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Autore: therub    11/12/2016    1 recensioni
"Non voglio fare una lezione sull’importanza dei Social Network nella nostra vita e sulla pervasività della rete nel nostro quotidiano, ma ribadisco che trovo inconcepibile all’alba del 2017 un isolamento totale come quello a cui sono costretto, seppur per pochi giorni..."
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ci risiamo, sono isolato come lo sono stato un mese fa. Già avevo scritto un post simile in cui mi sono lamentato per esser stato qualche giorno senza connessione internet. A distanza di un mese si ripresenta la stessa situazione e, come allora, mi ritrovo a pensare ai contatti che sto perdendo e che vorrei mantenere sempre e comunque, al mio lavoro che necessita di ricerca di video e audio online che non posso proseguire, e al fatto che pur avendo pensato di poter evitare il problema e la causa della mia frustrazione, comprando una chiavetta che ti consente di collegarti in mobilità, ho preferito evitare questa spesa.

Forse sto esagerando definendo una mancanza del genere come “problema” e che questa condizione mi generi addirittura “frustrazione”. In realtà non è così e anzi, chi cerca di distrarmi e mi esorta a pensare ad altro e fare altro piuttosto che “perdere tempo con certe minchiate” (cito testualmente), non fa altro che peggiorare la mia situazione e rendermi veramente nervoso. 

Il motivo del mio nervosismo è in gran parte legato a una certa mentalità genitoriale secondo cui tutto quello che non è nel loro raggio d’azione e di comprensione, si trasformi in una “minchiata inutile” o “spesa superflua”.

Non voglio fare una lezione sull’importanza dei Social Network nella nostra vita e sulla pervasività della rete nel nostro quotidiano, ma ribadisco che trovo inconcepibile all’alba del 2017 un isolamento totale come quello a cui sono costretto, seppur per pochi giorni.

Mentre scrivo queste righe, penso a un esperimento sociale che questa situazione mi ha indotto a tentare. In realtà non sarei del tutto disconnesso dal mondo e dai miei interessi e passioni. Potrei benissimo sfruttare la connessione mobile del mio smartphone per restare comunque collegato e dedicare un po’ del mio tempo ai rapporti online (che in certi casi trovo più autentici di quelli offline) che ho coltivato in questi anni.

L’idea è semplice: disattivare i dati cellulare e resistere 5 giorni senza attivarli e senza sbirciare i vari social o chat.

Mentre scrivo mancano 3 giorni alla fine dell’esperimento (e della clausura indotta e odiata). Ho riattivato i dati cellulare una volta sola, per condividere una foto che ho scattato e ho voluto condividere subito. Ho visto che mi sono arrivati alcuni messaggi su diverse chat, ma non li ho visualizzati di proposito.

L’idea è vedere quali contatti arrivino a scrivermi un sms o addirittura (ma è utopia), chiamarmi e usare il proprio smartphone nella versione meno smart possibile. Per ora comunque, nessuno sembra aver fatto quel passo, ma chi mi ha cercato l’ha fatto via chat. Mi sono chiesto se nel vedere che per giorni non rispondo, si chiedano che fine ho fatto e se arrivino a pensare di cercare di contattarmi in maniera differente dal solito.

Un lato positivo di questo isolamento però c’è (o mi convinco ci sia): Da quando ho volutamente staccato la connessione (rimpiangendolo e cadendo in tentazione molte volte), ho recuperato e riscoperto piaceri che temevo di aver dimenticato del tutto. Ho riscoperto il piacere di leggere un bel libro e anche restare piacevolmente sorpreso del fatto che sto leggendo un libro molto in fretta, tanto da aver paura di finirlo troppo presto.

Il testo in questione, tra l’altro, mi ha messo nostalgia di casa e di Milano, la mia città. Il libro si intitola “M, una metronovela” di Stefano Bartezzaghi ed è una meravigliosa descrizione di Milano dal punto di vista delle linee metropolitane cittadine e dei loro collegamenti che contiene anche aneddoti, racconti, evoluzione storica dei quartieri, riferimenti linguistici al dialetto meneghino, evoluzione degli stessi e parallelismi con altri testi. È un bellissimo testo ed è talmente ben scritto che mi ha messo subito nostalgia di casa e della mia adorata città.

Un altro piacere che ho riscoperto è quello delle camminate serali solitarie. A casa, difficilmente inizio una camminata. Di solito non lo faccio a meno che non abbia una meta o uno scopo. Qui dove sono adesso, non avendo distrazioni di alcun tipo in casa, l’unico modo per distrarmi e rilassarmi un po’ è quello di uscire e fare una passeggiata in paese. 

D’inverno in montagna viene buio prestissimo e verso le 17 il sole è già un ricordo. Qui dove sono io non c’è tanta gente. Qualche famiglia con bambini o nonni con nipoti, nessun ragazzo sulla ventina o mio coetaneo (un po’ più in là della ventina). Ciò nonostante, decido di fare una passeggiata verso l’inizio del paese che di solito è uno dei luoghi più tranquilli dato che la vita del paese inizia oltre quel confine tra la strada e il “Benvenuti a…”.

Fa freddino, ma non tanto da dover rifugiarsi in un bar e sorseggiare una cioccolata calda come vedo fare a tanta gente. Voglio isolarmi ed evitare la folla di genitori e bambini perché mi innervosiscono. Per questo ho preferito quel tragitto rispetto al raggiungere il centro cittadino molto più frequentato.

Raggiungo il limite pedonale più remoto possibile. Sono proprio al confine ultimo del paese, oltre c’è solo una lunga sequenza di tornanti che portano fino a valle. Mi siedo sull’ultima panchina prima della strada trafficata da auto che salgono e scendono. Di fronte a me c’è un locale che ho visto mille volte, ma nel quale non mi sono mai fermato. È un ritrovo per biker che percorrono i tornanti con le loro moto e si fermano appena terminata la salita per rifocillarsi. Un gruppo di ragazzi esce dal locale, sale in sella ai rispettivi mezzi e impennando e facendo casino con i motori, si dirigono verso il centro città.

Il cielo è senza nuvole, non ce n’è una nel raggio di chilometri e questo favorisce la visibilità e la contemplazione di quello che è un meraviglioso tramonto. La luna è già spuntata in cielo e con lei Mercurio, la prima stella. Sarebbe la situazione ideale per scattare una foto perfetta per una cartolina, ma decido di non farlo e di assaporare quel momento per me stesso, senza condividerlo.

Fermo seduto su quella panchina ho freddo. Non ci do tanto peso, ho voluto quella situazione e non me ne lamento. Penso. Penso a persone, parole dette e non dette, incontri, situazioni, situazioni desiderabili, conversazioni, conversazioni che vorrei si verificassero, persone che vorrei avere vicino, persone che avevo vicino, impegni imminenti, impegni passati, ansie quotidiane, ansie passate.

Perchè diamine non ho comprato quella chiavetta per la connessione?

   
 
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