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Autore: Zugzwang_scaccomatto    10/12/2016    0 recensioni
[Scream - The TV Series]
[Scream - The TV Series]"-Emma, corri!- urlai, divincolandomi dalle catene che mi tenevano immobilizzata, incrociando il suo sguardo sorpreso.
-Corri- ripetei, con voce strozzata -Almeno una di noi due scapperà-
Non volevo che quel pazzoide mi uccidesse, ma non volevo nemmeno che nessuno sapesse la verità su di lui. Kieran, che in quel momento giaceva ai miei piedi, ma sembrava già in grado di rialzarsi. Kieran, con quella luce folle negli occhi, quello sguardo disumano. Kieran, il ragazzo di Emma, che come Piper l'aveva tradita e ferita nel modo più profondo di tutti. Avevo bisogno che riuscisse a scappare, avrei preferito sacrificarmi piuttosto che vederla morta." Un piccolo cambio di finale, un tocco Emrey ed ecco a voi la nostra storia.
Genere: Romantico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Slash, FemSlash
Note: AU, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Cap. 8 "Friend, please"

-Ricordami cosa mi ha convinta a venire a vedere questo film orribile invece che rimanere a casa, a dormire- domandai, distogliendo lo sguardo dallo schermo, annoiata, dopo l'ennesima scena smielata. Il mio genere, insomma. 
Emma ridacchiò sottovoce -Cosa ti ha convinta?- chiese, voltandosi verso di me. 
Posò una mano sulla mia gamba e mi baciò a stampo, con un sorriso distinguibile sulle labbra.
-E, come bonus, mia madre isterica- aggiunse, una volta che si fu separata da me.
-Okay, va bene. Motivazione accettabile- borbottai, cacciando la mano nel contenitore dei pop corn e infilandomene una grossa manciata in bocca, imbronciata.
-Il film continua ad essere terribile- precisai. 
-Sta finendo- sussurrò Emma di rimando, senza distogliere lo sguardo dallo schermo.
Qualcuno dalle file dietro provò a chiedere silenzio, ottenendo solamente qualche istante di tregua. Dopo pochissimo domandai -Sul serio, Em, ma chi va al cinema per guardare il film con la propria ragazza? Di solito ci si mette nelle file in fondo alla sala e..-
-Audrey, sssh- mi interruppe, concentrata.
La guardai, sconvolta -Ma davvero?-
-Ti giuro che se non stai zitta stasera dormi a casa tua- mi minacciò, tenendo gli occhi incollati al protagonista del film, un Mr. Muscolo con una probabile carriera precedente da modello. Guardandolo recitare veniva da chiedersi perché non si fosse limitato a quello.
-Secondo me il belloccio muore- azzardai, distogliendo lo sguardo e lasciandolo vagare sulla gente della sala, illuminata dalla luce saltellante -Non so, un incidente, lei rimane sola e...- mi bloccai, incredula, fissando in lontananza una figura conosciuta.
Pregai di sbagliarmi.
-Ehilà? Che c'è?-  mi richiamò Emma, accorgendosi che ero completamente persa. Avevo interrotto la polemica troppo bruscamente.
Rimasi in silenzio, continuando a guardare, non certa di ciò che vedevo. Era difficile distinguere i tratti somatici delle persone, con quella luce isterica che giungeva di riflesso dallo schermo, si poteva confondere qualche conoscente con totali sconosciuti.
-Ehi?- 
-Dimmi che quel tipo non è Stavo o che Brooke si è tinta di rosso ed è momentaneamente fuori dall'ospedale- sussurrai.
-Ma che stai dicendo?- 
Feci un cenno col capo, a indicare una fila sopra di noi, molto più a destra. Nel film ci fu una scena luminosa, per cui la luce illuminò bene il volto. Era indubbiamente Stavo. E fin qua nessun problema, se non fosse stato in compagnia di una ragazza, apparentemente più piccola di lui, rossa. 
"Ma Audrey" alcuni potrebbero pensare "magari è sua sorella". 
Si, li guardavo i film scadenti, ero preparata a quella evenienza. Ero figlia unica, ma avevo come l'impressione che nessuno tenesse per mano la propria sorella in quel modo, forse solo Jaime Lannister di Game of Thrones, ma in ogni caso ero quasi sicura che Stavo fosse figlio unico e che Cersei Lannister fosse bionda. Serrai la mandibola, visibilmente irritata. Come poteva fare questo a Brooke? 
-Vorrai scherzare- bisbigliò Emma, rizzando la schiena di colpo. 
-Enorme figlio di puttana- "Non mi sei mai piaciuto" pensai. Poi mi voltai verso la ragazza al mio fianco -La conosci?- 
Scosse il capo -No, non l'ho nemmeno mai vista. Sembra più piccola di noi- 
-Appena si accenderanno le luci gli converrà volatilizzarsi- 
Mi prese il braccio, con delicatezza -Non fare casini-
-Quanto manca alla fine?- 
La vidi sollevare le spalle -Non saprei, davvero poco. Monologo interiore finale. Non ci spero nemmeno più, mi sono persa questa parte. Meno di dieci minuti-
Mi morsi l'interno della guancia, tamburellando con le dita sul bracciolo del mio posto. Continuai a lanciare sguardi veloci alla coppietta. Stavo. La sua ragazza e coinquilina era in ospedale, sola, e lui pensava ad uscire con un'altra qualsiasi? Non aveva scusanti, non in quella situazione. Non provai nemmeno a concentrarmi su quel film terribile e quando finalmente iniziarono a scorrere i titoli di coda scattai in piedi nello stesso istante in cui si accesero le luci. 
-Mi scusi- borbottai, facendomi largo tra le persone che ancora erano sedute tranquillamente al loro posto. 
Sbucai nel corridoio che divideva la sala a metà, e mi diressi a grandi passi verso il posto di Stavo.
Era ancora lì stravaccato, come al solito, la sua solita felpa, la sua solita espressione odiosamente vuota. Espressione che cambiò del tutto nell'istante in cui mi notò. Si riscosse e tolse il braccio dalle spalle della ragazza, alzando la testa di colpo.
-A..Audrey- balbettò.
Non dissi una parola, gli lanciai solo un'occhiata carica di disgusto. 
-Cosa succede?- domandò la rossa, confusa, aggrappandosi al braccio del suo accompagnatore e studiandomi. 
-Spero tu possa spiegare- sibilai, a denti stretti, ignorando la ragazza completamente.
-Jackie, potresti scusarci un secon..-
-Oh no, "Jackie", rimani pure- dissi con un tuono acido, senza interrompere il contatto visivo con Stavo.
Sentii Emma arrivare alle mie spalle e accostarmisi. 
-Chi è lei?- domandò, indicando con la testa Jackie. 
-Sono la sua ragazza- replicò, senza nemmeno pensarci. 
Strinsi il pugno talmente forte da graffiare il palmo con le unghie -No, non lo sei- 
Lei alzò un sopracciglio -Tu saresti?-
"Dio, taci"
-Audrey Jensen, un'amica della sua vera ragazza-. Calcai particolarmente la parola "vera".
Jackie sbiancò -La sua cosa?- 
-La mia niente- la bloccò Stavo, alzandosi e piazzandosi di fronte a me, facendo valere la differenza di altezza -Tu non dovresti interessarti delle cose che non ti riguardano, Jensen-
Emma mi strinse il polso. Sapeva benissimo cosa stava per succedere. -Oh- iniziai, sorridendo fintamente -Perdonami, Acosta-Voleva parlare facendo il duro per cognomi? Bene. Più impersonale si faceva la conversazione, meglio era. Non volevo avere nulla a che fare con lui. Non era mio amico. -Ma,- continuai -mi pare che la cosa, in effetti, mi riguardi eccome-
-Vattene- disse, avvicinandosi di più, cercando di farsi grande in tutta la sua altezza. Forse non aveva ancora realizzato che non serve essere grossi per picchiare duro. Il mio sacco da boxe lo sapeva bene.
-Gustavo, cosa fai?- cercò di bloccarlo la sua "ragazza", ma ormai non la ascoltava più.
-Sennò? Non si picchiano le donne, è la buona educazione, giusto?- lo provocai. 
La stretta al polso aumentò-Audrey, non fare l'idiota- mi sussurrò all'orecchio.
Stavo alzò la voce -Allora non dovrei aver problemi a picchiare te-
Ci fu un istante di silenzio tra di noi. Silenzio incredulo. La mano di Emma in quel momento fu l'unica cosa che mi impedì di mollare a quel bastardo un pugno diretto sul naso. Inspirai profondamente, guardandolo dritto negli occhi. Poi scossi la testa, ridendo -Sai di essere fottuto- constatai.
Alzò un sopracciglio -Non penso proprio che glielo andrai a dire. È in ospedale sola come un cane. Sono l'unica cosa che la fa tirare avanti. Non glielo dirai- 
-Mi conosci davvero poco, temo- replicai.
-Le voglio bene. Preferisco soffra per un po', ma che stia senza di te. Pensavamo tutti le facessi bene, ma evidentemente ci sbagliavamo-
-Non sperare troppo che Brooke si butti su di te, solo perché non ci sono io in mezzo. Sei ridicola- 
"Ah, a quanto pare mi piace Brooke e non ne sono al corrente. Sento il tipico rumore di qualcuno che si arrampica sugli specchi" pensai, non rispondendo alla provocazione.
Mi rivolsi a Jackie, che era rimasta in disparte, sconvolta, dicendo -Mi dispiace davvero che tu sia rimasta involontariamente coinvolta nel simpatico passatempo di questo imbecille, fossi in te appena ce ne andremo io ed Emma gli darei uno schiaffo di quelli da telenovela e uscirei di scena-
Presi la mano della mia ragazza e feci per girarmi, bloccandomi e preferendo specificare -Oh, Gustavo, ti conviene trovare una scusa per convincere tuo papà a far venire Brooke a vivere da me per un po'. In ogni caso, domani dopo scuola passo a prendere le valige, se non dovessi trovarle pronte parlerò con lo sceriffo. E dubito sinceramente che la cosa si possa concludere bene, per te. Buonaserata- 
Lo lasciai lì, su due piedi, senza tanti saluti. Trascinai Em verso la piccola saletta-bar del cinema, preferendo rimanere in silenzio, temendo che, se avessi aperto bocca, ne sarebbe piovuta fuori una sfilza infinita di aggettivi non adatti ad un pubblico facilmente impressionabile.
-Audrey- mi richiamò Emma, seguendomi a passo spedito. La ignorai, rallentando leggermente la camminata e continuando a mantenere l'atteggiamento distaccato. Le persone di fronte a noi si muovevano con calma, alcune intente a discutere del film con gli amici, altre troppo concentrate sul proprio cellulare per avere contatti di alcun tipo con altri esseri umani. Raggiunto il banco del bar non le domandai nemmeno se volesse qualcosa da mangiare, sapevo quanto odiasse i cibi preconfezionati, le patatine e le caramelle, e lo superai direttamente, raggiungendo la grossa porta di vetro che era segnalata come l'uscita dall'edificio. 
-Audrey non possiamo dirlo a Brooke, lo sai benissimo- 
-Certo che lo so- sbottai, tenendo con una spalla la porta dell'uscita aperta in modo da permetterle di passare. L'aria era piuttosto fredda, cosi indossai la giacca di pelle sopra alla felpa. -Devo trovare una soluzione al più presto. Prima o poi glielo dovremo dire, assolutamente, Stavo deve sparire dalla sua vita, ma per il momento è l'unica persona a cui si aggrappa. Toglierle Stavo vuol dire toglierle la sua famiglia, il suo migliore amico e il suo ragazzo allo stesso tempo. Ma non potevo dirlo a quel verme-
Emma mi lanciò uno sguardo triste, rabbrividendo. Le diedi un'occhiata e mi resi conto che era venuta al cinema senza giacca. 
Alzai la testa -Oh, sul serio, Em?-
-Non era premeditato- 
Scossi la testa, fintamente sconsolata -Mi permette di prestarle, cavallerescamente, questa mia giacca, in modo che possa morire io di freddo al posto suo?- 
-Ne sarei lieta- 
-Saresti lieta di vedermi morire di freddo?-
-Quella parte mi ispira meno- 
Sfilai l'indumento e glielo appoggiai sulle spalle, sorridendo. -Devo anche aprirti la portiera della macchina?-
Emma alzò le spalle -Io guido, mi sembra il minimo-
-Tu guidi perché il tuo ex mi ha accoltellata. Due volte. Sono zoppa per colpa sua- bofonchiai, cercando con lo sguardo la macchina nel piccolo parcheggio sovraffollato. C'erano davvero tantissimi spettatori, per essere domenica, per quanto ne sapevo dalla mia esperienza come addetta al bar, era ovviamente il sabato il giorno drammatico, la domenica in genere era tranquilla. Alla fine adocchiai il veicolo e presi la mano ad Emma, rabbrividendo al contatto con la pelle gelida. 
-Hai le mani calde- disse, con un tono di voce che ricordava vagamente dei gatti intenti a fare le fusa. 
Feci spallucce, imitando il suo movimento precedente -Le tengo sempre in tasca- 
Apprezzavo il fatto che parlando uscisse dalla bocca un fumetto di condensa. Nel mio breve periodo di ribellione adolescenziale avevo provato a fumare qualche sigaretta e l'unico motivo per cui mi piaceva farlo erano le forme che assumeva il fumo. 
Alzai la testa per guardare il cielo scuro, senza luna -Probabilmente pioverà, domani, guarda che nuvole- dissi. 
-Odio la pioggia- si lamentò Emma.
"Io la adoro" pensai.
Arrivate alla macchina, dopo aver scansato varie coppiette e qualche macchina guidata da pazzoidi pronti ad ucciderci sulle strisce pedonali, aprii ad Emma la portiera, accennando un inchino -Prego, madame- 
Si sforzò di non ridere, entrando all'interno dell'abitacolo -La ringrazio-
Stavo per seguirla anche io, quando una voce alle mie spalle urlò, con aria trafelata -Audrey Jensen!- 




   
 
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