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Autore: ely_trev    10/12/2016    0 recensioni
Doveva andare da Sara, doveva andare da sua moglie e dirle che non era affatto vero che aveva commesso uno sbaglio sposandola.
Doveva assolutamente parlargli, doveva guardare negli occhi di suo marito e cercare di capire dove fosse finito il forte sentimento che li aveva uniti dal loro primo incontro.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lorenzo Martini, Sara Levi
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Era bastato un attimo, una frazione di secondo in cui tutto era diventato chiaro. L’ecografia della piccola Aurora, la bambina che aveva operato, era proiettata sul maxischermo della sala congressi e il battito del suo piccolo cuore, captato dagli ultrasuoni, risuonava dalle casse predisposte dai tecnici. In quel preciso istante, lui aveva visto il piccolo che doveva nascere, aveva visto suo figlio. Aveva rivisto sua moglie con gli occhi pieni di tristezza e di paura per la reazione che lui avrebbe potuto avere a quella inaspettata notizia. E alla fine aveva rivisto se stesso da fuori, implacabile, giudicare Sara, guardandola dall’alto in basso, quando di errori ne avevano commessi entrambi, abbandonandola ad affrontare da sola qualcosa che tutti e due avevano voluto che accadesse. Sua moglie aveva le lacrime agli occhi mentre gli mostrava l’ecografia effettuata quella mattina, ma non erano lacrime di gioia quelle che inumidivano i suoi splendidi occhi chiari, come invece sarebbe stato normale che fosse. No, le cose non stavano seguendo il loro corso naturale. E non importava chi avesse sbagliato per primo o chi avesse commesso l’errore più grande: in quel momento, lui non doveva essere lì, con la dottoressa Di Maio, e lei non avrebbe dovuto essere sola, ad immaginarsi un futuro dove il suo bambino cresceva senza padre. Perché quel bambino un padre ce l’aveva. Ed era lui, lo sapeva. Eccome se lo sapeva! Lele aveva descritto sua moglie proprio bene: impulsiva, a volte anche fuori controllo, ma onesta. E con tutta la sua onestà, lei era venuta ad offrirgli la possibilità di esserci, mentre lui l’aveva offesa in malo modo, senza pensarci due volte. Si era meritato tutto: gli sguardi di biasimo di Lele, il pugno di Marco e, non ultimo, il messaggio di Sara di poche ore prima.
Sono proprio stato uno stronzo!" Aveva esclamato ad alta voce, tornando alla realtà, davanti ad una platea di medici che aveva ascoltato le sue parole amplificate dal microfono acceso. Poi non si era più fermato. Poco gli importava di tutto il resto, della dottoressa Di Maio, ormai conscia che per lei non c’era e non ci sarebbe stato mai spazio, oppure dei presenti in sala, che si guardavano attorno increduli, mentre lui abbandonava la sua postazione di relatore ed usciva senza dire una parola.
Doveva andare da Sara. Doveva andare da sua moglie e dirle che non era affatto vero che aveva commesso uno sbaglio sposandola, che da quando l’aveva conosciuta la sua vita era nettamente migliorata, ma soprattutto che l’amava, al di sopra di ogni altra cosa, che amava quel piccolo esserino che stava prendendo vita dentro di lei, il frutto del loro grande e splendido amore, e che voleva passare il resto dei suoi giorni con lei.
Se mai lei l’avesse perdonato.
Perché, se era vero che Sara aveva commesso un enorme sbaglio, era altrettanto vero che lui ne aveva commessi forse di più grandi. E se lui non era riuscito subito perdonarla, nonostante il suo palese pentimento, la sua lealtà e la sua onestà, non aveva sicuramente diritto di pretendere un trattamento migliore da parte di lei.
Scacciò quell’accenno di razionalità che quasi lo faceva tremare di paura, maledicendosi ancora una volta per non essere andato a ritirare la macchina dal meccanico. Se non altro, almeno sarebbe già stato in viaggio verso casa sua, per cercare di farle capire quanto fosse pentito delle scelte fatte nell’ultimo periodo, invece di camminare incerto per le strade deserte di uno sperduto paese umbro, alla disperata ricerca di un mezzo per ritornare a Roma. Mezzo che, ovviamente, non si trovava. E a breve sarebbe scoppiato anche un bel temporale.
Maledetti imprevisti!
Secondo Sara, dietro ognuno di questi previsti, si sarebbe dovuto nascondere una sorpresa pronta a donare qualcosa di positivo, ma cosa poteva esserci di buono nel ritrovarsi bagnato dalla testa ai piedi a bordo di un trattore che lentamente - troppo lentamente - lo trascinava lungo strade sterrate che solo il contadino che, nel frattempo, aveva promesso di accompagnarlo fino alla stazione di Orte conosceva? Sembrava diventato il protagonista di un film: “La lunga strada verso casa”. Strada che si allungava sempre di più, dal momento che il contadino era stato, sì, generoso, ma aveva anche l’obbligo di fermarsi a controllare il fieno, ora che la pioggia battente aveva lasciato il posto ad un’aria più secca e frizzantina, che raffreddava ancora di più i suoi vestiti ormai zuppi e i suoi capelli arruffati dall’acqua.
Un’ora, il contadino aveva preventivato almeno un’ora di stop, prima di poter riprendere la sua lenta marcia nella campagna più sperduta. Ma lui non se la sentiva di aspettare così tanto, sentiva il bisogno di aprire il suo cuore a Sara il prima possibile. E non importava se non sapeva neanche dove si trovasse o se, nella fretta di andare via, avesse lasciato borsa e cellulare sul tavolo della sala congressi ed ora non avesse altra via d’uscita che raggiungere la stazione di Orte a piedi, attraversando un bosco dove era altamente probabile incontrare lupi o cinghiali.
Doveva andare da Sara. Non riusciva a pensare ad altro, mentre, non senza difficoltà, si inerpicava su una collina, per cercare di capire dove diavolo fosse finito, restando paralizzato nel sentire le foglie secche dell’autunno scricchiolare sotto i passi di un qualche sconosciuto animale, per poi scoprire con sollievo che si trattava solo di un’innocua tartaruga. Meno innocuo sembrava, però, il lupo che aveva avvistato subito dopo e che, dopo un attimo di esitazione, lo aveva fatto scappare a gambe levate, scivolando dal terrapieno direttamente sull’ennesima strada sperduta, dove, con tutta la fortuna che si ritrovava, stava anche finendo sotto l’unica macchina che si era trovata a passare in mezzo al fango e alla terra che lo circondavano e che ormai lo imbrattavano da capo a piedi.
Oh! Ma le sembra modo di guidare?" Aveva esclamato, tendendo istintivamente la mano verso la macchina grigia che si era appena fermata davanti a lui e sorprendendosi ancora di più quando, guardando all’interno dell’autovettura, aveva scorto alla guida una persona decisamente familiare.
Sara?!”
   
 
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