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Autore: July_love12    08/12/2016    0 recensioni
Le seconde possibilità possono cambiare la nostra vita o quella di una ragazza. Al “Heart Day” la ragazza riesce ad allontanare i suoi ricordi di delusione finche un giorno d’inverno richiamerà alla memoria un giorno d’estate di un anno fa quando ancora tutti i ricordi non esistevano.
Genere: Generale, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dare seconde possibilità. Fare finta che il dolore e le lacrime non siano mai esistite. Non ricordare più le notti in bianco e la delusione che si era impossessata di te. Ricominciare tutto da capo sperando di non vivere un déjà vu per poi viverlo. Non ho mai creduto nelle seconde possibilità. Le persone non cambiano così all’improvviso. Soprattutto se si parla d’amore. In diciotto anni di vita non ho incontrato un uomo veramente innamorato di me. In miei anni di superiore sono passati davanti alle macchinette tra parole e risate con i due migliori amici. Una si è rivelata far parte di quelle persone che ti pugnalano  alle spalle dopo averti riempito di false parole e complimenti pieni di zucchero e cose dolci. Altro, invece, ha deciso di far parte di quelle tipologie di persone che fuggono dai propri problemi senza averli affrontati. Così, nell’ultimo anno di superori, davanti alle macchinette tre persone hanno smesso di stare insieme e ognuno si è trovato nuove persone con cui stare. Michelle ha preferito i bagni delle ragazze ossia il posto più esclusivo della scuola; dove le ragazze più popolari si incontrano per spalare degli altri studenti. Gabriele si è trasferito in Inghilterra per seguire suo padre e accompagnarlo nella sua nuova esperienza di lavoro. La cosa buffa fu quello che successe prima della partenza. Io ero completamente ignara di quello che succedeva intorno a me così quel giorno d’estate tutto quello che provavo usci dalla mia bocca facendolo impallidire per poi sentirmi dire la frase che tuttora odio più in assoluto. «Domani parto per l’Inghilterra.» Mi sento ancora umiliata da quelle parole come se potessi sentire, di nuovo, gli occhi bruciare e le lacrime rigarmi il viso. Per meta del mio ultimo anno scolastico lo passai a rivivere la scena come se fosse proietta sulla finestra dell’aula. La seconda metà la impiegai a preparare la mia maturità per poi ritrovarmi a gestire il Bar lasciatomi in eredita da mia zia.

Mia zia è sempre stata una di quelle persone che ha ripiegato il suo futuro nelle mani degli altri per poi morire di cancro il giorno del suo compleanno. Vedere colei che per trenta anni ti è stata vicino senza vita su un lettino bianco è di sicuro una delle cose più straziati che io abbia mai provato. Però queste quattro mura color carta da zucchero mi fanno sentire bene e allontanando il miei ricordi.
I mobili neri e turchese scuro ormai fanno parte della mia quotidianità insieme alle persone amanti del caffè, tè e pasticcini al cioccolato.

Ogni giorno stava diventando uguale a tutti gli altri. Servire caffè, tè e cioccolate calde è al ordine del giorno insieme allo strofinaccio per pulire il bancone. Al “Heart Day” si stava discutendo su dove fosse finita la coppia della comitiva che era seduta su i sgabelli neri e ogni volta che si sentiva il rumore della piccola campanella, che avvertiva arrivo di un cliente, si giravano per poi sbuffare. Intenta a girare tra i tavolini, la campanella annuncio arrivo di un signore non molto alto che si andò a sistemare sul ultimo sgabello libero. Appoggio la coppola sul bancone e sorrise ai ragazzi ormai stanchi di aspettare.

Mentre io raggiungevo il balcone per servilo; lui osserva la cornice sul balcone. Quando mi posizionai davanti a lui riuscì finalmente a vedere i piccoli tondi verdi che prima guardavano la foto.

«Buongiorno signor. Ferla» Sorrisi mentre mettevo delle tazzine di caffè nel lavandino. «Il solito caffè macchiato?» Chiesi tornando davanti a lui. Prima che potesse rispondere la campanella annuncio arrivo di altri clienti e la fine del attesa della comitiva. La ragazza alta si tolse il cappello di lana che gli copriva i lunghi e ondulati capelli neri e il ciuffo si sposto davanti ai occhi celesti. Quella ragazza mi assomigliava così tanto che restai stupita da quanto eravamo simili fisicamente. Però quanto guardai al suo fianco il stupore si mischio ai ricordi. Quei ricordi che riuscivo a tenere lontano dal Bar erano riusciti a entrare anche li. Anche lui era alto con i capelli castani spettinati e ogni tanto coprivano quel prato verde che stava sempre dietro ai vetri spessi degli occhiali neri.
Ma la cosa che non riesco ancora a spiegarmi e come avesse anche lui il piccolo neo sotto le labbra come Gabrielle. Era passato circa un anno e mezzo da quel giorno d’estate ma la mia mente la proiettava ,ogni volta che mi ricordavo di lui, rendendola più vicina al presente.

La coppia raggiunse i ragazzi stanchi di aspettare e di ascoltare le loro scuse per poi andare tutti insieme a dare colore alle strade della città bianche.

Passarono le ore, i caffè e i pasticcini per poi ritrovarmi a sventolare la mano per salutare il proprietario del negozio di fronte. Il ritorno a casa non durava più di dieci minuti però quel giorno speravo che qualcosa mi trattenesse in mezzo alla neve bianca. Fin da piccola adoravo la neve e sfidare tutti in una infinita gara di palle di neve. Di solito si tenevano nel parco di fronte casa. In quel parco passavo la maggior parte del tempo. E proprio in quel parco che mi trovavo quel giorno d’estate.
Ero indecisa se attraversare la strada e salire le scale nel condominio dove abitavo o fermami al parco e ascoltare la musica che proveniva al Pub in fondo la strada. Alla fine mi ritrovai a dirigermi verso le altalene ma quando fui abbastanza vicina me ne penti subito. Seduto su uno dei seggiolini c’era lui.

Gabrielle. Quel Gabrielle di quel giorno d’estate si ritrovava davanti a me in un giorno d’inverno. Nuove note circolavano in aria e la voce di un uomo si disperse.

“know you're scared, I can feel it
It's in the air, I know you feel that too
But take a chance on me
You won't regret it, no”


«Perché non ti siedi ?» Chiese guardandomi negli occhi. Stare il di fronte a lui non era una bella sensazione così tolsi la neve dal altro seggiolino e mi sedetti. Un imbarazzate silenzio avvolse entrambi.

“One more "No" and I'll believe you
I'll walk away and I will leave you be
And that's the last time you'll say no, say no to me”


«Come stai?» Chiese mentre si fregava le mani. A sentire quella domanda mi sembrava essere ritornata indietro nel tempo. La voce di una donna comincio a risuonare nel aria e io ormai ero decisa ad andarmene però non lo feci. Rimasi il e come quel giorno d’estate quello che provavo usci dalla mia bocca.
«Bene. Sto bene per essere una ragazza che ha diciotto anni si è ritrovata senza migliori amici. Visto che uno è partito per Inghilterra e causalmente il giorno dopo che gli avevo detto quello che provavo per lui. Altra mi ha pugnalato alle spalle. Poi mia zia è morta e i miei genitori si sono separati. Si, sto bene!» Mi ritrovai con le guache umide e quando alzai il viso pronta per andarmene mi ritrovai Gabrielle davanti a me con la testa chinata.
«Sono qui per chiederti una seconda possibilità.»

 “If you don't ever say yeah
Let me hear you say yeah
Wanna hear you say yeah yeah yeah
Till my heart is open
Now you're gonna say yeah
Let me hear you say yeah
Wanna hear you say yeah yeah yeah
Wanna hear you say
Wanna hear you say
Wanna hear you say
yes yes yes yes yes yes
yes yes yes yes yes”


Non volevo dire sì. Non volevo rischiare di aggiungere i altro ricordo pieno di delusione agli altri però con tutti quei sì che ricoprivano il cielo non riuscivo a dire no. C’era sempre stato quando avevo bisogno di lui e quello che provavo non era del tutto scomparso.

“It's just a moment going sea-saw
Don't be afraid to give your heart to me
And if you do, I know that I won't let you down, no
Yeah, so hand it over, trust me with your love
i'll do anything you want me to
cause I can't breathe until I can see your face”


Mi alzai e mi posizionai davanti a lui. Non aveva tradito la mia fiducia come aveva fatto Michelle ma non avevo più tanta fiducia in lui come quando ridevamo davanti alle macchinette. Potevo e volevo darli una seconda possibilità. Non dovevo impiegare la mia felicità in lui. Dovevamo solo ricominciare tutto da capo. E forse con il passare del tempo toneremo a quel giorno d’estate e lui a posto di quella odiosa frase potrebbe dirmi la farse che amerei di più. Quando stavo per rispondere mi rintonarono in mente la coppia di oggi. Forse anche lei gli aveva dato una seconda possibilità o fosse lui aveva data a lei. Sorrisi appena senti il calore del contato delle sue dita sulla mia guancia.
«Lo sai che se dovesse capitare quello che è successo un anno fa te ne pentirai?» La risata di Gabrielle si uni alla voce dei cantati. «Lo so Gioia. Lo so»

   
 
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