere cosa diventare.”

“Immagino che lei parli per esperienza, visto il suo passato.”

“Quindi sa chi sono.”

“Tutti gli esseri soprannaturali su questa terra sanno chi è lei, signorina Morgan. Lei è la bellissima, coraggiosa e giusta cacciatrice del soprannaturale tradita dal sangue del proprio sangue.”

Allison restò a fissarlo per alcuni secondi che sembrarono infiniti, con una strana sensazione al centro dello stomaco. Poi Oliver arrivò cambiato e pulito e pronto per andare via.

“Sono pronto” disse con un sorriso imbarazzato prima di guardare la cacciatrice per un istante.

“Bene!” esclamò proprio lei schiarendosi la voce. “Cerca di stare fuori dai guai. Joseph sembra molto paziente, ma anche la pazienza ha un limite.”

Il vampiro annuì strofinandosi gli occhi, poi seguì il più saggio Alpha verso la porta.

“Spero di rivederla signorina Morgan” le disse Joseph voltandosi a guardarla un’ultima volta prima di uscire. “In circostanze migliori, si intende.”

“Lo spero anche io” mormorò lei, ma lo fece solo dopo che lui fu uscito.

 

 

 

EASTON, PENNSYLVANIA

 

2014

 

Perché avesse deciso di partecipare a quella festa proprio non lo sapeva, ma quando l’invito del misterioso signor Baxter era arrivato, aveva pensato perché no? Si trovava comunque in zona.

Mentre beveva da una coppa di champagne Allison si accorse di Joseph che era sulla pista da ballo, stretto da una donna di mezza età che continuava a parlare. Lui la guardava, ma la cacciatrice ebbe le sensazione che non stesse ascoltando neppure una parola di quello che stava dicendo.

Senza pensarci, si mosse e li raggiunse.

“Salve,” disse attirando l’attenzione di entrambi, soprattutto della signora. “Ballate così bene che mi è venuta voglia di provare, le dispiace?” chiese proprio a lei indicando l’uomo con un gesto discreto del capo.

“Oh ma certo!” esclamò la donna indietreggiando. “Ne approfitterò per riposarmi un po’ in attesa del prossimo valzer” concluse allontanandosi, lanciando un’occhiata maliziosa al suo accompagnatore prima di voltarsi e sparire tra la gente.

Allison sollevò un sopracciglio, poi volse lo sguardo all’uomo chiuso in un elegante smoking. “Mi sembrava che avesse bisogno di aiuto e visto che mi piace aiutare la gente ho pensato che era il caso di darle una mano.”

Lui sorrise inumidendosi le labbra con la punta della lingua e le porse la mano. Lei la accettò e si lasciò condurre al centro della pista da ballo sollevando poco il vestito che indossava per non inciampare.

“È venuta…” mormorò, ed Allison notò che si era quasi dimenticata quella voce calda e sensuale.

“Sono venuta” rispose lei cercando di seguire la musica. “Quando il suo invito è arrivato non ero certa di voler partecipare a questa festa ma poi ho pensato che magari sarebbe stato divertente. Ah a proposito, la mia amica Belinda ha detto che non ci farà più da tramite, quindi se pensa che vorrà rivedermi ancora, Joseph, credo che dovrà darmi il suo numero.”

Il viso dell’Alpha si colorò di un sorriso. “Oppure lei potrebbe darmi il suo,” le disse. “E magari potremmo darci del tu, che ne dici?”

Allison annuì. “Vada per il tu” si guardò intorno e infine sospirò. “Non ho più avuto notizie di Oliver dall’ultima volta che l’ho visto l’anno scorso. Anzi, dall’unica volta in cui l’ho visto… sta bene?”

“Sta bene” sussurrò Joseph facendola girare su se stessa stringendola poi con decisione e poggiandole una mano sulla schiena lasciata scoperta dal vestito. “Grazie per avermi sottratto a quella signora, sembrava gentile ma non la smetteva di parlare. Stavo per soggiogarla affinché facesse silenzio.”

Lei rise e fu allora che comparvero quelle deliziose fossette sulle sue guance. “È stato un piacere.”

Si fissarono per alcuni istanti, poi Allison parlò.

“Forse dovresti soggiogare me affinché balli bene, non sono proprio capace e credo che anche gli altri invitati se ne siano accorti, visto che mi sento tutti gli occhi addosso.”

“Non credo che ti stiano guardando perché non sai ballare,” gli fece notare lui. “Credo che ti guardino perché sei la donna più bella della festa e perché la musica è finita da un pezzo ormai.” Allison si fermò, costringendo anche lui a farlo. Si guardò intorno, tutti quegli occhi che la fissavano la mettevano a disagio, eppure non riusciva a staccarsi da Joseph. Il suo sguardo si posò infine su Oliver; sorrideva guardandoli, mentre la furia Danielle li osservava con aria infastidita.

“Sarà meglio che vada ora,” disse facendo un grosso respiro. “Grazie del ballo, Joseph” sorrise prima di allontanarsi. Gli occhi scuri di lui la seguirono fin quando non riuscì più a vederla.

 

***

 

Sdraiandosi Joseph si era portato il telefono all’orecchio pensando a quanto Allison Marie Morgan gli avesse stravolto la vita. L’aveva rivista quasi sei  mesi prima, dopo un anno durante il quale non aveva mai lasciato i suoi pensieri, e in quei sei mesi starle accanto, viverla, era stato come un uragano che aveva messo a soqquadro migliaia di anni di esistenza. Le aveva detto che la amava, ma lei non aveva risposto. Almeno non a parole… perché quel bacio era stato la risposta migliore che potesse dargli. Eppure dopo quel momento era sparita. Stava per lasciarle un altro messaggio quando lei entrò dentro la stanza, chiusa in un paio di jeans scuri che mettevano in risalto la morbidezza del suo corpo.

 “Allison” le disse alzandosi per andarle incontro.

Lei lo scrutò da capo a piedi e sorrise. “Non so perché mi ero fatta un’idea alquanto precisa di ciò che indossavi per dormire.”

“Che tipo di idea?”

“Pensavo indossassi qualcosa di classico, un pigiama di seta di un bel blu diplomatico ad esempio, e invece…” la donna si mise a sedere sul grande davanzale della finestra. Fuori un vento fortissimo minacciava l’inizio di un temporale.

Joseph accennò una risata andandole vicino. Con delicatezza le accarezzò le gambe facendosi largo tra di esse. “Per una volta direi che ti sei sbagliata.”

“Sì, succede anche ai migliori a volte” Allison gli poggiò una mano sull’addome nudo, sentendo un brivido pervaderla per intero quando i loro corpi entrarono in contatto. “Ho alcune richieste prima.”

Lui le baciò delicatamente le labbra, poi annuì. “Parla pure.”

“Abbiamo, o comunque stiamo per intraprendere una relazione, giusto?”

“Corretto.”

“Bene,” Allison gli baciò il collo ed il mento prima di continuare. “Affinché funzioni dobbiamo stabilire qualche semplice regola. Primo, nessun segreto. Ci diremo tutto, anche se sapremo che l’altro non sarà d’accordo, anche se probabilmente ci arrabbieremo l’uno con l’altra. Nessun segreto” la donna alzò le braccia invitandolo a sfilarle la maglietta e lui lo fece.

“Nessun segreto” ripeté sbottonandole i jeans.

“Secondo, ci preoccupiamo l’uno per l’altra, ma rispettiamo i reciproci spazi. Io mi fiderò delle tue scelte e tu ti fiderai delle mie. Magari ne discuteremo, ma non dobbiamo mai dimenticare che indipendentemente da tutto, io so ciò che faccio e anche tu sai ciò che fai.”

“Non ti dirò mai e poi mai cosa fare. Capito.”

Allison rise facendo leva sulle braccia per sollevare il bacino e permettergli di sfilarle i jeans. Joseph tirò via anche gli slip, poi lasciò che lei slegasse i laccetti dei suoi pantaloni e lentamente li facesse scendere giù per le gambe.

“Sei sveglio, hai saputo leggere tra le righe.”

Il vampiro sospirò avvicinando la bocca alla sua. “Hai altre richieste?” le domandò facendo scivolare le mani fino a fianchi.

“Dimmelo di nuovo,” la voce della donna divenne un sussurro mentre lui lentamente le scivolava dentro, stringendosela addosso, facendo aderire perfettamente i loro corpi. Chiuse gli occhi mentre il respiro diventava affannoso sotto le spinte decise ma gentili del suo amante. Quelle labbra che le baciavano il collo, l’incavo tra i seni, la bocca… lasciavano una scia di fuoco al loro passaggio.

Lui le strinse di più le mani, affondando la lingua dentro la sua bocca, in un bacio forte, intenso, appassionato. Si perse in quella danza calda e umida di cui non avrebbe più saputo fare a meno e le lasciò le mani per stringerla ancora di più. “Ti amo” le sussurrò staccandosi dalle sue labbra, “Mi hai stravolto la vita Allison Morgan.”

Le mani piccole della donna si persero tra i suoi capelli. “Ti amo anche io” rispose un attimo prima che l’orgasmo la scuotesse facendola gemere profondamente.

Joseph la seguì dopo pochi secondi; le dita strette sulle sue cosce, il viso perso tra i suoi capelli. Si sentì felice come non si sentiva da secoli, mentre le dita della donna che amava gli accarezzavano la nuca.


Spesso i personaggi e le storie ci girano in testa per anni prima che noi troviamo il coraggio di farli uscire fuori. Io l'ho trovato e ho scritto e pubblicato un libro Fantasy popolato di vampiri e cacciatori, streghe e creature soprannaturali e anche angeli e demoni. Vi lascio un assaggio e spero che vorrete comprarlo e premiare il mio coraggio e i miei personaggi :D vi lascio il link: The Family Business - La profezia
   
 
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