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Autore: BarbaraBruni    08/12/2016    0 recensioni
Un piccolo gattino tutto solo per le strade di Parigi cerca la sua felicità, è tutto solo e non sa cosa fare del resto della sua vita, ma un giorno incontra un’amica speciale. Sarà la sua tenerezza a conquistarlo, così dopo tanto tempo a vivere da solo, dopo aver scoperto le meraviglie del mondo, e dopo anni di solitudine trova la sua stella. Una stella speciale che solo pochi incontrano.
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Il sogno di Romeo
 
 
 
Racconto scritto
da Barbara Bruni
 


 
 
 
Trama
 
 
Un piccolo gattino tutto solo per le strade di Parigi cerca la sua felicità, è tutto solo e non sa cosa fare del resto della sua vita, ma un giorno incontra un’amica speciale. Sarà la sua tenerezza a conquistarlo, così dopo tanto tempo a vivere da solo, dopo aver scoperto le meraviglie del mondo, e dopo anni di solitudine trova la sua stella. Una stella speciale che solo pochi incontrano.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Il sogno
di Romeo
 

 
BARBARA BRUNI
 
 
Racconto
 
 
 
Il sogno di Romeo
 
 
 
 
 
 
 
La vita con me era stata ingiusta, fin dalla mia nascita venni abbandonato sulla strada. Io ero infelice, e mi mancava la mia mamma. Adoravo il suo profumo, e amavo mia mamma, lei mi aveva messo al mondo con gioia, ma i suoi padroni non erano contenti che io ero sopravvissuto tra tanti dei miei fratelli e sorelle deceduti dopo qualche giorno per chissà quale ragione alla nascita. Ero triste, molto solo e a dire la verità invidiavo la vita degli altri gatti. Mi avevano dato un nome prima di decidere di abbandonarmi. Mi dissero che Romeo era perfetto per un gattino dal pelo grigio molto soft e bianco come la neve.
Guardai con i miei occhietti tristi più tenui di un chiarissimo azzurro il cielo e pensai di non aver alcuna fortuna nella vita.
“Molti mi avrebbero abbandonato se fossi stato un gatto di razza pura?” Questo non lo scoprirò mai, perché sono da solo. E come disse il mio padroncino alla sua donna il giorno che nacqui, “Romeo è un nome d’arte, magari un giorno il nostro Romeo troverà la sua giulietta?”.
Non sapevo cosa significassero quelle parole, sapevo solo che nessuno mi degnava di uno sguardo, la gente che mi vedeva per le strade di Parigi non faceva caso a me, osservava tutto ciò che c’era di bello al mondo, il colore del cielo, i grandi palazzi della città, e i negozi più alla moda, ma a me nessuno faceva caso. Ero come invisibile, e completamente solo in una città che tutti chiamavano la città dell’amore. Dopo aver perso la mia famiglia, compreso la mia mamma, ora non so che cosa fare della mia vita.
“Mi sento così solo…” Non era piacevole parlare da solo, né passeggiare per le strade di periferia senza una meta da raggiungere. “In realtà non ho mai capito perché mi hanno abbandonato”. Quello era uno dei miei più grandi dilemmi.
— Cos’hanno gli altri gatti che io non ho? — fu una domanda retorica, ma sapevo che parlare da solo non serviva a niente.
C’erano così tante domande nel mio piccolo cuoricino che palpitava forte come un tuono nel cielo, eppure odiavo quella vita a cui ero stato relegato senza volerlo. “Non riesco a spiegarmi del perché sono solo, ed infelice.” Forse un giorno il sole splenderà anche per me come a molti altri gatti che vivono felici e sereni con i loro padroncini? “La solitudine fa parte della mia vita, come anche la felicità, so che un giorno ritroverò la mia strada, e sarò così contento che non penserò mai più al passato”. Ero un gatto come tanti altri, ed io ero fiero di me stesso, l’unica cosa che non riuscivo a capire, era il perché alla gente io non piacessi. “Io sono un gatto di compagnia, non un gatto randagio!” Anche se non avevo nessuno con cui condividere i miei pensieri o i miei problemi, la gente quando mi guardava per la prima volta iniziava a gridare a squarciagola, e correva via il più lontano possibile da me, e chissà per quale ragione mi ritrovavo sempre tutto solo.
A malincuore, mentre il sole spiccava in alto nel cielo blu, percorsi quel viale di fronte ai miei occhi, seppur stretto e umidiccio con tutto il mio coraggio. Essendo da solo avevo paura anche della mia stessa ombra, pur sapendo che non ero solo. Qualcuno da lassù forse vegliava su di me, o forse era frutto della mia immaginazione. Avevo così tanta fame, che ormai mi ero abituato a mangiare tutto quello che potevo accaparrarmi, pur di saziare almeno in parte la mia fame. Trascorsi molti giorni in quello stato, in una di quelle città così movimentate come Parigi, era difficile ambientarsi subito e con occhi sereni. In quella città pochi passanti facevano caso a me, e a dirla tutta, per me era tutto nuovo e insolito.
Le case, i giardini, i laghi e i bambini che correvano in bicicletta, Era tutto magico dal mio punto di vista, anche se non facevo molto caso alla gente che camminava, osservavo con occhi pensierosi e tristi la gente che non faceva mai caso a chi gli stava intorno. “Nemmeno quelle povere anime in cerca di aiuto…” Nessuno ci aveva fatto caso, ma ogni tanto per le strade di città appariva qualche vecchietto senza tetto, o un bambino affamato in cerca di qualche soldino per sfamare i suoi fratellini più piccoli. Ed io che ero solo un gatto mi chiedevo il perché nessuno prendesse in considerazione l’idea di aiutare il prossimo. “Possibile che l’uomo non abbia un cuore nemmeno per i suoi simili?” Dovevo credere che non ci fosse nessuno a quel mondo pronto ad aiutare i più bisognosi?
“Non ci voglio credere!” Mi dissi tra me e me fissando il cielo che diventava sempre più grigio e nuvoloso. “Ho come l’idea che nel mondo ci siano persone che aiutano il prossimo di propria spontanea volontà, e persone menefreghiste che pensano solo a se stessi e che cercano gli altri solo per i propri bisogni”. Ero convinto che fosse così che andasse il mondo, in fondo tutto bianco o nero non poteva essere.
“È inconcepibile per me tutto ciò!”
Stanco e stressato di girare a vuoto per la città, andai a sedermi sotto un alberello di fiori di pesco, e appena il sole ritornò nel cielo, alle prime luci del pomeriggio il mio volto fu coperto da una gioia meravigliosa. Per me stare ad ammirare la luce del sole era meraviglioso. Sembrava soffice e vellutato il calore del sole su di me, tanto soffice come lo zucchero di canna, dolce, meravigliosamente splendente e brillante come un cristallo. Era una meraviglia ammirarlo da lontano, anche se avrei voluto tanto arrivare fino in alto al cielo, sfiorando quei teneri raggi, e bearmene come se fosse la cosa migliore al mondo da fare.
“Tanto sono solo al mondo…”
Ero così triste, anche se avrei tanto desiderato trovarmi in un posto caldo e accogliente, invece vagavo per le strade di Parigi tutto solo. “Sono così stanco di non aver nessuno al mio fianco.” Avrei tanto voluto avere un’amica con cui passare il mio tempo, invece non era così. La realtà era orribile, ma nella mia mente non avrei mai smesso di sognare. Desideravo così tanto un'amica come quelle che incontravo spesso per le strade, e invece ero sempre isolato dal mondo stesso. Ormai la solitudine faceva parte della mia vita, ed ero abituato a quel suo triste destino, anche se ogni tanto sognavo ad occhi aperti di trovare l'amica dal cuore tenero e giudizioso. “Forse non mi devo illudere troppo!”
I sogni, erano solo frammenti di desideri infranti, irraggiungibili come la voglia di toccare il cielo con una zampetta.
“Devo smettere di sognare…”
— Io sono solo, punto e basta! — pensai.
Anche se ero un gatto solitario, avevo un carattere forte, tenace, e caparbio. Ero così furbo, molto più di una volpe che non mi sfuggiva niente. Nemmeno quando il cielo diventava sempre più grigio, e le nuvole ricoprivano ogni cosa, anche il sole, io sapevo già che dovevo andarmi a riparare sotto qualche casetta, perché se no, mi sarei ammalato. E non c’era nessuno a prendersi cura di me. “Nessuno.”
Sapevo solo che se mi bagnavo il pelo grigio, avrei sicuramente preso un malanno, e sarebbe stato un guaio. Guardai il cielo, il sole era scomparso, e all’improvviso la luna era apparsa in alto al cielo. La notte si stava avvicinando, e le nuvole grigie ricoprivano l’atmosfera con la loro immensa grandezza.
“Fa che stanotte non piova!” Corsi subito ai ripari, ne approfittai subito per restare al riparo da qualche parte pur di non beccarmi in testa qualche temporale in arrivo. “Odio la pioggia!” Mi metteva di cattivo umore la pioggia, era insopportabile! “Io preferisco le giornate di sole!”
— Oh, no non adesso! — il tempo era già cambiato, il cielo diventò più scuro della notte stessa, quando all’improvvisa la pioggia cadde dal cielo come per magia. Mi ritrovai per fortuna nei pressi di qualche casetta di città, attraversai un ponte pieno d’acqua e mentre tremavo dal freddo e dalla fame cercai di correre subito a ripararmi dalla pioggia. “Cosa non facile… se sei un gatto che odia l’acqua!”
— Piove! Uffa! Quando finirà questo tempaccio? — mi domandai mentre mi accovacciavo sul terriccio di quella casetta per rilassarmi un po’. L’aria che quella sera si respirava, profumava di pioggia.
Il profumo della pioggia era un qualcosa di raro, proprio come un raggio di sole sulla pelle. Ma la pioggia sapeva di aria innovativa, un profumo di rinascita che scivolava verso qualcosa o qualcuno e lo rinnovava cancellando qualunque cosa, dolore, amarezza, passato, ed era un toccasana per il presente di ogni persona, ma ancora di più se ad a inzupparsi sotto la pioggia c’ero io. “Un gatto pestifero a cui piacevano le avventure, ma che stava ancora cercando la sua Giulietta!”
— Chi si sarebbe innamorato di un gattino come me? —  io ero così carino, adoravo anche guardarmi allo specchio, anche se la prima volta che mi ci riflettei ero molto spaventato. “Io ero un gattino dal pelo grigio e bianco, con due occhi piccoli, e felici che splendevano di vivacità!” Anche se alla gente non sembravo né felice né vivace. “Invece lo sono!” Lì alla ricerca di un luogo dove riposarmi, provai ad ascoltare il ritmo della pioggia mentre picchiettava sui tetti delle case e sulle superfici della terra. La pioggia cadeva a picco sull'asfalto, sui tetti delle case e sugli alberelli che c’erano in giro. Mi bagnai leggermente, ma cercai di essere ottimista, nonostante il brutto tempaccio che mi accompagnava di ora in ora quella stessa sera. Rimasi ad ascoltare il suono dolce e vibrante della pioggia, e iniziai a canticchiare per far passare il tempo a me nemico. In quell’attimo, mi sentii più felice, in pace e libero come una farfalla in piena montagna. Ormai era da molto tempo che vagavo da solo disperso in una città solitaria.
"Desideravo così tanto innamorarmi, vivere in un posto dove tutti mi amano e mi apprezzano per quello che sono." A quel triste pensiero mi rattristai sempre più, fino a non badare più alla pioggia che scendeva su di me inzuppandomi come un pulcino bagnato. Una sola cosa su mille mi rendeva fiero e felice. “È succede solo quando incontro i bambini per la strada.” I più piccino che mi incontravano per strada, si fermavano a coccolarmi, e a darmi qualche briciola di pane. Ma nessuno di loro mi portava a casa con sé, per tenermi al calduccio o prendersi cura di me. "Perché devo vivere in questo modo?"
Alla fine decisi di cercare un posto più tranquillo dove ripararmi, avevo il terrore che qualche bel cagnolino arrivasse all’improvviso e mi sbranasse. Non era un luogo sicuro quello in cui mi ero rilassato, e non volevo rischiare il peggio. Camminai per moltissimo tempo, avevo una fame… ed ero così disperato che… alla fine me ne andai più in là, arrivai fino al parco, e mi riparai sotto una di quelle panchine. Anche se mi pioveva addosso, la pioggia mi trasmetteva una carica sorprendente. Avevo la forza di fare qualunque cosa, quindi decisi di correre a cercare del cibo con cui sfamare il mio appetito. In poco tempo mi ritrovai a girovagare di strada in strada da molto tempo, che ormai pensai di aver anche perso la cognizione del tempo stesso.
“Che ore sono adesso?” Mi chiesi pensieroso, mentre cercavo qualcosa da mangiare fuori da un locale dove all’interno c’era un profumino invitante.
“Quanto vorrei essere un essere umano, entrare lì dentro e fare un buffet di carne alla brace!” Ero così affamato che dalla fame non ci vidi più, mi chinai su un piccolo tappetino proprio fuori dal locale, e mi addormentai tra le braccia di morfeo.
“Vorrei tanto trovare qualcuno con cui giocare.” Pensai mentre facevo un bel sogno ad occhi chiusi.
— Dove mi trovo? — dissi pian piano mentre socchiudevo e aprivo gli occhi più e più volte. Guardandomi attorno, mi accorsi che ero avvolto in una coperta di lana, profumava di lavanda, ma non avevo mai sentito quel profumo, se non a casa dove abitavo prima che i miei padroni mi abbandonassero. Cercai di capire dove mi trovassi, ma fu difficile distinguere quel posto da un altro. Volli fare un salto giù da quella piccola poltrona dove qualcuno mi aveva cautamente appoggiato, e mi ritrovai ad osservare qualcosa di familiare, ma non troppo. “Chi è questa fanciulla?” La guardai con estrema curiosità, e rimasi incantato ad ammirarla. Era bellissima, sembrava una fata, la sua bellezza era rara e sembrava avvolta in un manto fatato, ma forse ero io che la vedevo sotto quella luce. Era così carina nel suo abitino dello stesso colore del cielo, era di un azzurro tenue soffice e vellutato come le nuvole bianche del cielo d’estate. I suoi capelli dorati sembravano dei filamenti d’oro come se i raggi del sole la irradiavano con il loro calore. Il suo viso era bianco come i fiocchi di neve, e la sua carnagione pareva quasi trasparente. Era bianca come la neve, e delicata come una pesca. Era davvero bellissima, ed io non riuscivo più a muovermi, l’unica cosa che mi piaceva fare era osservarla mentre dormiva. Il suo respiro era regolare anche mentre riposava su quel divano blu. Era distesa sul divano in modo divino, con le mani sul petto, e gli occhi chiusi sembrava proprio come la bella addormentata di cui avevo sentito parlare quando passando per le strade di Parigi una donna stava giusto leggendo qualche fiaba alla sua bimba. Mi ricordai di quel giorno, di quella donna che stringeva al petto la sua piccina, e di come la bimba guardava la sua mamma con occhi fieri e felici mentre questa le leggeva la fiaba della bella addormentata. “La fanciulla dormiente, nonché una principessa di un regno fatato venne poi dopo molto tempo risvegliata dal bacio d’amore di un principe…” Che fiaba incantevole… magari potessi baciarla e trasformarmi in un bel principe ed essere per sempre felice con lei e non esser più solo. Così alla fine mi avvicinai al viso della bella ragazza che dormiva sul divano, mi accoccolai al suo fianco, cercando di non svegliarla pensai di farmi un’altra bella dormita, poi il mio sguardo calò su di lei, e mi avvicinai al suo viso per… darle un bacio. Non so perché l’avevo fatto, ma lo feci. Timidamente poggiai il mio musetto alle labbra della ragazza dai capelli dorati, e le diedi un bacio. Un bacio speciale, forse per ringraziarla? Forse era stata lei a salvarmi? Mi ricordai che mi ero addormentato su quel tappeto, e forse era stata lei a trovarmi e a portarmi a casa sua? “Vorrei tanto poterle parlare..., ma posso solo miagolare.” Era un vero peccato che gli esseri umani non capivano il linguaggio degli animali. Sarebbe stato tutto molto più facile, sia per loro che per noi.
— Ciao gattino! Finalmente ti sei ripreso! — mi vidi afferrare da due braccia, e mi ritrovai subito avvolto in un morbido abbraccio. La ragazza dai capelli dorati mi guardò con occhi molto dolci e teneri, non capivo quello che stava succedendo, sapevo solo che avevo trovato finalmente qualcuno che si sarebbe preso cura di me. “Almeno ci speravo.” La guardai proprio in quel momento con occhi lucidi e pieni di gioia, e le miagolai forte. “Grazie per avermi salvato.” Le miagolai dolcemente, ma lei mi donò un sorriso, e capivo perfettamente che non sapeva cosa le avessi appena sussurrato con vivacità. Per me quella ragazza era speciale, forse era lei la mia Giulietta?
“Ora non sono più tutto solo!” Avevo appena trovato un tesoro grande al mio fianco e si chiamava: amica del cuore. Non avevo mai avuto un’amica prima d’allora, ma lei era un sogno che diventò subito realtà. — Da oggi tu vivrai qui con me! Sei contento? — la voce della ragazza dai capelli dorati mi disse che si chiamava Angela, e che io ero il suo angelo, sceso giù dal cielo per vegliare, giocare e sorridere con lei. Io ne fui subito felice. “Felice come non mai…”
Non appena mi vidi avvinghiato al suo abbraccio confortevole e dolce, rimasi sbalordito dal profumo di rose che le impregnava la pelle. Era un profumo delizioso, molto più dei prati a primavera, o dei dolci appena sfornati in qualche pasticceria.
–  Oh, piccolo, ma lo sai che sei carino? Da oggi in poi mi prenderò io cura di te.  –  Quel dolce sorriso che splendeva nel viso di quella fanciulla mi rallegrò. La fissai con ammirazione, i suoi capelli dorati erano come spighe di grano al sole, così lucenti che sembravano seta, il suo sguardo così dolce, in due pozze d’acqua azzurra, limpide come un lago l’estate.
Intanto Angela mi stava stritolando fra le sue braccia, ma io ero così contento che rimasi lì nel suo caldo abbraccio a gongolare sui miei pensieri. “La vita è proprio un mistero.” Pensai tra me e me. L’idea che avrei vissuto la mia vita assieme ad Angela sotto lo stesso tetto, era fenomenale su tutti i fronti. “Ora il mio desiderio non è più solo un sogno… è realtà!” Finalmente non sarò più triste, affamato e solo. Avevo qualcuno per cui vivere, qualcuno che mi dimostrava affetto vero e sincero, qualcuno che non mi caccerà via di casa per motivi futili. “Io sarò per Angela il suo protettore, perché si sa in una amicizia non ci devono essere compromessi, ma solo un profondo affetto reciproco in qualunque circostanza”.
Avevo appena riscoperto il senso della vita.
E per vivere una vita piena, bisognava amare prima se stessi e poi gli altri, ed ora tutto era perfetto. “Nella vita tutto ciò di cui si ha bisogno è qualcuno con cui vivere felici e spensierati superando tutte le difficoltà insieme, uniti in un solo battito.” Nella vita non si era mai soli, ed era uno di quei problemi così immensi, grandi come un cielo nuvoloso all’alba che si poteva dissipare solamente donando, invece che ricevendo. Ed era una di queste cose che avevo appena scoperto sulla mia stessa pelle.
“Sarò anche un gatto, ma adesso Romeo ha trovato la sua Giulietta!” Credevo di essere solo al mondo, ma era solo frutto della mia mente. Pensavo che distaccarmi dalla gente fosse la cosa migliore da fare per non soffrire in alcun modo, ma mi sbagliavo. Al mondo c’era chi amava il prossimo per davvero. Una vera e profonda amicizia, poteva rallegrarti l'umore, o poteva farti sognare ad occhi aperti. Ma non era un sogno, era la realtà delle cose. Ed era successa proprio a me.
“Come sono felice!” Abbracciato alla mia padroncina, vedevo il mondo in una nuova prospettiva. “Il mondo così come mi piace… e se Angela mi terrà con sé, sarò per sempre felice!”.
 
 
 
 
 
 
 
 
Note dell’autrice
 
 
 
 
 
Questo racconto non parla d’amore, solitamente scrivo storie romantiche, ma come tutti sanno, non si vive di solo amore. Nella vita l’amore ha mille forme. L’amore vero lo meritano davvero solo chi si dà con il cuore all’altro, senza aspettarsi grandi cose in cambio. Ho sempre pensato che nella vita la solitudine faccia parte di ognuno di noi, ma credo fermamente che stare da soli non sia giusto. La vita è fatta per essere vissuta. Nel bene e nel male bisogna viverla intensamente. Ho espresso i miei pensieri sull’amicizia, sull’abbandono e sulla felicità attraverso gli occhi di un gattino. Un gattino dolce, proprio come i suoi occhi, un po’ come il mio Artemis, il mio gattino. Adoro gli animali, e spesso mi ritrovo da sola, e in quelle occasioni, quando non ho amici intorno la mia mente viaggia verso mille sfumature di pensieri intensi e profondi. Ed è in quelle occasioni che dico a me stessa: Meglio avere vicino un gattino, che avere al proprio fianco gente che non ti merita. Posso anche sbagliarmi, nessuno nasce con la scienza infusa nel cervello, ognuno può pensare ciò che vuole, ma la verità e che si è felici solo quando ti ritrovi accanto a persone che valgono, un po’ come te che magari stai leggendo questo piccolo breve racconto. Ci sono delle giornate, proprio come questa in cui non mi sento sola, ma fiera di quello che ho e faccio. “E se nella vita non sei fiero di te stesso, per cosa vivi allora?”
Come dice il titolo stesso, il sogno di Romeo, s’intuisce già dalle prime righe qual è quel desiderio che il gattino tanto sogna. Sognare non costa nulla, anche se la realtà in cui viviamo non ci permette sempre e in ogni momento di realizzare i nostri sogni. “Vivere di sogni non è un capriccio per sfuggire alla vita reale.” Non smettere mai di sognare, perché la vita è un dono prezioso, e nessuno deve rinunciare ai propri sogni.
Si deve essere forti, e spesso quando si è tristi, depressi o annoiati la cosa migliore e catapultarsi in un libro del cuore. Uno di quei libri speciali che ti fanno sognare. Quindi colgo quest’occasione per augurare a te lettore di aver sognato e apprezzato questo piccolo racconto. Ricordati sempre che la speranza è l’ultima a morire, e che tu vali veramente…
 
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Grazie a tutti coloro che giunti in questa pagina leggeranno anche queste poche righe scritte con il cuore. Ringrazio chi leggerà o chi l’avrà già letta, spero di cuore che vi emozioni questa breve storiella di un gattino che ormai non è più solo, ma avvolto dalla felicità.
 
“La felicità la si ottiene subito, è mantenerla col tempo il problema…” by Barbara Bruni
 
 
 
 
 
 
 
 

 
   
 
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