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Autore: Ofeliet    13/12/2016    1 recensioni
Non vedeva Mitsunari da tantissimi anni.
In realtà, anche se gli era stata data più di un’occasione per farlo in quel decennio, Ieyasu era sempre stato colto da una forte amarezza nei confronti del suo ex ragazzo per poter effettivamente considerare l’idea di rivederlo pacificamente.
Quell’occasione sembrava proprio un’allegra beffa.

{ Ieyasu/Mitsunari | ModernAU }
~ Questa storia partecipa al contest “Christmas Game! Puzzle Time!” a cura di Fanwriter.it! ~
Genere: Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Ishida Mitsunari, Tokugawa Ieyasu
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Eeeeh, con simile accoppiamento mica potevamo prenderci ed andare via tutti felici!
Quindi via con la botta di angst che non fa mai male!

Iniziativa: Questa storia partecipa al contest “Christmas Game! Puzzle Time!” a cura di Fanwriter.it!
Numero Parole: 1229
Prompt/Traccia: A e B non si vedono da molto tempo. Si incontrano di nuovo quando le loro famiglie/amici organizzano il cenone insieme
Nota: ModernAU


Non vedeva Mitsunari da tantissimi anni.
In realtà, anche se gli era stata data più di un’occasione per farlo in quel decennio, Ieyasu era sempre stato colto da una forte amarezza nei confronti del suo ex ragazzo per poter effettivamente considerare l’idea di rivederlo pacificamente.
Quell’occasione sembrava proprio un’allegra beffa.
Masamune e Yukimura festeggiavano, ormai, ben dieci anni di felice matrimonio quel giorno di Natale. Li invidiava, invidiava la loro felicità, ma non riusciva a mentire a se stesso. Era anche felice per l’amico. Masamune era così entusiasta della sua vita matrimoniale con Yukimura, dal giorno in cui entrambi avevano indossato la fede dorata all’anulare, ed entrambi non avevano smesso di esserlo nemmeno per un giorno nonostante le burrascose ma rare litigate.
Lui e Mitsunari non erano stati altrettanto fortunati.
Ieyasu non capiva cosa, di preciso, non avesse funzionato. Sicuramente aveva sbagliato lui, a volere di più, a chiedere, ma nemmeno Mitsunari era innocente, col suo carattere ritroso e così restio al cambiamento. Con rammarico Ieyasu ricorda tutte le cose che si erano urlati quella sera estiva di ritorno da un’uscita con gli amici, prima che lui se ne andasse sbattendo la porta e tornando solo alla mattina, trovando l’appartamento miseramente vuoto.
Non l’aveva chiamato più, e Mitsunari aveva fatto lo stesso.
Era finita così, tra di loro.
Gli anni erano passati. Le cose erano cambiate. Lui credeva di essere cambiato. Ingenuo.
Il fantasma di Mitsunari lo perseguitava in ogni singola relazione che cercava di instaurare. Ieyasu non riusciva a dimenticarlo, anche se voleva. Voleva sbarazzarsi di lui, di quel perfido anatema che gli aveva lanciato, senza successo. Nessun amplesso tra le lenzuola arruffate del suo letto l’avrebbe mai liberato dal giogo in cui era imprigionato.
Mitsunari l’ha notato. Ovvio che l’ha fatto, a lui non sfuggiva niente.
Ieyasu vorrebbe tanto nascondersi dietro il suo bicchiere di saké, generosamente riempito da Motochika che rideva su quanto tutto quello che assumevano fosse completamente a carico “dello sposo” e che quindi dovevano darci dentro solo per fargli dispetto.
Motochika non era cambiato poi tanto.
Da quanto ne sapeva, tenendosi in contatto con lui, si era sposato e aveva avuto un figlio. Aveva anche perso la moglie che tanto aveva amato giusto l’anno precedente, anche se osservandolo in quel momento non sembrava minimamente angosciato. Forse stava meglio, o forse era diventato bravo a recitare. Non lo sapeva, né avrebbe voluto indagare.
La sua attenzione era ormai, di nuovo, tutta su Mitsunari.
Gli sembra di tornare adolescente, a quella volta in cui aveva avuto occasione di rivederlo – ancora – dopo tanti anni. Erano solo più adulti, ma l’emozione che provava era sempre la stessa. Attrazione, solo cieca attrazione. Non erano cambiati poi così tanto.
Anche Mitsunari l’ha notato, ora ne è sicuro, anche se sta parlando tranquillamente con Yukimura. Da quanto ne sapeva – indiscrezioni di Chosokabe, come al solito –, Mitsunari si era ritirato a Osaka e non usciva quasi mai dalla città. La salute, ormai precaria, di Hanbei lo spingeva a rimanere sempre vicino e vigile. Non gli dava torto, lui aveva fatto lo stesso mentre Tadakatsu spirava tranquillo nel suo futon una sera di gennaio di qualche anno prima.
Nel loro attaccamento alle figure genitoriali erano pressoché identici.
Doveva aver sgarrato solo grazie a Yukimura, che sicuramente aveva insistito. Era invidioso, lui non aveva mai avuto simile ascendente su Mitsunari. Anche per quello la loro relazione non aveva funzionato. Probabilmente lui e Mitsunari erano diversi, fingevano di essere simili. Era l’unica spiegazione non troppo amara della quale fosse riuscito a convincersi.
Ieyasu non sa cosa fare. Trovare Mitsunari lì non era piacevole, ma forse scambiarci due parole non sarebbe stato così male. All’improvviso il suo rancore perde di importanza. Vorrebbe davvero parlargli.
L’occasione gliela dona lo stesso Yukimura, che viene presto richiamato dal proprio consorte – Masamune adorava pavoneggiarsi, con Yukimura accanto – e abbandona Mitsunari a se stesso. L’uomo rimane da solo, come sempre. Quando erano più giovani ci sarebbe sicuramente stato Sakon accanto a lui, ma in quel momento non era lì.
Il croupier sarebbe volentieri venuto, lo sapeva, se non si trovasse a Montecarlo a lavorare temporaneamente al casinò della città – aveva fatto una tale carriera che era spesso richiesto anche all’estero – e avesse mandato Katsuie anche come suo portavoce a quella festa. Convivevano da diversi anni, Katsuie e Sakon, e ormai le voci su un loro possibile matrimonio erano diventate un succoso pettegolezzo. Era convinto che, effettivamente, tornato dalla Francia Sakon si sarebbe proposto. Era così prevedibile in fondo.
Mitsunari continuava a rimanere da solo, tanto che Ieyasu decide di cogliere quell’opportunità per parlarci. Probabilmente non ne avrebbe avuto occasione, o comunque la successiva gli si sarebbe presentata solo al successivo anniversario dei due colombi che stavano dando spettacolo non troppo lontano da lì.
« Mitsunari. » la sua voce è tranquilla, o almeno così vorrebbe farla sembrare. L’uomo di fronte a lui alza lo sguardo grigio. A parte qualche ruga agli angoli degli occhi, Mitsunari conservava ancora tutto il suo fascino.
« Ieyasu. » il suo tono è neutro, ormai spoglio di tutta la passione con cui Mitsunari pronunciava il suo nome. Sono due perfetti estranei, ora.
« Ti trovo bene, Mitsunari. » si era scordato quanto l’uomo accanto a lui odiasse simili frivolezze. Infatti questi gli lancia un’occhiata astiosa, che Ieyasu riesce a stemperare con una lieve risata. Era come trattare con un animale selvatico.
« Sei invecchiato, Ieyasu. » sibila nella sua direzione.
« Fammi indovinare, parole di Hanbei? » Mitsunari arrossisce, colto in fragrante, ma non nega. Lo trova divertente e tenero insieme. Sa che non hanno molto da dirsi, anche se vorrebbe fargli tante domande. Vorrebbe sapere, ma non se lo può permettere.
« Ti sei sposato? » stranamente, è Mitsunari a sorprenderlo con simile domanda. Ieyasu lo guarda, quasi sconvolto, prima di sorseggiare il proprio champagne in cerca di una risposta elegante.
« No. » replica, non trovando qualcosa di meglio. Mitsunari non reagisce alle sue parole, o almeno non glielo fa intendere. « Tu, Mitsunari? » l’uomo lo osserva improvvisamente triste, poi prende un sorso dal suo calice.
« Ci sono andato vicino, una volta. » mormora, perso in chissà quali ricordi. Ieyasu non sente il bisogno di indagare. Sono rimasti soli, gli altri erano già rientrati nel locale intirizziti dal freddo in cui stanziava Tokyo già da una settimana. Il silenzio è scandito dallo shishi odoshi, e il giardino in cui si trovano è una bolla di quiete nel caos cittadino. Doveva ammettere che Masamune aveva scelto proprio bene quel posto.
« E’ meglio che rientriamo. » mormora a se stesso, ma ben conscio che Mitsunari lo sente. Lo guarda negli occhi. Sembra davvero per un istante che non sia passato del tempo e loro due fossero ancora due amanti felicemente innamorati. Forse è per quello che si sporge un poco e unisce le sue labbra a quelle di Mitsunari. Questi non lo respinge, ma nemmeno lo incoraggia. Il loro contatto pare durare un’eternità, prima che il rumore di qualcosa di rotto – colpa di Chosokabe, ci scommetteva – li separi. Si guardano ancora negli occhi, per un breve istante, e poi Mitsunari lo supera con l’intenzione di precederlo.
Ieyasu si appoggia una mano sulle labbra, sentendo chiaramente il sapore di Mitsunari sulle labbra.
E’ sicuro che non lo rivedrà mai più. Ma quel bacio lo sa bene che lo tormenterà fino alla tomba.

   
 
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