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Autore: alovethatconsumesme    12/12/2016    2 recensioni
“Chi era quello?” Gli chiese.
“Ah, lui è Ruggero. Sta qui da tre anni.”
Tre anni?
Era giovane, avrà avuto si e no la sua età. Tre anni erano un’eternità, doveva stare davvero male. Le tornarono in mente i suoi occhi e la sofferenza che era riuscita a leggerci dentro.
Provò molta empatia per quel ragazzo, e decise che doveva assolutamente saperne di più su di lui.
Ruggero/nuovo personaggio; nel corso della storia incontreremo anche Leo e gli altri braccialetti.
Siccome gli autori non ci vogliono dire niente ho deciso di scrivere qualcosa io sul bel tenebroso di braccialetti rossi.
Genere: Angst, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Leo, Nuovo personaggio, Ruggero, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ambra si sistemò il rossetto nel finestrino dell’auto, era stata in giro tutta la giornata per completare il trasloco e non aveva avuto il tempo di truccarsi fino a quel momento; che poi definire “tempo” l’attesa del verde del semaforo spiegava quanto aveva dovuto correre fin dal mattino presto.

Aveva caricato la macchina all’alba con lo stretto necessario, suo padre le avrebbe portato il reso nei giorni successivi. Si era fermata in un bar a prendere un caffè veloce e a ricontrollare le carte per l’assunzione in ospedale; e poi di nuovo in macchina verso la sua nuova vita. Una vita da adulta.

Grazie alla sua abilità di perdersi anche in un bicchiere d’acqua ci mise più tempo del previsto per raggiungere la sua nuova casa. Sapeva che avrebbe vissuto con una ragazza di 28 anni di nome Sara, non poteva permettersi una casa tutta sua, non ancora almeno, quindi aveva cercato qualcuno che affittasse stanze come le era già capitato nel periodo dell’università. Era contenta che la sua coinquilina fosse più matura, almeno di età, di quelle con cui aveva avuto a che fare durante gli studi: sperava che questo significasse niente sbronze e ragazzi che entravano e uscivano alle 4 del mattino.

 

La Prima cosa che Ambra provò vedendo Sara fu gelosia, sembrava la ragazza perfetta: aveva delle gambe chilometriche ed abbronzate, che si potevano benissimo vedere grazie al vestito che arrivava a metà coscia; i suoi capelli erano corvini, arrivavano appena sopra le spalle e risaltavano i suoi grandi occhi verdi incorniciati dall’eyeliner che sembrava applicato con il righello.

Quando le sorrise si sentì sprofondare ancora di più, era bellissima. Nascose l’invidia provata in quell’istante dietro ad un sorriso.

“Sono Ambra.” Si presentò. “Tu devi essere Sara, la mia coinquilina.”

“Molto piacere.” Le rispose l’altra. “Ti faccio vedere la tua stanza.”

Dopo un veloce tour dell’appartamento Sara la salutò per andare a lavoro, e lei ebbe il tempo per sistemare i suoi bagagli.

La casa non era grande, ma aveva una stanza singola e questo le avrebbe permesso di mantenere comunque i suoi spazi. La sua stanza aveva un letto, un armadio in cui era riuscita a malapena ad infilare la sua roba, una scrivania e addirittura un piccolo televisore. Il piccolo balcone dava su un parco, e stando lì non le sembrava neanche di essere nel mezzo di una città, aveva già deciso che quello sarebbe stato il suo posto preferito in casa, considerando che non riusciva a togliersi il brutto vizio del fumo (sapeva anche che non era la migliore qualità per un’infermiera, ma si era ripromessa di non fumare mai a lavoro).

 

Il giorno successivo era il suo primo giorno di lavoro, a causa dell’agitazione si svegliò circa un’oretta prima del previsto. Non sapeva che lavoro facesse Sara, ma la sera prima era rientrata quando lei si trovava già tra le braccia di Morfeo, era sicura che in quel momento fosse in casa perché davanti all’ingresso erano posizionate le sue scarpe tacco 12.

Fece colazione con un caffè e una brioches confezionata, si riguardò i capelli almeno 12 volte prima di uscire di casa e controllò le carte ancora una volta. I suoi rossi ricci ribelli non stavano mai al loro posto, sicuramente i padroni della sua testa erano loro, non lei; quindi si dovette accontentare di una coda alta un po’ spettinata.

Mentre stava per uscire incrociò Sara che entrava in bagno.

“Buongiorno.” Mugugnò l’altra, probabilmente non era sveglia da neanche 10 minuti.

“Buongiorno Sara, io vado a lavoro.”

i">“Ciao.” Sentì dal fondo del corridoio e contestualmente sentì anche l’acqua della doccia scendere.

Non era ancora riuscita a capire se lei e la sua coinquilina avessero delle personalità compatibili.

Il viaggio in macchina le sembrò incredibilmente breve e sentì l’ansia prendere il sopravvento su di lei. – Dai Ambra calmati – si ripeté a bassa voce prima di scendere dall’auto ed entrare nell’edificio.

Doveva cercare la Dottoressa Lisandri, si era ripetuta quel nome un centinaio di volte prima di addormentarsi per il terrore di scordarselo. Raggiunse l’amministrazione e chiese della Dottoressa ad una signora sulla quarantina che aveva una faccia molto simpatica, la quale le indicò la strada per l’ufficio.

Prese un altro grande respiro prima di bussare alla porta.

“Prego.” La voce della donna sembrava sicura, e onestamente anche il suo aspetto austero le incuteva un po’ di terrore.

“Lei deve essere la signorina Ambra Barti. Si accomodi.”

“Salve.” Cercò di fermare il tremore nella voce, ma non era per niente sicura del risultato.

Quando la Dottoressa le sorrise, si sentì rassicurata. Forse non era così terrificante come aveva pensato inizialmente.

“Bene. Parliamo del suo nuovo incarico..”

 

Alla fine della conversazione con la Lisandri la dottoressa le aveva presentato il Dottor Carlo, e aveva dato a lui il compito di farle fare un giro del piano e incontrare quelli che da lì in avanti sarebbero stati i suoi pazienti.

Carlo le ispirava fiducia, si sentì subito a suo agio in compagnia del Dottore. Passarono insieme nella stanza di una signora anziana di nome Rosa, che sarebbe rimasta ancora per qualche giorno per un’operazione al fegato; incontrarono due signori, Giovanni e Andrea, in corridoio.

Poi arrivò un uomo che le sembrò enorme.

“Dottor Carlo, è arrivata un’ambulanza. Hanno bisogno di lei.” Sbraitò l’omone.

“Grazie Ulisse arrivo.” Rispose l’altro. “Ah, Toni.” Gridò verso un ragazzo che passava in lontananza.

Il ragazzo di avvicinò velocemente: aveva una camminata strana, i capelli ricci ed una faccia simpatica e giovane. Troppo giovane anche per essere un portantino, si trovò a pensare Ambra.

“Dimmi Carletto.” Esordì con un accento napoletano molto marcato.

“Lei è la nuova infermiera Ambra; mi hanno chiamato per un’emergenza. Falle fare un giro.”

“Comandi.” Esclamò il ragazzo e Ambra non trattenne un risolino.

Toni le presentò altri tre pazienti, a differenza di Carlo aggiunse qualche “gossip di corridoio” come li chiamava lui.

Era un ragazzo particolare, ma lei si trovò subito a suo agio in sua compagnia. La faceva ridere e sembrava molto contento del suo lavoro e molto affezionato a tutte le persone che stavano in ospedale.

“Ah guarda chi c’è…” Sentì bisbigliare Toni.

“Chi?” Chiese, ma il ragazzo aveva già raggiunto la porta di quella che a prima vista sembrava una palestra. C’era qualcuno dentro impegnato ad accordare un basso seduto su una sedia a rotelle, non riusciva a vedere il viso perché la testa era china.

Toni bussò sul vetro e scosse la mano in segno di saluto; il ragazzo che si trovava nella sala alzò la testa e lei finalmente potè vederlo.

Aveva un filo di barba e i capelli leggermente spettinati, che gli davano un’aria un po’ selvaggia. Quando sorrise al portantino il suo cuore salto un battito, era davvero bello.

Quando gli occhi del ragazzo misterioso si spostarono da Toni incrociarono i suoi, si sentì come intrappolata dal suo sguardo. Non riusciva a guardare da un’altra parte, era come se i loro occhi si fossero fusi. Poteva leggere la tristezza dentro quegli occhi scuri e profondi, e non riusciva a staccare lo sguardo.

Finchè lui le fece un occhiolino e lei abbassò la testa imbarazzata.

Appena si ricompose riuscì a seguire Toni per proseguire il tour.

“Chi era quello?” Gli chiese.

“Ah, lui è Ruggero. Sta qui da tre anni.”

Tre anni?

Era giovane, avrà avuto si e no la sua età. Tre anni erano un’eternità, doveva stare davvero male. Le tornarono in mente i suoi occhi e la sofferenza che era riuscita a leggerci dentro.

Provò molta empatia per quel ragazzo, e decise che doveva assolutamente saperne di più su di lui.

 


NDA

Salvee, questa storia è un po' un esperimento. Non ho mai scritto su braccialetti rossi, ma siccome sono molto incuriosita dal personaggio di Ruggero ho deciso di inventarmi qualcosa.

E' tutto molto in prova, quindi spero vi possa piacere anche per decidere se vale la pena continuare.

Ovviamente più avanti con la storia incontreremo anche il nostro Leo e gli altri braccialetti.

Spero di avere qualche vostro commentino, un bacio.

C. 

   
 
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