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Autore: TaliaAckerman    13/12/2016    2 recensioni
L'ultimo atto della saga dedicata a Fheriea.
Dubhne e Jel si sono finalmente incontrati, ma presto saranno costretti a separarsi di nuovo. Mentre la minaccia dal Nord si fa sempre più insistente, un nemico che sembrava battuto torna sul campo di battaglia per esigere la sua vendetta. Il destino delle Cinque Terre non è mai stato così incerto.
Dal trentaquattresimo capitolo:
"Dubhne si portò una ciocca di capelli dietro l'orecchio e ricordò quando, al suo arrivo a Città dei Re, l'avevano quasi rasata a zero.
- Quando ero nell'Arena... - mormorò - dovevo contare solo su me stessa. Un Combattente deve imparare a tenere a bada la paura, a fidarsi solo del proprio talento e del proprio istinto. Non c'è spazio per altro.
Jel alzò gli occhi e li posò su di lei - E che cosa ti dice ora il tuo istinto?
- Sopravvivi. "
Se volete sapere come si conclude il II ciclo di Fheriea, leggete!
Genere: Azione, Fantasy, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'II ciclo di Fheriea'
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Nello scorgere Jel Cambrest procedere verso di lei a capo chino, Gala si affrettò a farsi da parte, portandosi il colletto fin sopra le labbra. Preferiva agire senza che il giovane lo sapesse; in caso contrario, avrebbe sicuramente insistito nel dissuaderla, nel convincerla a lasciar perdere. Dopotutto ormai non era nemmeno più un membro del Consiglio.
Ma voleva compiere almeno un'ultima buona azione. Non poteva aiutare Jel o Fheriea direttamente, questo lo aveva capito, ma poteva fare in modo che almeno Jel si ritrovasse con in mano qualche arma in più.
Era partita da Grimal il giorno stesso della sua visita a Lys. L'idea era sorta nella sua mente già mentre ascoltava le parole della madre di Jel a proposito del suo viaggio nella capitale e, una volta tornata a casa, aveva avuto modo di pensarci. Ormai libera dagli impegni del Consiglio - al quale aveva restituito spilla e mantello pochi giorni prima - aveva pensato non potesse farle male un semplice viaggio a cavallo, seppur lungo come quello per Città dei Re.
Se Sephirt era ancora viva era solamente colpa sua. Lei, che non aveva nemmeno avuto la freddezza per controllare ed accertarsi che il cuore della strega avesse smesso di battere, quel giorno a Tamithia.
Da quando aveva appreso la notizia dallo stesso Jel, il suo umore si era ulteriormente incupito: i sensi di colpa per non essere riuscita né a vendicare Camosh né a dimostrarsi un Consigliere all'altezza non erano più i soli a tormentare il suo cuore. Ora anche il pensiero di aver permesso che Sephirt tornasse in circolazione dopo aver avuto una così netta possibilità di farla finita per sempre...
Era stato per questo che non aveva impiegato che pochi secondi per comprendere perché Jel si fosse recato dal Custode Kryss. Non aveva vere e proprie prove che confermassero la propria teoria, ma quali altri motivi avrebbe potuto avere? Il mago era andato là per chiedere aiuto, una aiuto che potesse permettergli di confrontarsi un'altra volta con Sephirt. Gala ricordava con agghiacciante chiarezza le immagini del feroce combattimento tra i due, nella casa di Ftia: allora Jel aveva dato tutto se stesso, ma non era bastato. Se era sopravvissuto, per una volta, era stato merito dell'intervento di lei stessa. Conosceva bene Jel, ed era sicura che il ricordo della sconfitta sarebbe rimasto serbato nel suo cuore forse per sempre. Quando l'amico le aveva rivelato i suoi sospetti sul fatto che la strega fosse sopravvissuta, Gala aveva capito come, probabilmente, Jel avvertisse au di sé la responsabilità di vedersela con lei un'altra volta.
Ecco perché aveva deciso di cimentarsi con i segreti della Magia Antica. Perché era l'unico modo che avrebbero potuto sfruttare per avere la meglio su una guerriera apparentemente imbattibile.
Ma Kryss non avrebbe mai accettato, e come lui anche qualunque altro Custode. Forse Jel non ricordava le lezioni apprese quando erano poco più che dei bambini, ma lei sì, Camosh glielo aveva ripetuto un'infinità di volte: i Custodi avevano giurato di non prendere parta alcuna nelle guerre del continente, così come nelle sue vicissitudini politiche.
Dunque perché recarsi anche lei al cospetto di Kryss?
Non lo sapeva di preciso. Non sapeva cosa l'avesse spinta. Dopotutto c'era la seria possibilità che il suo viaggio - come quello di Jel, a giudicare dall'espressione che gli aveva scorto in viso - si rivelasse inutile. Ma quella era la sua possibilità di fare la cosa giusta un'ultima volta, dare almeno un piccolo contributo alla causa delle Cinque Terre e di Jel. Dopotutto era stata compagna di viaggio di Jel e testimone di quanto Sephirt fosse in grado di compiere, ed era stata la protetta di Camosh, che in gioventù era stato un caro amico del Custode Kryss. Valeva la pena tentare, dopotutto che aveva da perdere?
Dopo che fu sicura che Jel si fosse allontanato senza averla notata, la ragazza riprese a camminare in direzione del palazzo reale.




- Concentrati Jel, concentrati.
Jel si asciugò il sudore dalla fronte con una manica. Era come se la temperatura della cripta si fosse innalzata drasticamente negli ultimi minuti.
- Cerca dentro di te, Jel, non tentare di trovare una risposta in quello che vedi. Distaccati da ciò che hai intorno. - E come potrò combattere con Sephirt senza avere la percezione di ciò che succede?
Il Custode sospirò, fissandolo con aria critica. - Mi hai chiesto di aiutarti, ma troppi dubbi ti ostacolano. Devi fidarti di me, o non padroneggerai mai la Magia Antica.
La stanchezza non era dovuta ad alcun tipo di sforzo fisico, eppure aveva conseguenze lungo tutto il suo corpo. Naturalmente, si era aspettato qualcosa del diverso dalla comune fatica, ma niente avrebbe potuto prepararlo alla particolarità della situazione che stava vivendo in quel momento: pur essendo fermo, seduto a gambe incrociate sul fresco pavimento di pietra, ansimava come non mai, il fiato corto e i muscoli tesi come nel mezzo di un combattimento. Sentiva i riccioli sgradevolmente appiccicati sulla fronte imperlata di sudore, nonostante la temperatura della cripta gli fosse sembrata piacevole nel momento in cui vi aveva messo piede quella mattina.
- Non so nemmeno quello che devo fare, non so quando saprò di esserci riuscito - si lamentò, tentato di abbandonare quella scomoda posizione.
Non desistere. Non desistere.
Kryss taceva.
Jel sapeva di non poter mollare, non dopo tutto lo sforzo che aveva fatto per convincere il Custode ad aiutarlo. Doveva concentrarsi sui propri e obiettivi, e in ogni goccia di sudore versata doveva vedere un piccolo passo nella lunga marcia che l'avrebbe portato al raggiungimento del suo scopo. Ma anche questi tentativi di convincersene destavano in lui altri dubbi e frustrazione: l'addestramento era cominciato da poche ore, e lui già doveva combattere per tentare di non mollare tutto e darsi per vinto riguardo tutta quella faccenda.
Per praticare un qualunque incantesimo era necessario dominare flussi di Magia, ma Jel non si era mai pienamente reso conto di una cosa: l'energia che lo pervadeva prima di lanciare un qualunque sortilegio non proveniva affatto da dentro di lui; piuttosto, il suo ruolo era quello di lasciare che la Magia lo attraversasse, trasformandolo in un tramite in grado di indirizzarla.
Era questa la differenza con la Magia Antica, il solco più profondo. Per governare quella potente e complessa branca della Magia non era necessario sfruttare quella che scorreva nel mondo esterno, bensì ricercarla dentro di sé. E Jel non avrebbe mai potuto pensare che potesse essere così difficile.
Eppure Kryss era stato chiaro: se voleva avvicinarsi anche solo ad un incantesimo della Magia Antica, era necessario che superasse quella prima prova. Era un passaggio obbligato.
Nella sua mente risuonarono le parole che il Custode gli aveva ripetuto sottovoce per tutto il tempo in cui aveva tentato di sentire la Magia scorrere nelle sue vene. Cerca dentro di te, Jel. Percepiscila.
- Basta così - la voce di Kryss gli giunse alle orecchie proprio nel momento in cui aveva creduto di cominciare ad avvertire qualcosa.
Un po' amareggiato dall'essere stato interrotto in quel modo, rivolse al Custode uno sguardo interrogativo. - Perché adesso?
- Questo genere di esercizi va assunto a piccole dosi - fu la risposta dell'uomo di fronte a lui. - Se ti getterai a capofitto in questo addestramento senza essere preparato finirai per perdere il senno.
- Dovrei impazzire per essere stato un paio d'ore qui seduto?
Piccato, il giovane proferì quelle parole, ma si rese conto di quanto fossero ingenue già pochi secondi dopo averle pronunciate. Le membra gli dolevano, in preda a uno strano formicolio, diffondendo in lui la sensazione di aver appena condotto uno sforzo fisico e non solamente mentale.
Kryss gli rivolse uno sguardo glaciale, nella sua pacatezza, poi un piccolo sospiro anticipò le sue parole:- Non farmi pentire della mia scelta, Jel. Questa disciplina richiede dei requisiti obbligatori, e la maturità è uno di questi.
- Ma certo - Jel chinò il capo. Non doveva dimenticare chi si trovava davanti, anche se in quel momento avrebbe provato una gran voglia di farlo. Ma il Custode aveva ragione: doveva dimostrare di essere all'altezza, perché lui lo era, lo era eccome.
Mentre si apprestava ad indossare di nuovo il proprio mantello e uscire, il mago non riuscì a trattenersi dal porre al custode una domanda:- Se posso... che cosa l'ha indotta a cambiare idea su di me?
- Io non ho mai avuto dubbi su di te, Jel, non era questo il problema.
Kryss si lasciò andare ad un nuovo respiro profondo. Sembrava che affrontare l'argomento gli costasse tanta fatica quanta era stata quella di Jel nel rimanere concentrato nelle ore precedenti. - I Custodi non prendono parte alcuna alle vicende del continente - spiegò alla fine in tono grave. - Il nostro ordine è vincolato da un giuramento che ci impedisce di impegnarci attivamente in qualunque guerra combattuta sul suolo di Fheriea.
Jel si scoprì meno sorpreso di quanto si sarebbe aspettato. Non si era mai propriamente chiesto come mai i reali di Fheriea non avessero mai nemmeno preso in considerazione l'idea di coinvolgere i Custodi in una riunione del Consiglio, ma ora si rendeva di quanto la cosa fosse scontata. Era ovvio che ci fosse qualcosa dietro il totale disimpegno dei Custodi.
Il giovane si rese conto che Kryss aveva ricominciato a parlare:- Le regole del nostro ordine sono estremamente rigide e nessuno vi è mai venuto meno. Avrei preferito non essere il primo a farlo, ma poi qualcosa mi ha convinto che forse ne sarebbe valsa la pena.
- Per Camosh, non è vero?
Lui annuì. - Il mio amico Camosh teneva molto a te, credeva fossi destinato a grandi cose. Quando ho capito che il mio ultimo atto verso di lui poteva essere dare fiducia al suo apprendista, ho deciso di accettare.
Per il momento quella risposta gli poteva bastare.
Salutò il Custode con un cenno di rispetto, poi si voltò verso l'uscita.
- Ti aspetto qui domani, con lo stesso orario di oggi.
Jel fu tentato di arrestarsi e chiedere di poter continuare quello stesso pomeriggio, ma alla fine desistette dall'intento. Doveva cominciare a fidarsi; se il Custode riteneva fosse meglio cominciare con calma, doveva attenersi alla sua volontà. Anche se avrebbe desiderato più di ogni altra cosa poter raggiungere il proprio obiettivo in fretta e tornare il più presto possibile sul campo di battaglia. Ma quello era un pensiero infantile ed avventato, e lui lo sapeva. Per quanto la cosa potesse essere frustrante, doveva far fronte allo squilibrio tra il tempo necessario per imparare a padroneggiare la Magia Antica e quello, decisamente ristretto, in cui ci sarebbe ancora stata speranza di fronteggiare Sephirt.
Avvolto da quella nube di cupi pensieri, Jel si affrettò a risalire in superficie; si era appena ricordato che per quel pomeriggio era fissata una riunione tra i Consiglieri di Città dei Re a proposito della gestione dei profughi che dalle terre settentrionali si erano riversati nella capitale. Se Kryss gli avesse chiesto di presentarsi nei sotterranei anche quel pomeriggio, Jel non si sarebbe posto particolari problemi nel non presentarvisi, ma a quel punto tanto valeva parteciparvi. Non sapeva quale prospettiva lo attirasse di meno, se passare un pomeriggio steso sul letto in preda all'ansia o a discutere di noiosi affari amministrativi. Se si fosse recato alla riunione, almeno si sarebbe tenuto occupato e, forse, sarebbe riuscito a tenere a bada l'angoscia che a intervalli irregolari lo ghermiva.
Fu per questo che si lasciò alle spalle il palazzo reale in fretta: voleva passare da casa per pranzare velocemente e darsi una sistemata, prima di ripresentarsi al cospetto di Anerion e gli altri. La battaglia più grande doveva ancora compiersi, e quel periodo altro non era che una sorta di "preparazione" ad essa, in ogni senso. Sarebbe stata dura, ma Jel doveva fare in modo di trovarsi pronto nel momento in cui la resa dei conti sarebbe arrivata.



Davanti all'apparentemente ottusa caparbietà del Custode, Gala fece per voltarsi e lasciare la cripta. Poi qualcosa la spinse a resistere.
- Camosh avrebbe voluto che voi lo aiutaste. Che voi ci aiutaste tutti - disse con voce rotta. - Io non posso sapere come fosse allora, quando Will ha guidato tutti voi per impedire che Fheriea venisse distrutta. E so... so che questi Ribelli del Nord non possono fare paura come un popolo straniero che cavalca draghi e viverne. Ma questa donna... - strinse i pugni per impedire che la voce le si incrinasse ancora. - Questa donna potrebbe cambiare tutto. Io l'ho vista, so di cosa è capace. E dobbiamo fermarla a ogni costo.
Era la verità, anche se Camosh, fosse stato ancora con loro, avrebbe probabilmente preferito tenerli il più possibile lontani dai guai e affrontare Sephirt lui stesso. Ma Camosh era morto, perduto, ucciso dal traditore Astapor Raek. Al momento, Jel era l'unica persona ad aver saggiato le reali capacità della strega e al contempo avere una sottile possibilità di fronteggiarla ad armi pari.
La ragazza non si attardò ad attendere la risposta del Custode. Il lieve cambio di espressione sul volto del vecchio nel sentire nominare Janor Camosh era valso più di mille parole.








Note:

Che brutto capitolo. Sono un disastro, lo so. Quanto è passato dall'ultimo aggiornamento, tre mesi? E non sono neanche riuscita a fare un capitolo di una lunghezza decente, o anche solo accettabile. Alla faccia della storia interrotta quest'estate. Era da anni che non scrivevo un capitolo di cui essere meno soddisfatta. Ma almeno ce l'ho fatta, sono tornata a postare, e la voglia di scrivere sta tornando. Mi scuso con tutti gli eventuali lettori per l'essermi fatta aspettare così tanto. Spero di riuscire ad aggiornare un po' più assiduamente d'ora in avanti, ma ormai non prometto più niente :')
  
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