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Autore: _Rael_89    09/12/2016    1 recensioni
Rosso: come la sua giacca preferita, il porpora della sua nobiltà, il sangue dei rivoltosi.
Nero: come i suoi capelli, il carbone della sua miseria, il futuro che l’attendeva.
Éponine Thénardier era totalmente l’opposto di Monsieur Enjolras.
E se si fosse innamorata di lui invece di Marius Pontmercy… sarebbe riuscita a salvarlo?
In questa storia vedremo quel se diventare realtà.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Enjolras, Eponine, Gavroche, Marius Pontmercy, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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LesMis –Red and Black
# Life must go on

Nonostante tutto, Marius era stato fortunato: l’anziano nonno l’aveva riaccolto a braccia aperte e aveva accettato di buon grado il suo fidanzamento con Cosette; ma le cose andarono diversamente per Enjolras. Si ripresentò a casa col favore del buio, per la prima volta dopo la battaglia e per l’ultima in tutta la sua vita: suo padre non si fece problemi a spiegargli come avesse gettato l’intera famiglia nella vergogna e che per lui l’unico figlio maschio era morto su quella barricata; sua madre gli diede di nascosto la discreta fortuna che stava mettendo da parte in previsione del suo matrimonio, raccomandandosi di andarsene in un paese lontano, con una nuova identità, costruirsi una nuova famiglia lasciando stare tutte quelle sciocchezze sulla Repubblica.
Il vantaggio della sua nuova condizione era che ora era finalmente libero. Riprese presto in mano la sua vita, ne aveva di cose da fare: in tutta Europa erano accese le scintille di una rivoluzione oramai imminente. Non aveva più nulla a trattenerlo a Parigi: aspettava solo che Éponine riaprisse gli occhi.
E, quando lei lo fece, erano passati ormai sei mesi da quel maledetto giorno di Giugno; la fanciulla se ne accorse solo quando lanciò uno sguardo alla finestra, notando la neve che si era posata sul davanzale.
Enjolras andava a farle visita ogni giorno, spesso in compagnia di Marius e Cosette; e quel pomeriggio di Gennaio vennero fermati in corridoio dal medico per la bella notizia.
-Siate cauti che non faccia troppi sforzi: è ancora convalescente.- si raccomandò ai due giovani, che si precipitarono alla porta della sua stanza. Poi si rivolse ad Enjolras. -Di solito sconsiglierei di fare visita così presto ad un paziente: ma sono certo che alla vostra fidanzata farà bene vedere i suoi cari.-
-… la mia?- lui sembrò confuso ed in imbarazzo. -No aspettate, Éponine non è…-
L’uomo era piuttosto perplesso. -No? Credevo… vi prego di perdonarmi! Ho pensato voi foste innamorati, visto il modo disperato in cui vi ha salvato la vita, quasi sacrificando la sua… e la prima cosa che mi ha chiesto è come stavate, perciò io…-
Effettivamente quella era la seconda volta che lei gli salvava la vita. Dopo essersi quasi presa un proiettile in corpo, aver subito la perdita del fratellino e averlo trascinato dal Café Musain fino a quel convento, la sua prima preoccupazione fu le condizioni di salute di Enjolras. Era davvero una strana ragazza…
Enjolras si congedò dal dottore ed entrò silenzioso nella stanza: Éponine era circondata dal calore di Marius e Cosette. E, quando lo vide, il suo viso si illuminò a tal punto che anche lui se ne accorse.
-Monsieur Enjolras!-
Aveva la pelle pulita e profumata, per la prima volta in vita sua; i capelli d’ebano erano raccolti in una treccia. Nuove candide garze le fasciavano petto e collo. Gli tese la mano destra, la stessa che avrebbe portato a vita l’infame cicatrice di quella brutta ustione…
Marius e Cosette gli fecero posto, così che lui si mise a sedere sul bordo del letto.-Come stai?-
-Ho passato momenti peggiori.- ammise, con un sorriso.
-Éponine… ti devo di nuovo la vita…-
-Non ditelo: non voglio che vi sentiate in debito con me. Siete stato voi a convincermi che potevo cambiare la mia vita… che il mio destino non era di diventare come i miei genitori. Per questo vi ho seguito sulla barricata e ho combattuto con tutti voi; per questo vi ho salvato la vita. Potete anche pensare che siamo pari.-
Enjolras annuì, con il suo solito mezzo sorriso. Un leggero bussare alla porta interruppe quel momento: uno dei monaci si era affacciato sulla sua stanza, portando un vassoio.
-Mi scuso con tutti voi, ma devo chiedervi di lasciarla mangiare e riposare: ordine del medico.-
I tre la salutarono calorosamente, promettendole che sarebbero passati anche il giorno dopo. Éponine li seguì con lo sguardo finché non chiusero la porta, mentre il monaco le porgeva la sua cena.
-E’ davvero un miracolo che vi siate risvegliata… il Signore è dalla vostra parte.-
Éponine si lasciò scappare una smorfia. -Vi chiedo scusa!- alla reazione stupefatta dell’uomo si portò una mano alla bocca. -Non è mia intenzione offendere il vostro credo! E’ che non mi sono mai sentita dalla parte di Dio in questi ultimi anni…-
-Oh mia cara, mi addolora ascoltare queste parole! Dopo tutto quel che avete passato per giungere fino a qui… come fate a non credere che sia opera del Signore? Cosa vi spinge ad essere tanto diffidente?-
La ragazza rigirò per un po’ il cucchiaio nella sua minestra, non trovando le parole giuste da usare in quel momento. -Voi… credete sul serio che mi abbia aiutato?-
-Il Signore è sempre dalla parte degli innocenti.- le rispose candidamente l’uomo.
-E allora perché?- lasciò cadere il cucchiaio nella ciotola di minestra. -Perché mi ha portato via Gavroche?! Lui era un innocente, era un bambino, aveva solo 12 anni… perché Dio ha deciso che dovesse morire sotto le barricate? Cosa aveva fatto per meritarsi questo? Perché non ha preso me al posto suo?!-
Lo fissò negli occhi: il monaco vi lesse anni di sopportazione, dolore, disperazione. E vi scorse quelle lacrime che non avrebbe mai smesso di versare per suo fratello.
-Mia cara.- le prese la mano. -Il Signore agisce in modi a noi incomprensibili: non posso spiegare per quale motivo ha deciso di ricongiungere a sé la vita del vostro Gavroche. Ma posso ben immaginare perché abbia salvato la vostra… voi avevate un compito da assolvere: non era ancora giunta l’ora della vostra morte.-
-Io… non capisco…-
-Attraverso di voi, il Signore ha salvato la vita di Monsieur Enjolras: sicuramente avrà qualcosa in serbo anche per lui.-
-Chiedo di nuovo scusa…- era scettica. -Ma io non ho agito per carità cristiana: sono sempre stata restia a far del bene agli altri, se ciò provocava il mio male… non credo a tutte quelle storie sul porgi l’altra guancia o aiuta il prossimo.-
-Infatti: avete agito così perché siete innamorata di lui, è stato questo sentimento a guidare le vostre azioni; e non è forse l’amore la vera forza del Signore?-
Éponine rimase per un momento spiazzata. -… innamorata? Io non…-
-Chi mai darebbe la propria vita per un altro, se non per amore?- l’uomo le sorrise con dolcezza. -Potete non esservene accorta, siete così giovane… il vostro è stato un vero e proprio atto d’amore. Un atto di Dio.- con queste ultime parole si congedò, lasciandola cenare in tranquillità. Ma lo stomaco di Éponine era in subbuglio, così come il suo cervello: tutti questi sentimenti nuovi e contrastanti potevano essere spiegati con l’amore? Era davvero innamorata di Enjolras? Come poteva esserne sicura? Certo, era attratta da lui. Certo, era disperata quando lo vide cadere dalla barricata. Certo, era emozionata quando lo vide comparire sulla porta della camera, sano e salvo. Certo, aveva pensato a lui più che a ogni altro in questi ultimi tempi…
Era pur vero che era andata incontro alla morte per due volte pur di salvargli la vita.
E che in quel momento non stesse toccando cibo, nonostante il buon odore che emanava quella minestra ormai tiepida. Nonostante la fame fosse stata una compagna costante per tutta la sua vita…
Si dice che l’amore faccia passare l’appetito, no?
In my life
There's been no one like him anywhere
Anywhere, where he is
If he asked... I'd be his!


-Allora, è tutto pronto per la partenza?-
Enjolras toccò istintivamente i biglietti della nave che teneva nella tasca della giacca bordeaux. -Ho già prenotato una carrozza: in tre giorni arriverò a Le Havre.-
-I nostri amici d’oltremanica ti accoglieranno a braccia aperte!- l’altro gli strinse calorosamente la mano. -Buon viaggio: sono sicuro che sentirò ancora molto parlare di te…-
Gli fece un cenno affermativo con il capo e i due si separarono. Oltrepassato quel vicolo buio in cui si erano incontrati il ragazzo sbucò su Place de l’Odeon, per imboccare veloce Rue de Voltaire; si tirò su il colletto della camicia: non poteva non essere sicuro che qualcuno non l’avrebbe riconosciuto. Marzo aveva spazzato via quel gelido inverno, fatto di dure leggi, soldati appostati ad ogni angolo, controlli sempre più serrati: finalmente Parigi stava iniziando a dimenticare le barricate di Giugno. Tuttavia, Enjolras si era esposto troppo, e un viso bello come il suo non era facilmente dimenticabile. Oramai era abituato a girarsi appena passava qualcuno in divisa militare; anche quella volta lo fece fingendo di ammirare la vetrina di fronte a sé, benché fosse un negozio di abbigliamento femminile. Stavolta però la sua attenzione venne davvero catturata da un completo giacca e gonna color carta da zucchero, con risvolti e dettagli blu notte; rimase assorto nei suoi pensieri per qualche minuto, ricordando a sé stesso che aveva speso quasi metà della piccola fortuna lasciatagli dalla madre.
Poi entrò.
In my life,
There is someone who touches my life
Waiting near. Waiting here…

-Vedo che ti sei ripresa completamente.-
La voce di Enjolras le giunse alle spalle: Éponine era in piedi di fronte alla finestra. Si aggiustò lo scialle sulle spalle, vergognandosi di farsi trovare in quello stato.
Dov’era lo specchio? In che condizioni erano i suoi capelli? Era almeno presentabile?
Cercò di distogliere la mente da quelle futili domande, perché si preoccupava tanto? In fondo era solo Monsieur Enjolras… -Sì, non mi fa più fatica alzarmi in piedi e camminare.-
Quando si girò notò che teneva un pacchetto sotto al braccio. -Questo è per te.- il ragazzo sfoderò il solito mezzo sorriso quando glielo porse.
Éponine era sorpresa: lo prese e lo poggiò sul letto, apprendolo lentamente. Trattenne il fiato scorgendo l’indumento al suo interno, lo tirò su tra le mani, sentì una piacevole sensazione toccando la stoffa con le dita: velluto.
-Monsieur Enjolras… Monsieur, voi non dovevate…-
-Di certo non puoi uscire di qui in camicia da notte, no?- scrollò le spalle. -E gli abiti che portavi prima non sono adatti a te.-
La ragazza si accostò la giacca al petto, come a misurarsela addosso. -E’ perfetto.- sussurrò.
Lui si schiarì la voce, distogliendo lo sguardo da lei. -Dicono che Londra sia davvero splendida in primavera, sai?-
Éponine lo guardò, senza capire.
-Ho degli affari che mi porteranno a lasciare il continente, almeno per ora; e pensavo, se non hai niente di meglio da fare a Parigi…- lasciò cadere la frase, attendendo la sua risposta.
  
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