Hang
a shining star upon the highest bow ˜ Let’s sing together this
Christmas
*Pattini
da ghiaccio*
Era
davvero raro che il dottore facesse dei regali a suo nipote. Quella volta gli
mise fra le braccia un paio di pattini da ghiaccio e lo invitò a uscire dal suo
laboratorio.
«Ho
sentito dire che hanno inaugurato un palazzetto del ghiaccio qui vicino e che
tutti i bambini sono entusiasti di andarci, perché non vai anche tu, Aine-kun?»
rispose davanti all’evidente stupore del ragazzino, tornando alle sue carte
complicate e ai suoi esperimenti.
«Ah.
È perché si avvicina Natale, zio?» domandò lui, senza staccare i suoi occhioni
da quelle scarpette con la lama, ricordando in che mese dell’anno effettivamente
fossero, cioè dicembre.
«Molto
bene, bravo! E inoltre meriti un po’ di svago ogni tanto, non puoi sempre stare
rinchiuso in camera a studiare musica, dai retta a me», passò da un tono gentile
a uno scherzoso, scompigliandogli affettuosamente i capelli blu
cielo.
Aine
regalò un dolce sorriso allo zio e poi corse di sopra a cambiarsi, mise due
maglie larghe e pesanti sotto un cappotto blu scuro, pantaloni di velluto, un
cappellino e un paio di guanti di lana, mentre ai piedi calzò degli stivaletti.
Ovviamente portò con sé la paghetta mensile e anche il regalo, celato dentro una
piccola sacca sportiva.
Una
volta giunto al palazzetto del ghiaccio di cui gli aveva parlato lo zio, dopo
aver attraversato una lunga strada con tantissime luminarie natalizie, Aine si
sentì un poco fuori luogo, non immaginava fosse così pieno di gente: c’erano non
solo bambini e ragazzini esagitati, ma anche genitori apprensivi, che si
assicuravano che i loro figli non si facessero troppo male, e giovani coppiette
felici.
Lui
invece si sentiva tutto solo e spaesato, fermo all’ingresso della pista
ghiacciata, senza decidersi a indossare i pattini laminati, ad andare a
ritagliarsi uno spazio per pattinare tranquillo.
Con
le piccole labbra tremanti, stringeva con forza la sua sacca e stava per fare
dietrofront, per tornare sui propri passi e inventarsi qualcosa, un altro modo
per svagarsi, quando lo vide lì, in mezzo alla calca di
persone.
Un
ragazzino alto più o meno come lui, o almeno da lontano gli parve così, dal
volto serio e inespressivo, dalla frangetta calata sulla fronte e dalla bocca
contratta come se nemmeno lui si stesse divertendo.
Un
pesce fuor d’acqua.
Qualcosa
dentro di lui, forse un istinto, forse un presentimento o forse semplice
empatia, lo spinse ad agire. Allora Aine individuò una panca in cui togliersi
gli stivali per calzare le scarpette, si rialzò con sguardo deciso, rischiò di
sbilanciarsi parecchie volte mentre procedeva lentamente, a zigzag, incerto e
oscillante, ma era tutta questione di abitudine, presto avrebbe imparato, si
disse incoraggiante. L’estate precedente, con i pattini a rotelle ci era
riuscito in un mese, qui chissà… Barcollante arrivò infine a un metro di
distanza dal ragazzino, che gli voltava le spalle, forse per cambiare direzione
poiché non si era accorto di lui.
Fu
allora che venne la figuraccia, Aine oscillò troppo verso destra e finì per
perdere l’equilibrio, per scivolare rapidamente giù, colpendo la superficie
ghiacciata con un braccio e con la tempia.
Non
era sfuggito a lui e a qualche altro intorno l’acuto lamento che suo malgrado
aveva lanciato.
Almeno
così aveva attirato la sua attenzione, pensò, infatti il ragazzino slittò
elegantemente verso di lui, si fermò senza alcun tremito e gli tese una mano
guantata.
«Fai
attenzione», lo avvertì fingendosi sgarbato e biasimevole, se lo stava aiutando
significava che la sua vera natura doveva essere più accorta e pacata di quanto
in realtà trasparisse a una prima occhiata.
Senza
interrompere il contatto visivo, Aine accettò la sua mano, la strinse e provò a
rimettersi in piedi, pur senza trattenere una smorfia di dolore per le botte
prese e una lacrimuccia. Il braccino però non era rotto, riusciva a muoverlo
bene, più o meno.
E
stava per perdere nuovamente l’equilibrio, ma quella presenza rassicurante che
lo sostenne con le sue braccia gli impedì di finire gambe all’aria come uno
stupido.
«Che
imbarazzo!» sussurrò, intimidito. «M-mi spiace, avrei voluto presentarmi in modo
meno goffo, ma le gambe mi hanno tradito. Io sono Kisaragi. Kisaragi Aine.
Grazie per l’aiuto!».
Il
ragazzino annuì e fece per voltarsi, ma lui sentiva già di non volere che si
chiudesse nella sua riservatezza, non era giusto che rappresentasse per Aine un
singolo estraneo di quelli che si incrociavano una volta nella vita, che ti
aiutavano e che poi non vedevi più. Dovevano diventare amici, loro due, e visto che
l’altro era così bravo a pattinare e così capace, poteva insegnargli a stare
almeno in equilibrio e a non barcollare come un pinguino
ubriaco.
«Ti
prego, rimani vicino a me, non andare via!» esclamò con trasporto, strizzando
gli occhi lucidi e arpionandosi al suo braccio. Il ragazzino, ignaro di essere
stato scelto come suo amico, in fondo rimase colpito da quel capriccio
improvviso, ma si limitò ad assecondarlo e lo condusse con calma verso i punti
meno affollati. Alla fine Aine scoprì come si chiamava quel ragazzino riservato
e solo apparentemente freddo.
Onpa
Kei.
Ancora
era troppo presto, non poteva saperlo, però non aveva trovato soltanto un amico
fedele.
Lui
e Kei condividevano la stessa passione per la musica. Kei avrebbe imparato a
leggere e a decifrare Aine come uno spartito diventando, un giorno, il
compositore perfetto per lui.
«Kisaragi-kun,
hai un bernoccolo sulla fronte».
«Veramente?
Si nota tanto? Lo zio mi prenderà in giro, uffa!».
_____
Iniziativa: Questa
storia partecipa al contest “Christmas Game – Puzzle Time” a cura
di Fanwriter.it!
Numero
Parole: 874
Prompt:
26.
Pattini da ghiaccio
Note:
Ultimamente mi sento molto ispirata e direi che è meglio approfittarne
cavalcando quest’ondata di creatività davvero insolita da parte mia
xD
Torno
in questo fandom con una nuova raccolta, questa volta a tema natalizio e
invernale, incoraggiata dall’entusiasmo di Starishadow, alla quale dedico il primo
capitolo ^^
Spero
che ti piaccia e che siano credibili… Io non posso affermare con certezza se a
questi due piaccia pattinare oppure no, ma mi sembrava un’idea carina e
originale per un loro primo incontro, tu che dici?
Diciamo
che in parte devo ringraziare un ricordo legato a mia sorella, che anni fa, nel
periodo natalizio, era andata veramente in una struttura simile a un palazzetto
con una pista di pattinaggio sul ghiaccio e aveva visto persone scivolare
facendosi davvero male. Aine almeno ne è uscito con un bernoccolo e forse un
livido sul braccio, ma nulla di grave! xD
Il
titolo non è farina del mio sacco, in realtà contiene due citazioni provenienti
da due canzoni a tema, sapreste indovinare quali? ^_^
Grazie
per aver letto fin qui *inchino* il prossimo aggiornamento è previsto per
domenica, causa impegni che mi terranno lontana dal pc.
A
presto!
Rina