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Autore: Tamar10    12/12/2016    3 recensioni
L’Alchimista di Fuoco odia la pioggia, ma, come per ogni cosa, esistono delle eccezioni. I cinque giorni di pioggia più felici della sua vita.
[Royai]
Dal quarto capitolo:
“Pioggia nel deserto”.
“Come scusa?”.
“Pioggia nel deserto. Era quello che speravo ogni fottuto giorno quando eravamo quaggiù, se avesse piovuto, almeno per quel giorno, la mia alchimia non avrebbe funzionato e non avrei potuto sterminare tutte quelle persone” spiegò con voce amara e addolorata “Ma in fondo era un pensiero da stupidi, non credi? La pioggia nel deserto è un evento impossibile. È un po’ come sperare che tu mi conceda quella fatidica cena insieme”.
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Riza Hawkeye, Roy Mustang, Team Mustang | Coppie: Roy/Riza
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Il Generale Mustang esaminò il suo riflesso nello specchio per la milionesima volta nell’ultima mezz’ora, aveva certamente visto tempi migliori: profonde occhiaie scure sul suo viso in contrasto con il colorito pallido, le labbra erano irritate a causa del mordicchiare nervoso e incessante, le mani avevano le unghie smangiucchiate e continuavano a tremolare.
“Non la vedevo così agitato dalla sera in cui ha dovuto mantenere fede alla sua promessa e portare a cena fuori il Generale Amstrong”.
Roy lanciò un’occhiata attraverso allo specchio ad Havoc, in piedi dietro di lui.
“Non me lo ricordare” biascicò in risposta, sentiva che se avesse aperto di più la bocca avrebbe rimesso la colazione.
“Vuole una sigaretta?” offrì il biondo tirando fuori di tasca il pacchetto “Magari la aiuta a calmarsi”.
Roy scosse la testa, mentre continuava a sentirsi sempre peggio.
“Vabbé, io fumo lo stesso” continuò il suo sottoposto aprendo la finestra “Un po’ d’aria fresca non può farle che bene”.
Era una grigia giornata d’inizio settembre in cui l’autunno sembrava essere arrivato in anticipo, il Generale, che indossava solo un panciotto grigio sopra la camicia leggera, rabbrividì sentendo l’ondata di freddo proveniente dall’esterno.
“Coraggio capo!” esclamò Havoc, appoggiato al davanzale, mentre soffiava fuori una nuvola di fumo “Ci siamo passati tutti. Deve riprendersi, non riuscirà mica a stare in piedi per più di un’ora conciato come uno straccio”.
Mustang si passò una mano fra i capelli neri, pettinati ordinatamente all’indietro.
“Non sono più sicuro di poterlo fare”.
Havoc lanciò la sigaretta e si avvicinò al suo superiore, afferrandolo per le spalle e fissandolo negli occhi con sguardo deciso.
“Eh no! Le ricordo che quando è toccato a me mi ha minacciato e praticamente trascinato fuori usando l’alchimia, ora non può tirarsi indietro. Inoltre Tenente Hawkeye ci ucciderebbe entrambi”.
Il generale fece un profondo respiro e l’espressione da malato terminale scomparve. almeno in parte.
“È stato bello tutta la settimana” continuò però con tono lamentoso, sciogliendosi dalla presa del biondo ed avvicinandosi alla finestra “e proprio oggi minaccia pioggia. Magari è un segno del cielo”.
“Da quando in qua crede ai segni del cielo?” sbuffò Havoc “Non avrà mica paura di un po’ di pioggia?” domandò poi con un ghignò ironico, sapendo perfettamente quanto fosse suscettibile il suo superiore sotto quell’aspetto.
“Certo che no!” si infervorò infatti “Temo solo che venga rovinata la festa” disse accennando al tendone che sorgeva sul prato che circondava la villa nella quale si trovavano.
“Oh, non si preoccupi per gli invitati, si divertiranno” disse Havoc, sistemandosi meglio il completo nero e lanciando un’occhiata all’orologio “Meglio muoversi, è quasi ora. Non vorrete farci aspettare ancora?” domandò con palese ironia.
“Continuo a chiedermi perché io abbia scelto te” borbottò seccato il Generale, infilandosi una giacca nera estremamente elegante e seguendolo fuori dalla stanza.
“Probabilmente è colpa di Rebecca”.
“Già” asserì Roy, la bocca sempre più secca ad ogni passo.
Percorsero un breve corridoio vuoto fino a ritrovarsi in un atrio altrettanto deserto.
“Sono già tutti pronti, eh?” domandò Mustang, nervoso.
“Penso che nessuno voglia perdersi questo evento” rispose Havoc con un sorriso.
“Umph, neanche fosse la mia nomina a Führer. Quella sì che sarà un evento da non perdere!”.
Havoc gli rifilò uno sguardo obliquo.
“Le conviene non dirlo troppo forte, almeno per oggi. Andiamo?” chiese poi, afferrando la maniglia del portone d’ingresso. La tirò ed uscì senza aspettare neanche una risposta.
“Non penso di essere pronto” gli disse il Generale, seguendolo lungo il verde prato che circondava la villa. Mai come in quel momento aveva sentito la mancanza di Maes.
“Non lo si è mai”.
“Insomma questo è il game over” farfugliò nervoso.
“Niente più divertimenti” confermò Havoc, anche se un sorrisetto si era fatto spazio sul suo volto nel vedere il Generale in simili condizioni.
Nel frattempo avevano aggirato la villa, portandosi sul retro. Svoltato anche l’ultimo angolo Roy riuscì a vedere chiaramente il tappeto rosso che passava sotto l’arco di fiori e andava a finire a ridosso di un piccolo podio sopraelevato. Ai due lati erano disposte molte sedie, già tutte occupate, come aveva supposto Havoc.
Mustang afferrò per un braccio il suo sottoposto, prima che arrivassero troppo vicini alla folla rumoreggiante. Sentiva il cuore così pesante che anche solo fare un passo sembrava essere un’impresa.
“Te ne sei mai pentito?” chiese, manifestando le sue paure in uno slancio di disperata onestà.
L’espressione di Havoc diventò improvvisamente seria.
“Come potrei? Non riuscirei a trovare cosa più bella del suo sorriso e neanche più importante. Lo so, sono un idiota innamorato” aggiunse il biondo imbarazzato, passandosi una mano fra i capelli.
Roy invece sembrava aver ripreso vigore grazie a quelle parole.
“Il vestito è a posto?” domandò, ritrovando il suo solito tono autoritario.
“Perfetto”.
Si passò per l’ennesima volta una mano sulla testa, controllando che i capelli, pettinati all’indietro, fossero a posto, e si girò con risolutezza verso il tappeto rosso.
“Andiamo. Ho un matrimonio a cui attendere”.
 
 
Erano davvero presenti tutti. Roy ebbe tempo per osservare le facce euforiche degli invitati e scambiare qualche cenno di saluto, mentre aspettava in piedi di fianco al patio. In prima fila, con la divisa da cerimonia dell’esercito tirata a lucido, erano seduti Breda, Falman e Fuery, quest’ultimo esibiva un enorme sorriso e aveva gli occhi che luccicavano felici. La sagoma del Colonnello Amstrong spiccava come al solito fra la folla e anche il suo pianto commosso sovrastava il chiacchiericcio eccitato, Mustang ringraziò mentalmente che almeno non si fosse ancora spogliato.
Ormai erano più di dieci minuti che il Generale aspettava, lo sguardo che saettava nervoso verso il punto in cui la sposa sarebbe dovuta comparire, e stava cominciando a venir preso nuovamente dal panico.
“E se non si presenta?”.
Havoc alzò gli occhi al cielo, esasperato, e fu allora che cominciò a cadere una pioggia leggera, ma insistente.
“Lo sapevo!” si lamentò Roy “Questo è un segno divino!”.
“Generale, glielo ripeto per l’ennesima volta, oggi era prevista pioggia. Piuttosto perché non batte le mani ed usa l’alchimia per darci riparo?”.
“Non so quanto sia una buona idea” intervenne Falman “Basta modificare anche solo un piccolo dettaglio per far impazzire una sposa il giorno del suo matrimonio”.
“In effetti è meglio evitare sparatorie, sarebbe un vero peccato se il suo completo nuovo venisse macchiato di sangue” concordò Havoc, indicando con il pollice il Generale.
Roy stava per ribattere, ma la sua attenzione fu improvvisamente catturata dalla vista di alcune persone che procedevano lungo il prato, verso il podio. Anche gli invitati erano ammutoliti di colpo e si erano girati ad osservare meravigliati.
Per prima veniva Rebecca con un sorriso raggiante in volto e un semplice vestito celeste, della stessa tonalità della cravatta di Havoc, ma lo sguardo del Generale si era già spostato sulle due persone che camminavano dietro di lei.
Il Comandante Supremo Grumman avanzava lento e solenne, con un’espressione soddisfatta che lo ringiovaniva di una decina d’anni, attaccata al suo braccio lo accompagnava la sposa.
Roy sentì il cuore cominciare a battere forsennatamente, come mai gli era capitato in vita sua, e per un momento immaginò che gli sarebbe venuto un infarto e che sarebbe morto lì, come un vero idiota. Si consolò al pensiero che almeno sarebbe morto felice.
Il vestito da sposa era di un candore accecante, interrotto solo da alcuni ricami argentati lungo gli orli dell’abito. Aveva il girocollo alto e anche la schiena era coperta perfettamente, ma non aveva maniche, quindi facevano bella mostra le braccia atletiche della donna. La parte superiore aderiva al corpo, mettendo in evidenza le sue forme, mentre poco sopra i fianchi il taglio cominciava ad allargarsi fino a ricadere in una morbida gonna lunga, che strisciava appena a terra.
Non portava gioielli ad eccezione di un paio di orecchini d’argento e a una tiara dello stesso materiale appoggiata sui corti capelli biondi, ma non aveva bisogno di sgargianti decorazioni. Aveva un sorriso radioso, così raro da vedere sul suo volto, ma in grado di illuminare completamente quella giornata piovosa. e Roy guardandola comprese perfettamente il significato della risposta che Havoc gli aveva dato poco prima.
Non riusciva a sentire l’orchestra che aveva cominciato a suonare, né la pioggia fredda che gli cadeva addosso, l’unica cosa che sembrava essere in grado di percepire in quel momento era la donna che, come in un sogno, si avvicinava sempre di più.
“Riza...” sussurrò pieno di meraviglia e gioia, mentre Grumman gli cedeva il braccio della donna con un occhiolino “Sei bellissima”.
“E lo dici con quel tono sorpreso?”.
La donna gli lanciò un’occhiata fulminante e per un istante il Generale temette che avrebbe tirato fuori la 9mm da una tasca nascosta del vestito e gli avrebbe sparato addosso qualche colpo d’avvertimento.
Invece l’espressione di Riza si distese nuovamente e il sorriso ricomparve sul suo volto.
“Comunque grazie” disse sistemandogli con dolcezza la cravatta argentata, in tinta con i ricami sul suo vestito bianco “Anche tu stai benissimo”.
“Vi volete sposare o avete intenzione di stare tutto il tempo a tubare?!” li interruppe l’inconfondibile voce di Ed, immediatamente subissato dagli insulti di Winry.
“Una volta tanto Fullmetal ha ragione” ammise il Generale, puntando i suoi occhi scuri in quelli castano chiari di Riza.
Dal momento in cui l’aveva vista ogni dubbio, paura o preoccupazione era sparita, come se la sua sola presenza fosse in grado di farlo tornare il solito Alchimista di Fuoco sicuro di sé stesso.
“Insieme anche fino all’inferno” gli disse lei afferrandogli la mano.
Si scambiarono uno sguardo pieno d’amore e, davvero, non ci sarebbe stato bisogno di aggiungere nessun’altra promessa.
 
 
Mustang era esausto, i festeggiamenti si erano protratti per tutto il giorno e non aveva avuto un secondo di riposo fra le foto, i discorsi di congratulazioni e il taglio della torta. Solo dopo aver concesso un ballo a praticamente ogni donna presente, con la ovvia eccezione di Winry e di Olivia Amstrong, aveva finalmente trovato un attimo di pace e ne aveva approfittato per andare a prendere una boccata d’aria.
Ormai si era fatto buio fuori, l’oscurità era accentuata dai nuvoloni neri che coprivano la luna e le stelle. Roy aveva camminato lentamente per un po’, allontanandosi dal tendone sotto il quale si stava svolgendo il ricevimento, fino a fermarsi vicino ad un lampione che sorgeva solitario in mezzo al giardino della magione.
La pioggia, che aveva continuato incessante tutta la giornata, si vedeva chiaramente nel momento in cui veniva illuminata dal cono di luce. L’Alchimista si fermò proprio al limitare della zona in ombra, guardava le gocce cadere, perso nei propri pensieri.
“Non posso credere che tu non fossi presente, ti saresti divertito moltissimo” sussurrò, alzando il volto verso il cielo e lasciando che l’acqua scorresse sul suo viso.
Non che Havoc fosse stato un cattivo testimone, anzi, era anche merito suo se lo sposo non se l’era data a gambe prima della cerimonia, ma semplicemente non era quello giusto. Il vuoto che si era lasciato dietro Maes Hughes era per molti versi incolmabile.
Roy fece un sospiro stanco e con una mano scombinò i capelli ormai fradici, facendo riacquistare loro la solita disposizione spettinata.
“Ecco dov’eri finito”.
Si girò sorpreso al suono di quella voce, non si era accorto che qualcuno si stava avvicinando.
“Riza” la salutò con un sorriso “Tutto a posto?” domandò indicando il tendone, da cui provenivano le luci e i rumori della festa.
La donna scrollò le spalle, indossava una leggera giacchetta sopra il vestito per proteggersi dal freddo.
“Me ne sono andata mentre Fuery veniva assaltato dalle ragazze di tua zia, ma non ho più forze per intervenire”.
Roy scoppiò a ridere.
“Tranquilla, non può fargli che bene” rispose, allungando un braccio per cingerle le spalle “E poi sono esausto anch’io”.
“Non dovresti stare qua fuori sotto la pioggia, si rovinerà il vestito” lo rimproverò, appoggiandogli la testa sulla spalla, dovette piegarla quasi ad angolo retto perché con le scarpe con il tacco era alta quasi quanto lui.
“Non avrei avuto questo problema se qualcuno mi avesse lasciato sposare con l’uniforme militare” ribatté il Generale.
Riza girò il volto per riuscire a rivolgergli uno sguardo infuocato.
“In quel caso anche io avrei dovuto avere il diritto di indossare l’uniforme, ma tu volevi tanto che io mettessi un vestito da sposa, quindi non vedo cosa ci sia di sbagliato nel fatto che anche tu sia vestito con un abito elegante. E non dovresti neanche avere il diritto di lamentarti, queste scarpe mi stanno facendo impazzire!”.
Roy fece uno sbuffò esageratamente seccato.
“Lo faccio solo perché sei mia moglie, ma non ti ci abituare” disse, prendendola in braccio con una mossa improvvisa.
Riza emise un’esclamazione sorpresa, avvolgendo entrambe le braccia attorno al collo del suo uomo per evitare di cadere.
“Roy” lo chiamò, mentre l’Alchimista aveva già cominciato a camminare verso il tendone, sempre sorreggendola fra le sue braccia “Ti ricordi la prima volta che hai provato ad usare l’Alchimia del Fuoco?”.
La bocca dell’uomo si piegò in una piccola smorfia.
“Come dimenticare? Una delle figuracce peggiori della mia vita”.
“Invece fu proprio quell’episodio che mi fece pensare che dovevi avere bisogno di qualcuno che ti proteggesse. In un certo senso dovremmo ringraziare la pioggia, forse senza di essa non sarei diventata la tua guardia del corpo”.
Roy si fermò ed alzò il viso verso il cielo.
“Già” disse dopo qualche secondo “Forse è un bene che piova anche oggi”.
Riza gli rivolse uno sguardo interrogativo.
“Sai come si dice, no?” continuò lui con un sorriso “Sposa bagnata, sposa fortunata e, a giudicare dalle nostre vite, noi di fortuna ne abbiamo molto bisogno”.






 

Note:
Ed eccoci giunti all’ultimo capitolo! Grazie mille per aver letto questa storia, mi dispiace quasi aver già concluso. La buona(?) notizia è che ho già in magazzino tante altre storie (Royai ma anche no) quindi spero di non sparire tanto facilmente da questo fandom.

Perdonate se ci sono errori di ogni sorta, giuro di aver riletto, ma sono alquanto stanca (questo ponte mi ha provato piuttosto che rilassarmi) quindi non garantisco nulla.

Passando a informazioni più tecniche: lo scorso capitolo era ambientato a gennaio, questo a settembre, ma probabilmente dell’anno dopo. Se la sono presa con calma, così hanno avuto anche il tempo di cambiare la regola anti-fraternizzazione.

Inoltre riguardo ai gradi dell’esercito per Riza vale lo stesso discorso del capitolo precedente, mentre Armstrong è passato da Maggiore a Colonnello (dovrebbe essere giusto, visto che è ciò che ha fatto anche Roy dopo la guerra di Ishval).

Ho provato a cominciare il capitolo senza dare informazioni chiare di cosa stava succedendo nella speranza di riuscire a suscitare un po’ di effetto a sorpresa, anche il fatto che l’identità della sposa si svelata solo da Roy stesso una volta che lei lo raggiunge è teso a creare “tensione”. Anche se temo sia troppo palese che si tratti del loro matrimonio, comunque sono curiosa di sapere se avevate già capito tutto dopo tre righe o ci è voluto un po’. In ogni caso spero non fosse scontato che la conclusione della storia sarebbe stata il loro matrimonio, o comunque di essere riuscita a rendere questo episodio (molto usato e abusato) in modo abbastanza interessante/originale.

Fra l’altro, nel caso non sia ovvio, HAVOC STA CON REBECCA, li trovo di una tenerezza incalcolabile.

Ho tagliato la scena del matrimonio perché non volevo ripetere le stesse formule da film (che tra l’altro essendo un altro mondo ci saranno usanze diverse) e poi se no il capitolo diventava davvero troppo da diabete per i miei gusti e già così ho dato fondo alla mia riserva di fluff. Almeno mi sono anche risparmiata la fatica di scegliere il cerimoniere (vi dico solo che nella mia testa si erano formate le idee Scar o Dr. Knox, quindi meglio così).

La conclusione si è scritta da sola, ma adoro il fatto che richiami il primo capitolo della storia. Anche il titolo richiama quello del primo capitolo, nel senso che il matrimonio è un nuovo inizio.

Riguardo l’abito di Riza è una storia buffa, nel senso che mi è comparso tipo illuminazione durante una lezione due settimane fa, ho cercato un po’ su internet abiti da sposa che ci si avvicinassero per riuscire a mettere un’immagine qua sotto ma nessuno mi soddisfaceva. Poi ieri a notte fonda vagavo come al solito a caso su internet e mi sono imbattuta in questa fanart: https://s-media-cache-ak0.pinimg.com/originals/0a/49/7f/0a497ff5b6ddf62723a858dae11da2b6.jpg che è quasi esattamente quello che immaginavo. Le belle coincidenze della vita <3

Per il resto spero che sia una conclusione degna e soddisfacente.

Grazie ancora a tutti quelli che hanno seguito, ma soprattutto recensito.
Spero di risentirvi presto! Baci <3
Tamar

  
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