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Autore: imperfectjosie    11/12/2016    1 recensioni
[Cast Shameless US ]
La prima volta che Noel aveva ceduto, ceduto davvero, Cameron si era sentito come un bambino a Natale.
***
«Cosa c'è?» domandò, provando anche a fare un lieve sorriso, conscio di aver creato un disastro epico.
Cam scrollò le spalle nude, inarcando un pelo la schiena e mostrando i denti in uno dei sorrisi più belli che Noel avesse mai visto.
Ecco, appunto.

| Cameron/Noel |
Genere: Commedia, Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Fandom: Shameless US
Pairing: Cameron/Noel 
Rating: Orange
Note: Cameron si aspetta qualcosa come Ian, Noel non ha il coraggio di Mickey.
Josie's corner:
Hola amigos.
Domani sono in festa, l'orologio segna l'1:16 di notte e io soffrirei di insonnia pure se domani dovessi lavorare, perciò - visto il rientro di Noel nel cast (THANK YOU JEEESUUUS, THANK YOU LOOORD) - la mia immaginazione è arrivata a questa fanfiction.
Sarebbero una raccolta di one shots, ma credo si possa leggere anche diversamente.
Per i sottocapitoli, mi sono ispirata ad alcune canzoni che vi elenco qui sotto, se mai non le conosceste e voleste cominciare a farlo!
21 Grammi - Fedez
Walls - All Time Low
December - Neck Deep
Stay - Mayday Parade


 

21 GRAMMI
 

“Amiamoci, perdiamoci, faranno delle indagini
finché le nostre lacrime non romperanno gli argini
teniamoci stretti, lacci emostatici
siamo letargici, siamo crisalidi
siamo romantici, siamo dei sadici
se il mondo è malato, aspettiamo le analisi
più fradici, più fragili
prima che il sole spunti, liberiamoci dal freddo
copriamoci di insulti”

 

“Per uso personale” aveva cantilenato Cam, ridacchiando leggero all'orecchio del finto moro, appena dopo l'ultima scena da girare.
Noel non si spiegava come riuscisse ogni volta a ficcarlo in uno dei suoi soliti casini. Che Cameron fosse giovane, era un dato di fatto, che usasse il suo maledetto sorriso per ottenere ciò che voleva – quando e dove lo voleva – beh, quello era davvero troppo.
Eppure nonostante l'esame di coscienza iniziale, Noel continuava a rimanere sdraiato sul letto della stanza d'albergo che il rossino aveva pagato per loro due. Lontano dal set, lontano da tutti. Lontano, soprattutto, da chi continuava a domandarsi come mai la roulotte di Cameron Monaghan fosse chiusa a chiave e completamente buia.
«Cam, apri la finestra, sto soffocando» riuscì a borbottare, guardandosi intorno alla ricerca delle lentiggini che tanto gli piacevano. Noel aveva trovato quel ragazzino sinceramente bello, fin dal primo giorno di riprese.
Si girò sul fianco sinistro con un po' di fatica, dovuta probabilmente alla stanchezza e alla scena di quel pomeriggio, scazzottarsi in mezzo ad un campo non era stata una brillante idea. Maledisse appena gli scrittori, strizzando gli occhi e intravedendo tra la cappa di fumo bianco, il corpo rilassato del minore e il suo perfetto profilo sorridente. Cameron guardava il soffitto, ridacchiando da solo.
«Hey Noel, hai visto il colore dell'intonaco?» domandò borbottando l'ultima parola e quasi reprimendo una risata con scarso successo.
Sollevando un sopracciglio più chiaro dei suoi capelli, Fisher osservò la mano pallida dell'amico tentare di afferrare qualcosa d'invisibile, per poi tornare con un tonfo sul petto chiaro e scoperto dai vestiti.
Sorrise teneramente.
Cam voleva essere grande, Cam voleva essere un po' come lui. Cam voleva mostrargli che non c'era nulla di sbagliato in loro, che poteva essere alla sua altezza, che Layla era bella, ma lui di più.
Però Cam non reggeva l'alcool, e di sicuro – pensò divertito il maggiore – neppure la marijuana.
D'accordo, forse doveva fare una lunga chiacchierata con Steve, che puntualmente si faceva corrompere da quegli occhi verdi, sempre accesi e pieni di vita.
Noel li amava.
In silenzio, ovviamente.
«Senti un po', Bob Marley, ma quanto hai fumato?» domandò sarcastico.
«Eh?» fu la risposta confusa del rosso, che di scatto voltò la testa in direzione di quel suono lontano, eppure così vicino.
Quando gli occhi azzurri incrociarono due palle quasi dello stesso colore dei capelli a cui appartenevano, Noel scoppiò a ridere rovesciando la testa sul cuscino, la scritta Fuck U-Up parzialmente cancellata dallo sfregare contro le lenzuola.
A Cam piaceva il suono di quella risata. A Cam piaceva Noel, da morire. E Cam, completamente libero da ogni freno inibitorio, si avvicinò a quell'odore – lo stesso che Ian amava – accoccolandosi meglio sul petto dell'uomo.
Perché Noel era un uomo. Storse un po' le labbra sottili a quella consapevolezza dolorosa, mentre la risata del maggiore si fermò.
«Noel?» soffiò leggero, facendolo rabbrividire.
«Mh?»
«Pensi che io sia un bravo attore?»
Che razza di domanda era?
Aprì la bocca confuso, per poi richiuderla incapace di dire qualcosa che avesse senso. Sicuramente l'erba lo stava aiutando a svuotare la mente, ma non stava aiutando la logorrea di Cam!
«Ecco, lo sapevo! Ti faccio schifo» sentenziò con tono lamentoso, arricciando le labbra in un broncio che Noel avrebbe volentieri baciato.
Inarcò un sopracciglio divertito, piegandosi per riuscire a guardarlo meglio negli occhi.
«Cam, sei favoloso, lo sai che lo penso. Perché me lo chiedi?»
«Perché sono solo un ragazzino» continuò cocciuto, facendo morire l'ultima parola con una nota di sincera tristezza.
E Noel capì.
«Io ho Layla, Cam...» cominciò, ma fu subito fermato da una mano chiara, spruzzata da lentiggini più o meno evidenti, posata in fretta sulle sue labbra piene. L'attore sgranò gli occhi appena.
«Se ti lascio libero, prometti di non continuare la frase?»
Lo avrebbe baciato, baciato per davvero, se non fosse stato più codardo di Mickey, perciò si limitò ad annuire e in un secondo, fu libero.

 



WALLS

 

“I used to wear you like a ball and chain,
i'd run and hide at the call of my name
it was obvious you were too much for me
oblivious, i was young and horny!
Could ever mean half as much, to me as you do now
together we'll move on, just don't turn around
let the walls break down!”

 

La prima volta che Noel aveva ceduto, ceduto davvero, Cameron si era sentito come un bambino a Natale.
Successe durante la prova di una scena Gallavich, nella roulotte del maggiore. Un bacio, uno solo, ed erano finiti sul divano in pelle – regalo della troupe – a regalarsi un po' d'anima.
Niente più Ian e Mickey, niente più finzione, niente Layla, Cameron aveva vinto. Per un'ora, ma i battiti del cuore non possono mentire, ed era sicuro che Noel gli nascondesse qualcosa. Con questo pensiero nella mente, osservandolo riallacciarsi i pantaloni alla bene e meglio, si era tirato a sedere, guardandolo con sempre più attenzione, finché il moro non sollevò lo sguardo dalla fibbia dei jeans.
«Cosa c'è?» domandò, provando anche a fare un lieve sorriso, conscio di aver creato un disastro epico.
Cam scrollò le spalle nude, inarcando un pelo la schiena e mostrando i denti in uno dei sorrisi più belli che Noel avesse mai visto.
Ecco, appunto.
Sospirò, osservando come la luce fuori dal piccolo finestrino gli incendiasse i capelli, rendendo il tutto ancora più surreale. Deglutì. Gli avrebbe spezzato il cuore.
«Cam»
Il minore scattò in piedi al suono del suo nome. Non fu tanto il fatto che lo avesse chiamato, quanto più il tono ad allarmarlo. Ansimò, avvicinandosi con due ampie falcate.
«Non provarci nemmeno, ti ho sentito perfettamente. Il tuo talento non funziona con me, Fisher, sono bravo quanto te a fingere e tu NON stavi fingendo» sputò, serrando la mascella quando l'altro si morse un labbro nervosamente, fino a passarsi una mano sulla faccia con fare rassegnato.
Cameron stava perdendo la testa.
Cameron stava perdendo ogni cosa.
Cameron si era innamorato.

«Ho fatto una cazzata, d'accordo? Ti chiedo scusa, ma-»
«Mi fa piacere se per Mickey è un hobby, ma ti garantisco che il sottoscritto non lo prende nel culo tanto per» ringhiò furioso, ammazzando ogni tentativo che Noel stava cercando di mettere in piedi. Ogni tentativo pronto a farlo sentire meno in colpa, meno stronzo.
«Cam»
«No, Cam un cazzo. Avrai ancora una settimana di tempo, prima che finiscano le riprese. L'ultima scena che gireremo insieme» lo fermò deciso, agguantando la maglia di Ian, per poi superarlo con una spallata decisa e chiudersi la porticina del mezzo alle spalle con un tonfo che forse valeva più di mille parole.
Noel sospirò.
Era un avviso. Una supplica a sceglierlo, prima che il vetro della finta prigione separasse Ian e Mickey un'ultima volta. E poi non si sarebbero più visti.
Niente più Ian, niente più Cameron. 

 

DECEMBER
 

“I wonder if you'll ever hear this song on your stereo
i hope you get your ball room floor
your perfect house with rose red doors
i'm the last thing you'd remember
it's been a long lonely December

I miss your face
you're in my head
there's so many things that i should have said
a year of suffering, a lesson learned”

 

 

Cameron se ne stava appollaiato sulla cassapanca sotto alla finestra del suo appartamento. Stretto nel maglione natalizio che sua madre gli aveva spedito. Faceva piuttosto schifo, ma riusciva a scaldarlo nonostante tutto. Pioveva da giorni e le ferie non gli sembravano così meravigliose come Jeremy voleva fargli credere.
Non aveva voglia di fare niente. Niente che non fosse pensare. Pensare a come si erano limitati a girare quella scena, di come Noel avesse evitato accuratamente il suo sguardo, tranne quando vestiva i panni di Mickey, per esigenze di copione, lì doveva guardarlo. E lo guardava, con attenzione. Un'iride azzurra era quella di Mick, ma l'altra, oh l'altra Cameron la conosceva bene, perché se n'era innamorato. L'altra era senza dubbio quella di Noel.
E poi il ritorno di Mickey Milkovich. Il ritorno dei suoi baci, gli avevano regalato svariati brividi lungo la schiena. Si domandò se Noel si fosse accorto di quanta verità ci fosse in quelle scene. Perché non stava sicuramente recitando, lui. Oh, no. Gli era mancato davvero, lo amava davvero e sicuramente, baciarlo era una delle cose che più lo facevano sentire vivo.
Come aveva fatto a finire in quel guaio? Con tutte le ragazze a girargli intorno, doveva innamorarsi di Noel Fisher. Collega, uomo e soprattutto fidanzato. Da anni.
Cam piegò la bocca in una smorfia ironica al pensiero di quell'unica vera volta, ricordando il tocco di due mani forti, non esageratamente grandi, ma decise sul suo corpo, che inspiegabilmente sapevano come dargli piacere.
Si era ripromesso di non piangerci su, ne era passato di tempo, ma risultò praticamente impossibile sfiorare con la mente il proprio nome sussurrato durante l'orgasmo della persona che ami, senza conseguenze disastrose.
Così Cam aveva pianto, abbracciato a Jeremy. Il suo finto fratello, che mai come in quei momenti gli era sembrato vero. L'unico che sapesse e che lo capisse, in fondo. Non lo giudicava, reputava solo l'intera faccenda praticamente assurda.
Sbuffò un sorriso al ricordo dell'espressione del collega quando gli aveva confessato la causa di quel malumore e della sua scarsa concentrazione sul set. Dimenticarsi una battuta poteva capitare, dimenticarsi tutto il copione... ecco, quello sì era difficile da spiegare!
In quei momenti, recitare la parte di un gay bipolare non gli era sembrato così difficile. Si sentiva un po' come Ian, altalena emotiva inclusa.
Ma la verità era che Cameron aveva il cuore a pezzi. E l'unica persona che poteva rimettere insieme i cocci, stava per sposarsi.
Affondò la faccia negli avambracci, ancora appoggiati sulle ginocchia piegate, sospirando pesantemente. Sentiva di dover piangere. Mai che i dannatissimi giornalisti si facessero i cazzi propri.
Era riuscito a non pensarci più di tanto, il lavoro lo aiutava a tenere la mente impegnata. Ovviamente prima di leggere la notizia.
Ancora immerso nei suoi pensieri, non si accorse subito dell'unica luce presente nella stanza, al di fuori dei lampioni sulla strada. Il display del cellulare lampeggiava sul letto, vibrando.
Quando, con uno sbuffo, raggiunse il telefono allungandosi senza neppure la voglia – né il bisogno – di alzarsi, l'attore sussultò appena alla scritta che gli si parò davanti.
Occhi verdi sgranati, lentiggini illuminate, labbro inferiore stretto tra i denti prossimo a sanguinare.
“Noel”
Strofinandosi un occhio stanco, rispose con un sospiro.
«Pronto?»
«Cam»
Se Noel Fisher non stava piangendo, Cameron Monaghan non era rame naturale.

 

STAY

 

“All the love's still there
i just don't know what to do with it now
you know, i still can't believe we both did some things
i don't even wanna think about
just say you love me
and i'll say "I'm sorry, i don't want anybody else to feel this way”
please, just stay"

 

 

Aveva preso il primo aereo.
Aveva preso il primo aereo, pagando il biglietto a peso d'oro sotto alle feste di Natale, solo per bussare alla porta di quell'appartamento nascosto dal mondo. Cameron amava i suoi fans, ma amava anche la privacy. E questo era uno degli aspetti della sua personalità che Noel apprezzava di più.
Quando – per la terza volta – le nocche ormai libere dai tatuaggi si infransero sulla superficie della porta d'ingresso, Cam finalmente aprì illuminandosi di pura sorpresa.
Le riprese della settima stagione erano finite, non lo vedeva da mesi.
Gli occhi rossi, le guance più pallide, sembrava notevolmente dimagrito, ma agli occhi di Noel era sempre bellissimo.
Sorrise mesto, indicando con un cenno del capo l'appartamento. Il minore sembrò tornare in sé e si spostò ancora confuso, lasciandolo entrare.
Chiuse la porta con un tonfo, osservando la schiena compatta ma ampia che si spostava frenetica, piena di sincera curiosità.
«Che ci fai qui?» riuscì a domandare, tradendosi quando insieme alle parole uscì un flebile ansito di agitazione. Noel sorrise, voltandosi.
«Mi mancavi»
Lo disse con una tale naturalezza, che il sopracciglio rame del minore scattò all'insù. Nonostante tutto, il fatto che si trovasse lì sotto Natale, lo fece sorridere divertito.
«Ma davvero?!» commentò sarcastico, incrociando le braccia al petto e godendosi il repentino cambio di personaggio che aveva di fronte. Mickey Milkovich prese parola.
«Oh, non farmelo dire, stronzo!» sputò fuori, abbassando il tono di voce quel tanto che bastasse, da renderla più roca e strascicata.
Cam guardò con nostalgia la lingua di Noel premere sui denti, aperti in un mezzo sorriso davvero familiare. Si stava divertendo, eppure era stanco di giocare.
«Dico sul serio Fisher. Nessun cazzo di Ian Gallagher. Sono io. E ti sto chiedendo cosa cazzo ci fai nel mio appartamento, dall'altra parte del Paese, sotto le feste natalizie, al posto di essere a casa con la tua stramaledetta perfetta futura moglie del cazzo.» terminò la frase con una punta di acidità che non passo inosservata agli occhi azzurri del maggiore.
Noel sospirò, senza comunque muoversi dal posto che aveva scelto. In piedi, nel bel mezzo della stanza, con un piumone bagnato fradicio e i capelli biondi appiccicati sulla fronte.
«Ho fatto un casino, ok?» domandò retorico, allargando le braccia mentre il suo profumo invadeva i polmoni di Cameron.
Non che ne fosse cosciente. Ma Cam lo avvertì con chiarezza e chiuse gli occhi, provando a regolarizzare il respiro.
«Non dovevi sposarti?» chiese stanco, lasciando l'entrata d'ingresso e superandolo senza neppure guardarlo in faccia, diretto sopra alla cassapanca.
Quella finestra lo faceva stare inspiegabilmente meglio. Nessun movimento passò inosservato a Noel, che non gli aveva staccato gli occhi di dosso nemmeno per un secondo.
«Cam per favore, è mezzanotte, sono stanco, ma sono qui. Ti prego... CAZZO, GUARDAMI» gridò, riuscendo finalmente ad avere quegli occhi verdi tutti per sé.
Noel non perdeva mai le staffe, non urlava mai, non si incazzava mai. E per un attimo, Cameron ne ebbe paura.
«Questo Natale è già una merda, se sei qui per invitarmi al tuo perfetto matrimonio-» cominciò, ma l'altro fu più veloce e con poche falcate lo raggiunse, osservandolo dall'alto con due pozze chiare colme di rabbia, mista a qualcos'altro che Cam ancora non vedeva bene.
«Sono qui per te, egocentrica testa di cazzo» ringhiò, agguantandolo per il maglione e storcendo il naso, quando quello rosso della renna si illuminò sotto al suo tocco.
«Fa veramente schifo» commentò, aggrottando la fronte. Cam ridacchiò appena.
«Perchè saresti qui per me?» domandò, deviando l'attenzione di Noel sul suo volto pallido «Sto bene, meravigliosamente, guarda! La settima stagione di Shameless va alla grande e a breve Jerome tornerà dall'oltretomba. La mia vita è perfetta» decretò ironico, piegando il collo con disinteresse e sorridendo appena.
Avrebbe voluto fare un sacco di cose, tranne sorridere, ma gli riusciva dannatamente bene.
«Sai, sei un attore fantastico, Cam, davvero, ho visto quelle puntate di Gotham, sei stato... riesci ad essere maledettamente eccitante anche nei panni di uno psicopatico assassino» cominciò, sorridendo alla vista della bocca del minore che si apriva con sorpresa e alle efelidi del naso che quasi sparivano, sotto al colore acceso dell'imbarazzo. «Ma non sei così bravo da ingannare me. Davvero credevi non me ne sarei mai accorto?» terminò infine, abbassandosi per baciarlo appena.
Ovviamente le preghiere di Cameron non vennero esaudite. Non era riuscito a nascondere con il talento quei baci colmi di passione.
Così bravo da mascherare un sentimento che bruciava da anni? No.
Così bravo da spintonare l'uomo che amava, perché si sentiva umiliato? Sì.
E Noel indietreggiò malamente, fino a ritrovare un briciolo di equilibrio, di nuovo al centro della stanza.
Cam se ne stava in piedi, poco lontano da lui, i pugni serrati lungo i fianchi, le gote in fiamme e il respiro accelerato. Si leccò un labbro, osservando l'espressione calma e vagamente divertita che aveva di fronte.
«Tu. TU SEI VERAMENTE-»
«Ti amo»
«UN PEZZO DI MERDA-»
«Me ne sono reso conto tardi, ma l'ho fatto, ho lasciato Layla»
«APPROFITTATORE ED EGOISTA-»
«Cam»
«E IO ANCORA COGLIONE CHE NON RIESCO A SMETTERE DI AMARTI»
«Cam»
«CHE CAZZO C'È?» ringhiò al limite della sopportazione, sollevando le braccia per aria e cacciando un lamento frustrato talmente acuto, fuori luogo, da scatenare l'ilarità di Noel.
«Cosa diamine c'è di tanto divertente?» sillabò sempre più furibondo, osservando il corpo ancora bagnato del maggiore steso sul suo letto, impegnato a ridere senza controllo.
Cameron serrò gli occhi in due pericolose fessure, avanzando di qualche passo.
«Fisher, mi stai lavando il letto» gli fece notare, sempre più incazzato ma con una punta di ironia che non passo inosservata.
Noel smise di ridere, osservando come le lentiggini sul braccio di Cam fossero ancora più evidenti, con l'aiuto della luce esterna. Per qualche assurda ragione, i lampioni stradali riuscivano a renderlo ancora più bello.
«Non hai capito un accidente di quello che ho detto, vero?» domandò retorico, le mani ancora sopra alla pancia, in attesa.
Il rosso inarcò un sopracciglio, tenendosi i fianchi in attesa, sfoderando una posa che a Noel ricordò tanto Shanola, quando li riprendeva per qualche scherzo appena architettato – solitamente ai danni di Steve -
Ovviamente no.
Noel sospirò, tornando a fissare il soffitto con un sorriso.
«Ho detto che ti amo»
Cameron, di tutta risposta, aprì la bocca un paio di volte per poi richiuderla e sgranò gli occhi così tanto, da farsi male.
«Potresti anche dire qualcosa»
«Sei ubriaco?» azzardò con tono indagatorio. Noel sbuffò, tornando a guardarlo attentamente.
Così bello, sembrava fatto di porcellana.
«No, non sono ubriaco Monaghan. E se la finisci con questa commedia portando il tuo culo qui, te lo dimostro»
Un sorriso colmo di malizia, il cuore di Cameron si sciolse. Come mosso da una forza invisibile, si sistemò sul letto, gattonando nella direzione del corpo di Noel che si mosse fulmineo, incatenandolo al materasso.
«Finalmente!» sentenziò, osservandolo dall'alto.
Lo sovrastava perfettamente, nonostante i centimetri di differenza che lo separavano dal più piccolo. Cameron non si mosse, né oppose resistenza, abbassò solamente lo sguardo.
«Perché ti diverti a farmi del male?»
Sembrava quasi un sussurro, ma Noel lo sentì perfettamente. Non aveva modo di prendersi la sua fiducia, però poteva fare qualcosa di tremendamente stupido. E azzardato. Con un leggero movimento della testa, andò a stuzzicare il collo niveo del suo collega, saggiandone il sapore. Cameron ansimò appena, voltando d'istinto la testa.
«No-el?» azzardò confuso, faticando nel chiamare persino il suo nome.
Aveva l'odore del maggiore dentro, gli stava annebbiando i sensi, ma non si mosse neppure quando le mani del ragazzo scesero verso l'orlo della tuta grigia, scivolandoci dentro.
A contatto con le dita di Noel, lì, dove pochi altri lo avevano toccato, Cameron cacciò un gemito, sbarrando gli occhi lucidi di lacrime.
«Cam, per favore credimi, ti amo»
«No» ribattè testardo, senza riuscire tuttavia a trovare le forze per spedirlo lontano dal proprio corpo.
Noel chiuse gli occhi, continuando a massaggiarlo piano e seguendo i suoi movimenti, così da riuscire a baciarlo. Quando trovò le labbra di Cam, le assaggiò, ricordandone il sapore. Si spinse dentro con la lingua, alla ricerca della sua gemella e approfondì quel bacio, aumentando il ritmo della mano. Sorrise sulla bocca calda di Cameron, quando lo sentì lasciarsi sfuggire un gemito strozzato.
«Ti amo» ripetè, usando la mano libera per scrollarsi di dosso il piumone.
«Noel?»
«Cosa c'è?»
Quel tono dolce, misto al sorriso che riuscì ad osservare dal basso, gli fecero vibrare appena il cuore. Artigliò le unghie sulle sue braccia, inarcandosi in avanti quando sentì il pollice del ragazzo sfiorare la punta ormai dura.
Era tutto così assurdo.
Mezz'ora prima se ne stava seduto alla finestra, pensando a lui. Mezz'ora dopo, eccolo nel suo appartamento a dirgli quello che aveva aspettato di sentire per un anno intero.
Ma Noel sapeva sorprenderlo, era così da sempre.
«Cam, se riesco a levarmi questi vestiti, non credo sarò più in grado di fermarmi» articolò, ansimando appena nella speranza che l'altro capisse, che lo lasciasse finalmente entrare, perché non gli stava mentendo, non l'aveva mai fatto, neppure quando lui stesso sembrava esserne convinto.
«Non voglio che ti fermi»
Poco più di un sussurro, ma Noel lo fece ugualmente. Si fermò e lo guardò un po' spiazzato.
Cameron non era tipo da arrendersi, eppure quel sorriso gli sembrava talmente sincero... possibile stesse recitando?
«Ian?» azzardò, vagamente divertito dall'intera situazione.
Lo vide scrollare le spalle, un piccolo ghigno di sfida a deformargli la bocca.
«Cam, vorrei sapere chi sto per scoparmi» lo informò, inarcando un sopracciglio ironico alla vista di un viso che scoppiava letteralmente a ridere.
Quando Cameron Monaghan rideva, tutto di lui lo faceva. Potevi leggere il divertimento in ogni singolo centimetro del suo corpo. Era affascinante.
«Spero solo non sia Valeska» continuò, sbarrando gli occhi al solo pensiero di farsi un pluriomicida con problemi mentali.
Cameron, se possibile, rise ancora più forte. Sì calmò solo quando sentì lo sbuffare insistente del compagno.
«Sono io, Noel, sono io» lo rassicurò, tornando ad arrossire quando il volto del maggiore si illuminò di un meraviglioso sorriso.
«Ah, ora arrossisci?» lo canzonò, spostando il lembo del maglione in alto, per toccare più pelle possibile. Cameron ansimò sul petto dell'altro, strofinandoci il viso.
«Noel?»
«Che c'è?»
«E tu? Tu non stai recitando, vero?»
C'era una sfumatura di puro terrore, che Fisher notò immediatamente. Gli soffiò un sorriso sulla spalla, una mano ancora in Paradiso e l'altra a scompigliare quella massa di capelli indomabili dal colore assurdo.
«Io non sono così bravo, Cam» gli fece presente, divertendosi un mondo nel percepire la risata di Cameron addosso.
«Noel?» lo richiamò nuovamente, senza riuscire a mascherare quel tono infantile che, malgrado fosse fastidioso alle sue orecchie, Noel invece adorava.
«Fai l'amore con me, stanotte?»
Si sentiva uno stupido, voleva sempre che fosse Noel ad entrare in lui. Entrarci fisicamente, per dare finalmente una forma a quello che aveva già fatto da tempo.
«Non mi muovo di qui, Cam»
E a Cameron bastò.

 


END

 

 
  
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