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Autore: Robigna88    13/12/2016    0 recensioni
Allison Morgan credeva di essersi lasciata alle spalle gli Originali con i loro drammi, i loro segreti e quel sempre e per sempre in nome del quale avrebbero fatto qualunque cosa. Sono suoi amici e vuole loro bene ma ha già abbastanza problemi e nemici di cui occuparsi e non vuole avere a che fare anche con quelli dei Mikaelson. Questo fino a quando Rebekah non la chiama in cerca di un aiuto per trovare un posto sicuro per lei e la piccola Hope e orde di cacciatori sono pronti a raggiungere New Orleans in seguito a strani avvenimenti che hanno attirato la loro attenzione. Allison si sente in dovere di avvertire Klaus ed Elijah; solo avvertirli e niente di più. Una volta arrivata nella città del Quartiere Francese però, tutto cambia e lei viene risucchiata dai loro problemi, come già le era successo in passato. Decide quindi di rimanere per un po'. Nel frattempo, in Kansas, Dean e Sam Winchester, avvertito il tumulto tra i cacciatori decidono di partire per New Orleans ed indagare senza sapere però che quel caso-non caso li condurrà dritti dalla loro amica cacciatrice e dai suoi strani amici.
Genere: Drammatico, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elijah, Klaus, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
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OMT

24.

IL NUOVO

 

 

 

 

 

Lo sapeva, lo sapeva che sarebbe finita in quel modo. Quando aveva letto che le sarebbe toccato assistere il dottor Anderson durante il suo intervento di parto gemellare, sapeva che la serenità di quella giornata si sarebbe dissolta non appena avesse messo piede in sala operatoria.

Anderson era il più odioso tra i medici di quell’ospedale: uno zelante ginecologo che si credeva il Dio di solo lui sapeva cosa e che operava, generalmente, ascoltando una canzone rock in sottofondo. Era piacente o almeno così lo consideravano la maggior parte delle specializzande, come lei, in quell’ospedale. Allison riusciva a capire perché – Anderson aveva due grandi occhi verdi e bei capelli castani oltre che a un fisico scolpito e curato – ma a lei proprio non piaceva. E non piaceva neppure alle infermiere che, invece, erano occupare a sbavare dietro a Joel.

Allison non aveva mai nascosto la sua antipatia per quel tizio e, a dire il vero, credeva che il sentimento fosse reciproco, perlomeno da quando lui le aveva fatto delle avances che erano finite con un bel due di picche e uno sguardo ferito e deluso, un’espressione quasi oltraggiata. Poco male, con i suoi vizi e la sua vita sregolata prima o poi quel pallone gonfiato avrebbe fatto qualche cazzata e sarebbe stato sbattuto fuori. Lei sperava da sempre che nessuno sarebbe morto per la sua idiozia… quel giorno però ci erano andati così vicini che Allison si sentiva ancora sconvolta nonostante fosse passata un’ora da quando quell’intervento da incubo era finito.

Guardò l’orologio al polso e si rese conto che erano passati poco meno di dieci minuti dall’ultima volta che aveva controllato l’ora. Eppure, mentre aspettava di entrare dentro la sala in cui suo padre, il capo e metà consiglio direttivo la attendevano per relazionare su quanto fosse successo, le sembrava che fosse passata un’eternità. Ogni rumore la faceva sobbalzare mentre ripercorreva mentalmente le immagini di quella donna sanguinante sul tavolo operatorio e…

“Allison” Joel si affacciò dalla porta e le riservò un sorriso prima di correggersi. “Dottoressa Morgan, può entrare.”

Lei gli passò accanto senza guardarlo, sapeva che era dalla sua parte ma non voleva dare l’impressione sbagliata, non voleva che pensassero che stesse provando ad ingraziarsi il suo fidanzato che in quel caso aveva avuto una parte nella decisione che le sarebbe stata comunicata da lì a poco. Per lo stesso motivo evitò anche lo sguardo di suo padre e si mise a sedere davanti al dottor Grace che le sorrise appena prima di prendere la parola.

Anderson stava seduto dall’altra parte del grande tavolo, accanto un uomo che lei non conosceva ma che, suppose, fosse un avvocato.

“Allora, dottoressa” iniziò il dottor Grace. “Vorrebbe farci un resoconto dettagliato dell’intervento?”

“Certo” lei si schiarì la voce. “Alle sedici e quarantacinque minuti sono entrata in sala operatoria, il dottor Anderson non era ancora arrivato. È entrato dieci minuti dopo, ha salutato tutti e la sua canzone preferita è partita in sottofondo” iniziò a raccontare. “Ho capito subito che qualcosa non andava ma ho pensato che fosse solo stanco e così non ho detto nulla…”

“Che significa che ha capito subito che qualcosa non andava?” la interruppe suo padre, il suo capo…

“Il dottor Anderson barcollava un po’ mentre si avvicinava al tavolo operatorio, era euforico ma biascicava le parole e… emanava un forte odore di alcool.”

“Oh ma per favore!” esclamò proprio lui allargando le braccia sul tavolo.

“Il tuo turno di parlare non è ancora arrivato” gli fece sapere Joel rimettendolo al proprio posto, per poi rivolgere ad Allison uno sguardo che sembrava dire continua.

Lei continuò. “Non ho detto niente perché nessuno sembrava aver notato nulla e così ho creduto di essermi sbagliata. Ma poi ha afferrato il bisturi e lo ha poggiato sul ventre della paziente e la sua mano tremava. Gli ho chiesto se stesse bene e si è infuriato, poi ha continuato e subito dopo il taglio… la pressione della paziente è precipitata, il battito cardiaco di uno dei due feti è diminuito drasticamente e lui è caduto sul pavimento, addormentato. Così ho preso il comando e ho fatto quello che ritenevo giusto per salvare la vita della paziente e dei suoi bambini.”

“Non stavo dormendo” sentì l’urgenza di difendersi Anderson. “Ho perso i sensi perché ero molto stanco.”

“No, non hai perso i sensi, ti sei addormentato perché eri ubriaco fradicio” replicò lei alzandosi. “È inutile negarlo.”

“Come osi parlarmi così, ragazzina!” anche lui si alzò e le si avvicinò quasi volesse aggredirla, Joel le si mise davanti a farle da scudo e l’odore di alcool che uscì  dalla bocca di Anderson quasi lo stordì. “Solo perché sei la figlia di Christopher credi di poterti inventare delle storie e infangare gli altri. Io faccio questo lavoro da vent’anni, sono bravo e non permetto ad una ragazzina viziata di rovinarmi reputazione e carriera. E tu” si rivolse a Joel. “Solo perché te la porti a letto la difendi a spada tratta?”

Joel lo afferrò per il camice e lo sbatté di spalle contro la parete. “Non parlare così di lei anzi non parlare proprio perché l’odore di vodka che esce dalla tua bocca sta facendo ubriacare anche me.”

“Adesso basta!” tuonò il dottor Morgan alzandosi in piedi e Joel mollò la presa prima di riprendere il suo posto. Allison invece non aveva il coraggio di alzare lo sguardo su suo padre. “Riparleremo del tuo comportamento e delle tue abitudini fra qualche minuto Anderson” disse con voce sicura proprio lui. “Quanto a te,” continuò rivolgendosi a sua figlia. “Quello che hai fatto è pericoloso e va contro ogni regola, avresti dovuto chiamare un superiore perché non sei ancora né pronta né autorizzata ad intervenire in quel modo.”

“Con il dovuto rispetto, signore” lei sottolineò la parola signore con il tono di voce. “Se avessi aspettato un superiore sia la madre che i bambini sarebbero morti.”

“Sei sospesa” sentenziò il dottor Grace ed Allison fu ferita dal fatto che né suo padre né Joel dicessero nulla in sua difesa. “Hai salvato tutti e tre in sala operatoria ma hai infranto le regole e se adesso non prendessimo nessun provvedimento manderemmo un messaggio sbagliato e tutti gli altri studenti si riterrebbero liberi di agire come credono. Questo potrebbe essere pericoloso, lo capisci vero?”

Allison deglutì a vuoto tutta l’amarezza e il disappunto e sospirò. “Francamente no” replicò. “Lui si presenta in sala operatoria ubriaco mettendo a rischio la vita della paziente e dei suoi bambini ed io vengo sospesa perché darmi il merito della cosa straordinaria che ho fatto salvando loro la vita, potrebbe far passare una sorta di messaggio sbagliato?”

“Allison” provò suo padre ma lei scosse il capo togliendosi il camice.

“La mia coscienza è pulita, non so se delle vostre si possa dire altrettanto.” Commentò e subito dopo lasciò la stanza.

 

 

 

 

 

****

 

 

 

 

 

“Ciao straniero. Non sei di queste parti vero?”

Elijah sorrise mentre quella giovane donna – non avrà avuto più di ventotto anni – gli si avvicinava e si metteva a sedere al suo tavolo portandosi alla bocca un’oliva impregnata di martini.

“Forse sì o forse no” replicò bevendo dal suo bicchiere.

“Ah” sussurrò lei guardandolo languidamente. “Sei un tipo misterioso, mi piace.”

Lui bevve tutto d’un sorso il suo bourbon e sospirò. “Ah voi donne e questa fame di mistero, di avventura. Proprio non riuscite a farne a meno vero? Sai, conoscevo una donna che non riusciva proprio a placare questa sua smania; cercava sempre il brivido. Vuoi sapere cosa le è successo?” si chinò sul tavolo quasi volesse rivelarle un segreto e lei sorrise facendo lo stesso. “È morta.”

Su viso della ragazza serpeggiò un lampo di terrore ma passò subito e gli occhi le si socchiusero mentre una risata nasceva spontanea sul suo viso. “Sei proprio bravo a raccontare storie e la tua voce… è così sexy!” gli disse arricciando poco il naso. “Perché non ce ne andiamo da qui? Potremmo fare quattro chiacchiere in un posto meno affollato e conoscerci meglio.”

“Fare quattro chiacchiere e conoscerci meglio?” fece eco Elijah. “E per conoscerci meglio intendi… sii sincera” le sussurrò guardandola dritta negli occhi. E il soggiogamento fece la sua magia. La giovane donna parlò incapace di fermarsi, rivelando i suoi pensieri ed Elijah si trovò a riflettere. Non era con una notte di sesso occasionale che avrebbe voluto iniziare la sua nuova vita priva di umanità, ma in fondo non c’era niente di male. Così afferrò la sconosciuta per mano e la condusse fuori, fino ad un vicolo buio.

 

 

 

 

 

****

 

 

 

 

 

La bocca di quella tizia, come aveva detto di chiamarsi? Ah sì, Rosemary, aveva uno strano sapore. Sapeva di qualcosa di alcolico, di tabacco e anche di liquirizia. Un mix che avrebbe ucciso il desiderio di chiunque. Beh chiunque provasse qualcosa almeno e per sua fortuna Elijah non provava niente. Mentre la baciava e le sue mani si insidiavano sotto quella maglietta troppo stretta le mani piccole della donna gli avevano sbottonato la cintura dei pantaloni.

“Oh Elijah” mormorò quando lui la girò faccia contro il muro con un gesto deciso. “Elijah” mormorò di nuovo e per lui fu come una brevissima fitta dolorosa alla testa. Perché continuava a sussurrare il suo nome in quel modo? Non poteva semplicemente fare silenzio?

“Smetti di parlare!” le ordinò tirandola verso di sé.

Lei ridacchiò. “Non ti piace quando sussurrano il tuo nome? Lo faceva qualche donna che ti ha spezzato il cuore forse?”

L’Originale serrò le mascelle cercando di controllarsi e facendola voltare le strinse una mano intorno al collo. Fu allora che si accorse che lui e la stupida Rosemary non erano soli nel vicolo.

“Hayley” le disse guardandola con una specie di ghigno. “Hai fame per caso? Possiamo dividercela se ti va. Non urlare” disse a Rosemary un attimo prima di affondare i canini nel suo collo. Lei non urlò.

   
 
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