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Autore: BarbraGleekPotter    06/12/2016    1 recensioni
"L'aveva sentito già dalla prima volta che l'aveva  tenuto in braccio, così piccolo e profumato, che niente sarebbe più stato uguale a prima."
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Altro angosciante racconto breve di mia madre, che insiste a non volersi fare un account tutto suo... ah, che pazienza! :D
Genere: Angst, Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L'aveva sentito già dalla prima volta che l'aveva  tenuto in braccio, così piccolo e profumato, che niente sarebbe più stato uguale a prima.

Ma quel piccolo regalo, inaspettato e perciò ancor più gradito, le avrebbe cambiato la vita in una maniera che neanche lontanamente si sarebbe potuta immaginare.

Era stato facile all'inizio, nonostante tutte le amiche che erano diventate madri prima di lei le avessero parlato di notti insonni, pianti incomprensibili e ansie infinite.

Era il bambino più dolce del mondo, chiedeva solo coccole e latte, e ricambiava le attenzioni con lunghe dormite notturne e poche lacrime.

All'inizio era proprio il silenzio notturno a svegliarla, preoccupata.

Allora si alzava precipitosamente per affacciarsi alla culla a sentire il suo respiro, e solo allora si ricordava di respirare pure lei, finalmente rilassata.

Forse fu proprio per gli stati d'animo di quei momenti che ci mise un po' a rendersi conto della stranezza di alcuni particolari, come il lieve dondolare della culla o la musichina rilassante che usciva dal pupazzino al suo interno, quel gattino che era il primo e indivisibile amico di suo figlio.

Quei piccoli particolari, invece di preoccuparla, la facevano sorridere.

C'era qualcosa di rasserenante ma innocente nel pensiero che Qualcosa tenesse tranquillo il suo bambino in maniera che dormisse placidamente tutta la notte.

Sì, la sua vita era decisamente cambiata in meglio, e non solo per l'amore extra che era arrivato a colmare il suo cuore.

Una serie di piccole cose si era aggiustata piano piano, il lavoro di suo marito aveva avuto un'impennata e questo aveva avuto il duplice e felice risultato di aver portato un discreto aumento delle loro possibilità economiche e di tenerlo più impegnato di prima, più lontano da casa, così da regalarle parecchio tempo da trascorrere con il piccolo, soli soletti.

Sì, vero, forse quello era un pensiero egoista, ma lei era felice di passare tutte quelle ore con quel cucciolo meraviglioso.

Aveva pian piano ritrovato la linea snella dei suoi anni da ragazza e cercando fra i vecchi abiti che non portava da un secolo era saltato fuori pure quel ricordo di sua mamma che cercava da tempo e che temeva perduto per sempre.

Aveva vinto un discreta cifra al gratta e vinci, proprio lei che non ne comprava mai, e aveva così potuto fare una bellissima cameretta al pupo.

Non poteva chiedere di meglio dalla vita, e infatti non lo faceva.

 

 

Gli anni cominciavano a passare e il bambinetto continuava ad essere fonte di soddisfazione e serenità, tanto che sia a lei che al marito venne in mente che fosse un peccato non condividere il tutto con un altro figlio, che avrebbe potuto completare il quadro.

E infatti in poco tempo si aggiunse la gioia di una nuova gravidanza.

Ma l'idillio ebbe vita breve... a parte tutta una serie di malesseri e complicazioni, del tutto assenti nella prima gravidanza, ci fu da tener conto del cambiamento del suo piccolo ometto.

Sembrava sempre triste ed arrabbiato con lei, cominciò ad essere capriccioso e a farle i dispetti.

Non voleva più mangiare, cominciava ad urlare quando lei le andava vicino per coccolarlo o vestirlo, e anche all'asilo le avevano detto che era diventato scurrile ed aggressivo, proprio lui, il suo piccolo angelo!

 

 

"Possibile che sia la gelosia del fratellino ancora non nato?" si preoccupava lei. Cercava di essere paziente ed ancor più dolce e presente per lui, e le cose sembravano piano piano aggiustarsi.

Ma una mattina, salendo le scale per tornare nella sua cameretta a prendere un robot che lui doveva assolutamente portare all'asilo, mise un piede in fallo e rotolò giù fino al pianerottolo.

Seppe subito di aver perso il bambino che aspettava, e con la stessa sicurezza sapeva di non aver inciampato, non in qualcosa di visibile e reale.

Sdraiata scompostamente a terra, dolorante e sanguinate, il suo primo pensiero fu di girarsi verso suo figlio e dirgli qualcosa per non farlo spaventare troppo, ma quello che aveva visto doveva senz'altro essere causato dallo choc.

 

La manina sollevata, il faccino concentrato, e quel ghigno... no era sicuramente frutto della sua fantasia turbata dal momento.

Nei giorni successivi il marito fu molto presente per lei, la sua presenza era consolatoria e affettuosa, ma non sembrava far felice il bimbo, che ricominciò ad essere capriccioso.

Ovviamente il padre non se la sentiva di lasciar sola la moglie convalescente con quello che ormai chiamava affettuosamente "quel diavoletto" ma dovette assentarsi per forza a fronte di tutta una serie di imprevisti lavorativi capitati in sua assenza, e come per miracolo la pace tornò in casa non appena furono nuovamente loro due soltanto.

Forse fu quel momento di pace a trarla in inganno, a farle credere di non aver mai pensato a niente di misterioso e maligno.

Di sicuro c'è che quello fu l'ultimo periodo di pace della sua vita.

 

Mentre cresceva, affettuoso e docile come sempre, la tensione della mamma calò a poco a poco e quindi non notò come i numerosi e ripetuti impegni che tenevano il marito sempre più fuori casa corrispondevano perfettamente agli episodi felici che le facevano tornare a vedere suo figlio come "il suo piccolo portafortuna personale".

Né fece caso al fatto che quando il marito era a casa capitava sempre più spesso che qualcosa smettesse di funzionare, o qualcosa andasse misteriosamente in mille pezzi.

Ci furono chiacchiere, che inevitabilmente arrivarono alle sue orecchie, parlavano di atti illeciti al lavoro, di altre donne e cattiverie varie, ma lei non le ascoltò e rimase fermamente accanto al suo uomo.

E forse, distratta dagli eventi, non si accorse che il bambino si incupiva sempre più.

 

E diventò così nervoso ed irascibile che un giorno, proprio mentre il padre si avviava in auto verso il lavoro ed era appena uscito dal vialetto di casa, fece un gesto con la manina, come a voler spingere qualcosa di invisibile, e un albero crollò sul parabrezza, uccidendolo sul colpo.

 

"Siamo rimasti soli, piccolo mio" le diceva stringendolo forte a sé nei giorni successivi al funerale, ma stavolta no, non poteva sbagliarsi, era un sorriso felice quello che vedeva su quel faccino tanto amato.

Si rivolse a un analista, non le sembrava possibile quello che aveva notato, ci doveva esser qualcosa di sbagliato in lei per dubitare di suo figlio, e sulle prime si sentì meglio, lui sembrava crederle, anche se la realtà forse era ancor più preoccupante.

Ma poi improvvisamente il suo confessore, così amava definirlo, si trasferì in un'altra città e lei perse il suo consolatore, non sentendosela di ricominciare tutto da capo con un nuovo dottore.

 

A casa talvolta si sentiva a disagio. Le sembrava di avere sempre la testa fra le nuvole, e incappava sempre più spesso in lievi incidenti domestici, da cui usciva confusa e acciaccata, e lievemente infastidita dalle coccole consolatorie di suo figlio, che solo in quegli attimi sembrava veramente felice.

 

Passarono gli anni e finalmente arrivò il momento di iscrivere il bambino alla scuola elementare. Scelse per lui il tempo pieno, si disse che lo faceva per poter cercare un lavoro, ma in realtà lo fece soprattutto per vedere di staccarsi di dosso quel bambino dall'affetto morboso e terrificante.

E fu proprio davanti ai cancelli della scuola, fra i genitori in attesa di prendere i loro figli, chi più felice chi meno, che la sua vita parve prendere una svolta.

Tra le numerose mamme era spesso presente un papà, e presto cominciarono a parlare, lui le disse di essere separato e così cominciarono a vedersi per un caffè dopo aver lasciato i bimbi a scuola.

Furono giorni sereni fin quando non pensarono di poter incontrarsi anche in compagnia dei bambini; sarebbero stati contenti anche loro di poter giocare un po' dopo le fatiche della scuola.

E all'inizio andò così, finché suo figlio non si rese conto dell'importanza che il nuovo venuto stava avendo per sua madre.

Possibile che ancora non avesse capito che lei doveva essere soltanto sua?

Gli lanciava sguardi carichi di odio, ma la madre pur rendendosene conto non voleva perdere quella nuova fonte di serenità a cui lei stava cominciando ad avvicinarsi.

 

Provò a parlare con il figlio. Ormai si era fatto grande, era un ometto e aveva degli amichetti con cui si divertiva.

Certo, al primo posto per adesso c'era ancora la mamma, e lo stesso sarebbe stato anche per lei, il suo bel bambino sarebbe stato sempre al primo posto nel suo cuore anche se aveva un amico.

Ma già mentre parlava sapeva che era inutile.

Già altre volte lui aveva impedito a un'altra persona di mettersi fra loro. Il fratellino, il papà e, ora che ci pensava, anche le coppie di amici che erano solite passare i sabato sera con loro si erano a poco a poco allontanati, dopo il perdurare di situazioni strane avvenute in casa sua.

Nonostante tutto non poteva darla vinta a quel piccolo mostriciattolo e non troncò quella che poteva diventare una bella storia.

Ah... se la pagò cara!

 

Accadde tutto in un attimo, come sempre, e come sempre fu inspiegabile.

Camminavano tutti e quattro sul marciapiede, i bambini davanti, trotterellando e cantando, loro due dietro, tenendosi timidamente per mano.

Il bimbo che si gira, la manina puntata a terra davanti a loro a indicare il punto dove il prossimo passo avrebbe portato il rivale, il baratro che si apre sotto ai suoi piedi trascinandolo giù, la mano di lui portata via dalla sua dalla gravità, le grida... Nooo!

La madre che crolla in ginocchio stravolta, il figlio che le si avvicina col sorriso più dolce del mondo, consolatorio, e fa per abbracciarla, ma qualcosa è cambiato in lei, rotto per sempre.

Isterica prende per le spalle la carne della sua carne, il sangue del suo sangue, e lo sbatte ripetutamente per terra, con forza, la testolina contro le macerie del buco che lui stesso ha creato.

E poi giù, dentro anche lui "Demonio, vai a vedere cosa hai fatto!"

Si alza faticosamente, senza riuscire a respirare, e si rende conto solo allora dell'altro bambino che la guarda atterrito.

"Vieni qua, piccolo", lo abbraccia stretto stretto, lo bacia, lo prende per mano, e lentamente si allontana con lui.

   
 
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