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Autore: Carol2000    11/12/2016    2 recensioni
"Regole, è solo questo che conta per te? Che cos'è davvero importante?"
Lei allora era rimasta con le labbra socchiuse, come se avesse voluto dire qualcosa ma avesse avuto paura.
"Non sai rispondere. Ma io so quello che provo per te, è strano da dire...ma io credo di amarti, Courtney".
Genere: Fantasy, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Courtney, Duncan | Coppie: Duncan/Courtney
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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Fiamme. Frecce. Vento. Acqua. Schegge.
Un angelo che si difendeva come poteva, schivando i colpi del demone e contrattaccando con tutte le forze che le restavano.
Nessuno dei due avrebbe voluto combattere, ma entrambi erano così deboli da non riuscire a smettere.
Deboli perché erano ceduti alla passione, deboli perché non erano stati forti abbastanza da rispettare le leggi universali, deboli perché avevano commesso il peccato più grande che un sempiterno potesse commettere: innamorarsi.
Lei era un cherubino, una bellissima creatura dai capelli color nocciola, lisci come le sete più pregiate e lunghi sino alle spalle asciutte.
La carnagione di un marroncino vivo, con il naso all'insù spruzzato di lentiggini e due grandi iridi nere come la pece.
Possedeva una figura longilinea e scattante, un'ironia pungente che nessuno si aspetterebbe da un angelo e una di quelle risate in grado di scaldare il cuore.
Lui era un demone, uno dei prediletti di Lucifero, uno dei più stimati in tutti gli inferi.
I suoi occhi erano freddi come il ghiaccio, impassibili e imperscrutabili, il viso candido era incorniciato da una capigliatura corvina e ribelle.
Era poco più alto di lei, aveva muscoli poco massicci e gambe snelle, sempre pronte a dargli lo slancio quando voleva spiccare il volo.
Entrambi si contendevano un terreno, un giovanotto di sedici anni al quale dovevano fare compiere la scelta giusta o quella sbagliata.
Era così che si erano conosciuti, il destino li aveva fatti avvicinare e piano piano, sfida dopo sfida, avevano capito che qualcosa non andava.
Il cherubino, nel profondo della sua anima, sentiva che quel diavoletto forse non era così malvagio come voleva far credere.
A sua volta, il demone sapeva che quella graziosa aura beata aveva qualcosa di diverso rispetto a chiunque altro della sua stessa specie.
Un giorno avevano interrotto la loro battaglia e si erano guardati, poi le labbra di lui si erano incurvate in un sorriso demoniaco e avevano parlato.
"Dimmi la verità, tu lo vuoi davvero?"
Lei aveva scosso la testa e lo aveva fulminato con lo sguardo.
"Ma che razza di domanda è? Non dobbiamo volerlo, sono le leggi che regolano il mondo che lo impongono".
Lui era diventato improvvisamente serio.
"Regole, è solo questo che conta per te? Che cos'è davvero importante?"
Lei allora era rimasta con le labbra socchiuse, come se avesse voluto dire qualcosa ma avesse avuto paura.
"Non sai rispondere. Ma io so quello che provo per te, è strano da dire...ma io credo di amarti, Courtney".
Lei aveva scosso il capo.
"Sciocchezze, un angelo e un demone non possono amarsi!"
"Ti sbagli. Un angelo e un demone non possono stare insieme, ma non è scritto da nessuna parte che non possano amarsi".
Lei non aveva saputo come controbattere, semplicemente si era voltata e aveva dispiegato le lunghe ali piumate per librarsi nel cielo stellato.
La stessa cosa successe anche quella volta, interruppero la loro battaglia e Courtney si gettò al suolo stremata, mentre delle lacrime le rigavano il volto.
Il demone le si accostò e la avvolse fra le sue braccia mentre i singhiozzi le rompevano la voce.
"Duncan...io non ce la faccio più, per quanto tempo dovrà andare avanti così?"
Lui le prese il viso fra le mani e le asciugò le lacrime con i polpastrelli.
"In eterno. Noi siamo sempiterni, le nostre pene proseguono senza fine".
"A me non importa più nulla del nostro terreno, che se ne vada al diavolo! Io voglio solo essere felice con te, vivere una vita normale come loro, io voglio diventare un essere umano".
Duncan sospirò.
"Sai che questo è impossibile, vero?"
Courtney annuì.
"Lo so, non possiamo porre rimedio alla nostra sofferenza".
Nessun altro poteva capirli, lei per il paradiso era solo un'incosciente che credeva di amare un povero dannato.
Lui, dal suo canto, veniva deriso dai suoi simili, i quali lo reputavano un rammollito e un buono a nulla, non capivano perché il loro Signore e Padrone preferisse lui agli altri.
"Siamo lo zimbello di tutto il creato".
Sussurrò il cherubino.
"L'unico crimine di cui ci macchiamo è provare un amore che varca i confini della mente umana, che se fosse fuoco potrebbe ardere l'intero mondo.
Io e te siamo una cosa sola, un'unica anima...io non avrei senso senza di te e nemmeno tu senza di me.
Ogni volta che torno fra quei cerchi infernali, conto le ore, i minuti e i secondi che mancano per rivederti".
Courtney lo contemplava, mentre i suoi occhi celesti correvano da un lato all'altro del tetto e la sua voce sprigionava una rabbia repressa per troppo tempo.
"Però non possiamo, siamo obbligati dai nostri superiori a rispettare le regole".
Lui alzò gli occhi al cielo e scattò in piedi.
"Sinceramente? Me ne infischio! Lo sapevi che per noi demoni le regole sono fatte per essere infrante?"
"Già, ma per me no! Un sacrilegio potrebbe essermi fatale, potrei essere esiliata nel limbo! Ora dimmi, come faremmo a vederci se io venissi rinchiusa lì?"
Duncan le accarezzò una guancia.
"Probabilmente ci finirei anch'io".
"Sì, ma farebbero di tutto per tenerci separati...questa sarebbe la nostra pena".
Il ragazzo sospirò, aveva ragione. Poi le prese delicatamente la mano e si librarono in volo fra gli alti tetti della città.
Una leggera brezza gli accarezzava il viso, mentre giocavano a rincorrersi come due bambini.
"È inutile che scappi, prima o poi ti prenderò!"
Esclamò lei, mentre lui aumentava la velocità con le sue grandi ali scure e si dirigeva verso la spiaggia.
Duncan si faceva sempre più lontano, fino a quasi diventare un puntino e allora Courtney decise che doveva sbrigarsi a raggiungerlo.
Gli esseri umani sotto di loro sembravano tante minuscole formiche, con le loro automobili che si muovevano freneticamente da una strada all'altra.
Il mare si faceva sempre più vicino e il tramonto stava calando lentamente su Charlottetown, sembrava quasi che il sole fosse un biscotto e l'oceano una tazza di tè.
Duncan atterrò sulla sabbia e si osservò intorno: non c'era anima viva, ma in ogni caso i terreni non erano in grado di vederli.
Sentì un piccolo tonfo alle sue spalle, si voltò di scatto e indicò il cherubino.
"Credevi di cogliermi di sorpresa? E invece no!"
Si avvicinò alla riva e cominciò a schizzarla, mentre lei rideva e scappava.
"Tu sei pazzo!"
"Sì, sono pazzo di te".
Di colpo si fermarono, si avvicinarono fino a trovarsi faccia a faccia.
Lei gli cinse la vita con le mani, lui le appoggiò le braccia sulle esili spalle e i loro visi si accostarono fino a far sfiorare i loro nasi.
Duncan le passò una mano fra i capelli, le accarezzò una guancia e poi appoggiò le sue labbra su quelle del cherubino.
Il bacio fu lungo e intenso, sfogarono tutta la rabbia repressa fino a quel momento: ne avevano abbastanza di seguire la legge.
Lei gli saltò letteralmente addosso, al punto da farlo cadere supino sulla sabbia.
Le loro lingue si fusero, sembrava quasi che uno stesse trasmettendo i propri poteri all'altro.
Quando si staccarono, si fissarono intensamente, consci che non avrebbero potuto rifarlo.
Lei gli scompigliò i folti capelli neri, Duncan sorrise e tentò di alzarsi in piedi.
"Bene avversario, ora possiamo ritornare alla nostra sfida prima che ci scomunichino".
Annunciò lei con nonchalance.
"Vuoi davvero riprendere a combattere?"
Le domandò quasi deluso.
"Abbiamo alternative?"
Lui scosse il capo.
"No".
Courtney gli prese le mani delicatamente.
"La nostra sofferenza si prolungherà fino all'infinito, questa è la nostra vera condanna".
Il cherubino fece comparire dal nulla il suo scudo, lui prese arco e frecce e ritornarono ad attaccarsi.
Erano al limite delle loro forze, combattevano svogliatamente e sembrava quasi che si schivassero di proposito.
Purtroppo questa era la loro sorte, non potevano opporsi al destino e sarebbero andati avanti così per l'eternità.
 
  
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