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Autore: ElaineAnneMarley    06/12/2016    0 recensioni
È il primo giorno d’estate e Agata viene avvicinata da un ragazzo dall’aria smarrita. È la prima volta che incontra qualcuno di Levante, il continente al di là delle montagne. Lui ha i tratti tipici dei levantini: la pelle olivastra e gli occhi a mandorla. Gli occhi. Occhi di un colore simile non esistono, neanche a Levante. Sono di un blu intenso con scaglie ambrate e sembrano racchiudere la storia del mondo.
«Ti ho trovata» e il ragazzo lascia andare un sospiro di sollievo «appena in tempo.»
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 40 
 
Levante, 5 anni e 237 giorni fa - Trattamenti medicinali per l'anima


C'era un buon numero di cose che Agata amava della sua nuova vita a Levante. Era cresciuta aggiustando reti da pesca, impiego che aveva messo da parte una volta iniziata l'università, e ora, dopo anni in compagnia dei libri, aveva riscoperto l'effetto benefico delle attività manuali. Le giornate concentrata nella preparazione di trattamenti medicinali, seduta a terra a pestare semi o nel cortile a bollire petali, la facevano sentire viva. Ora che non aveva più un piano da seguire e perfezionare, stava imparando a vivere nel presente, invece che nel futuro, e questo le dava tante piccole soddisfazioni. Era come se l'ossessione per i traguardi che aveva l'abitudine di porsi da sola, l'avesse resa tesa per anni e ora finalmente poteva rilassarsi. Non c'era nessun nuovo obiettivo da raggiungere, c'era solo l'aria a tratti fredda a tratti calda, il calpestio degli zoccoli degli animali sul terreno, i gesti gratuiti d'ospitalità degli abitanti del villaggio e le ore seduta nell'angolo paradisiaco di natura dove era sepolta Baya.
Senza neanche accorgersene, Agata stava cambiando. Le emozioni sempre più spesso avevano la meglio sui pensieri e, molto gradualmente, la sua attenzione si stava spostando da se stessa agli altri. Fin da bambina la sua interiorità era sempre stata al centro, mentre tutto il resto era un contorno marginale. La compagnia degli altri era piacevole, certo, ma non quanto i momenti trascorsi a nutrire la propria mente e a progettare il futuro. Ora che le scelte sul futuro le erano state negate, la ragazza stava imparando a utilizzare la sua capacità di individuare la soluzione migliore a un problema per aiutare gli altri. Xhoán era un ottimo maestro, lo sciamano era un esempio vivente di cosa significasse sacrificare se stesso per il prossimo, lo faceva in continuazione per curare i suoi pazienti e aveva persino messo da parte per decenni il suo amore per Baya, probabilmente convinto che fosse quello il desiderio di lei. Che Xhoán avesse amato Baya, era per Agata ormai una certezza. Lo leggeva nei suoi occhi ogni volta che la nominava, o dal modo in cui lui poggiava i fiori sulla sua tomba, con una delicatezza tale che sembrava la stesse accarezzando.

E poi c'era Tseren.

Agata amava che fosse lui la prima persona che vedeva appena sveglia, quando i primi raggi del sole filtravano dagli spiragli della tenda. Amava scorgerlo in lontananza, quando tornava carico di carcasse dalla caccia, ma le lasciava lontane perché sapeva che la ragazza provava repulsione per l'odore della morte. Amava sentire le risate spontanee che esplodevano quando il ragazzo Drago scherzava con Xhoán e amava i piccoli gesti di apertura nei confronti di Kheni e degli altri amici del villaggio.
Durante i momenti sdraiata accanto alla tomba di Baya, spesso Agata rifletteva su cosa provasse per Tseren. Aveva da tempo intuito che il legame di Ascendente non aveva niente a che fare con il fatto che pensasse costantemente a lui quando non erano insieme, che avrebbe voluto sapere cosa gli passasse per la mente in ogni istante e che fremeva ogni volta che per qualche motivo si sfioravano. Era chiaramente attratta da lui. Di più, si stava innamorando. Con tutta la lentezza con cui si innamora una persona razionale, i cui sentimenti sono solidi e duraturi proprio perché basati non solo su emozioni, ma anche su ragioni. Aveva l'impressione che anche Tseren si stesse affezionando a lei, ma non le era chiaro se il ragazzo riuscisse a separare l'Agata Ascendente dall'Agata ragazza.
Ogni tanto Xhoán la sorprendeva a osservare il Drago e se ne usciva con qualche frase enigmatica. "Sii paziente, avete centinaia di anni davanti, ma non aspettare troppo", oppure "Il ragazzo conosce solo ciò che gli abbiamo insegnato io e la madre, non ha visto altro" o anche "Cerca di diventare la sua migliore amica, non avrà bisogno di nessun altro nella vita, se non di te". Agata si limitava a sorridere imbarazzata, ma faceva tesoro di quel poco che capiva dei consigli dello sciamano.
Adesso che Tseren accettava di visitare frequentemente il villaggio e trascorrere un po' di tempo con gli amici di Agata, Kheni, Oyun e Nara avevano smesso di guardarlo con occhi carichi di sospetto. La piccola Nara lo aveva persino preso in simpatia e non si lasciava più intimidire dalle sue risposte brusche. Oyun, che era il più sveglio tra i tre, percepiva che il giovane dagli occhi blu avesse qualcosa da nascondere, ma si era stufato presto del fatto che le sue domande cadessero sempre nel vuoto. Agata gli piaceva, Xhoán era una delle sue figure di riferimento nel villaggio, e se quei due si fidavano ciecamente di Tseren, poteva riuscirci anche lui. Aveva inoltre trovato in lui un perfetto compagno di arrampicate ed era ben disposto a sorvolare sulle sue stranezze, pur di avere qualcuno con cui esplorare finalmente i dintorni.
Durante la settimana di luna nuova, Tseren e Agata si rintanavano nella grotta, lontani dal villaggio e dalla civiltà umana. Il ragazzo poteva così assumere la forma di drago quando ne aveva voglia, senza temere di essere visto da occhi indiscreti. L'Ascendente non aveva più paura della discesa lungo la parete rocciosa, ma preferiva che il ragazzo la trasportasse trasformato in drago, perché, aggrappata al suo collo squamoso, si sentiva più al sicuro. Il tragitto durava inoltre molto di meno. Tseren la faceva entrare nella grotta, poi risaliva a prendere i vestiti e riscendeva in forma umana. Per lui arrampicarsi era come camminare.
Per non insospettire la gente del villaggio, si erano inventati una scusa, una delle menzogne vaghe, ma precise al punto giusto, che Agata era tanto brava a fabbricare. Avevano convinto gli altri che Tseren aveva una prozia malata che visitavano una volta al mese, e che era necessaria più o meno una settimana per andare e tornare. Nessuno pareva notare che i due ragazzi sparivano sempre la stessa settimana, quella di luna nuova.
In quei sette giorni il Drago e l'Ascendente non vedevano altre persone, neanche Xhoán, e ad Agata sembrava che fossero proprio quelli i momenti in cui il loro rapporto facesse passi da gigante.

*NdA*
Ciao a tutti,
vi ricordo che la pubblicazione su efp procede a rilento, se siete curiosi di leggere i capitoli successivi li trovati qui.
Elaine

   
 
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