Film > Le 5 Leggende
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Autore: Roiben    09/12/2016    0 recensioni
Ancora poco, solo qualche metro, e infine sarà libero.
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«Tu chi sei?»
«Boogeyman, e tu?»
«Katherine»
Genere: Angst, Fantasy, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Emily Jane Pitchiner, Kozmotis 'Pitch' Pitchiner, Nuovo personaggio, Pitch
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'La Strada Verso Casa'
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capitolo 13 - Risvegli




È ancora nel dormiveglia, quando avverte una bizzarra sensazione che riporta la sua coscienza un poco in superficie: la sua schiena è gelata, a contatto con il terreno; il suo petto è invece stranamente caldo. Sospira, rilasciando un fievole gemito confuso, e d’un tratto si ritrova desto, le ciglia a sfarfallare freneticamente sugli occhi ancora appannati.


Buio. Questa è la prima cosa che riesce a distinguere. Ci sono delle stelle di fronte ai suoi occhi? Buio. I suoi occhi si spalancano di colpo e un rantolo strozzato prorompe dalle sue labbra.


Prova a sollevarsi, ma qualcosa lo ostacola. Si guarda attorno, inspiegabilmente ansioso. Non riesce a rammentare, la sua mente è un ammasso ronzante di informazioni frammentate. Il suo sguardo si posa, quasi per caso, sul proprio petto e lui si lascia sfuggire uno sbuffo sconvolto. Proprio lì, appoggiato alla veste che gli ricopre il petto, c’è il corpo rannicchiato di Katherine.


Pitch si lascia ricadere pesantemente al suolo. La sua mente è ancora maledettamente confusa. Non ha idea del perché la bambina sia ancora con lui, nonostante l’evidente ora tarda. È piuttosto sicuro che ci debba essere un’ottima spiegazione che tuttavia, al momento, sembra volergli sfuggire a ogni costo.


Lei però non può restare ancora. Non ha idea di quanto tardi sia, ma di sicuro non è una buona idea che rimanga fuori casa con il buio. Già, il buio: perché, poco prima, quella consapevolezza lo ha atterrito tanto? Non dovrebbe essere forse più che avvezzo a vivere costantemente immerso nell’oscurità? Forse tutti quegli anni senza mai vedere la luce sono stati troppi perfino per uno come lui, chissà.


Allunga una mano e la posa piano sulla schiena della bambina. E poi, d’un tratto, realizza: ecco da dove arrivava quella sensazione di calore che aveva avvertito poco prima di ridestarsi.


«Katherine» mormora.


Pitch socchiude le labbra, sorpreso, rendendosi conto solo in quel momento di aver pronunciato il nome della bambina ad alta voce per la prima volta. Anche quella è stata una sensazione strana e… nuova. Scuote la testa, rassegnato alla progressiva e inesorabile perdita della propria ragione.


«Katherine» ripete di nuovo, esercitando una leggera pressione sulle sue spalle.


Katherine mugugna qualcosa di totalmente incomprensibile, poi sembra tornare nel mondo dei sogni senza nessuno scrupolo.


Pitch sbuffa di nuovo, vagamente scocciato.


«Devi svegliarti. Ora. È maledettamente tardi». “E tu sei troppo umana e troppo fragile per rimanere immersa in questa oscurità” pensa, sobbalzando subito dopo, imprevedibilmente investito dai suoi stessi pensieri incontrollati.


Per sua fortuna lei non può avvertire ciò che pensa. Inoltre pare proprio che abbia il sonno piuttosto leggero dato che, di lì a poco, riapre i suoi occhi verdi e, ancora assonnati, li punta diritti in quelli di Pitch.


«Ciao» esclama, insensatamente entusiasta, colpendolo in pieno con uno dei suoi sorrisi inattesi.


Pitch, come sempre, si esime dal rispondere ai suoi saluti di dubbia utilità, invece si prodiga a farle notare qualcosa di decisamente più importante.


«È sicuramente piuttosto tardi. Credo che a quest’ora avresti dovuto già essere a casa, intenta a far dannare qualcun altro, non certo all’aperto, dispersa sotto un cielo stellato».


Katherine lo fissa attonita e senza parole. Quello, sospetta, dev’essere il discorso più lungo in assoluto che gli abbia mai sentito pronunciare. E, wow, lo ha fatto rendendo più che chiaro che è preoccupato per lei! Il suo sorriso si espande ancora, ben oltre il ragionevole, e lei si allunga a stringergli le braccia attorno al collo.


«Hai ragione» ammette di buon grado, felice. «Grazie» sussurra al suo orecchio.


«Di che cosa?» indaga Pitch, incerto.


Lei scuote la testa a fargli intendere di lasciar correre, poi si rimette in piedi e lo fissa un lungo istante, pensierosa.


«Stai meglio, ora?».


Pitch annuisce, titubante. «Immagino di sì».


«Riesci a camminare?» chiede ancora Katherine, apparentemente con un piano tutto suo per la testa.


«Posso provarci» offre Pitch, evitando di scoprirsi troppo.


Rimane un attimo attonito alla vista della bambina che gli tende le mani e sembra decisa ad aiutarlo ad alzarsi. Pitch deve perfino farsi violenza per evitare di scoppiarle a ridere in faccia per l’assurdità della situazione e, in particolare, della silenziosa offerta. Scuote la testa seccamente, in qualche modo imbarazzato, e la allontana con un gesto impaziente della mano. Trae un profondo e lento respiro e si concentra attentamente su sé stesso. Sì, dopo tutto pensa proprio di potercela fare. Appena un poco traballante, si rimette in piedi e spolvera la veste con un paio di rapidi gesti delle mani. Infine torna a prestare attenzione a Katherine e la osserva, come a chiederle “E adesso?”.


Lei, incredibilmente, quasi abbia potuto vedere i suoi pensieri, annuisce con decisione.


«Adesso mi accompagni a casa».


Pitch la fissa, esterrefatto, e scuote la testa. «Nemmeno per sogno». Poi sgrana gli occhi alle sue stesse parole.


«Sì, invece» si impunta Katherine. «Devi riposare, no? E in casa c’è più caldo. E poi c’è ancora un po’ di torta al cioccolato che la nonna ha fatto per il mio compleanno» rincara, con la certezza di averlo praticamente incastrato.


Pitch boccheggia, nel lodevole ma del tutto vano tentativo di opporre un qualsivoglia genere di rifiuto. Rifiuto che non sembra affatto volerne sapere di venire alla luce. Alla fine si ritrova a sospirare stancamente e, suo malgrado, ad annuire incerto. “Maledetto demone manipolatore!” sbotta nella propria testa. Nel mentre i suoi pensieri mercenari si perdono nei meandri di soggiorni caldi e torte al cioccolato.



Il momento di coscienza che accompagna il risveglio è la sofferenza più acuta.” (Primo Levi)


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La più disgraziata e fragile di tutte le creature è l'essere umano, e nello stesso tempo la più orgogliosa.” (Michel de Montaigne)






  
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