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Autore: la luna nera    13/12/2016    6 recensioni
Rovistare nei vecchi bauli può riservare delle sorprese. Fra biancheria d'altri tempi e gioielli meravigliosi, Maddy e Alyssa trovano un sacchetto contenente due orologi da taschino dall'apparenza innocua. Ma si sa, sono proprio gli oggetti più anonimi a nascondere sorprese e le due ragazze lo scopriranno di persona, trascinando nell'avventura che stanno per vivere anche Jordan che invece ha ben altri grattacapi a cui pensare.
Genere: Avventura, Sentimentale, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Spuntò il sole sulle colline della Firenze rinascimentale, un sole caldo e potente i cui raggi si insinuarono nella stanza della locanda. Fu Jordan ad aprire per primo gli occhi, si passò le mani sul viso per aiutarsi ad abbandonare il mondo dei sogni alla svelta. Si mise seduto sul letto, notò Alyssa ancora profondamente addormentata accanto a lui, era distrutta ed era evidente che necessitava di un riposo rigenerante. Piegò l’angolo destro della bocca e decise di lasciarla dormire, scese dal letto e si avvicinò alla finestra. La piazzetta su cui si trovava la locanda, nonostante l’ora, brulicava di persone ben impegnate nel caricare dei carri con i prodotti della terra e piccoli animali da cortile per raggiungere la città e vendere ai suoi abitanti i frutti del loro lavoro. Inutile aggiungere che per lui era semplicemente meraviglioso poter osservare all’orizzonte le sagome della Cattedrale di Santa Maria del Fiore, la torre di Palazzo della Signoria e gli altri vari cantieri che stavano tirando su edifici e monumenti destinati ad entrare nella storia mondiale. Ripensava alle botteghe scorte il giorno precedente, quelle botteghe in cui probabilmente muovevano i primi passi artisti del calibro di Leonardo da Vinci, Michelangelo Buonarroti, Sandro Botticelli solo per citarne alcuni. Non aveva ben chiaro l’anno in cui si trovavano, quindi alcuni di questi grandi artisti potevano non trovarsi più a Firenze, potevano esser già deceduti come non ancora nati o potevano essere ancora troppo piccoli per realizzare i loro capolavori. Il suono della campana della chiesetta lo distolse dai suoi pensieri, mentre con la coda dell’occhio vedeva i contadini prender la via della città.
“Ahum…..” Udì uno strano suono provenire dal letto. “Dove siamo?”
“Buongiorno.” Salutò Alyssa che si stava mettendo seduta mentre con una mano si stropicciava gli occhi. “Dormito bene?”
La prima cosa che la ragazza vide fu la faccia serena e sorridente di Jordan: quale miglior visione per iniziare bene la giornata?
“Insomma…. Questo materasso non è troppo comodo.”
“Dobbiamo accontentarci di quello che possono offrirci, d’altra parte siamo nel Rinascimento.”
Si guardò attorno osservando con attenzione ogni dettaglio di quella stanza leggermente spoglia ma accettabile. Tentò di alzarsi e la prima cosa che avvertì non appena i suoi piedi toccarono il pavimento fu un gran freddo. “Esistono le scarpe o qualcosa di simile per evitare che i miei piedi diventino ghiaccioli?”
“Certo.” Il ragazzo si alzò e l’aiutò ad indossare le sue calzature con una galanteria d’altri tempi. “Hai fame?”
“Un po’” Si avvicinò alla finestra per osservare il paesaggio ma il suo sguardo si posò sull’insegna della locanda sulla quale troneggiava la civetta i cui occhi verdi le provocarono un brivido gelato lungo la schiena. “Non ti sembra che qui ci sia un qualcosa di strano?”
Per un attimo Jordan ripensò alla locandiera che li aveva accolti la sera precedente, donna giovane e affascinante quanto singolare. “Forse si. Ad ogni modo scendiamo a mangiare qualcosa e poi vediamo che si può fare.” Le porse la mano e insieme si recarono al pian terreno dove tre-quattro persone ospiti della locanda stavano consumando la colazione. I due si sentivano osservati e provavano un forte senso di disagio: effettivamente nell’aria c’era qualcosa di particolare, il silenzio che avvolgeva quel salone non era affatto piacevole e gli sguardi dei presenti sembravano voler scandagliare le loro vite in maniera impressionante.
“Ben alzati.”
Sussultarono a quelle parole.
“Avete trascorso una buona notte?”
Si voltarono e  riconobbero la giovane donna che li aveva accolti.
“Si, grazie….”
“Prego, accomodatevi in salone. Vi servo subito la colazione.”
Si misero in un angolo e mentre attendevano che fosse servito loro quanto promesso, l’attenzione del ragazzo si posò sul viso pallido di Alyssa, evidentemente pensava ancora a quanto visto il giorno precedente che l’aveva turbata così tanto da toglierle la parola ed il sorriso per lungo tempo. Aveva lo sguardo spento, i suoi occhi scuri non brillavano come in altre occasioni e in parte si sentiva pure responsabile perché nei pochi barlumi di lucidità sui minuti trascorsi a Camelot, ricordava che la sua salvezza non era dovuta solo a Merlino, ma anche a lei. Aveva rischiato grosso pur di salvargli la vita, adesso lo aveva portato in una città a lui particolarmente cara….. Perché?
“Ecco.” Due ciotole furono posate con garbo sul tavolo. “Buon appetito.”
“Grazie.” Distolto dai suoi pensieri, Jordan rivolse un sorriso cortese alla locandiera la quale, fatti due passi, si fermò e tornò presso di loro.
“Voi avete fatto un lungo e pericoloso viaggio, un periodo di riposo vi gioverà moltissimo. Leggo nei vostri occhi anche una forte preoccupazione, non è vero?”
Lui restò a bocca aperta. “Beh si….. Quello che avete detto è vero, signora.”
Quella si sedette con loro. “Veronica, il mio nome è Veronica.” Coi suoi occhi verdi e penetranti li fissava in continuazione. “Non temete, vi aiuterò a recuperare le forze per continuare il vostro cammino. Mangiate ora e ristoratevi tranquillamente, poi vi suggerirò cosa fare.” Detto questo si alzò tornando in cucina.
“Jordan, a me quella fa paura.”
Si voltò verso di lei. “E’ una ragazza strana, hai ragione, ma non mi sembra pericolosa.”
“Non verrai a dirmi che vuoi provarci anche con lei….”
Esitò un istante prima di rispondere. “No. Ora no.”
Alyssa riportò l’attenzione sulla colazione ed intinse il cucchiaio nel latte e prese a girarlo: quell’ora no non le era affatto piaciuto ed in cuor suo iniziava a credere che forse Jordan non era il ragazzo che credeva. Le aveva promesso di non far cazzate dopo quello che avevano passato ed eccolo lì di nuovo a far discorsi ambigui sulla locandiera dagli occhi verdi.
 
 
 
Consumata la colazione, i due uscirono sulla piazzetta antistante la Locanda della Civetta.
“Giovane Messere.” Veronica comparve sulla soglia raggiungendo i due che già stavano all’esterno. “Posso darvi un suggerimento utile a distendere il vostro animo?”
I due restarono in silenzio: ma quella era capace di leggere nel pensiero?!
“Potreste recarvi a Firenze in compagnia di messer Gaspare, l’uomo che vedete sopraggiungere.” Indicò un signore di mezza età con un grande cappello in testa, sedeva su di un carro trainato da buoi che si stava avvicinando alla locanda. “Deve andare in città per acquistare delle stoffe per conto mio, potreste fargli compagnia e visitare le botteghe che tanto vi affascinano.”
Alyssa strinse il polso del ragazzo e fece per avvicinarlo a sé. “Se vuoi andare, vai pure.” Attese che si voltasse a guardarla. “So quanto ci tieni, ma io non me la sento di tornare laggiù….” Aveva sempre l’immagine terrificante del rogo in testa. “Tu vai tranquillamente, io me la caverò.”
“Sei sicura?”
“Certo. Sarei un’egoista nell’impedirti di andare laggiù solo perché a me non va.” Gli sorrise. Jordan desiderava tantissimo poter ammirare coi suoi occhi quelle meraviglie architettoniche racchiuse fra le mura fiorentine, non voleva apparire egoista nel volerlo trattenere lì a tutti i costi. “Vai e se lo incontri, saluta Brunelleschi da parte mia.”
Sorrise anche lui, mentre tale messer Gaspare stava ricevendo da Veronica le indicazioni su quanto avrebbe dovuto acquistare assieme ad un sacchetto pieno di denaro. Partirono poco dopo per raggiungere Firenze e Alyssa restò a guardare quel carro allontanarsi fino a non scorgere più neanche una minuscola nuvola della polvere sollevata.
“Venite.” Veronica distolse lo sguardo dell’altra ragazza dalla strada, invitandola a seguirla all’interno della locanda. “Se volete, potete accompagnarmi nel bosco. Devo raccogliere alcune erbe e dei frutti che gusterete questa sera. Passeggiare a contatto con la natura gioverà moltissimo anche a voi, mia cara.” Le porse una mantella di un colore non ben definito, un mix di viola molto scuro con un verde altrettanto scuro accettato con buona titubanza. Lei invece ne indossò uno completamente nero, prese un cestino ed uscì seguita da Alyssa prendendo un sentiero che le avrebbe condotte rapidamente fuori dalle mura del villaggio.
Era una mattinata piacevole e luminosa, il cinguettio degli uccelli sembrava fondersi con il fruscio causato dal leggero venticello che carezzava le foglie. Poco più in là sentiva scorrere dell’acqua e infatti poco dopo il sentiero le portò a costeggiare un delizioso ruscello il cui corso, a monte, era interrotto da un piccolo mulino in pietra la cui pesante ruota in legno girava senza sosta. Lo superarono e, percorsa una salita piuttosto ripida, raggiunsero una radura di medie dimensioni in cui Alyssa notò alcune pietre disposte in cerchio. Era un luogo decisamente carino ma piuttosto particolare, tuttavia doveva restare lì in compagnia di Veronica perché non sarebbe mai stata in grado di ritrovare la strada per tornare alla locanda. La sua accompagnatrice era impegnata  nella raccolta di erbe, bacche, piccoli frutti che depositava con cura nel cestino; li osservava e li odorava con grande attenzione prima di coglierli, come a voler verificare che quelli fossero esattamente ciò che cercava.
Poi notò un piccolo fungo spuntato fra le radici di una quercia vecchissima, si avvicinò e lo colse. “Questo servirà a voi.” Lo mostrò ad Alyssa con un bel sorriso sulle labbra. “Vi preparerò qualcosa di molto speciale.”
“Cosa….Cosa intendete?” Avvertiva un lieve timore scorrerle nelle vene.
“Voi amate il giovane che vi accompagna, non potete negarlo.”
Avvampò all’istante.
Negarlo? Forse. Ultimamente iniziava a nutrire qualche dubbio su ciò che provava per Jordan: gli voleva sempre un gran bene, forse qualcosa di più, ma il suo essere troppo debole al fascino femminile, il suo lanciarsi nella corte più sfrenata senza riflettere un solo istante le aveva insinuato qualche dubbio in testa.
“Andiamo, è ora di rientrare.” Veronica aggiunse quel fungo alle altre erbe nel cestino e si avviò giù per il sentiero seguita da Alyssa che iniziava ad avere qualche piccolo sospetto sulla misteriosa locandiera.
 
 






 
 
Sono imperdonabile, lo so.
Neanche ricordo quanto tempo è trascorso dall’ultimo aggiornamento….
Purtroppo sembra  che il destino voglia impedirmi di continuare quest’avventura e non vi nascondo che l’idea di abbandonare tutto mi ha sfiorato la mente. Poi metteteci pure il mio computer che sembra volermi abbandonare e tiratene le somme…
Ma lasciamo perdere le mie chiacchiere, spero questo nuovo capitolo vi sia piaciuto. Stiamo iniziando a conoscere Veronica, la locandiera che ha accolto Jordan e Alyssa dando loro ricovero dopo l’arrivo nella Toscana del Rinascimento.
Spero vivamente di riuscire ad andare avanti, anche perché fra poco inizieranno i casini veri e propri: ho tutto in mente da tempo e mi auguro di riuscire a mettere tutto per scritto ed aggiornare presto, ma non garantisco.
Ad ogni modo vi auguro un Felice Natale ed ogni bene per il 2017.
 
Un abbraccio
La Luna Nera

 
  
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