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Autore: Sydrah    08/12/2016    6 recensioni
Cos'è l'amore?
Questa fu la stessa domanda che si pose il giornalista Kim Taehyung, alle prese con una nuova rubrica sull'amore.
Nonostante la sua diffidenza verso l'argomento, inizialmente sembrò andare tutto liscio, fino all'incontro con un idol piuttosto arrogante: Park Jimin.
Il loro primo incontro non fu dei migliori, e Taehyung rimase piuttosto deluso dallo scoprire che il cantante non era per nulla la persona che credeva egli fosse.
Ma chi è veramente, allora, Park Jimin? E per quale motivo mostra così tanto astio verso il giovane giornalista?
Ma soprattutto, riuscirà Taehyung a scoprire cos'è veramente l'amore?
Genere: Angst, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi, Slash | Personaggi: Kim Taehyung/ V, Park Jimin, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: Violenza
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Mi sentivo inferiore, e non abbastanza.
 Jimin era sempre bellissimo, sempre classificabile come 10 su 10 anche se usciva semplicemente con una felpa e jeans, e io ero sempre e solo io, per questo decisi che era tempo di cercare di impressionarlo, ma era chiaro che da solo non ce l'avrei fatta, dunque presi il coraggio di chiamare a raccolta la mia ciurma.
Era una missione molto difficile, cercare di rimettermi a nuovo, perciò c'era bisogno dell'aiuto di tutti, che portarono ognuno dei vestiti o accessori.
Ma un'impresa ancora più impossibile fu il riuscire a spiegar loro che io, il ragazzo più lontano da ogni tipo di relazione e sentimento, ero invece innamorato. Di un ragazzo. Che era Jimin, un idol. E che sarei dovuto uscire insieme a lui la sera stessa.
Rimasero tutti spiazzati, tranne Jungkook che già lo sapeva e che anzi mi aiutò nel momento che il mio balbettare rese il discorso poco comprensibile alle orecchie di tutti gli altri.
(-“Hm, ecco….ecco. C’è la piccola PICCOLISSIMA possibilità che io sia…s-sia. Che io sia. AISH. Sia innamorato di J…”
 
-“E’ follemente innamorato di Jimin, ragazzi”)
Ecco, non fu decisamente molto delicato, ma riuscì a salvarmi comunque da una parte dell’imbarazzo.
Jin inizió a lanciare urletti, dicendo frasi del tipo 'ommioddio il mio bambino sta crescendo' che mi lasciarono in parte spaventato. Temetti che incominciasse a credere davvero che fossi suo figlio, ed il discorso sul fatto che i ragazzi non possono partorire sarebbe stato un osso duro da affrontare, soprattutto se la persona a cui lo avrei dovuto tenere era Seokjin, mister 24 anni di spalle e 5 di cervello.
Hoseok mi stritoló in un abbraccio inumano per poi scompigliarmi i capelli affettuosamente, ed infine Yoongi mi congratuló con un sorriso, dicendo che per ora mi avrebbe lasciato vivere senza fare troppi commenti ambigui.
Svuotammo completamente il mio armadio, e analizziamo anche ogni singola cosa che avevano portato loro, coprendo ogni superficie della mia casa di così tanti capi che non ne avevo mai visti neanche nei negozi di vestiario.
Alla fine mi costrinsero ad indossare una camicia nera piuttosto aderente con i primi due bottoni slacciati, in modo da mostrare solo le clavicole ("è  un ottima tecnica, ricordalo, accattivante ma non volgare" disse Jin), infilata dentro dei pantaloni neri che erano altrettanto attillati, stretti in vita da una semplice cintura e con degli strappi al livello delle ginocchia.
Mi fecero indossare una catenina argentata con un pendente attorno al collo, e poi diversi altri braccialetti, anelli e orecchini ("Perchè più ne indossi più sarai swag" annuí soddisfatto Yoongi).
Mi asciugarono i capelli in modo da renderli più mossi e vaporosi e mi truccarono con una sottile linea di eyeliner e dell'ombretto nero ("Per intensificare ancora di più lo sguardo. Fidati di me e ricordati che mi chiamavate sempre emo fino ad un paio di anni fa" Mi fermò  Jungkook dal controbattere).
Infine mi spruzzarono addosso una quantità indecente di profumo, così tanto che probabilmente anche la signora del palazzo accanto lo avrebbe potuto sentire. Era un buon profumo, non troppo forte, era più sul floreale, sul delicato, qualcosa di virile ma allo stesso tempo leggero ("Il profumo è  sempre importantissimo. È  tutta questione di ormoni, e con questo e tutto il resto non riuscirà a non saltarti addosso, sarà un miracolo se tornerai a casa sulle tue gambe" concluse Hoseok, sfortunatamente evitando un mio calcio sugli stinchi).
Mi guardai allo specchio. Ero...strano. Non mi sentivo per nulla me stesso, e quasi non mi riconoscevo. Rimasi un paio di minuti a fissarmi, quasi spaventato dal mio stesso riflesso.
Passai la mia mano sui lineamenti del mio viso, sfiorando le mie guancie ancora giovanili per poi far cadere le punte delle mie dita sulla mascella.
Un paio di occhi mi fissavano dalla superficie dello specchio, occhi che non avrei riconosciuto come miei.
Erano colmi di qualcosa di nuovo, non più di semplice odio verso il resto del mondo, ma erano anche pieni di amore e di speranza. Per un singolo istante sperai che tutti i difetti che avevo sempre trovato in me sarebbero stati per una volta amati da qualcuno, anche se continuavo a dubitare che potesse veramente succedere.
E se tutto questo fosse stato eccessivo? E se avevo frainteso e ciò che voleva Jimin era solo essere mio amico? E se non gli fossi piaciuto? E se avesse riso di me...?
Non potei rimanere oltre ad uccidermi tra i miei pensieri che sentii il citofono suonare.
Cazzo.
Tutti iniziarono ad urlare e prendermi in giro:

-"Attenti a non rompere la cintura!"

-"Mi raccomando, usate le protezioni"

-"Non sporcarmi la camicia con liquidi ambigui"

-"Dacci dentro, fallo svenire e fatti desiderare"

-"Attento a non allargare ancora di più i buchi sulle ginocchia dei pantaloni"

Li colpii uno ad uno, prima di prendere le chiavi e raccomandarli di chiudere tutto quando se ne fossero andati, e poi uscii.
Ogni scalino che scesi fu un passo in più verso la morte che percorsi, e ad ogni respiro sentivo il mio cuore stringersi, le arterie non più abbastanza capienti per contenere il mio sangue e la mia cassa toracica colpita dai battiti del mio cuore. 
Aprii il portone ed eccolo lì, poggiato con la schiena contro il muro, e appena sentí il suono del portone aprirsi si giró nella mia direzione.

-"H-hey!" Dissi un po' imbarazzato avvicinandomi, e lo diventai ancora di più quando non ricevetti alcuna reazione.
Cercai di coprirmi un po' con le braccia, improvvisamente ancora più insicuro del solito.
Lo sapevo, avevo sbagliato tutto.
Lui allungó la sua mano verso le mie braccia incrociate poste lì per coprire il mio busto, e le spostó con delicatezza.

-"Non farlo" la sua voce era a malapena un sussurro. "Sei bellissimo" in quel momento tutto il mondo intorno a me parve fermarsi, e i nostri sguardi si incrociarono.
Ora non avevamo più fretta o paura di essere scoperti, paura che un secondo di troppo potesse causare danni irrimediabili, no, ora avevamo tutto il tempo a nostra disposizione.
E se invece non mi fossi poi sbagliato?
Non so come né  quando ma eravamo improvvisamente più vicini di prima, la sua mano era salita, fino a carezzare delicatamente con pollice il mio zigomo, tracciando col suo sguardo una  mappa sul mio viso, osservandolo con tanta intensità che a mala pena riuscii a reggere il suo sguardo.
I nostri respiri si mischiarono, caldi, sfiorando la nostra pelle come una tenera carezza.

-"Sei davvero...bellissimo Taetae" il mio fiato rimase bloccato in gola.
Vicini, ancora più vicini. 
Potevo quasi contare ogni sua singola ciglia, e vedere quei piccoli difetti sul suo viso, quelle piccole cicatrici dovute all'acne e ad una adolescenza strappata, quei piccoli dettagli che la gente cercava di coprire ossessivamente  ma che lo rendevano solo più bello, solo più reale. 
Ritiró la mano, tossendo leggermente per rendere forse la situazione meno imbarazzate, ponendo nuovamente una distanza tra noi due, per mio dispiacere e disappunto.

-"Andiamo?" Protese la mano in modo che la prendessi e io lo seguii senza porre alcuna domanda.
Mi portó a cena in un ristorante di carne grigliata  sempre non troppo conosciuto, in un quartiere non di spicco ma il cui interno era accogliente, ed i camerieri gentilissimi e non potei far altro che apprezzare la sua scelta: in qualsiasi altro contesto mi sarei probabilmente sentito a disagio, ma con Jimin al mio fianco mi sentivo protetto da ogni cosa, mi sentivo…adatto, abbastanza.
Parlammo per tutta la sera del più e del meno, senza che mai mancasse un argomento su cui discutere.
Passammo da domande più serie a semplicemente  scherzare tra di noi, ridendo senza alcun timore al mondo, sorridendo senza aver paura di cosa sarebbe potuto succedere, senza sapere cosa sarebbe accaduto.
Dopo cena mi portó in una sala giochi. Provammo diversi giochi, e per tutto il tempo che restammo lì mi sembrò di essere in un  sogno: era tutto così etereo e surreale, tutto troppo perfetto per essere un evento parte della mia vita.
Era tutto troppo giusto, e non potei trovare neanche un lato, o almeno un piccolo minuscolo punto, negativo in tutta quella situazione. Ogni volta che alzavo gli occhi dal gioco e vedevo Jimin sorridere il mio corpo veniva attraversato da un’onda di serenità, che solleticava le punte delle dita e provocava una buffa sensazione nel mio stomaco.
 Dopo che vinsi per le centesima volta ad hockey  da tavolo (e a praticamente a tutti gli altri giochi- era veramente negato o forse ero io che da ragazzo avevo avuto troppo tempo da perdere nelle sale giochi) rinunciò  ad avere la rivincita  e uscimmo anche da lì.

-"E ora dove vorresti portarmi, gentiluomo?" Lui sembrò contemplare un attimo la risposta, mordendosi nervosamente il labbro.

-"Vedrai"
Per la prima volta in tutta la serata fummo avvolti da un silenzio piacevole.
Camminammo fianco a fianco nel buio della notte, le nostre mani ogni tanto si sfioravano così come le spalle si urtavano.
La sensazione della sua pelle a contatto con la mia, anche se solo per un brevissimo istante, mandava il mio cervello completamente in tilt, provocando un totale cortocircuito.
Dopo un paio di minuti notai che ci stavamo dirigendo nuovamente nella zona di casa mia, e rimasi un attimo perplesso, poi però svoltammo e ci dirigemmo verso il parco.
Il parco...
Un milione di domande iniziarono a farsi largo nella mia mente, tormentandola ancora di più.
Percorremmo la stradina che portava nella parte retrostante del parco, e cercai di distrarmi dalla situazione con piccole stupide cose: mi misi a contare le pietre sul percorso, immaginando da quanto tempo fossero lì, da quanti bambini erano state calpestate e quanti pianti avessero provocato.
Guardai tutti gli alberi intorno a me, cercando di trovare le differenze tra di loro, scrutando il colore delle loro foglie e ammirando le linee nei loro tronchi.
Alzai gli occhi al cielo, guardando la luce delle stelle brillare con sicurezza, illuminando il nostro cammino e creando un’atmosfera di intima malinconia ed incertezza.
Il mio cuore smise di battere definitivamente quando ci fermammo davanti alla MIA panchina.
No.
Non poteva essere.
Si sedette e mi fece cenno di copiarlo, ed io eseguii in silenzio.
Era solo una coincidenza.
Giusto?
Guardai fisso di fronte a me, perché non avevo il coraggio di fare altrimenti.
Il mio cuore batteva così forte che sentivo le orecchie fischiare e la mia vista farsi più annebbiata.
No.
La panchina era fredda e scomoda, il suo significato un pugno nello stomaco. Ma forse, in fondo in fondo, lo avevo saputo sin dall’inizio.

-"Taetae" la sua voce ruppe quel silenzio assordante, con la parola meno azzeccata.
Non poteva essere.

-"Immagino che...uhm...a questo punto tu abbia delle domande?" Non risposi, troppo sconvolto da tutta la situazione

-"Durante l'intervista...mi sarei aspettato una domanda che poi non mia hai mai posto" si fermó un attimo per prendere un bel respiro.

-"Non mi hai mai chiesto del...del mio primo amore, quindi immagino sia una storia che ti devo raccontare volontariamente" Mi guardò per vedere se stavo ancora ascoltando e se, soprattutto, ero ancora vivo.

-"Tanti anni fa, quando avevo ancora appena un paio di denti solamente, incontrai un ragazzino della mia età. Era un ragazzino timido, sempre in disparte, sempre preso di mira da tutti. Era brutto come tutti lo trattavano: era così magro ed indifeso, e odiavo come facevano sempre i bulletti con lui, quindi un giorno decisi di mettermi in mezzo per aiutarlo e fermarli. Quel giorno tornai a casa con un'altro paio di denti da latte in meno, non troppo una grande perdita in confronto a ciò che avevo guadagnato, ossia un nuovo amico. Esatto, da quel piccolo incontro diventammo inseparabili. Uscivamo sempre insieme, giocavamo sempre insieme e pian piano capii che non era il timido ragazzino che dava a vedere! Era un piccolo uragano, sempre in movimento, sempre a parlare, sorridere e prezioso in ogni sua parte. Lo seguivo ovunque, e lui faceva lo stesso. Poi iniziai a notare un'altra cosa, durante i primi 'pigiama party' che organizzammo.  Il suo piccolo ed esile corpo era coperto da troppe brutte cicatrici e lividi per la sua giovane età. Mi preoccupai ancora di più, e mi promisi che lo avrai aiutato sempre e comunque, salvandolo da tutto il male di questo mondo.  Gli stavo ancora più vicino, ed intuendo che il problema fosse a casa cercavo di invitarlo sempre più spesso da me, offrendogli la mia di famiglia. Un po' infantile come pensiero, ma dopotutto ero solo un bambino. La mia famiglia non avrebbe mai potuto sostituire la sua, ma lo avrebbe potuto accogliere comunque.  Il tempo passó, e la sua esistenza nella mia vita fu davvero definibile come un piccolo uragano. Venni a scoprire che mio padre ebbe un affare con sua madre.  Sentivo i miei litigare sempre, la casa tranquilla e serena di una volta non c'era più.  Ma io non avevo paura per la mia famiglia, avevo paura che non avrei mai più potuto offrire a quel ragazzino una dimora sicura dove sentirsi amato e protetto. I miei finirono per divorziare e mia madre, colta dal dolore, decise di trasferirsi, portandomi con sé. Neanche un addio fui in grado di dire, neanche un ultimo sguardo. Così come tutto era iniziato tutto finí, e non riuscii a mantenere la mia promessa. Pensavo a lui continuamente, notte e giorno. Ero tormentato dal pensiero di averlo abbandonato, gli incubi mi assalivano sempre: sognavo quella esile figura coperta di nuove macchie, quella risata contagiosa non più presente e quegli occhi che mi avevano illuminato la vita rendersi sempre più cupi e spenti. Non riuscii mai a dimenticarlo, e non riesco tutt'ora. Il suo sorriso era sempre il più sincero, ogni sua piccola reazione era spontanea e preziosa: mi ricordo ancora tutte le volte che gli compravo il gelato e lui passava il resto del nostro tempo insieme a ringraziarmi come se gli avessi donato il mondo, e avrei davvero voluto poterlo fare, ma non era quello che cercava e voleva lui. No, a lui bastava poco, una semplice mano amichevole…dopotutto quelli che soffrono di più vivono la felicità in modo diverso. Non passarono troppi anni prima che mi resi conto che quello che provavo per lui non era solo affetto, adorazione, bene...era amore. Quella figura distrutta dal ghigno rettangolare...era stato il mio primo ed unico vero amore. Vuoi sapere la parte più buffa?" A quel punto le lacrime stavano già scivolando vigorosamente sul mi viso, bagnandolo di dolore e di tristezza per ferite passate che non erano mai guarite e neanche cicatrizzate.
Lui me le asciugó delicatamente, come se fossi davvero un giocattolo fragile tra le sue mani, come se volesse davvero riparare tutti i buchi nel mio cuore e mi guardò negli occhi di nuovo, ma mi guardò con tenerezza, con rispetto, malinconia e felicità, mi guardò come avrei voluto essere guardato da sempre, mi guardò con amore...

-"La parte più buffa è  che quel ragazzino l'ho  ritrovato"

-"A-ah si?" La mia voce si ruppe, rauca a causa del troppo silenzio e dei singhiozzi ricorrenti, flebile e causa delle troppe emozioni che stavo provando.

-"Sì, Taetae, e questa volta non lo lascerò davvero mai più soffrire" scoppiai a piangere come mai avevo fatto prima, facendomi stringere tra le sue braccia calde ed accoglienti, aggrappandomi con forza alla sua maglia, spaventato che potesse andarsene di nuovo. 
Piansi e piansi, bagnando la sua manica di lacrime su lacrime, sprofondando in un oblio di disperazione, lasciando andare via anni di solitudine e tristezza, e lui non mi respinse, anzi, mi strinse più forte, bisbigliando parole dolci al mio orecchio, carezzando delicatamente i miei capelli.
Sollevò il mio viso, asciugando tutte le mie lacrime coi suoi pollici e poi poggió la sua fronte sulla mia.

-"Quando sei tornato nella mia vita, avevo paura. Avevo provato a dimenticarti, sotterrando il tuo ricordo, ma poi hai distrutto tutto il mio sforzo, e per farlo è  bastato solo uno sguardo.  Non sapevo come reagire e comportarmi, ma sembrava che tu non ricordassi, allora decisi che magari se ti avessi trattato male sarebbe tutto finito lí, e io avrei potuto continuare la mia vita penosa, ma non riuscii.
La sera stessa fui divorato dai sensi di colpa.  Come avevo potuto trattati così, come tutti gli altri. Come avrei potuto lasciarti nuovamente scivolare via tra le mie dita quando ti avevo avuto di nuovo così dannatamente vicino? Non potevo, non posso. Perché.." Mi diede un bacio sulla fronte.

-"Perchè, Tae.." uno sulla guancia

-"Perchè io ti amo" sull'angolo della mia bocca.

-"Perchè ti ho sempre amato e ti amerò per sempre" presse con fermezza le sue labbra sulle mie. Erano carnose e morbide, in contrasto con le mie leggermente più screpolate a causa del freddo, e sapevano di fragola.
Fui preso alla sprovvista, ma mi lasciai trasportare da quella tenera sensazione, chiudendo gli occhi e concentrandomi su quanto avvolgente fossero le sue braccia, su quanto delicate erano le sue labbra nonostante il bacio fosse pieno di anni di ripensamenti e pentimenti.
Il loro calore lasciò come uno stampo indelebile sulle mie tremanti, e con la stessa delicatezza di come si erano incontrate si allontanarono, aprii gli occhi, che erano completamente lucidi a causa delle lacrime, e guardai il bellissimo ragazzo che avevo davanti, che mi passò un pollice sul labbro inferiore seguendo le piccole spaccature su esso, osservando il movimento con i suoi occhi
Dei brividi percorsero tutto il mio corpo, anzi, più che brividi era come se fossero vere e proprie scosse elettriche. 
Il bacio duró pochi istanti, ma mi bastarono per capire  che tutti i baci che avevo mai dato prima in tutta la mia vita erano sempre stati privi di significato, e che questo era invece pieno di amore, amore puro ed incondizionato.
Non servirono parole, bastò solo uno sguardo e quelle calde labbra premevano nuovamente contro le mie, con un po' più di decisione e sicurezza di prima.
Le sue mani mi strinsero dolcemente il viso, mentre le mie si andarono a legare dietro il suo collo.
Mi inclinó lievemente il volto per aumentare la pressione e per incastrare le nostre labbra come un puzzle, per farle muovere come in un ballo intimo e dolce, rendendo il bacio più profondo e passionale ma mantenendolo comunque casto.
Ci separammo nuovamente, bisognosi di riempirci i polmoni di ossigeno.
Le mie lacrime erano state completamente dimenticate, e su entrambi i nostri volti si rischiarò un sorriso di tenerezza.

-"Non...non posso crederci che eri tu" Dissi timidamente, ancora incredulo per tutto ciò che   era appena accaduto.
Lui mi diede un'altro bacio sulla guancia. 

-"Lo so"
Era sicuramente il giorno più bello di tutto la mia vita.
 

Quella sera tornai a casa con la promessa di rivederci presto e con un cuore pieno d'amore. 
Ci mandammo messaggi fino a quando non mi addormentai, con un sorriso stampato  sul volto, ancora ignaro di ciò che mi avrebbe aspettato da quel momento.
~~~~~~


Il riflettori si accendono ma i segreti sono comunque da mantenere, soprattutto questo
 
I giorni successivi furono pieni di impegni: 'intervista qua, articolo là, nuova promozione di quello, sponsorizzare quell'altro' e non riuscii a trovare neanche un secondo per respirare. 
Jimin non lo avevo più visto di persona, ci stavamo solo scrivendo per messaggio, ed era impressionante quanto ormai fossimo di nuovo legati l'uno all'altro, anni di questioni irrisolte esplose in un'unica notte, e ora era tutto tornato come prima. Eravamo amici, no, migliori amici come un tempo e probabilmente anche molto di più, nonostante nessuna promessa fosse ancora stata fatta, ma per me era già così ed era un sogno.
L'uomo è  così imprevedibile, cambia mentalità da un momento all'altro, e la mia nell'arco di neanche un anno aveva fatto passi da gigante, e tutto per merito di una singola intervista.
Improvvisamente vidi una mano comparire nel mio campo visivo e sobbalzai sulla mia sedia.
-"Tutto bene Taehyung? Ultimamente  mi sei sembrato un po'...distratto"

-"Ah! Capo, tutto bene grazie. Chiedo scusa se non sono stato abbastanza operativo"

-"Oh, no. Non ti scusare. Era solo per sapere. Successo qualcosa nella tua vita?"

-"Hmmm, no. Nulla di particolare" era solo una piccola bugia bianca.

-"Conosciuto qualcuno?"

-"Nessuno" erano innocue, davvero

-"Sicuro? Perché mi sono arrivate altre notizie" il mio sangue si geló nelle vene

-"Che genere di notizie?" deglutii con difficoltà

-"Fai attenzione. Questa volta sono riuscito a bloccarle.  La prossima volta non so se sarai altrettanto fortunato. Sai come funziona questo lavoro. Non c'è  pietà, e tu ti sei messo in un guaio bello grosso" Non era per nulla una buona notizia, tutt'altro. 
Detto ciò mi salutó  e tornò  nel mio ufficio.
Sapevo che non sarebbe stata facile, ma che nell'arco di così poco tempo potessero formarsi delle 'prove' non me lo sarei proprio aspettato.
Dopotutto, forse Jimin aveva ragione, forse ero un uragano e forse gli avrei nuovamente distrutto la vita.
Probabilmente mi sarei dovuto allontanare da lui in quell'esatto momento, quando l'attaccamento era ancora poco saldo, ma bastò un nuovo singolo messaggio, con una richiesta di incontrarci per farmi cambiare idea.
Forse ero troppo ingenuo, probabilmente egoista. Ma all'amore, se è  quello vero, non si riesce a scappare via. 
A conti fatti avevo ragione. 
Dolce, ma molto amaro.
Bastò quel messaggio per far crescere in me la voglia di vederlo di nuovo, di vedere il suo sorriso, i suoi capelli aranciati, sentire la sua voce, toccare la sua pelle.
Era una dolce dipendenza, di quelle che non hanno alcun effetto collaterale se non un caldo fuoco che ti scalda dall'interno e ti consuma lentamente, sospingendoti  ancora di più verso l'altra persona.
I primi momenti dell'amore sono sempre i più belli. Il sentimento è  ancora forte, potente, descrivibile come un'esplosione di tanti fuochi d'artificio, ognuno corrispondente ad un'emozione diversa, ad una scoperta nuova. Il primo passo dell'amore è  la passione, la disperazione di avere l'altra persona accanto, ed era così anche per me, ma sapevo che il mio amore verso Jimin non era solo quello.
Perché quel tipo di amore è  quello che si spegne subito, i fuochi d'artificio non possono durare per sempre. L'amore che provavo per lui era un amore molto più intenso ma più pacato, di quelli che non ricercano attenzioni perché già ne hanno. Di quelli che non esplodono solo in un istante, ma che ti tengono stretto per sempre. Una piccola sensazione di sottofondo ma allo stesso tempo una presenza forte.  La passione mischiata con affetto. 
La nostra vita da quel discorso non fu più come prima.
Sapevo che dovevo stare attento, ma ero accecato. Il calore della sua esistenza troppo soffocante, così ci ritrovammo a passare ogni istante che potevamo insieme.
Eravamo un po' come dei ragazzini alle prese con un amore estivo, con la consapevolezza  che tutto forse sarebbe finito troppo in fretta.
Che fosse di sera tarda o di mattino presto non importava, quando potevamo scappavamo dal lavoro, ci incontravamo di nascosto.
Discorsi silenziosi scambiati seduti tra i rami di un albero, mani tenute di nascosto all'oscurità sicura delle sale di un cinema, abbracci di un secondo di troppo, celati da un ombrello e dal grigio di una  giornata piovosa, baci dati in segreto, in cabine armadio effettivamente troppo grandi all'interno della sua agenzia.
Tutto era troppo veloce, troppo veloce.
 
 
*RUMORE DI GRILLI*
HAHAHHAHAHA ‘posterò una volta a settimana’ CEEEEEEERTO ;-;
Giuro che lo farei, ma la scuola mi sta uccidendo in questo periodo pre natalizio.
EBBENE SI’, ecco il nuovo capitolo. Stiamo giungendo verso la fine heheh 1 o 2 capitoli ancora ^^.
Spero che la storia non vi stia deludendo eeeeeeeeee, come al solito fatemi sapere cosa ne pensate, mi servirebbe davvero tanto, anche magari osservazioni sul modo di scrivere tipo parti che non vi convincono ecc ecc
Grazie a freereader24 e Upei per averla seguita.
Grazie a 7jjjjhsrmv, Gruvia_Loxter, I_Am_A_Winchester e mary980 per averla preferita.
Grazie a Jade Evans, Ilovemyxiu, _FrogInMyHeart_, tALIXIA, Rozalin Kyouko, Momo_Amaya, shirylen e MrsOdair per aver recensito.
Spero di non aver dimenticato nessuno, se si, PICCHIATEMI.
Vi adoro tutti quanti ewe
Alla prossima
Sydrah~
  
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