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Autore: violaserena    06/12/2016    1 recensioni
Una città sulle rive di un fiume, un’organizzazione criminale, un uomo misterioso, un sicario che vuole diventare uno scrittore.
Genere: Introspettivo, Mistero, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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UN INCARICO IMPORTANTE
 

Ciò che conosciamo di noi è solamente una parte, e forse piccolissima, di ciò che siamo a nostra insaputa.
Luigi Pirandello

 

Era calata la sera su quella città attraversata dal fiume.
Era calata la sera quando era entrato in quel locale semivuoto.
Era calata la sera quando si era seduto accanto al suo amico.
«Sei in ritardo, Sandro» sorrise quest’ultimo.
«Scusami, non ero certo di voler venire».
«Schietto come sempre, eh?».
Lui fece spallucce.
«Lo sai che oggi c’è stata una sparatoria? Stavo trafficando armi in un magazzino con una banda vivace che aveva un bel furgone dotato di mitra» gli spiegò senza curarsi del cameriere che stava servendo loro del brandy nel bicchiere.
«Ti hanno ferito, a quanto vedo».
«In realtà no. Nel bel mezzo dell’azione ho avuto bisogno del bagno, ma sono caduto per sbaglio in un fosso. Sai, andavo di fretta».
«Capisco. Quando hai fretta è difficile evitare certe cose».
«Già. Comunque alla fine sono scappati piangendo. Erano un gruppo come tanti altri, utili come una moneta da cinquanta centesimi. Per colpa loro, ancora una volta, ho sprecato il mio tempo».
Sandro posò il bicchiere e guardò l’amico. Non aveva l’aspetto di una persona crudele o particolarmente forte, ma l’apparenza poteva trarre in inganno. Tutti, all’interno dell’organizzazione, sapevano che la più grande sfortuna dei nemici di Daniele era essere suoi nemici.
La lista delle sue gesta, stilata col sangue nelle tenebre, avrebbe potuto far impallidire qualsiasi altra banda criminale.
«Guarda guarda chi si vede» si alzò all’improvviso Daniele.
Sandro si voltò e con sua sorpresa vide arrivare Angelo, uno degli agenti segreti dell’organizzazione.
«Ho avuto da fare. Ho perso molto tempo per comprare degli articoli di contrabbando. Non ho ottenuto molto però, a parte un orologio d’epoca» sospirò questi, mostrando il contenuto della sua valigetta e sedendosi accanto a loro.
«Non è andata poi così male, in fondo» sorrise Daniele. «Invece tu Sandro che cosa hai fatto?» domandò curioso.
«Ho punito un ragazzino che stava cercando di rubare delle brioches da un supermercato. Ho fatto da mediatore tra l’amante e la moglie di un dirigente di una delle nostre società di copertura e per finire mi sono occupato di una bomba inesplosa, trovata davanti a uno dei nostri magazzini» spiegò senza tanto entusiasmo.
«Ehi Sandro, scambiamoci il lavoro. Voglio occuparmi anch’io delle bombe inesplose!» esclamò euforico Daniele.
«Non sapresti cosa fare. Probabilmente esploderesti».
«Concordo» annuì Angelo.
«Siete crudeli».
«Dici? A me non sembra. Comunque, come mai siete qui?» domandò Angelo.
«Per nessun motivo in particolare. Avevo solo voglia di venire qui».
Sandro per poco non rovesciò il bicchiere. Il suo amico l’aveva fatto andare lì per nulla?
«Ho avuto la sensazione che se non fossi venuto me ne sarei pentito per il resto della mia vita» proseguì Daniele.
Stava forse per succedere qualcosa?
Stava per cambiare qualcosa?
Stava forse per ottenere la sua libertà?
Tutte queste domande affollarono la mente di Sandro e lo fecero vacillare.
Il suo cuore cominciò a battere più forte.
Bevve un sorso di brandy e cercò di calmarsi. Non doveva avere fretta, altrimenti sarebbe caduto e non sarebbe mai più riuscito ad alzarsi.
Doveva attendere. Non era ancora arrivato il momento.
Quel momento però era in agguato e sarebbe arrivato prima di quanto potesse pensare.
 

*
 

Un suono di passi risuonava per un lungo corridoio. Inizialmente erano veloci, poi piano piano divennero sempre più lenti. Poi, d’un tratto, non si udì più nulla.
Qualcuno sospirò e bussò.
Nessuno rispose, ma quella persona entrò lo stesso perché sapeva che lo stavano aspettando.
Due uomini con i fucili puntati gli sbarrarono il cammino. A un cenno, però, abbassarono le armi e lo lasciarono proseguire.
«Perché mi ha chiamato?» domandò Sandro alla figura seduta dietro una scrivania finemente ornata.
«Devi trovare una persona» rispose questi sorridendo ambiguamente.
Era il capo dell’organizzazione di cui faceva parte. Un uomo losco, infido, dotato di un’intelligenza al di sopra della media: solo così si poteva avere successo nel mondo della criminalità.
«Non vorrei sembrarle scortese, ma ci sono persone di grado più elevato che normalmente si occupano di queste cose».
«Lo so, però ho sentito parlare bene di te, per cui voglio che sia tu a occuparti di questo incarico. E poi la persona scomparsa è una persona che conosci bene».
Fece una breve pausa per poi proseguire dicendo: «Si tratta di Angelo Salanto».
Sandro rimase senza parole.
«È scomparso ieri notte. Non è tornato a casa. Potrebbe aver deciso volontariamente di scomparire o magari è stato rapito» spiegò il capo.
«E lei vuole che io scopra quale delle due opzioni è corretta, dico bene?».
L’uomo sorrise, ma non rispose alla sua domanda. Posò la penna che aveva in mano e disse: «Come sai Angelo è un membro dei servizi segreti della nostra organizzazione. Conosce una miriade di segreti che potrebbero condurre alla nostra rovina. Pertanto è essenziale ritrovarlo. Ma non credere che sia solo per questo. Angelo è un membro prezioso per me, per cui voglio aiutarlo».
Aiutarlo a rimanere in silenzio pensò Sandro.
«Prendi questo. Mostrandolo potrai avere accesso ovunque e potrai dare ordini anche ai dirigenti» gli porse un foglio.
Lui lo prese con riluttanza.
«Un’ultima cosa. Si dice che tu non abbia mai ucciso nessuno con quella pistola. Perché?» gli chiese facendo cenno all’arma che teneva nascosta sotto la giacca.
«Preferisco non rispondere».
Non poteva spiegare una cosa così importante a qualcuno come lui. Non avrebbe capito.
«Come vuoi. A ogni modo non credo che rimarrà inutilizzata ancora per molto».
«Come?» sibilò con una punta di rabbia.
«Penso che tu abbia capito perfettamente. Se davvero non volessi uccidere nessuno, non porteresti con te una pistola. Convincerti che è solo per autodifesa o per disarmare l’avversario non cambierà le cose. Tu sei un sicario e non potrai mai fare nulla per cambiare la tua condizione».
Sandro rimase immobile, come stordito.
Quello che aveva detto non poteva essere vero. Stava solo cercando di confonderlo per i suoi loschi fini. Allora, perché si sentiva in quel modo? Perché quelle parole l’avevano ferito così tanto?
«Aspetto buone notizie» sorrise il capo, guardandolo attentamente.
Sandro si accomiatò e con passo svelto uscì da quel luogo tetro.
Tornato all’aria aperta alzò lo sguardo verso il cielo e stringendo i pugni si incamminò verso una meta sconosciuta.

  
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